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Autore: ElfaNike    17/09/2017    0 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Stando a quello che aveva raccontato Jack, il fronte si era spostato dal mare alle coste di Dalriada. Questo voleva dire che anche Stoik e i suoi vichinghi si trovavano nel regno dei DunBroch. Alla luce di questi fatti, Hiccup aveva proposto di andare direttamente a casa di Merida: se avessero dimostrato ai regnanti che la loro figlia era viva, non ci avrebbero messo molto a recarsi tutti insieme nel campo nemico per mettere fine a quella pazzia.
-Probabilmente mio padre è nella sala del consiglio di guerra al castello dei DunBroch.- aveva considerato Merida -Per cui se andassimo lì potremmo evitarci un giro nella zona dove ci sono gli eserciti, che sicuramente non reagirebbero bene alla vista di un drago che solca il cielo sopra le loro teste.-
Jack e Hiccup si trovarono d'accordo. Avevano preso a viaggiare sopra le nuvole, con l'ausilio del sole e delle stelle e di Jack che, quando necessario, si faceva un giro di sotto per controllare a che punto del viaggio fossero. Non parlavano molto, si comunicavano solo il necessario. In realtà, in quelle ore si erano soprattutto concentrati a gestire le loro emozioni, che con l'avvicinarsi della meta si facevano sempre più intense.
Merida aveva paura di rientrare, aveva paura di ritrovarsi ancora prigioniera nelle tradizioni del suo popolo e in balia di sua madre, dei suoi obblighi, della sua ostinata sordità. Ma più di tutto, aveva paura di vedere in che stato la sua fuga aveva ridotto la sua famiglia.
Hiccup era altrettanto sottosopra: ritornare a Berk significava mettere Sdentato in pericolo, forse addirittura perderlo. Ritornare, poteva significare che il suo villaggio non l'avrebbe accettato più, forse sarebbe stato cacciato.
Con gli occhi lucidi, Merida si strinse forte alla vita di Hiccup, che appoggiò una mano sulle sue, e Jack si avvicinò loro: -Non abbiate paura.- mormorò con voce un po' incerta -Noi siamo i Grandi Quattro, no?-
I due ragazzi sorrisero: era vero, erano insieme. Non avevano nulla da temere, da nessuno. Finché avessero combattuto uniti, nessuno sarebbe riuscito a vincerli.

Dopo qualche giorno di viaggio, una volta che al calare della notte Sdentato mostrò i primi segni di stanchezza, Hiccup decise di atterrare dolcemente nel bosco. Il posto che aveva individuato era in cima ad una scogliera rocciosa, coperta di un verde intricato ed intenso: da lì potevano dominare il mare e, aguzzando un po' lo sguardo, potevano già scorgere all'orizzonte nebbioso delle navi sbiadite. Erano quasi arrivati.
Sdentato si lasciò cadere per terra e non si mosse più, mentre Hiccup andava a cercare un po' di legna e Merida accendeva un fuocherello vivace. Jack, nel frattempo, era andato in ricognizione.
-Come starà Rapunzel?- chiese la ragazza dopo un po', interrompendo il lungo silenzio che li accompagnava.
-Sicuramente bene.- rispose Hiccup soprappensiero -A quest'ora avrà già visto le lanterne...-
-E pensare che in questo momento avremmo dovuto essere con lei. Ancora non riesco a credere che stiamo tornando a casa.-
-Se la caverà. Rapunzel è una ragazza coraggiosa.-
-Sarei più tranquilla se la sapessi capace di maneggiare bene una spada.-
Hiccup ridacchiò: -Quella sei tu, non Rapunzel. Lei ha la sua fidata padella.-
-Un padella non è un'arma, Hic.-
-Be', intanto con quella è riuscita ad atterrare Sdentato, quando l'abbia incontrata.-
Merida sorrise al ricordo. Poi cambiò discorso: -Allora, qual è il piano?-
-Dobbiamo cercare di causare il minor panico possibile. Sdentato ci aspetterà nel bosco, come al solito, e noi passeremo dalla porta principale, le mani alzate.-
-Potrebbero farti del male. Sono convinti che io sia morta, potrebbero diventare un po' nervosi se mi vedono riapparire così, di punto in bianco.-
-Meglio io che Sdentato.-
-E una volta sistemato da me? Pensi di tornare da tuo padre e presentargli il tuo amico drago come niente fosse?-
-Probabilmente penseranno che mi abbia mangiato, per cui anche per me sarà un ritorno dal mondo dei morti. A quel punto li costringerò ad ascoltarmi. Non permetterò a nessuno di continuare a fare male ai draghi.- non aveva ancora finito la frase che una rapida sagoma nera li coprì per un secondo con la sua ombra, nella sua virata che dalla scogliera la vedeva proiettata verso il cielo.
Merida, Hiccup e Sdentato si erano riparati velocemente, già ben nascosti tra gli alberi, ma il ragazzo aveva riconosciuto la forma scura che era sfilata loro accanto: -Un drago? Su queste coste?!-
I due viaggiatori coprirono il fuoco con terra umida e, a carponi, strisciarono fino al ciglio del burrone per avere una visuale migliore: si trattava davvero di un drago, che in lontananza atterrava sulla nave di una piccola flotta.
-Quelle non sono le barche vichinghe di Berk.- sussurrò Hiccup.
-Neanche quelle dei miei clan.- considerò Merida con lo stesso tono indagatore.
-A meno che non siano diventati alleati in quest'ultimo anno, se fosse la mia flotta infurierebbe già la battaglia. No... sembrano... altri cavalieri dei draghi?-
-Pirati.- Jack spuntò dal basso, volteggiando, proprio di fronte a loro.
-Pirati?- ripeté Hiccup, sempre tenendosi basso -Da quando i pirati sono alleati dei draghi?-
-Questi non sono “alleati”, Hic. Sono andato sulle loro navi, ho chiesto ai draghi: sono bracconieri. Li catturano, li usano, li sfruttano senza pietà. C'è un uomo che li controlla, ho visto come fa: non ha nulla a che vedere con te e Sdentato.-
Hiccup si ritirò e andò a sedersi nel punto dove si erano accampati poco prima. Merida lo raggiunse: -Cos'hai in mente di fare?- lui non rispose, ma lei ci arrivò da sola: -Oh, no. No, no, no, Hic. Abbiamo una guerra da fermare. I pirati sono l'ultimo dei nostri problemi, in questo momento.- Sdentato la osservò, quasi offeso, e lei gli diede una spintarella affettuosa: -Non fraintendermi, stupido rettile.- mormorò con un sorriso -Non sopporterei che ti facessero del male.-
Jack atterrò accanto a lei, senza dire niente e senza staccare gli occhi da Hiccup.
Dopo un momento di riflessione, il ragazzo alzò lo sguardo su di loro: -Vado a vedere di che si tratta.- dichiarò.
Merida si lasciò sedere sbuffando: -E la guerra?!-
-Ho pensato a tutto. Non dovremmo cambiare molto del piano iniziale: io e Sdentato andiamo a liberare i draghi schiavizzati, mentre tu torni a casa a parlare con i tuoi.-
-Mi lasci andare da sola, allora?-
-Non si tratta di questo! Si tratta dei draghi, non posso pensare di lasciarli in mano a bracconieri senza fare nulla per salvarli.-
Merida non rispose, ma assunse un'espressione estremamente contrariata: -E ci risiamo! Hiccup, come ci arrivo io a casa senza Sdentato? A piedi?-
Hiccup guardò Jack con un sorriso furbo: -Ho pensato anche a quello.-
Jack ricambiò con uno sguardo d'intesa. Merida passò gli occhi da uno all'altro, poi si arrese con un sospiro rumoroso.

Mesi di voli attorno a Corona avevano permesso a Hiccup e Sdentato di sviluppare un'ottima abilità nel muoversi silenziosamente senza essere reperiti. Tenendosi bassi sul livello del mare, svicolando nel labirinto di scogli in cui la flotta pirata si stava addentrando alla ricerca di un attracco sicuro, drago e cavaliere si avvicinarono alle barche dalla poppa, guardinghi. Hiccup scambiò un ultimo sguardo deciso con Sdentato, poi si abbassò l'elmo davanti al volto.
La notte stava calando nera nella nebbia grigia. L'aria rombava bassa del silenzio della risacca del mare. Le navi rumoreggiavano ovattate sopra le loro teste. L'acqua opaca rifletteva la loro immagine frammentata, mentre con circospezione Sdentato risaliva il fianco di legno per arrivare inavvertito al parapetto. Si tenne saldo con gli artigli, mentre Hiccup allungava la testa e sbirciava dall'altra parte: non c'erano molti uomini, la maggior parte probabilmente era sottocoperta per la cena, mentre gli ultimi si occupavano di rinchiudere i draghi nelle loro gabbie, delle semisfere in metallo che si aprivano in due per poi richiudersi, per mezzo di una manovella, come una bocca sopra le povere bestie. Hiccup non si era mai chiesto se i draghi soffrissero il caldo, poiché quell'estate Sdentato era stato libero di riposarsi al fresco quando voleva mentre lui era al lavoro, ma in quel momento ebbe un brivido a pensare a quelle povere creature rinchiuse dentro quelle scatole in metallo, che col sole del mezzogiorno del mare aperto dovevano diventare delle vere e proprie fornaci.
-Sdentato.- chiamò a bassa voce, mentre l'ultimo pirata si ritirava sottocoperta -Sdentato, vado a liberarli. Tu mettiti al riparo e aspettami.-
Il drago gli lanciò un'occhiata preoccupata, mentre lui scavalcava il parapetto e atterrava silenziosamente su un ginocchio, la mano appoggiata accanto al piede ad ammortizzare il rumore. Alzò la testa e aguzzò la vista: una sentinella stava parlando con un compare dall'altra parte del ponte:
-Quindi staremo rintanati qui ancora per quanto tempo?- si lamentava.
-Non a lungo, credimi! Non appena i nostri esploratori torneranno con la notizia che al fronte a nord infuria la battaglia ci daremo da fare.-
-Ma noi siamo pirati! Perché dovremmo andare nell'entroterra?-
-Non hai sentito? C'è il castello degli scoti, poco più a ovest! Entro dopodomani l'avremo messo a ferro e fuoco.-
-Un castello?!- il tono divenne improvvisamente ghiotto.
-Oh sì! Di un capo piuttosto importante, anche! Immagina, il vino, le donne... l'oro!-
“Accidenti!” Hiccup si lasciò scivolare dietro le botti “Devo avvertire Merida! Deve richiamare i suoi uomini! Jack... Jack può comunicarglielo velocemente... Accidenti!” dopo un momento di confusione, prese un profondo respiro “Calma. Adesso devi pensare ai draghi. Senza di loro non saranno troppo pericolosi.” Allungò la sinistra ed estrasse il suo pugnale. Appoggiando tutta la pianta del piede, tenendosi basso, un passo dopo l'altro si nascose dietro l'albero maestro. Attese pazientemente.
Dopo ancora qualche minuto, il compare andò a prendersi il rancio. La sentinella rimase da sola a fare il suo giro di ronda.
L'uomo avanzava annoiato. Il fronte era molto più a nord: nascosti lì, non correvano certo il rischio di essere avvistati dagli scoti o dai vichinghi. Era una zona decisamente tranquilla, non aveva nessun motivo di preoccupar...
L'urto fra il pomo dell'impugnatura del pugnale e la nuca del marinaio produsse un tonfo sordo, attutito dalla massa di capelli dell'uomo, che cadde come un sacco di patate fra le braccia di Hiccup. Il ragazzo lo trascinò al riparo lasciandosi sfuggire delle scuse a mezza voce, si assicurò di non avergli fatto troppo male e poi si avvicinò alle gabbie. Lì sopra ce n'erano una decina, vicine, piccole, serrate. Allungò le mani, provò a ruotare la maniglia di uno di quei meccanismi: il movimento produsse un leggero cigolio, che però nel silenzio della notte risuonava al pari di uno strillo di allarme. Hiccup si fermò un secondo, drizzando le orecchie: nulla. Bene, non l'avevano sentito. Con una certa sicurezza, afferrò la manovella e prese a ruotarla su se stessa. Aveva i nervi a fior di pelle. Quanti giri avrebbe dovuto fare per aprirla completamente? E se ci avesse messo troppo, e la sentinella si fosse ripresa?
La bocca di metallo si spalancò completamente al cielo stellato. L'Incubo Orrendo aprì un occhio pesto e lo guardò, nell'attesa remissiva di un suo gesto.
Hiccup tese la mano, togliendosi il casco perché potesse vedergli gli occhi: -Coraggio... sono qui per liberarti.- il drago alzò il capo, improvvisamente animato, e spalancò le ali: appena Hiccup gli ebbe tolto le cinghie che lo tenevano ancorato a terra, decollò con due colpi liberatori. Il ragazzo lo guardò andare via soddisfatto, poi un rumore attirò la sua attenzione: Sdentato gli indicava la seconda gabbia. Hiccup sorrise e si apprestò a liberare anche il gronchio che vi era contenuto. Il lavoro procedeva spedito e lui si curava di non abbassare troppo la guardia. Il terzo drago liberato fu un confuso bizzippo, aiutato poco dopo nel decollo da un uncinato particolarmente reattivo.
Hiccup li guardava allontanarsi con il cuore di volta in volta un po' più leggero.
-Bene.- mormorò, per afferrare il meccanismo seguente. Abbassò la testa nello sforzo e in quel secondo un bastone si abbatté violentemente sulle sue mani.
-Ma guarda!- esclamò una roca voce cattiva -A quanto pare abbiamo ospiti!-
“Non l'ho sentito arrivare!” Hiccup si ritirò verso Sdentato, mentre l'intera ciurma si riversava sul ponte, le torce venivano accese ad illuminare le ombre fra le gabbie e le spade erano estratte dalle loro guaine con un sibilo.
-Sdentato...- mormorò -Al mio segnale cela battiamo. Mi hai capito?-
Il drago annuì, ma l'uomo che li aveva scoperti avanzava con un sorriso sornione: -Ma guarda un po' chi abbiamo qui... un drago così non l'avevo mai visto. E neppure...- passò gli occhi sull'espressione torva di Hiccup -...un tale incosciente. Cosa credevi di fare, liberando i miei draghi, eh? Pensi che non li riprenderemo?-
-Quei draghi non sono tuoi. I draghi non appartengono a nessuno.- replicò il ragazzo.
-E questo chi lo dice? Tu? Pensi di aver capito tutto di queste bestiacce?-
-Molto più di te.- Hiccup fece un passo avanti -I draghi non sono cattivi, attaccano gli uomini per necessità...-
-...per necessità, dici?- l'uomo aprì la bocca in una risata gutturale -Ma non dire idiozie. I draghi sono creature infernali, nate per fare a pezzi l'uomo. E io le estirperò da questo mondo, è chiaro?-
-Ma se solo mi lasciassi spiegare...-
-Oh sì.- con un movimento che alzò il mantello di squame di drago, l'uomo si staccò la protesi che gli sostituiva il braccio sinistro -Spiegami questo.-
Hiccup sbarrò gli occhi, senza parole.
-Vedi, moccioso? E adesso, visto che mi hai privato di ben quattro dei miei draghi, mi prenderò il tuo in risarcimento.-
-Sdentato...-
L'uomo alzò il bastone e cominciò ad agitarlo sopra la testa, lanciando urli e ringhi.
Hiccup sentì che il drago reagiva a quei suoni. Conscio del pericolo prese a urlare: -Sdentato, via... VIA!- con un balzo saltò in sella. Scosso da quel movimento improvviso, sentendo la protesi alla coda ristabilire il suo equilibrio per il volo, la Furia Buia, frastornata, fece uno sforzo e decollò il più in fretta possibile. Ma i pirati erano ormai corsi alle fiocine e loro non ebbero il tempo di passare l'albero maestro che una rete si agganciò all'ala e alla coda di Sdentato.
I due precipitarono di nuovo sul ponte, e l'uomo riprese a parlare al drago. Sdentato agitò la testa, come a scacciare un brutto pensiero, ma presto il pirata ebbe la meglio su di lui. Con un movimento repentino si scrollò Hiccup di dosso. Il ragazzo annaspò, cercando di rimettersi in piedi, terrorizzato e sconvolto da quella reazione così innaturale del suo amico.
-Vedi, ragazzo? I draghi sono miei.- la figura massiccia e nera dell'uomo torreggiò sopra di lui.
-No... NO!- Hiccup sguainò la sua spada con un urlo di rabbia, e cercò di attaccare il pirata. L'uomo rispose parando al suo fendente col bastone, per poi spingerlo verso il parapetto con un paio di rapide stoccate.
Quando lo disarmò ridacchiò: -Quando ti ho visto accanto a quella bestiaccia credevo fossi un guerriero. E invece guardati. Che delusione.-
Hiccup ricevette la punta del bastone in pieno ventre. Senza fiato si piegò a metà, ricevendo un paio di colpi secchi che lo fecero collassare per terra.
Rialzandosi si aggrappò con tutte le sue forze al parapetto: -Non puoi fare quello che vuoi dei draghi!-
-Sinceramente... quello che dici non mi tocca. Di' addio al tuo lucertolone.-
-Cosa?- delle mani lo afferrarono. Hiccup si sentì sollevare. Con la mano ancora serrata al legno sentì il parapetto passare sotto di lui. Poi le mani che lo tenevano lasciarono la presa.
In pochi metri di caduta l'acqua lo accolse nella sua tetra oscurità con uno schianto doloroso e gelidi schizzi. Hiccup annaspò, ma la corrente lo colse e lo trascinò sul fondo: lo sguardo si fece appannato, mentre le navi sparivano alla sua vista. Solo la luna, grande, tonda, lo osservava dalla superficie.
Lui aveva sempre inseguito il sole. L'aria era il suo elemento. Il suo elemento. L'aria... l'aria...

Jack atterrò delicatamente fra gli ultimi alberi del bosco. Merida saltò giù dalla sua schiena e andò a rannicchiarsi dietro un masso ricoperto di muschio. L'odore umido del sottobosco le punse le narici con la sua familiarità.
-Sono a casa...- mormorò fra sé, e guardò: il castello che aveva abbandonato un anno prima si ergeva altero e solido davanti a lei. Le sue torri massicce e i suoi portoni spessi, le sue mura salde erano lucidi dell'umidità di quel cielo pesante, ormai scuro: le nuvole coprivano le stelle, e il buio avvolgeva tutto nel suo silenzio.
-Allora, cosa stai facendo? Dai, andiamo!- Jack saltò davanti a lei e le fece segno col bastone.
Merida azzardò un passo allo scoperto: -Io... non so se ne ho il coraggio.-
-Ma cosa dici? Sei Merida! Tu sei quella che quando si arrabbia tira fuori la spada e spacca tutto!-
-Sì, ma prima di arrivare da mio padre dovrò affrontare mia madre!- la ragazza cominciò a camminare su e giù dietro il masso, gesticolando e facendo volteggiare il suo mantello -Come... cosa... cosa le dirò quando la vedrò? “Scusa mamma non adesso ho cose più importanti da fare”? Oppure “Ciao mamma sono tornata, dov'è papà? Sono venuta ad evitare una guerra che può ammazzarci tutti”?! E poi quando sarò da mio padre? Che gli di...- il suo impetuoso flusso di parole fu interrotto da una palla di neve, che la colpì in piena faccia -Ahi! Ma che fai?-
Jack si sbilanciava su una gamba, col il bastone sotto braccio e la mano in tasca, mentre con l'altra lanciava su e giù un secondo colpo: -Ne vuoi un'altra?-
-No!-
-E allora piantala e andiamo!- Jack si librò in volo e avanzò di qualche metro, per poi voltarsi ed aspettarla.
Merida scrocchiò le spalle e dondolò le mani: -Hai ragione.- “Non essere codarda.” si incitò “Ne va della vita di tuo padre.”
Prese a camminare spedita attraverso i prati che circondavano il castello. Jack atterrò e avanzò accanto a lei: -Se hai bisogno di dare la manina a qualcuno io sono qui.-
-Ah ah, spiritoso.- con un gesto della mano si tolse il cappuccio e scoprì il volto: erano arrivati al ponte levatoio, dove un drappello di uomini montava la guardia attorno ai bracieri accesi. Quando la videro avanzare ci misero un po' a riconoscerla. Nel momento in cui lei emerse completamente dalle tenebre, si zittirono e la osservarono senza parole, gli occhi sbarrati.
Una volta alla loro altezza attese un secondo, poi sbottò: -Sono tornata per parlare a re Fergus e alla regina Elinor. Fatemi passare.-
Quelli si fecero da parte, e uno di loro corse dentro. Merida si diresse con passo deciso verso l'ingresso che dava sulle stalle. Quando vi arrivò, però, una figura le si parò di fronte e lei si immobilizzò: alla luce dei bracieri da campo e delle torce, sua madre era comparsa davanti a lei.
Le due donne si osservarono per un lungo, interminabile istante. Merida era sconvolta: il volto della mamma era invecchiato, le rughe si erano fatte più profonde e più severe. La bocca aveva ancora quella smorfia algida, ma in quel momento era aperta in un'espressione di pura incredulità. Le mani erano abbandonate davanti al suo grembo, ma piano piano si alzarono, una a coprire la bocca, mentre gli occhi si riempivano di lacrime, e l'altra allungata, incerta, verso di lei.
Elinor aveva riconosciuto subito sua figlia. Ma, allo stesso tempo, aveva avuto delle difficoltà: la ragazza che era comparsa davanti a lei aveva perso la rotondità paffuta dell'infanzia e si avviava ad un affilamento dei lineamenti. Si era leggermente alzata e la corporatura sembrava più allenata di quando era partita. E i suoi capelli, ancora così indomiti, erano tirati morbidamente indietro ai lati del volto e tenuti fermi dietro alla testa da un fermaglio argentato. Merida aveva portato le mani alla bocca, lo sguardo lucido.
-Merida...- mormorò la donna, incredula.
-Mamma.- replicò lei, a mo' di saluto, un po' incerta.
-Merida.- Elinor fece un passo avanti.
-Mamma!- la ragazza coprì in un istante i pochi metri che le separavano e si buttò tra le sue braccia, singhiozzando: -Mi dispiace, mamma! Mi dispiace tanto!-
Jack sorrideva alla scena. La madre le accarezzava i capelli, tranquillizzandola, coccolandola: -Ho creduto di averti persa per sempre.- sussurrò.
-Non è così. Sono tornata.- Merida sollevò la testa.
Elinor sorrise con dolcezza e la strinse ancora qualche secondo, poi la prese dolcemente per il braccio: -Dove sei stata? Cosa ti è successo? Vieni, devi raccontarmi tutto.- e la condusse verso il palazzo.
-Mamma, adesso non posso. Devo andare da papà, devo fermare questa guerra!-
-Sarai stanca. E devi vedere i tuoi fratellini, sono cresciuti un sacco. Vieni dentro, vieni a sederti un po'.-
-Oh, mamma...- fece Merida, scoraggiata.
Attraversando l'ingresso per la sala del trono, le due donne passarono accanto ai giovani MacIntosh, MacGuffin e Dingwall. Lei li osservò senza smettere di camminare, e anche loro, a loro volta, non riuscivano a staccarle gli occhi di dosso. E nell'ombra dietro i tre ragazzi, lei vide un movimento invisibile, e udì un rumore come di zoccoli. Allora cominciò ad avere un sospetto. Con gesto del capo, indicò la direzione a Jack, che comprese e andò ad indagare.
Una volta arrivate, Elinor la fece sedere sul seggio dei suoi fratelli, mentre lei si accomodava al suo posto. I principini accorsero dal piano di sopra e rimasero su uno degli spalti di legno ad osservare la scena, inavvertiti.
-Ma... non stavamo andando in camera?-
-Oh, no, è troppo lontana. Qui andrà benissimo.-
-Benissimo per cosa?-
Elinor non rispose. Cercava cosa dire, ma non lo trovava.
Così, fu Merida a prendere la parola: -Mamma, ascoltami. So che questa guerra è scoppiata perché pensavate che fossi morta. Ma non è successo niente! Sono qui, ora, sto bene! I vichinghi non hanno fatto niente, è stato tutto un malinteso!-
-Merida, come puoi pensare alla guerra in questo momento?-
-Ma che cosa stai dicendo?-
-Sei tornata dopo tutto quello che è successo... che è successo fra di noi. Ho continuato a chiedermi, per tutto questo tempo, dove avessi sbagliato... e adesso che sei tornata, invece di voler parlare con me, vuoi subito andare via?-
-Non voglio scappare di nuovo, mamma. Ma se dovesse succedere qualcosa a papà per colpa mia, io non potrei perdonarmelo.-
-Manderemo un messaggero. Tu devi stare qui...- “...con me...” -...a riposare!-
-Un messaggero? Perché? Dov'è papà?-
-È al fronte, ovviamente.-
-Allora devo raggiungerlo subito!-
-La guerra non è luogo per principesse, Merida.-
-Cosa?! Come puoi dire una cosa del genere? Io sono venuta qui per sistemare le cose, e voglio farlo personalmente!-
-Come puoi pensare di sistemare le cose da sola? L'ultimo ricordo che i capi dei clan hanno di te è il tuo atto di insubordinazione, poi la tua fuga li ha costretti a dedicarsi ad una ricerca estenuante che si è trasformata in guerra. Tuo padre era disperato, è arrivato a promettere la tua mano a chi dei tuoi pretendenti ti avrebbe riportato a casa!-
-Cosa? Ma io non voglio sposarmi!-
-Ancora con questa storia?-
-Dovrei essere io a dirlo! Ascolta, mamma: il problema non sono loro, ma è il fatto che io non sono pronta per il matrimonio! È per questo che sono scappata, non l'hai capito?-
-Sì, ho visto. Ne riparleremo non appena avremo interrotto questa guerra e tuo padre sarà tornato a casa. Adesso, però, per favore...-
Merida si alzò, esterrefatta: -Io devo andare da papà.-
-Merida, no. Ti prego, non costringermi a litigare proprio ora che ti ho ritrovata!- Elinor l'imitò.
-Oh, mamma.- la ragazza l'abbracciò con tutto l'amore che aveva riscoperto per lei: -Io non voglio affatto litigare. Vorrei solo che mi ascoltassi.-
-Ma io ti ascolto... sei tu che non ascolti me.-
-...ho visto e imparato tante cose, quest'ultimo anno... vorrei davvero raccontartele.- Alzò la testa a sorriderle -Ma non è questo il momento.-
-Cosa?-
Merida si allontanò da lei con un movimento improvviso, facendola quasi ricadere seduta sul suo trono, incredula, e si avviò a grandi passi verso la porta della sala: -Sarò di ritorno entro domani, è una promessa!- aprì la porta con un movimento deciso, e i tre giovani MacIntosh, MacGuffin e Dingwall si allontanarono di scatto da dove, fino ad un secondo prima, si era trovato lo spiraglio fra i due portoni. I quattro ragazzi si guardarono interdetti un istante, ma le urla della regina, che si era riavuta dalla sorpresa e ora si avvicinava a passo deciso, li riscosse.
-Merida! Merida!-
La ragazza prese a camminare spedita sotto lo sguardo perplesso degli altri tre. Jack le si affiancò.
-Allora?-
-L'ho sistemato. Era proprio un incubo. Credo stesse appiccicato a quei tre sbarbatelli da qualche mese.-
-Quindi c'entra anche lui?-
Jack non ebbe il tempo di rispondere alla domanda: i principini apparirono dal nulla e si fermarono a guardare Merida e il vuoto accanto a lei.
-Ragazzi!- salutò lei, contenta di rivederli -Scusatemi, parlavo con un mio amico. Si chiama Jack Frost, penso andrete d'accordo.-
I gemellini salutarono Jack, che ebbe una frazione di secondo per capire che adesso lo vedevano, perché Elinor ormai li aveva quasi raggiunti: -Non costringermi a chiamare le guardie!- allungò una mano per afferrare sua figlia, ma qualcuno si mise in mezzo.
-Mia regina!- esclamò MacIntosh sprofondando in un inchino carico di pathos, prendendole la mano: -Mi permetta di rinnovare la promessa fatta da mio padre al grande re Fergus!-
-Ma... che cosa?-
-Egli promise di proteggervi e garantire la pace al nostro regno, e così farò io...- e intanto si era alzato e aveva portato una mano al petto e l'altra ad indicare il cielo, e muovendosi a destra e a sinistra impediva alla donna di passare.
Merida era senza parole, quando sentì qualcuno prenderla per il gomito e trascinarla via: Dingwall e MacGuffin la condussero decisi attraverso i corridoi. Quando sentirono delle urla di allarme risuonare per tutto il palazzo, cominciarono a correre: -Forza, di qua!-
Una volta giunti nelle sale d'ingresso, delle guardie si pararono sulla loro strada, ma ciò non bastò a fermare il MacGuffin: il ragazzone afferrò una panca e la usò per bloccare il passaggio e permettere agli altri due di correre di fuori. Merida si girò per guardarlo rimanere indietro, ma Dingwall la spintonò per la schiena fino all'aria aperta. Una volta fuori si diressero direttamente al cavallo di una guardia che, presa alla sprovvista, finì per terra. Dingwall e Merida salirono e con un gesto deciso il ragazzo spronò l'animale.
I due si lanciarono dunque fuori dalle mura: gli uomini avevano cercato di chiudere il ponte levatoio, ma trovarono il meccanismo stranamente congelato. Pochi istanti dopo, altri tre cavalli uscirono a loro volta al galoppo.
Nella sua folle corsa con Dingwall, Merida alzò lo sguardo e vide che MacIntosh e MacGuffin li avevano raggiunti, e che avevano portato una sorpresa per lei...
-Angus!- ebbra di gioia, Merida si alzò in piedi sulla sella dello stallone grigio di Dingwall e in un salto fu in groppa al suo fidato destriero.
-Siamo sempre al tuo servizio, eterea fanciulla!- esclamò esaltato MacIntosh.
-Salviamo dei padri la nostra andata!- rincarò MacGuffin.
Dingwall annuiva con forza.
Merida sorrise e si chinò su Angus, lanciandolo in un galoppo sfrenato: -Jack, io vado alla battaglia! Ci vediamo lì!-
Lo spirito, che le era comparso accanto, annuì: -Va bene!- e con quelle parole la lasciò andare e si alzò di quota.
Guardò a est, da dove lui e Merida erano arrivati: doveva forse andare ad informare Hiccup di cosa stava succedendo? O meglio: doveva andare ad assicurarsi che il suo amico stesse bene?
Mentre rifletteva, gli cadde l'occhio sul ponte levatoio rimasto aperto sotto di lui: Hamish, Hubert ed Harris avevano preso un cavallo e ora inseguivano la sorella. Jack sospirò rumorosamente, prevedendo guai.
“Scusa amico, ancora non posso ancora venire ad aiutarti.” e con una capriola si tuffò sul sentiero, per assicurarsi che i bambini non finissero nei pasticci.

 


Angolino dell'Autrice
Entriamo ora nel vivo dell'azione!
Giusto un paio di appunti veloci: non è mio obiettivo rendere Drago Bludvist particolarmente IC, domando subito perdono ai puristi.
La seconda parte è tutta dedicata all'incontro fra Merida ed Elinor, le quali ancora non riescono a trovare un modo per comunicare. Questa situazione mi ha permesso di introdurre una scena a cui tengo molto: i tre pupilli che si riscattano schierandosi improvvisamente dalla parte di Merida.
In questo mondo così reale il nostro Jack resta un po' in disparte, anche il momento in cui i gemellini lo vedono passa un po' in secondo piano, ma tutto questo in favore del prossimo capitolo... vedrete! Ci sarà da divertirsi!
Nike
 
  
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