Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Lucy_susan    17/09/2017    2 recensioni
"Ricordi cosa è successo due anni fa? Io c'ero ed è stato orribile" si lamentava una donna in abito blu intenso.
"Oh, puoi ben dirlo cara, ma questa volta la regina ha giurato di sapersi controllare" rispose un uomo al suo fianco.
"Se non c'era riuscita in ventun anni, come può sperare di aver raggiunto un risultato dopo soli altri due anni?" intervenne un ometto mingherlino che, nel suo abito verde foglia coronato da medaglie e spillette, sembrava ancora più piccolo.
Nel frattempo erano tutti entrati nell'atrio e aspettavano di essere presentati per poter prendere effettivamente parte alla festa nella sala da ballo e continuare la conversazione.
Un cameriere in livrea stava tutto impettito ad un lato della porta e chiedeva ad ognuno il nome.
"Come devo presentarvi?" Chiese ad Hans.
"Sono il conte Marc Cantelle, figlio del duca di Chantelier" rispose prontamente il rosso.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Hans
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AdA:

Ed eccoci arrivati all’ultimo capitolo. Quasi mi metto a piangere. Ci ho messo mesi per scrivere gli ultimi due capitoli e sono così fiera di come mi sono venuti, che mi dispiace di aver finito qui. Ovviamente dovrete darmi la vostra opinione, perché a me sembrano molto belli, ma potrebbero non esserlo.

Ah, se vi stavate chiedendo dove fosse finita la canzone, l’avete trovata! Già, alla fine di tutto ecco che compare. La canzone ha dipinto il finale e la mia mente malata ci ha disegnato intorno tutta la storia, non chiedetemi perché mi vado ad impelagare in certe cose.

Comunque ci ho messo più di 5 mesi per scrivere una storia di 9 capitoli, pensate quanto ci metterei se ne dovessi scrivere una più lunga.-.-’

Ma so che tanto non vi interessano queste cose e che probabilmente non state nemmeno leggendo. Scommetto che la metà di voi è arrivata fino ad “AdA” , e la metà della metà alla prima riga, ma io volevo solamente RINGRAZIARVI tantissimissimo per aver letto la mia fanfiction.

In particolare un grandissimo abbraccio a mergana, Amberly_1 e Merziani per avermi sempre sostenuto durante la pubblicazione della storia.

E ora ecco la meritata lettura. Vi saluto e, per chi vuole, ci vediamo nelle recensioni. Spero che qualcuno leggerà anche le altre one-shot che ho scritto.

Ora ho veramente finito.

Adios, Lu_Sue;P
 

9. Epilogo
 

Dei passi veloci si muovono nel buio. L’eco in quelle stanze così vuote li segue.

Deve affrettarsi o Hans riuscirà a scappare.

Decisa e sicura si dirige verso la sua stanza. La porta è socchiusa, ma riesce a vedere la luce di una candela illuminare lo spazio intorno. Sente due voci parlare e si avvicina.

Uno specchio sul comò guarda silenzioso e innocente la scena. Un uomo alto dai capelli rossi copre la figura di una donna talmente pallida che pare circondata da un’aura luminosa. La donna alza in aria una mano e fra le dita la ragazza scorge la lama di un pugnale. Presa dallo spavento si fa indietro. Il suo cuore perde battiti e la gola si chiude impedendole di respirare. Cerca disperatamente un appiglio e trova il muro del corridoio dietro di lei.

Sente il corpo di Hans cadere a terra con un rumore metallico.

Cerca di scappare, ma le gambe non la reggono e il cuore le gioca brutti scherzi. Si accascia a terra e vede la regina, sua sorella, avvicinarsi con il volto sfigurato da una smorfia d’odio. Dalla porta rimasta aperta scorge il corpo del suo compare disteso a terra inerme e il vestito candido della regina è ora sporco di sangue, il cui odore pungente le fa rivoltare lo stomaco. La donna si avvicina lenta e la principessa striscia sul pavimento senza toglierle gli occhi di dosso.

“Anna” dice con una risata lugubre.

“Principessa Anna.”

Altra risata.

“Principessa Anna.”

L’ha quasi raggiunta. Lacrime inarrestabili cominciano a rigarle le guance e i singhiozzi le scuotono il petto.

“Anna.”

Ora la regina è ad un passo da lei. Solleva il pugnale e feroce la colpisce in mezzo al petto.

 

Spalancò gli occhi spaventata. Come se fosse stata in apnea per minuti ispirò una grande boccata d’aria alzandosi a sedere. Le ancelle accanto a lei la stavano chiamando preoccupate.

Poteva ancora sentire il dolore del pugnale nel cuore. Si poggiò una mano sul petto e sentì i battiti forti del suo organo. Era ancora viva.

Le serve nel frattempo avevano portato un grande catino pieno d’acqua dove stavano immergendo un panno azzurro.

Goccioline impercettibili di sudore le imperlavano la fronte e lacrime ormai asciutte avevano lasciato i loro segni sul viso.

La sua serva più fedele le porse il panno bagnato che lei si appoggiò sul viso. Il fresco straccio si adattò perfettamente alle sue curve dandole la sensazione di rigenerarsi.

Sentì l’ancella mandare via le altre ragazze e sedersi accanto a lei.

“Principessa, state bene?”

Anna si strofinò lo straccio, ancora bagnato, sul volto per rimuovere ogni traccia di quel terribile sogno.

Annuì porgendo il panno alla donna e ringraziandola sottovoce. Questa si diresse verso il catino.

“Avete sognato ancora Kristoff?” chiese premurosa.

Immerse il panno nell’acqua e lo strizzò subito dopo. Tornò a sedersi sul morbido materasso mentre la rossa rispondeva con un sospiro.

“No, non lui questa volta.”

Il suo sguardo chiaro si poggiò sul quadro di famiglia sopra al camino. Suo padre in piedi teneva una mano sulla sedia su cui era seduta la madre come a volerla proteggere, Elsa, invece, giocava per terra e guardava avanti con occhi innocenti, mentre lei sorrideva felice sulle ginocchia della madre.

Si pulì nuovamente il volto con il panno per non dover più vedere quelle immagini, poi si stese chiedendo alla serva di spegnere la candela. Ella obbedì e si ritirò nelle sue stanze lasciandola sola a meditare circondata dal buio.

 

Non potè sopportare a lungo quell’oscurità opprimente perciò si alzò e si avvicinò alla finestra. Spostò le pesanti tende quanto bastava per vedere il porto di Arendelle, la sua città, povera e distrutta. Velieri di tutte le fattezze e dimensioni erano ormeggiati e ondeggiavano a ritmo con le onde che la notte nascondeva. Ogni tanto, qua e là, qualche scintillio tradiva la loro presenza provocato dalla luna, che placida e calma, compiva il suo arco nel cielo. Ad Anna sembrò quasi che quella notte, quella palla luminosa stesse guardando proprio lei, che le stesse scavando dentro in cerca dei suoi crimini. Si sentì indifesa di fronte a quella luce che non poteva fermare. Si mise una mano sul petto come a voler schermare i suoi peccati, ma non bastò.  Quei raggi bianchi ebbero la forza di penetrare sotto la corazza. Altre copiose lacrime le rigarono il viso  e allora richiuse la tenda con ribrezzo. La stanza tornò buia e il suo cuore si chiuse di nuovo.

 

Two am where do I began

Crying of my face again.

Silence sound of loneliness

And want to follow me to bed...

Un orologio suonò le due di mattina, poi tutto tornò silenzioso e immobile e in quel silenzio si sentì totalmente sola.

Allora si mosse, ma non verso il letto. I piedi scalzi la portarono fuori dalla stanza. Il corridoio era illuminato flebilmente da sporadiche fiaccole appese alle pareti e ogni cosa aveva assunto un ombra sinistra.

Scese le scale lentamente, come se avesse paura di ciò che poteva trovare al piano di sotto, ma nessuno la stava aspettando.

Attraversò il grande atrio davanti al portone d’ingresso ed entrò nella sua stanza preferita, quella dove aveva baciato Kristoff per l’ultima volta prima della tragedia, quella che l’aveva accolta durante l’isolamento della sorella e nella quale sperava di ritrovare sollievo, come aveva fatto da piccola, dalla solitudine.

La stanza era vuota e silenziosa. Le vetrate mostravano il lato scuro della notte mentre la luna si nascondeva sul lato opposto.

...I'm the ghost of a girl that I want to be most.

I'm the shell of a girl that I used to know well...

La ragazza si sentì sperduta in quel buio e cominciò a camminare per la stanza guardando ammirata i quadri alle pareti cercando consiglio. Come un fantasma la sua veste la accompagnava candida e leggera, mentre forse una fetta della sua corazza stava cedendo.

Sfiorò con la mano il comò di legno scuro su cui erano appoggiati tanti gingilli, ma uno solo colpì il cuore della principessa come un pugnale: un carillon. Un piccolo regalo della madre che riluceva sotto un fuoco lì accanto. Era una scatolina d’argento intarsiata a mano. I piccoli diamanti sul bordo proiettavano fantastici giochi di luce sul muro chiaro. Il coperchio era chiuso da una serratura nella quale era stata lasciata la chiave. Lei prese in mano la scatolina e girò la chiave. Con uno scatto il coperchio si sollevò un poco. Anna lo aprì e una graziosa ballerina in un vestito stupendo si mise a ballare col suo principe spandendo una dolce melodia. Non appena le note furono arrivate alle orecchie della ragazza questa non potè più trattenersi e appoggiando il carillon sul mobile si portò entrambe le mani al volto e pianse amaramente.

Un uomo le si avvicinò inaspettato. Le mise una mano sulla spalla e la invitò a girarsi. Con gli occhi ancora pieni di lacrime la principessa lo guardò, ma non lo vide davvero.

Asciugati gli occhi, mia principessa.

“Kristoff” disse la ragazza riconoscendo la voce. “Ho paura.”

...Dancing slowly in an empty room,

Can the lonely take the place of you?

I sing myself a quiet lullaby.

Let you go and let the lonely in

To take my heart again...

Il ragazzo non disse nulla. Le prese la vita e la invitò a ballare con lui. Il carillon suonava la sua melodia indifferente, mentre Anna si muoveva dolcemente nelle sue vicinanze fantasticando sulla sua condizione. Ad un tratto le luci si accesero e la stanza si riempì piano piano di gente in abiti sfavillanti. Donne dai vestiti ricchi di strass e perle, uomini con giacche colorate e inamidate e anche bambini e bambine, tutti che guardavano la coppia al centro della sala. Anna non aveva occhi che per il suo amato vestito di blu chiaro e Kristoff non poteva non ammirare la sua ragazza, con i capelli acconciati in una treccia arrotolata sopra la testa che risaltava il suo viso così rotondo, i suoi occhi chiari e le lentiggini che le coronavano le guance.

...Broken pieces of

A barely breathing story

Where there once was love

Now there's only me and the lonely…

Ma la realtà era diversa, e noi lo sappiamo bene. La stanza rimaneva vuota e buia, la melodia suonata dal carillon si andava affievolendo e Anna restava sola.

...Dancing slowly in an empty room

Can the lonely take the place of you?

I sing myself a quiet lullaby

Let you go and let the lonely in

To take my heart again.

  
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