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Autore: Alessia Krum    17/09/2017    1 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 30
Stupida!

Max si appoggiò alla parete di ghiaccio della sala, ad osservare le coppie che ballavano poco distanti da lui. Era capitato con una ragazza che conosceva, quella con il tatuaggio sul braccio. Avevano ballato per un po’, poi lei gli aveva chiesto se gli dispiaceva lasciarla andare a ballare con un altro, e lui l’aveva fatta andare. Max guardava come se la stavano passando gli altri. Corallina era raggiante, ancora più del solito, perché era finita con un bel ragazzo, con cui tutte quelle della sua età speravano di ballare. Acqua invece era con un tizio che Max non aveva mai visto, neanche di sfuggita. E gli sembrava strano, perché lui conosceva più o meno tutti in città. C’era qualcosa di strano in quel tipo, ma non riusciva a capire cosa. Acqua salutò Max con la mano e lui le rispose con un sorriso, lottando contro l’istinto che gli diceva di andare da lei e strapparla dalle braccia di quel tizio. Si controllò anche quando lo sconosciuto si voltò e lo inchiodò con uno sguardo scuro come la notte, che stonava tantissimo sulla sua espressione cordiale e gentile. No, c’era qualcosa che non andava.

***

Acqua non si accorgeva del tempo che passava. Julian era veramente simpatico e gentile. Anche se Acqua avrebbe preferito continuare a ballare con Max, non poteva certo lamentarsi. Certo, Julian era un po’ incerto nel ballo, e avrebbe fatto una magra figura accanto a Max, dato che non aveva nemmeno un briciolo della sua forza ed eleganza, ma Acqua sapeva che non poteva pretendere troppo. Insomma, non potevano essere tutti dei ballerini provetti, tanto più che anche lei era un disastro senza Max.
Lei e Julian si erano conosciuti un po’ meglio e da subito si erano trovati molto bene l’uno con l’altra. Dal niente avevano iniziato a chiacchierare del più e del meno, lui le aveva chiesto della sua vita sulla Terra, di come si trovava ad Atlantis, e altre cose. Acqua si trovava a suo agio con quel ragazzo premuroso e cortese, e già dopo poco che si erano conosciuti, sembrava che fossero amici da secoli.

***

Max intravide con la coda dell’occhio la figura di Alicarnasso che si avvicinava furtiva, e si spostò in tempo per schivare la sua solita manata di saluto. 
- Ti vedo concentrato… - commentò il nuovo arrivato - È così interessante osservare le danze standosene in disparte? - chiese, con un sorriso furbetto. Max lo guardò di sottecchi, distogliendo lo sguardo dai ballerini per la prima volta.
- Parla quello che ha come hobby “ammazzare mostri camuffati”. - replicò Max, facendogli il verso. - Ti ho mai detto quanto sei spaccone? - aggiunse, con tono scherzoso. Alicarnasso  finse di aversene a male, ma neanche due secondi dopo un sorriso divertito si era fatto strada sul suo volto.
- Oh, siamo gelosi qui. Non preoccuparti, sai che la lascerò stare. È tutta tua! - ammiccò Alicarnasso, dandogli di gomito.
- Sì, sì, lo so. - rispose Max. Dopotutto si fidava di lui, era un suo grande amico.
- È  solo che mi piace divertirmi. E poi, è così facile metterla in imbarazzo che non c’è nemmeno gusto! - dichiarò Alicarnasso. Max ridacchiò.
- L’hai traumatizzata, prima. - 
- Meglio, così si ricorderà di me per molto tempo. - Max avrebbe voluto controbattere, ma decise di lasciar perdere. Con Alicarnasso era tempo sprecato, testardo com’era. Rimase qualche secondo in silenzio fissando il centro della sala con occhi vuoti.
- Che cos’ha Celeste? - chiese, preoccupato. L’espressione di Alicarnasso si fece immediatamente seria.
- Non so più cosa fare con lei, Max. - sospirò - Sono tre giorni, ormai, che non riesce a mangiare qualcosa senza vomitare anima e corpo. È pallida come un cencio, non mangia e non si regge in piedi. Lei dice che non è niente di preoccupante, ma non le credo per niente. Oggi ha pianto, e ti giuro che è la prima volta in vita mia che la sento piangere. - Max ascoltò Alicarnasso con le sopracciglia aggrottate.
- Perché diavolo non mi dice niente? - esplose alla fine, arrabbiato e frustrato. - Ogni santa volta che cerco di parlarle, non risponde, mi ignora, fa finta di nulla. - 
- Il suo problema è che non si fida di nessuno, nemmeno di me, che sono suo fratello. Non importa quanto io le dimostri di essere degno della sua fiducia, si isola e basta. – protestò Alicarnasso. Max prese un profondo respiro.
- Non so quanto possiamo fare riguardo a questo. È nella sua natura. Però, penso di sapere cosa la fa star male così. - Max guardò negli occhi l’amico, che rispose sollevando le sopracciglia.
- Ne sei sicuro? - gli chiese.
- No. No, non ne sono sicuro per niente e devo riuscire a parlarle per sapere se la mia idea è corretta o no. - Max si passò una mano sul viso. - Perciò domani passerò da voi e le parlerò. - affermò, con aria risoluta.
- Non so se la troverai. Ultimamente è sempre fuori e non dice mai dove va… -
- Allora la cercherò ovunque, ma devo parlarle! Non può evitarmi per sempre! - sbottò Max, e distolse lo sguardo, puntandolo di nuovo al centro della sala. Alicarnasso annuì, in segno di approvazione. I due rimasero in silenzio per qualche istante, poi Alicarnasso posò una mano sulla spalla di Max
- Grazie, amico. Non mi piace vederla star male, le voglio troppo bene. - sussurrò.

***

Nei momenti di pausa tra un ballo e l’altro nella sala esplodeva il caos. Acquamarina aveva lasciato un attimo Julian per andare alla ricerca di Corallina, ma in mezzo a quel marasma non riusciva a trovarla da nessuna parte. Scorse in lontananza Max che parlava animatamente con un gruppo di ragazzi e ragazze, tra cui inevitabilmente spiccava la tizia con gli arabeschi tatuati sul braccio. Siccome sembravano molto impegnati, decise di lasciarli perdere e andò oltre.
Passò accanto a molte persone che conosceva, che appena la notavano si precipitavano da lei cercando di inserirla nel loro gruppo, ma lei scambiava solo qualche parola, poi, senza farsi notare, li abbandonava. 
Si spostò verso un angolo della sala, per uscire un secondo da quel groviglio di corpi agitati, ma si allontanò subito, vedendo che era già occupato da un Alicarnasso alquanto…impegnato, con una morettina bassa da indubbiamente molto bella tra le braccia. Acqua poteva giurare di averlo visto appartato nello stesso angolo con una ragazza diversa poco prima. Sorrise tra sé, pensando che, chissà come, era proprio il genere di cosa che si sarebbe aspettata da uno come lui. 
Acqua si avvicinò alle finestre, destreggiandosi tra la marea di persone che le comparivano davanti all’improvviso o che volevano a tutti i costi coinvolgerla nei loro discorsi, tirandola da una parte o dall’altra. Acqua cercò di essere gentile, anche se era esasperata da tutte quelle attenzioni.
Arrivò alle finestre accaldata dalla pressione della folla e si sporse un po’ fuori con il busto per rinfrescarsi.
- Ehi cugina, finalmente ti ho trovata! - esclamò Corallina, raggiungendola.
- Ciao, ti stavo cercando anche io… - iniziò a dire Acqua, ma come suo solito, Corallina la interruppe.
- Prima quando sei scesa con Max è stato bellissimo, Acqua! - eruppe la rossa, saltellando da un piede all’altro e guardandola con occhi adoranti.
- Non per me. - sibilò Acqua - Ah, e sappi che mi vendicherò per l’applauso. - aggiunse, con aria minacciosa.
- Vorrei poter dire che mi dispiace, ma non mi dispiace. - gongolò Corallina - Sul serio, siete stati magnifici! - 
Acqua mugugnò. Stava per dire qualcosa, ma Corallina riprese a parlare, costringendola a stare zitta.
- Indovina con chi sono capitata? - trillò, allegra.
- Con chi? - le fece eco Acqua, spazientita. Corallina non la lasciava parlare.
- Con quel bel pezzo di figliolo di Eriot! - sussurrò, con un sorriso radioso, come se fosse stata chissà quale rivelazione.
- Buon per te. Però… - ripartì Acqua. 
- E tu con chi sei? - chiese Corallina, notando qualche secondo dopo lo sguardo irritato della cugina.
- Oh, beh… forse dovevi dire qualcosa? - chiese, con finta noncuranza e un sorriso da angioletto. Acqua sospirò.
- Meno male che te ne sei accorta, pensavo di non avere più speranze. - disse. All’improvviso, però, si era fatta timida.
- Ehm, beh… Hai presente quello che mi hai detto prima? - iniziò, titubante. A Corallina si illuminarono gli occhi.
- Sì… - la spronò, con gli occhi spalancati e le sopracciglia sollevate.
- Insomma, forse avevi ragione. - restò sul vago Acqua. 
- Oh, mio dio!! Cos’è successo? Cos’è successo?? - esclamò Corallina, ridendo, come impazzita. Acqua arrossì.
- Mi ha baciata. - sorrise, fissando gli occhi della cugina. Corallina le saltò subito addosso, stringendola in un abbraccio spacca-costole, mentre saltellava e ululava di felicità.
- Te l’avevo detto, io. Te l’avevo detto! Lo sapevo! Devi ascoltare più spesso la tua saggia cugina! – urlava, stritolandola. Acqua credeva che sarebbe soffocata di lì a poco. Fortunatamente dopo un po’ di tempo Corallina si calmò, senza un motivo apparente. In realtà aveva visto avvicinarsi uno strano ragazzo dagli occhi scurissimi, ipnotici. Era rimasta per un attimo di troppo a fissare quelle iridi nere, catturata dalla loro incredibile profondità, senza nemmeno accorgersi che il ragazzo si era affiancato ad Acqua.
- Cugina, hai capito? Io vado con Julian. - ripeté la principessa, notando che Corallina si era distratta.
- Sì, va bene! - rispose la rossa, riscuotendosi. - A dopo! - esclamò, salutando la cugina, mentre lei e il ragazzo si allontanavano. Corallina pensò che sarebbe stato opportuno andare a cercare Eriot, ovunque fosse, perché di lì a poco sarebbero ricominciate le danze. Si apprestò a immergersi nella folla, quando un piccolo animaletto le sfrecciò davanti e si arrestò a due centimetri dal suo naso. Corallina ci mise un po’ a metterlo a fuoco, perché si muoveva in continuazione, ma quando finalmente l’animaletto si calmò, vide che era un cavalluccio marino messaggero, di una tenue sfumatura rosata. 
- Ciao, piccolino. - sussurrò - È per me questo messaggio? - chiese, indicando il piccolo pezzettino di carta legato a lui. Per tutta risposta il cavalluccio marino allungò la coda verso di lei, permettendole di sciogliere il fiocco che lo legava. Corallina fece appena in tempo a ringraziarlo, che era già schizzato via, fuori dalla finestra. Rimase perplessa, osservando il bigliettino e chiedendosi chi avrebbe potuto mandarglielo. Alla fine la curiosità ebbe la meglio, e aprì il quadratino di carta, intrigata da quel piccolo mistero. Sul foglietto c’erano poche parole, scritte con una calligrafia precisa e compatta.
Ti aspetto giù, H.
Corallina sentì il cuore cominciare una corsa folle, e lasciò la stanza nel giro di pochi secondi. Chi poteva essere H. se non Henri? La ragazza si fiondò a nuoto giù per le scale, mentre udiva le prime note fare eco dalla Sala degli Specchi. Ma del ballo non le importava più nulla, ora che Henri era lì. Giunse a piano terra sfinita, il cuore che batteva all’impazzata e i muscoli delle braccia doloranti. Si fermò un istante a riprendere fiato, sistemando i capelli e l’abito, e lanciò un’occhiata irrequieta fuori dal portone aperto. Una figura scura, alta e allampanata, indugiava lì davanti e Corallina realizzò con gioia che era proprio lui. Solo Henri si attorcigliava le dita delle mani in quel modo, quando era nervoso. Corallina non riuscì a trattenersi e iniziò a correre verso di lui sopraffatta dalla felicità. Si gettò sul ragazzo e lo abbracciò con entusiasmo, esclamando: - Sei venuto! - come se fossero secoli che non si vedevano, mentre in realtà si erano incontrati il giorno prima.
Solo dopo si rese conto che forse avrebbe potuto essere un po’ più delicata, ma lasciò perdere pensando che ormai non poteva più fare diversamente. Si separò da lui senza fare niente per nascondere il sorriso che si era fatto strada sulle sue labbra, e notò che anche Henri sorrideva. Il ragazzo si riscosse e diventò rosso.
- Sì, beh, ecco…io… - balbettava, senza avere il coraggio di completare una frase che avesse senso compiuto. Faceva saettare lo sguardo da Corallina, a terra, alle mura del palazzo, come un animale in trappola.
- Sei molto bella. - disse, all’improvviso, fermando lo sguardo sull’abito verde smeraldo della ragazza. "Anche tu ti sei tirato a lucido", avrebbe voluto rispondergli Corallina. In effetti Henri era molto elegante quella sera, e Corallina l’aveva notato. Però si trattenne e non disse nulla, Henri sembrava già abbastanza impacciato e insicuro senza che lei intervenisse. Si limitò ad un semplice grazie, e restò ad ascoltare quello che il ragazzo cercava di dirle. I suoi tentativi erano imbarazzati e timidi, ma Corallina si compiacque che lui stesse tentando di superare la sua timidezza per lei. E, di sicuro, quello che doveva dirle era una cosa molto importante, se lo agitava così. Henri rimase assorto per un po’, combattuto sul da farsi, poi si avvicinò a Corallina e le depose un pacchettino in mano.
- Volevo solo augurarti buona primavera. - disse, tutto d’un fiato. Poi restò immobile, speranzoso. Corallina fissò il regalo, stupefatta, e lo aprì trattenendo il respiro. Quando fece scivolare sul palmo della mano il contenuto della bustina ebbe un tuffo al cuore. Era una Collana dell’Alba, una di quelle che, secoli prima, venivano regalate in primavera dai ragazzi alle loro fidanzate. Era una catenina sottile, costituita da tre fili intrecciati insieme a perline trasparenti. Quella piccola catenina, ricevuta a sorpresa, proprio quella sera, l’aveva resa più felice di quanto Henri avrebbe mai potuto immaginare. 
Corallina gli gettò le braccia al collo per l’ennesima volta. Se fosse stata sulla Terra, avrebbe avuto sicuramente gli occhi lucidi ma, siccome non era sulla Terra, sprizzava gioia da tutti i pori. Proprio quando stava pensando che la serata non sarebbe potuta andare meglio di così, Henri le prese il viso tra le mani e le stampò un bacio frettoloso sulle labbra. Nella mente di Corallina scoppiarono mille fuochi d’artificio, anche se fu un momento brevissimo.
Henri la lasciò subito, mormorando - Oddio, scusami. -, imbarazzatissimo e di una tonalità di rosso preoccupante. Corallina sorrise alla vista delle sue mani tremolanti, fece scivolare le dita tra le sue e gliele strinse dolcemente, mentre poneva fine alla sua indecisione premendo la bocca sulla sua. "Ora sì che la serata é perfetta", pensò Corallina. Lentamente Henri si sciolse e abbandonò la timidezza. Liberò le mani dalla stretta della ragazza e le circondò la vita, mentre lei posava le proprie sulle sue spalle. Corallina sentì una piacevole sensazione di calore nello stomaco, come se un centinaio di pesciolini impazziti si stessero divertendo a farle il solletico. Ed era la cosa più bella del mondo. 
- Figurati. - gli rispose Corallina, disinvolta e raggiante, quando si separarono. Henri le sfilò la catenina dalle mani e gliela allacciò al collo. Corallina gli sorrise e rimasero in silenzio, senza parole.
- Quindi…quindi posso salire? - mormorò dopo un po’ il ragazzo, con le guance rosse.
- Oh… - mormorò Corallina. Henri la vide irrigidirsi e ne rimase perplesso. In realtà Corallina era stata a pochissimo dal rispondergli di sì di slancio, ma poi qualcosa l’aveva fermata. E, più precisamente, era il fatto che nessuno prima di allora aveva mai provato ad intrufolarsi al ballo e non sapeva quali avrebbero potuto essere le conseguenze. Malgrado le classi sociali non interessassero più a nessuno ormai, c’era sempre qualche tradizionalista pronto a scatenare un putiferio al Consiglio Cittadino per questioni di poca importanza come quella, in un periodo che invece non ammetteva discussioni inutili.
Corallina era spiazzata e non aveva idea di cosa rispondere.
- Non so…insomma…cioè, se non vogliono… e poi c’è Eriot… - era talmente confusa che non si rendeva nemmeno conto delle parole che le uscivano di bocca.
- Capisco. - Con un groppo in gola, Henri mascherò tutta la sua tristezza con un’espressione delusa, si voltò e si incamminò verso casa senza una parola, lo sguardo a terra. Ebbe bisogno di tutta la sua forza di volontà per ignorare Corallina, che lo seguiva a poca distanza blaterando scuse inutili che si riversavano su di lui come una frana. Una frana che lo avrebbe inghiottito presto. 
“Corallina preferisce ballare con Eriot” gli ripeteva una fastidiosa vocina. “Sei troppo timido”, “Eriot è mille volte meglio di te”, “Sei un disastro”, “Non puoi neanche lontanamente competere con lui”. 
Henri sapeva di essere patetico, ma già la sua autostima non era granché, e quella sera aveva ricevuto il colpo di grazia. Il senso di rifiuto pesava su di lui come un macigno. Si liberò dalla mano di Corallina che cercava di farlo voltare stringendogli il polso sinistro e iniziò a correre. La ragazza rimase indietro, ma continuò a seguirlo, tenace.
Henri si tuffò tra le strette vie di Atlantis seguito a ruota da Corallina. Non voleva fasi vedere da lei in quelle condizioni. Certo, si conosceva abbastanza da poter dire che una mezz’ora più tardi avrebbe metabolizzato il tutto e poi si sarebbe scusato con lei; ma in quel momento era troppo triste, scoraggiato e frustrato, aveva bisogno di un po’ di tempo. Correndo a perdifiato, valutò in che modo poteva sbarazzarsi per un po’ di Corallina. Di continuare a correre non pensò nemmeno: Corallina era molto più veloce di lui, l’avrebbe raggiunto in poco tempo. Rassegnato, constatò che l’unica possibilità che aveva era quella di ricorrere ai suoi poteri. Senza ulteriori esitazioni si infilò in un vicolo cieco, in pochi secondi individuò la posizione migliore affinché le finestre delle case non riflettessero il suo vero aspetto e si trasfigurò appena in tempo per vedere Corallina fermarsi ansimante all’imboccatura del vicolo, convinta di averlo messo con le spalle al muro. Invece tutto quello che trovò fu un omone pelato appoggiato al muro della casa. Corallina rimase allibita non trovando Henri. Lui la vide sedersi terra, scoraggiata, mormorando: - Non era quello che intendevo dire… - 
Henri, o meglio, l’omone pelato, dovette andarsene per non tradirsi. Ma questo non gli impedì di sentire Corallina sospirare e tirarsi quello che sembrava uno schiaffo, esclamando: - Stupida! –

***

Dopo un po’ di tempo passato a lanciarsi insulti di tutti i tipi seduta per strada, Corallina si rizzò in piedi e si diresse lentamente verso il castello, la testa fra le nuvole. Si sentiva come se fosse stata catapultata da un bel sogno a un incubo.
Come poteva essere stata così indelicata?
Praticamente aveva detto ad Henri che non era minimamente all’altezza di eventi del genere, gli aveva fatto capire che si vergognava di lui, anche se non era per niente vero, per non parlare poi di quel fatale accenno ad Eriot… ma si poteva essere più stupidi di così?
Ci mancava soltanto che l’avesse insultato esplicitamente, o chissà che altro, e il quadro sarebbe stato completo! Certo, Henri non era una di quelle persone che tengono il muso per anni, ma Corallina non poteva certo biasimarlo, era stata così crudele con lui. Si sentiva come una ragazzina sadica che si divertiva a giocare con i sentimenti delle persone per poi ridurli in briciole.
“Bene, ragazzina sadica.” si disse, entrando nella sala da ballo. “Ora convivi col casino che hai combinato.”
Immergendosi nell’atmosfera festosa, le sembrò di ricevere un pugno in viso. Le decorazioni, i fiori, gli stucchi d’oro, gli specchi, gli invitati, la musica, tutto le sembrava di troppo, come se avessero voluto inghiottirla.
Troppa felicità e gioia tutte in un colpo, sembrava che tutti si stessero prendendo gioco di lei, che pochi minuti prima pensava di essere finita in paradiso e poi era riuscita a rovinare tutto. Strisciò tra la folla e si accucciò alla base delle finestre, ad osservare la festa. Al momento, non era dell’umore più adatto per unirsi alle danze. In sua assenza, Eriot aveva trovato almeno altre cinque ragazze che lo pedinavano per riuscire a ballare con lui. In ogni modo, anche se fosse stato libero Corallina gli avrebbe girato alla larga, evitandolo come una malattia contagiosa. Per ora, il suo unico chiodo fisso era quello di rimediare a tutto quel pasticcio. Era talmente persa nei suoi pensieri che quasi fece un salto per lo spavento, quando il cavalluccio messaggero di poco prima le si parò davanti con un nuovo biglietto legato alla coda. Corallina lo slegò velocemente, pensando a chissà quale insulto o rimprovero da parte di Henri. Ma le poche parole scritte in fretta sembravano suggerire tutt’altro: Scusami, sono stato un idiota.
Poche parole che comunque bastarono a mandarla in iperventilazione nel giro di tre secondi netti.
Corallina si alzò di scatto e andò a recuperare una penna nella propria stanza, seguita dal piccolo messaggero rosa. Dopo aver messo in serio pericolo  l’incolumità di qualsiasi oggetto si trovasse nel raggio di sei metri, aver rovesciato tutto il possibile e vuotato il contenuto di un intero cassetto, trovò finalmente una penna e scrisse sul retro del foglio poche lapidarie parole: Se non sali immediatamente, mi arrabbio tantissimo! :)
   
 
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