Ringrazio
anche solo chi legge.
Basilal
Kshatriya
Il
professore stava ritto davanti alla
cattedra. Guardò il banco vuoto di Tsunayoshi, volse lo
sguardo e osservò gli
altri studenti.
"Ragazzi.
Ho una comunicazione da
darvi.
Avrete
notato che Mochida Kensuke è
assente da due giorni". Iniziò a dire.
Takeshi
distolse lo sguardo dal banco
vuoto di Tsuna, sospirò e tornò a guardare il
professore.
<
Anche Sawada è assente, ma visto
che lui salta spesso la scuola scappando dalle lezioni, il professore
sta
ignorando la cosa > si disse.
Incrociò
le braccia sul banco, vi poggiò
sopra il capo.
<
Però è vero che neanche io vedo
Mochida-senpai da un paio di giorni, forse nel pomeriggio dopo
l'allenamento di
baseball dovrei passare a trovarlo > pensò.
"Al
contrario di Sawada che è stato
ricoverato in ospedale ieri e salterà il primo quadrimestre,
Mochida sta
partecipando a un Erasmus con l'India". Proseguì il docente.
Takeshi
sgranò gli occhi tirandosi su
con la schiena.
"Eeeh?".
Gonfiò
le guance e si poggiò contro lo
schienale della sedia.
<
Poteva almeno avvisarmi! > si
disse.
"Signor
Yamamoto, si calmi. Sono
qui per presentare il giovane che verrà qui al suo posto per
due
settimane". Concluse l'insegnante.
La
porta dell'aula si aprì e ne entrò un
ragazzino dai capelli neri a caschetto e la pelle abbronzata.
Una
ragazza fece una smorfia storcendo
il naso, guardando la maglietta che gli ricadeva larga sul corpo minuto.
Un'altra
ridacchiò guardando il suo viso
tondo e le labbra piene.
Un
paio di giovani in fondo alla classe
parlottarono tra loro, dando vita a un brusio indistinto.
Il
giovinetto si mise davanti alla
cattedra e fece un inchino.
"Io
sono Kshatriya Basilal.
Vengo
dall'India. Amo gli animali e
l'arte.
Spero
che vi prenderete cura di me"
recitò atono.
Takeshi
vide Kyoko, seduta tre banchi di
fronte a lui, sgranare gli occhi sorpresa scrutando il ragazzo, mentre
Hanna di
fianco a lei roteava gli occhi sbuffando. Un ragazzino si sporse verso
lo
Yamamoto, sogghignando.
"Sembra
proprio strano, eh?"
sussurrò il ragazzino.
Takeshi
squadrò Basilal, accennò un
sorriso e incrociò le braccia dietro la testa.
"Credo
che per lui sia ancora più
strano" mormorò.
Basilal
si accomodò al suo banco, a metà
della classe ed il professore si avviò alla lavagna.
"Prendete
tutti i vostri
quaderni" ordinò il docente.
*****
Koji
si premette gli occhiali contro il
naso e si appoggiò alla parete.
"È
stato improvviso anche per
Mochida, boss" spiegò. Osservò Takeshi intento a
battere una serie di
palle con la mazza.
Takeshi
prese un respiro profondo, lo
sputa-palle lanciava a velocità di 180 chilometri orari.
Colpì un'altra palla,
incassò il capo tra le spalle per il contraccolpo e
molleggiò sulle gambe.
"Sono
un po' offeso che non mi
abbia neanche scritto un messaggio, ma immagino che abbia dovuto fare
tutto di
fretta" disse.
"Non
è certo miliardario come il
nuovo arrivato. Da lì scrivere costa" spiegò il
vicecapitano dalla squadra
di Kendo.
Takeshi
mancò una palla, sbuffò e
ticchettò la mazza in terra.
"Intendevo
prima di partire"
ribatté.
Scosse
il capo, raggiunse lo sputa-palle
e lo spense. Sorrise a Koji, poggiandosi la mazza sulla spalla.
"Beh,
non importa! Facciamo sentire
benvenuto il nuovo arrivato, piuttosto!".
Koji
inarcò un sopracciglio.
"Non
credi che stia troppo sulle
sue? Non che mi aspettassi altro dal figlio del maharaja d'India"
ribatté
gelido.
Takeshi
scoppiò a ridere, lo raggiunse e
gli diede una pacca sul braccio.
"Su,
su! Si tratta di una specie di
Re che viene da un paese straniero, è già un
miracolo parli la nostra lingua!
Dovremmo apprezzarlo, Koji-kun!".
"Grande
re è il significato del
termine. Come sempre hai ragione, boss.
Se
lo cerchi, lo trovi in
biblioteca" rispose addolcendo il tono.
Takeshi
annuì, gli sorrise e si
allontanò, agitando la mano in aria.
"Vado
a dare un'occhiata al Grande
Re d'india, allora!" esclamò.
Koji
lo guardò allontanarsi e ridacchiò.
*******
Basilal
era intento a sfogliare un
libro, seduto a uno dei banchi di legno sotto la finestra.
I
granelli di polvere, resi dorati dalla
luce solare, gli danzavano intorno al viso.
Takeshi
fece capolino da dietro uno
scaffale, arrossì vedendo il ragazzo illuminato dai raggi
del sole e si umettò
le labbra. Sorrise ampiamente e si fece avanti.
"'Yo!" salutò.
Si
mise di fianco al banco e lo guardò
dall'alto.
"Come
va?" chiese, in inglese.
"Salve,
senpai" rispose il giovane,
socchiudendo il libro.
Allungò
le gambe sotto la scrivania.
"Affinavo la mia conoscenza dei vocaboli con un testo
intrattenimento".
Takeshi
si poggiò lateralmente al
tavolo, guardò il libro e sorrise.
"Eh?
Wow! Sei in grado di leggere i
kanji?" domandò, in inglese.
Afferrò
una sedia da un altro tavolo e
l'avvicinò a sé.
"Di
solito l'inglese è la lingua
che sanno tutti. Ne conosco parecchie, quindi se ce n'è una
in particolare che
capisci meglio puoi dirmelo, dovrei saperne almeno le basi!"
proseguì, con
tono allegro.
"Conosco
bene l'inglese britannico.
Siamo ancora una colonia, in un certo senso" rispose Basilal con tono
distaccato.
Osservò
il sorriso luminoso di Takeshi e
avvertì il battito cardiaco accelerare.
Takeshi
si accomodò seduto a gambe
aperte, con il busto sporto verso il ragazzo.
"Wow,
dev'essere strano!"
esclamò.
Accentuò
il sorriso, guardando fisso il
ragazzino.
"Noi
qui a Namimori siamo
praticamente un mondo a parte rispetto al resto del Giappone, ma ad
un'ora di
treno c'è Tokyo, se vuoi io e i miei amici te la facciamo
esplorare!".
Basilal
batté le palpebre e arrossì.
"F-forse
questo fine settimana. Ti
va?" domandò e la voce gli tremò. "Voglio vedere
le librerie"
ammise.
Takeshi
ridacchiò, annuì e si mise in piedi.
"Allora
andremo da soli, non è il
genere di posto che piace ai miei amici" disse.
Sorrise
ampiamente, gli ticchettò sulla
spalla e fece l'occhiolino.
"Ci
vediamo davanti scuola verso le
due, okay?".
"O-oggi?
O domenica?" chiese
Basilal, grattandosi il capo.
<
È svampito o incomprensibile? >
si chiese.
Takeshi
mugugnò, si sporse completamente
verso il volto del ragazzo e sorrise.
"Facciamolo
oggi! Girare la città è
il miglior modo per adattarsi!" esclamò.
"Va
bene" biascicò Basilal.
<
No, è solo uno che ama fare le cose
a modo suo > si rispose.
**********
Basilal
evitò una signora e si addentrò
in un corridoio affollato da libri.
Sgranò
occhi e bocca, guardando una
copertina che raffigurava un demone.
"Qui
è già uscito" esultò
piano.
Takeshi
lo raggiunse, guardò la
copertina del libro e sporse le labbra battendo le palpebre.
"Cos'è?
Un horror?" chiese.
Basilal
arrossì e abbassò lo sguardo,
negando con il capo.
"Non
amo provare paura.
Quel
sentimento scorre già nel mio
palazzo e mia madre e mia zia, mi tutelano da esso" ribatté.
Takeshi
gli avvolse un braccio attorno
alle spalle, lo attrasse a sé e gli scompigliò i
capelli mori con forza.
"Allora
non dovresti prendere libri
con sopra i demoni!".
Basilal
fece un basso trilletto e
arrossì vigorosamente, stringendo i pugni al petto.
"Quello
è diverso!" ribatté
con voce stridula.
Takeshi
rise forte, lo lasciò e incrociò
le braccia al petto.
"Allora
di cosa parla?".
"L-lui
non è cattivo come sembra.
Cioè è il re malvagio del luogo, ma dentro
è buono.
Posso
comprarlo e ne parliamo
fuori?" esalò. Aveva le labbra rosse e il viso accaldato.
Takeshi
annuì, afferrò il libro dallo
scaffale e se lo mise sottobraccio.
"Non
vedo l'ora,
Basilal-kun!".
***********
Basil
ticchettò contro il vetro del bicchiere
con il cucchiaino di plastica rossa. Sentiva un brusio di voci in
sottofondo.
"Vedi.
Io ho una promessa sposa
dalla nascita e, per il mio ruolo, non posso dare nemmeno un bacio a
nessun
altro" spiegò.
Si
mordicchiò il labbro.
"Io
però sognavo una storia d'amore
ed è per questo che mi sono ritrovato tanto in questi libri"
spiegò.
Takeshi
mugugnò, sporto con il busto
verso il giovane indiano, tenendo tra le labbra un cucchiaino di
plastica.
"Quindi
è di questo che parlano i
libri? Di storie d'amore impossibili?".
"Di
una storia d'amore
impossibile" mormorò Basilal. Affondò il
cucchiaino nel gelato e se lo
portò alle labbra.
"Se
vuoi te la racconto per
bene". Aggiunse.
Takeshi
guardò il proprio bicchiere con
il gelato, strinse le labbra e socchiuse gli occhi.
<
Non credo in cose come l'amore, ma
lui sembra tenerci molto >.
Affondò
il cucchiaio nel gelato, sorrise
e annuì.
"Racconta
tutto!".
Basilal
sorrise e le sue gote
s'imporporarono.
"Praticamente,
c'è questa bambina
dalle lunghe trecce, che si perde in una foresta.
Suo
padre è un guerriero e lei dovrebbe
seguirne le orme, ma è più interessata a
girovagare perché è uno spirito
libero.
Quando
incontra un uomo con un grande
palco di corna, che indossa un lungo mantello nero. Ha l'aria bonaria e
i
capelli tutti scompigliati. Alla bambina fa simpatia e quindi si
avvicina per
fare amicizia.
Ed
iniziò a parlare. Quando si fa tardi,
lui le mostra la strada per tornare a casa. La piccola promette che
tornerà a
trovarlo.
Così
fa, s'incontrano tutti i giorni,
lì, alla stessa ora, di nascosto" raccontò.
Takeshi
si sporse verso di lui, mettendo
in bocca una cucchiaiata di gelato.
"E
s'innamorano?" chiese.
Guardò
Basilal, sorrise appena
arrossendo leggermente.
<
L'amore è solo un'arma usata per
ferire, ma nelle favole può essere reale, e lui ci crede
> si disse.
Basilal
fece ondeggiare il cucchiaino e
lo fissò, espirando rumorosamente dalle narici.
"Sì,
ma quello è solo l'inizio. Il
loro legame è basato sull'amore che c'è stato sin
da quel momento, ma non hanno
più modo di viverlo" rispose.
Takeshi
storse il labbro, annuì e mangiò
un'altra cucchiaiata di gelato.
"Beh,
quindi che succede?".
Basilal
prese un fazzolettino e gli pulì
un po' di gelato che gli era finito sul naso.
"Si
scopre che il tiranno del luogo
che suo padre voleva uccidere è proprio lui.
Perciò impedisce alla figlia di
rivederlo e la rinchiude in un campo di addestramento.
Perciò
il primo libro è lei che cresce
sentendo le atrocità commesse da lui, sapendo qual
è il suo destino, ma non
riuscendo a dimenticarlo" spiegò.
Takeshi
arrossì appena, si leccò le
labbra e si grattò la testa.
"Non
sembra proprio una storia a
lieto fine" borbottò.
Basilal
ridacchiò e si mise in bocca una
serie di altre cucchiaiate di gelato.
"Perché
non è finita. Nel libro che
hai comprato, lei ormai è adulta ed è pronta a
combatterlo, ma non lo ha
dimenticato.
C'è
ancora la possibilità che riesca a
salvarlo da se stesso" ribatté.
Takeshi
strinse le labbra, picchiettò il
cucchiaio contro il bordo del bicchiere raccogliendo i rimasugli del
gelato.
<
Che cosa stupida. Sicuramente alla
fine lui rinsavirà per l'amore di lei, come se una cosa del
genere avesse senso
> pensò.
Sorrise
ampiamente a Basilal, si sporse
verso di lui con il volto leggermente arrossato.
"Sono
convinto che anche per te
andrà così. Troverai qualcuno che non riuscirai a
scordare e nonostante tutto
riuscirete a stare insieme, e potrai baciarlo!".
Basilal
finì il suo gelato e appoggiò il
cucchiaino sul fondo del bicchiere, le sue iridi castano scuro
divennero
liquide.
"Mi
piacerebbe trovare qualcuno in
grado di occuparsi di me, ma mi basta anche vivere nei miei libri.
In
fondo, l'unica cosa che posso fare, è
rendere felice la mia promessa. Lei non ha avuto tanta più
scelta di me, magari
riuscirò a diventare il suo principe azzurro" disse con voce
rauca.
Takeshi
lo guardò, sospirò appena e lo
raggiunse. Lo abbracciò, gli scompigliò i capelli
mori e gli baciò la fronte.
"Non
voglio che pensi a queste cose
tristi, mentre sei qui in Giappone" disse.
Gli
sorrise ampiamente, sfiorando il
naso dell'altro con il proprio.
"Finché
sarai qui, sarò il tuo
cavaliere!".
"Grazie"
disse Basilal
gioviale.
***********
Tsuyoshi
si avvicinò al bancone del
ristorante e si piegò in avanti, facendo ondeggiare la
stoffa candida della
fascetta che gli cingeva la testa.
"Ormai
è quasi una settimana e
mezzo che sei silenzioso.
Si
può sapere cosa c'è?" domandò,
guardando in viso il figlio.
Takeshi
giocherellò con le bacchette,
chino in avanti sulla sedia.
"A
scuola c'è un ragazzo indiano
venuto per l'Erasmus al posto di Mochida-senpai" disse.
Alzò
il capo, sorrise ampiamente.
"Un
po' mi manca il mio migliore
amico, ma principalmente il problema è il nuovo arrivato.
È un grande re
indiano, sembra triste perché tornato a casa sarà
costretto a sposarsi e io non
so proprio come comportarmi!".
Tsuyoshi
si slacciò il grembiule.
"Non
devi fare niente. Sono cose
normali. Rimanete amici e scambiatevi delle lettere, è
divertente avere amici
di penna" rispose.
Takeshi
negò con il capo, poggiò le
bacchette sul bancone e si sporse dalla sedia verso il padre.
"Gli
ho promesso che sarei stato il
suo cavaliere, finché fosse rimasto in Giappone, ma non so
niente di come ci si
comporta con i reali".
Tsuyoshi
inarcò un sopracciglio.
"Bisogna
essere galanti e servirli
in modo raffinato, ma voi siete ancora bambini" borbottò.
Takeshi
mugugnò, grattandosi una
guancia.
"Servirli
in modo raffinato
..." mormorò.
Storse
il labbro, dondolando le gambe.
"Non
è umiliante? Sai che sono
orgoglioso, su certe cose!".
Tsuyoshi
si grattò la guancia e
ridacchiò.
"Farebbero
qualsiasi cosa per una
moina" bisbigliò piano. Mise una mano sul fianco e
sbuffò sonoramente.
"Allora
non ti prendevi
l'impegno" lo rimproverò ad alta voce.
Takeshi
lo guardò, sorrise ampiamente e
saltò giù dallo sgabello.
<
Quindi è proprio facendo moine che
si ottiene il controllo. Ero sicuro che papà lo sapesse
> si disse.
Raggiunse
il padre, gli schioccò un
bacio sulla guancia e si allontanò.
"Ora
so cosa fare! A dopo,
vecchio!".
Tsuyoshi
sbuffò.
"Quel
ragazzo non lo capirò
mai" brontolò.
*****
Basilal
si guardò intorno e rabbrividì,
guardando la luce della luna illuminare i banchi.
<
Domani partirò... forse mi ha
invitato qui per dirmi addio.
Non
penso voglia farmi qualche prova di
coraggio, sa che non amo il terrore.
Speriamo
che impegnati come sono con gli
elefanti, le guardie non si accorgano della mia fuga >
rifletté.
La
porta dell'aula si aprì e ne entrò
Takeshi.
Il
ragazzo avanzò, sorrise e s'inchinò
di fronte al banco dov'era seduto Basilal. Gli prese la mano, ne
baciò le
nocche e lo guardò con gli occhi liquidi.
"Per
la vostra ultima sera qui,
voglio essere un vero cavaliere, per farvi portare il ricordo del
Giappone fino
oltre l'oceano che ci dividerà" disse, in inglese con
accento britannico.
Basilal
sgranò gli occhi e piegò ad o le
labbra.
"Wow"
sussurrò.
Takeshi
abbassò il capo nascondendo un
sorriso.
<
Come sempre, papà aveva ragione
> si disse.
Gli
lasciò la mano e rimase in
ginocchio, sentendo il pavimento freddo sotto la gamba.
"Sono
ancora un bocciolo in
fioritura che non sa come servirvi a dovere, quindi mi
lascerò guidare da ogni
vostro desiderio" disse, con tono dolce.
Basilal
gli avvolse le braccia intorno
al collo e gli appoggiò la guancia sulla spalla, avvertiva
il proprio battito
cardiaco accelerato.
"Non
potrei essere più lieto di
così" disse con voce tremante.
Takeshi
arrossì leggermente, gli poggiò
la mano sulla schiena e prese a carezzarlo. Lo scostò da
sé, gli prese
delicatamente le guance tra le mani e sfiorò le labbra di
Basilal con le
proprie.
Basilal
ricambiò al bacio, tremando
leggermente.
Takeshi
gli prese le mani e se le infilò
tra la chioma mora, si sporse con la schiena verso di lui e si
scostò appena.
"Tutto
quello che volete, mio
Maharaja" sussurrò, roco.
Basilal
si mise sulle punte e si piegò,
baciandogli la fronte.
"Il
libro finisce bene, sai? Lei fa
finta di ucciderlo e lo porta a casa con sé. Lo cura e
rimangono insieme tutta
la vita". Inspirò l'odore di Yamamoto e sorrise.
Takeshi
sorrise appena, si sistemò
seduto sulle ginocchia e annuì.
<
Non avevo dubbi in un finale così
scontato, ma forse posso fargli credere che anche la sua vita
sarà una favola.
In fondo, se lo merita >.
Gli
sfiorò nuovamente le labbra con le
proprie, si piegò a sfiorargli il palmo con le labbra e
sorrise.
"Anche
per voi ci sarà il lieto
fine, come per tutte le favole".
Basilal
gli accarezzò le labbra, sorrise
e piegò di lato la testa.
"Non
ti dimenticherò mai,
Taki-kun" disse gentile.