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Autore: Red Owl    17/09/2017    5 recensioni
Vecchia versione non più aggiornata.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Storico
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Germanica Inferiore, 342 a.U.c., 15 Febbraio                                                                                                                              

Quel ragazzo non poteva avere più di vent’anni - con ogni probabilità ne aveva qualcuno in meno. Helfried si fermò per qualche istante davanti alla barella sulla quale era adagiato il giovane ferito, poi si rivolse al guerriero fermo a pochi passi di distanza. «Quanti morti?»

L’uomo spinse fieramente in avanti il mento, ma quel gesto non poté celare il dolore e lo shock che l’anziano capo riuscì a leggere nei suoi occhi. «Una decina» rispose con voce ferma. «Ne abbiamo contati altrettanti tra i romani, però. E a breve a quel numero dovranno anche aggiungere qualche ferito che non supererà la notte, se ho giudicato bene quello che ho visto.»

«Non dare per scontato che i nostri siano tutti salvi» mormorò Helfried, scuotendo il capo con amarezza. Il vecchio abbassò lo sguardo sul ragazzo che si lamentava flebilmente, sospeso in uno stato di semi incoscienza, e poi percorse con una rapida occhiata la radura tra gli abeti nella quale si erano accampati i suoi uomini. L’inverno non aveva ancora sciolto la sua morsa e il terreno era duro di brina e talmente umido che i piccoli fuochi accesi qua e là faticavano ad attecchire e a riscaldare i feriti che vi erano stati sistemati attorno.

Il vecchio lasciò che l’aria che aveva trattenuto nei polmoni defluisse in un sibilo lento e si condensasse in una nuvoletta di vapore davanti ai suoi occhi. D’un tratto, sentì che le forze erano sul punto di abbandonarlo.

Troppe battaglie. Troppi morti.

«Inizio a essere stanco, Lothar.»

Gli occhi scuri del guerriero si fecero più attenti. «Sono giorni difficili», esordì, in un borbottio sordo, «ma non abbiamo scelta: non possiamo arrenderci. Se oggi lasciamo che Roma conquisti il lago, domani i legionari si faranno più audaci e pretenderanno di avere sempre di più. Non possiamo permettere che ci caccino sulle montagne, come bestie.»

«No, ma non possiamo nemmeno continuare a perdere uomini per difendere steppe e paludi.»

Con la coda dell’occhio, Helfried vide Lothar irrigidire la mascella nel tentativo di combattere la frustrazione. Era il suo guerriero migliore e lo sapeva: a volte quella consapevolezza gli faceva dimenticare la sua posizione e l’obbedienza che doveva a lui, il capo villaggio. «Con tutto il rispetto, ma non vedo molte alternative» mormorò Lothar, dopo qualche secondo di silenzio.

Il vecchio sospirò di nuovo. «Fa’ che inviino un messaggio al Legato. Digli che voglio incontrarlo per discutere la proposta del loro Imperatore.»

Il guerriero trattenne il respiro per una frazione di secondo. «Tuo figlio non sarà felice di saperlo.»

«Otmar se ne farà una ragione», ringhiò il capo villaggio, «e i suoi compari con lui. In ogni caso, era solo una questione di tempo: non avremmo potuto ignorare ancora a lungo le richieste del Sacro Concilio.»

«Da questa cosa non ne verrà nulla di buono» borbottò Lothar, scuotendo il capo.

«Vedremo» replicò il vecchio, con lo sguardo perso tra gli abeti scuri. «Vedremo.»

***

Rieccomi con la versione riveduta e corretta di questa storia, pubblicata per la prima volta più di un anno fa sul mio vecchio profilo. Nella prima parte non cambierà un gran che, a dire il vero… spero solo di essere riuscita a correggere un po’ di sviste, errori e incoerenze.

Matilde

   
 
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