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Autore: Sjmelle    17/09/2017    2 recensioni
Hinata sparisce per una settimana,
Non viene ne a scuola,ne agli allenamenti
Nessuno sa niente....
Ma quando torna i suoi compagni ricevono una brutta sorpresa!
Dal testo:
lo schiacciatore della Karasuno,sembrava un corvo a cui avevano appena strappato le ali...
-Spero che questa fic la troviate "diversa" dalle altre!
1 capitolo a settimana!
Genere: Angst, Demenziale, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata nuvolosa, la squadra di pallavolo del liceo Karasuno si trovava all'interno della palestra col sottofondo dell'acqua piovana che sbatteva con forza contro le finestre.
 
L'aura tra quelle quattro mura, in quel periodo, non era delle migliori; il gruppo era stato obbligato dalle circostanze a rifiutare un'amichevole contro la Nekomena a causa del giocatore numero dieci. Shoyo Hinata non si presentava a scuola da una settimana inoltrata, a casa non c'erano sue tracce, sembrava essere scomparso dal nulla.
 
Tobio Kageyama aveva i nervi a mille, durante l'allenamento nessuno era stato capace di schiacciare una delle sue alzate, e Daichi, non riuscendo più a vedere i suoi compagni sfiancati dai palleggi apparentemente impossibili del numero nove, decise di fermare l'esercitazione.
 
Da quando il piccolo arancione non si presentava più la palestra era stata invasa da un costante silenzio, talmente potente che neanche gli stessi Noya e Tenaka riuscivano a rompere il ghiaccio.
 
Senza profugare parola i ragazzi si sedettero in panchina, tranne Kageyama, che dal canto suo, scelse di separarsi dagli altri per avvicinarsi alla finestra e soffermarsi ad ammirare le goccie di pioggia che cadevano, la sua attenzione alcuni secondi dopo si posò su due in particolare che sembrava stessero facendo a gara per chi sarebbe arrivato prima al traguardo; alla fine finirono per unirsi e formare un'unica goccia che sembrava distinguersi dalle altre. Tutto ciò al moro non poté che ricordare Hinata; apparte il fatto che l'ultima volta che si erano visti stava proprio piovendo.
 
Nessuno sapeva niente,
in giro si pensava si fosse ammalato, ma Tobio era di tutt'altra idea così come la squadra. Neanche la volta in cui si era preso una pesante febbre aveva rinunciato agli allenamenti, e soltanto dopo una predica da parte di Suga ed un rimprovero generale si convinse a farsi accompagnare a casa.
 
«BASTA!», l'urlo squarciante da parte di Noya spezzò quel religioso silenzio.
 
«Noya, che ti prende?», domandò Ashai, sobbalzando quasi.
 
«COME CHE MI PRENDE, ASHAI? È DA GIORNI CHE NON VEDIAMO HINATA, È DA GIORNI CHE IN PALESTRA CI STA SCENA MUTA, SONO STANCO!». La squadra non spiccò parola, scegliendo di lasciar sfogare il libero. In realtà, in quella stanza un po' tutti avevano bisogno di sfogarsi.
 
Non molti attimi dopo, Suga si alzò e si avvicinò a Noya, poggiando una mano sulla sua spalla. «Susu... calmati! Hinata avrà avuto i suoi buoni motivi per mancar-»
 
«NON MI INTERESSA! ORA LO VADO A PRENDERE!».
 
«BRO, VENGO CON TE!», alle urla si aggiunse Tanaka.
 
«Ragazzi vi ho detto di smetterla di urlare», Suga cercava invano di calmarli.
 
«NO!», urlarono i due all'unisono, fu un urlo talmente potente che Suga balzò all'indietro candendo successivamente sul pavimento.
 
Daichi, invece, spuntò improvvisamente alle spalle di Noya e Tenaka; i due sentivano uno sguardo omicida oltre le loro schiene, e ciò li obbligò a girarsi.
 
«Ragazzi basta urlare, e non rivolgetevi cosi a Suga. Ora aiutatelo ad alzarsi e chiedetegli scusa... SUBITO!».
 
Il rasato ed il libero obbedirono senza alcuna obiezione, troppo terrorizzati dallo sguardo del loro capitano. Anche se non l'avrebbero ammesso facilmente né l'uno né l'altro.
 
«C-chiediamo umilmente perdono... non volevamo».
 
«PUAAAAA!», Tsuki iniziò a ridere di gusto. «Dovreste vedervi, avete le facce di due ebeti...», cercò di dire tra le risate. «Diglielo anche tu Yama!»
 
«Ehm... già!», il verde non perse tempo a dargli ragione.
 
«VUOI BOTTE TSUKKI!?», lo minacciò Tanaka, afferrandolo per il colletto.
 
«Tanaka metti giu Tsukki!», si sbrigò ad esclamare Yama.
 
«KAGEYAMA VIENI UNISCITI A NOI!», Noya incitò il numero nove ad unirsi alla loro quasi-rissa.
 
Tobio tornò con i piedi per terra solo al profugo del richiamo da parte del libero. A furia di ammirare le nuvole grigie di quel giorno tempestoso, i suoi pensieri stavano cominciando a viaggiare.
 
«Tsk, io non faccio a botte!», sbuffò.
 
«Oh! Se non c'è il TUO schiacciatore preferito fai l'asociale!», gracchiò Tsukki. «Ti stai rammollendo... "re del campo"». Tsukki sfruttò ciò che all'alzatore dava maggiormente fastidio: il suo soprannome delle medie.
 
«COSA HAI DETTO!?», il moro si girò di scatto pronto ad una lotta scordandosi le parole pronunciate povo prima; non se l'era presa realmente, il suo intento era semplicemente quello di scaricare in qualche modo le sue frustazioni. Non poteva farlo palleggiando poiché Daichi aveva fermato l'allenamento, ed improvvisamente il volto del biondo assunse quello di un sacco da boxe. «Ora ti faccio vedere io, idiota!».
 
«Oh ed io dovrei avere paura?».
 
Kageyama si preparava a scagliare un pugno dritto nel viso di Tsukki, Tanaka lo teneva ancora per la maglietta, Noya cominciò improvvisamente a minacciare Asahi, Yamaguchi tentava invano di difendere il biondo e Suga tratteneva Daichi per un braccio prima che anche lui iniziasse ad azzuffarsi insieme agli altri.
 
Tuttavia, vennero bloccati dalla porta della palestra che si spalancò creando un tonfo, Tekada fece il suo accesso col respiro pesante, dava l'impressione di aver corso ad una maratona. «RAGAZZI, HINATA È TORNATO A SCUOLA!».
 
«DAVVERO?!», chiese il libero, il suo entusiasmo per quella magnifica notizia era evidente a chiunque.
 
Il loro menager si rialzò, si sistemò gli occhiali e rispose entusiasta: «Sì, esatto. L'ho sentito da un ragazzo in corridoio!».
 
La squadra, non appena ebbe la conferma del ritorno dell'arancione, si precipitò verso la porta d'uscita in un gesto automatico.
 
«VOI DOVE CREDETE DI ANDARE!? PRIMA IN SPOGLIATOIO A CAMBIARVI!».
 
Un Daichi abbastanza incazzato ordinò il da farsi, così la squadra non perse tempo ad obbedire. Una volta indossata la divisa scolastica, i ragazzi cominciarono a correre verso la classe del loro amico indicatagli da uno studente.
 
Giunti al piano esatto, Kageyama spalancò la porta dell'aula, la maggior parte degli alunni stavano gironzolando a causa di un'ora di supplenza senza insegnante. Non appena Tobio sbatté la porta dietro le sue spalle, i presenti si spaventarono  si zittirono in un attimo; il moro quando voleva sapeva essere davvero inquietante.
 
«Riprendete pure a parlare! È un cane che abbaia e non morde!» al profugo dell'affermazione da parte di Tenaka, nella classe si creò una risata generale, ma ciò in quel momento a Kageyama stranamente non importò. Hinata in quel momento era la sua unica priorità; tutto ciò che voleva era semplicemente rivederlo, riposare i suo occhi su di lui, riparlargli, magari abbracciarlo, magari ucciderlo.
 
E dopo aver girato lo sguardo per quasi tutta l'aula, fu lì che lo vide. Seduto composto al suo banco circondato da due suoi amici; sembrava fossero passati anni senza di lui, ma erano solo undici giorni. L'arancione guardò i suo compagni di squadra sbalordito, successivamente le sue labbra rosee si piegarono in un sorriso incerto e caloroso. «Ciao ragazzi!».
 
«IDIOTA È DA UNA SETTIMANA CHE NON TI PRESENTI IN PALESTRA E SAI DIRE SOLO "CIAO RAGAZZI"?!», il rimprovero da parte del numero nove non era passato inosservato a nessuno, all'interno di quella stanza.
 
Tobio, seguito dalla squadra, si sbrigò dirigersi verso Hinata, ancora seduto intento a sorridere. Adesso però, il suo sorriso non sembrava più così tanto rale.
 
«Spero almeno che tu abbia una scusa decente per la tua as-».
 
Non appena arrivò di fianco al piccoletto, al moro gli morirono le parole in gola. I ragazzi della squadra guardarono lo schiacciatore continuare a sorridere, dire che erano scioccati era riduttivo. Kageyama cominciò a sentire le mani tremare... era spaventato da ciò che i suoi occhi stavano guardando, desiderò vivamente di star essendo vittima di un pessimo scherzo. Lo aveva raggiunto per cantargliene quattro, ma adesso che ce l'aveva davanti, gli sembrò tanto un corvo a cui avevano strappato via le sue ali...
 
Hinata continuava comunque a sorridere – o almeno questa era l'impressione che voleva dare –, nonostante gli sguardi preoccupati e angosciani dei suoi amici.
 
Poi inclinò di poco la testa di lato e con fare innocente chiese: «Cosa c'è? Mai visto una persona in sedia a rotelle?».
 
Kageyama sentì il mondo cadergli addosso in una manciata di secondi.
   
 
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