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Autore: Classicboy    17/09/2017    6 recensioni
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Sono passati alcuni anni da quando Percy Jackson e i suoi compagni hanno sconfitto Gea e da quando Apollo è rientrato pienamente in possesso del suo status divino, e tutto sull'Olimpo scorre nella più completa tranquillità.
Ma una nuova minaccia si profila all'orizzonte.
Medea, la strega della Colchide, è tornata!
Grazie ai suoi perfidi incantesimi la maga non solo ha reso inoffensivi i figli più potenti delle divinità dell'Olimpo, ma ha anche rapito la divinità dei giuramenti, la dea Stige, e così facendo ha ghiacciato l'omonimo fiume. I progetti di Medea sono chiari: assorbire l'essenza divina di Stige per divenire a sua volta una dea.
Ma nuovi eroi si profilano all'orizzonte, pronti a fermare i piani della perfida strega e liberare la divinità fluviale. Tutto ciò in 5 giorni, entro l'equinozzio di primavera.
Ma saranno all'altezza del compito? Riusciranno questi giovani semidei a farsi strada in un modo dove un giuramento oramai non significa più nulla? Saranno in grado di mettere da parte le reciproche antipatie e a salvare il mondo?
...
[STORIA INTERROTTA CAUSA MANCANZA ISPIRAZIONE E MOTIVAZIONE, MI DISPIACE DAVVERO, SPERO UN GIORNO DI RIUSCIRE A CONTINUARLA, SCUSATEMI!]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Quasi tutti, Semidei Fanfiction Interattive
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAP.3: UNA NOTTE AGITATA

 

Un silenzio teso regnava attorno alla tavolo da ping pong della sala ricreativa, ovvero il tavolo dove i semidei erano soliti tenere i loro consigli di guerra in caso di crisi.

Tutti i Capocabina più Chirone e Rachel erano radunati, e nessuno pareva granché ansioso di parlare. Ma quelli che parevano più in ansia erano Rich, Kian, Ekanta, Glass, Aimeè e Amelie, che si guardavano attorno nervosi e insicuri sul comportamento da tenere, visto che solitamente non partecipavano a quelle riunioni.

Il centauro sospirò: “Direi che possiamo iniziare...”
“Un attimo - intervenne confusa Amelie - Dov'è Damian? Pensavo che sarebbe venuto anche lui” domandò guardandosi attorno confusa alla ricerca del capocabina della casa di Ecate.

“Il signor Anderson ha subito un lieve “incidente” nel corso della partita di stasera da parte di un avversario e passerà l'intera notte in infermeria a farsi curare”
“Chiedo scusa, colpa mia” grugnì Kevin, anche se non pareva poi così tanto dispiaciuto.

“Ad ogni modo direi che possiamo continuare. Come sapete questa riunione ha lo scopo di parlare dell'impresa che Ermes ha assegnato a sei campeggiatori, ovvero Rich, Amelie, Amieè, Kian, Hicks e Ekanta, e...”
“E si tratta di una grandissima cazzata!”
Era stato di nuovo Kevin a parlare. Aveva uno sguardo di pura rabbia sul volto, e teneva i pugni talmente stretti da far sbiancare le nocche.

“Signor Murphy...” provò a intervenire Chirone, ma venne fermato dal figlio di Ares che battè con forza il pugno sul tavolo, facendo tremare i bicchieri che erano posati.

“È una follia Chirone, non puoi permettere che intraprendano una missione del genere! È un suicidio assicurato! Stiamo parlando di Medea, uno dei personaggi più perfidi della mitologia!”
“Capisco il tuo punto di vista, Kevin, ma penso che la stai prendendo troppo sul personale...” provò a farlo ragionare Ambra, venendo zittita da un'occhiata di fuoco da parte del giovane.
“Personale? Personale?! Scusatemi se sto cercando di tenere al sicuro il mio gemello, per impedirgli di andare a farsi uccidere!”

“Non sei l'unico che è preoccupato per i suoi fratelli, Kevin. Anche noi non siamo contenti di fronte a questa prospettiva, e sono certo che Damian sarebbe d'accordo con me. Ma si tratta di una missione assegnataci dagli dei, non possiamo tirarci indietro” intervenne Austin, il Capocabina di Morfeo, mettendo una mano sulla spalla di Glass con fare protettivo.

“Ma a differenza vostra io sto mandando a morire il mio fratello di sangue! Scordatevelo che lo faccia!” esclamò con rabbia il rosso scattando in piedi.

“Volete stare zitti? - sbottò Elaine Middledorf, la capocabina della casa di Demetra - Sembrate due bambini che litigano per un foglio di carta. Abbiamo delle questioni serie da discutere, noi”

“Potreste per favore smetterla di parlare come se non fossimo presenti?”

La voce calma di Kian portò il silenzio più totale intorno al tavolo.

Kevin fissò per qualche attimo il gemello, il labbro che tremava: “Non dirmi che sei dalla parte di questi idioti?”

Kian sospirò, prima di mettere una mano sul braccio dell'altro e rimetterlo seduto: “Kevin, c'è ben poco che possiamo fare. Come Austin ha fatto notare è una missione che ci è stata affidata dai nostri stessi genitori. Inoltre è a rischio il destino stesso del campo, quindi non abbiamo altra scelta che partecipare”
“Non posso permettere che sia tu a rischiare la palle per una cosa del genere. Vado io piuttosto!”
“No. Hai sentito Ermes: noi sei siamo stati scelti, e solo noi possiamo portare a termine questa missione. Io non mi sono lamentato, e così non hanno fatto i miei compagni, mi sembra, quindi per favore smettila, e concentriamoci sulla missione di per sé”
I due fratelli rimasero a guardarsi a lungo negli occhi, come in una sfida a chi avrebbe abbassato per primo lo sguardo. Alla fine fu Kevin a cedere, spostando lo sguardo con un verso stizzito.

Kian annuì, prima di voltarsi verso il tavolo: “Allora, qual'è il piano?”

Un nuovo silenzio calò sul gruppo. Nessuno sapeva cosa fare davvero, quella notizia li aveva colti tutti impreparati.

“Beh, per prima cosa direi che è il caso di vedere se c'è una profezia”

La voce timida di Rich ruppe il silenzio, mentre tutti spostavano lo sguardo su di lui. Il ragazzo deglutì con fare nervoso, mentre sentiva un gusto acido risalirgli in bocca.

“C-che c'è? Solitamente quando viene affidata un'impresa non viene anche pronunciata una profezia?” mormorò il giovane, facendosi forza per non uscire urlando dalla sala. Non la sopportava tutta quella attenzione, non ce la faceva, era troppo per lui!

Ci penso Mikael, il Capocabina di Apollo, a tirarlo fuori dai guai, annuendo grave: “È vero, per tutte le missioni viene pronunciata una profezia. Oracolo, stiamo aspettando le tue parole”

I ragazzi si voltarono verso Rachel, la quale li osservò uno ad uno, con un'espressione seria, quasi funerea, facendo accapponare loro la pelle. Tutti conoscevano la rossa per essere una donna calma e sorridente, che si divertiva a sporcarsi di colore mentre giocava coi bambini, ma lo sguardo che aveva in quel momento la facevano sembrare un'altra persona. Per la prima volta i ragazzi si resero conto di quante cose doveva aver visto quella giovane donna e quante ne doveva aver vissuto.

Rachel prese un respiro profondo e chiuse gli occhi. All'istante la sua testa cadde a ciondoloni sul petto, come se si fosse improvvisamente addormentata, salvo alzarsi subito dopo di scatto, gli occhi completamente verdi. Un fumo smeraldino simile ad un pitone la avvolse, mentre una voce roca e amplificata, diversa da quella della Dare, risuonava nell'ambiente circostante:

 

Al sorgere del sole nel giorno predestinato
L'oscuro male verrà finalmente svelato.

Sei semidei andranno a occidente nella zona incanta
Sette tra le mute statue affronteranno la lotta predestinata.
Illusione e realtà saranno da svelare
In un gioco di magia e astuzia da superare.
E l'ombra della strega avanza spietata
Dalle nebbie della memoria ormai dimenticata

 

Non appena ebbe pronunciato l'ultima parola la giovane sbattè di nuovo gli occhi, tornati normali, per poi fissare i presenti.

Era tutto finito, le parole erano state pronunciate. Il destino ora era stato definitivamente scritto.

 

 

La riunione si concluse dopo pochi minuti, e i ragazzi tornarono ciascuno alla propria cabine.

Rich stava seguendo Ambra, quando si fermò di botto.

“Beh, che c'è? Stai male?” domandò confusa la maggiore.

Il ragazzo scosse la testa, per poi mettere su un sorriso nervoso: “No, ti volevo solo chiedere se potevi precedermi. Ho bisogno di un po' d'aria”
Ambra alzò un sopracciglio scettica: “Ne sei sicuro? Non mi sembra la decisione più saggia da prendere in un momento del genere...”
Il ragazzo annuì: “Ne sono sicuro. Non hai nulla da temere. È vero che Medea può evocare anche mostri all'interno del Campo, come ha fatto col Segugio, ma sono sicuro che un processo del genere le costi molta magia, e non potrà rifarlo di nuovo molto presto. Inoltre le arpie sono state mandate a fare la guardia ai confini stanotte, quindi non ho neanche il problema che mi possano trovare”

Vedendo che l'altra continuava a non sembrare molto convinta allargò ancora di più il suo sorriso: “Non ti preoccupare, Ambra, vai, so badare a me stesso, tranquilla. Inoltre ho la spada con me. Vai”

La giovane si morse il labbro, combattuta, ma alla fine si limitò a sospirare: “E va bene, ma non fare troppo tardi, che domani devi partire per l'impresa e devi essere in forze, intesi?”
“Tranquilla, al massimo torno tra una mezz'ora”

Ambra annuì, e si incamminò in direzione della cabina di Atena. Non appena fu scomparsa nel buio Rich lasciò cadere il sorriso, per poi voltarsi e correre verso il bosco.

Arrivato ai margini non riuscì più a trattenersi. Si chinò sulle ginocchia e prese a vomitare quanto aveva in corpo.

Continuò così per cinque minuti buoni, mentre tutto ciò che aveva mangiato durante la giornata veniva espulso dal suo corpo, lasciandogli un sapore orribile in bocca.

Quando finì il giovane si allontanò barcollando di pochi metri, per poi cadere seduto con la schiena contro il tronco di un albero. Era completamente pallido, e stava sudando in maniera copiosa, senza contare i tremiti che gli pervadevano il corpo. Gli occhi erano serrati e stava singhiozzando sottovoce.

Erano anni che non aveva un attacco di panico, ormai era certo di aver imparato come gestirli, ma quella sera proprio non ce l'aveva fatta. L'attacco del Segugio, il discorso di Ermes su Medea, la scoperta di essere uno dei sei semidei che dovevano sconfiggerla, la riunione con gli altri capicabina, ma soprattutto quella terribile profezia, erano stati troppo per lui e per il suo cervello, e il suo corpo aveva reagito nell'unica maniera possibile.

Sapeva che aveva fatto male ad allontanare Ambra, ma non voleva che lei lo vedesse in quello stato pietoso.

Il giovane si lasciò sfuggire ancora un paio di singhiozzi, prima di calmarsi leggermente. A quel punto si alzò barcollando e si diresse in direzione della spiaggia. Una volta arrivato sul bagnasciuga si fermò, e i suoi occhi presero a scrutare la distesa nera del mare. L'australiano chiuse gli occhi e si concentrò sulla carezza del vento contro il suo viso e sul rumore delle onde che si infrangevano di fronte a lui.

Dopo pochi minuti alla fine si spogliò di scarpe, calze, maglietta e pantaloncini, rimanendo solo coi boxer, per poi avvicinarsi all'acqua. Si addentrò di qualche metro, dopodiché chiuse gli occhi, emise un lungo sospiro e si tuffò.

L'impatto con l'acqua fredda del mare lo fece stare subito meglio. Nonostante il giovane fosse un figlio di Atena amava il mare. Questo probabilmente era una conseguenza del fatto che era australiano, e pertanto era sempre vissuto col mare a pochi metri di casa, che era diventato il suo compagno di giochi e il luogo nel quale trovare conforto sin dalla più tenera età.

Rich riemerse in superficie e prese una profonda boccata d'aria. Si asciugò l'acqua dagli occhi e prese a scrutare il cielo pieno di stelle sopra di sé.

Era bellissimo...

Non ci poteva credere che esistevano forze che volevano distruggere il perfetto capolavoro della natura, l'aveva sempre trovato qualcosa di assurdo.

Eppure c'erano...

Rich fece un paio di bracciate per poi tornare verso la spiaggia, completamente ristabilito. Tuttavia notò che vicino ai suoi vestiti c'era una persona che lo stava aspettando, seduta sulla sabbia.

Il giovane uscì dall'acqua e si avvicinò, sorpreso: “Ciao”
“Ciao - gli rispose semplicemente con un sorriso Amelie - Ti ho visto in acqua e ho pensato che una volta uscito ti avrebbe fatto comodo un asciugamano” e gli porse l'oggetto.

Rich mormorò un “grazie”, prima di prenderlo.

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, mentre il castano si asciugava, e una volta finito il figlio di Atena le rivolse un'occhiata: “Tutto bene?”

La russa scrollò le spalle: “Direi di sì”
“Amelie, sei rimasta in silenzio per tutto il tempo, e tu non stai mai in silenzio. Inoltre mi sembra sospetto che tu mi abbia casualmente visto nuotare e abbia deciso di venire a darmi un asciugamano”
La giovane ridacchiò: “Beccata - poi gli rivolse un'occhiata - Stasera alla riunione mi sei sembrato parecchio scosso, e quindi una volta finito ho pensato fosse il caso di venirti dietro per assicurarmi che stessi bene. Come ben sai l'incantesimo di invisibilità mi riesce piuttosto bene. E, beh, ho visto quello che hai fatto, per poi recarti qui e andare tuffarti, e ho pensato che ti servisse un'amica”

Rich si era irrigidito nel sentire che l'altra lo aveva visto preda di un attacco, ma in fondo in fondo la cosa lo sollevava un po'.

Il figlio di Atena si buttò a sedere al suo fianco, avvolto nell'asciugamano. Per fortuna era una serata abbastanza calda, e il giovane non pativa il freddo.

I due rimasero in silenzio per alcuni minuti (cosa che probabilmente dovette costare un grande sforzo di volontà da parte della russa). Alla fine fu Rich a rompere il silenzio: “Hai uno spirito di osservazione che fa paura”
La mora ridacchiò: “Lo prendo per un complimento. È che mi piace prendermi cura dei miei amici. Cosa hai avuto prima, se posso chiedere? Stai forse male?”
L'australiano scosse il capo: “Ho avuto un attacco di panico”
Amelie si voltò a fissarlo, sorpresa: “Non pensavo che soffrissi di queste cose, non ti ho mai visto in preda ad uno”

Rich si esibì in un sorriso amaro, così diverso dal suo solitamente timido: “Ne avevo molti prima di venire al Campo. La mia vita non era esattamente facile, ero visto sempre come quello “strano” e “diverso”. Ma in fondo è quello che passano tutti i semidei, no? Inoltre il mio fisico gracile e il carattere remissivo mi hanno portato ad essere la vittima preferita di vari bulli. Però una volta arrivato qui ho preso la decisione di imparare a controllarli. Ho imparato a mettere la mia mente di fronte a queste situazioni e a mantenere il controllo. Era da quando avevo 13 anni che non avevo un attacco, ma stasera... stasera è stato tutto troppo e non ce l'ho fatta”

Amelie prese a mordersi il labbro, nel suo tipico tic di quando era pensierosa. Era la prima volta che sentiva l'altro aprirsi così tanto sul suo passato e su sé stesso. Le faceva piacere, tuttavia si rendeva sempre più conto di quanto possa essere difficile la vita del semidio fuori dal Campo.

La russa lo attirò a sé, in una sorta di abbraccio, prendendolo di sorpresa.

“Tranquillo, non devi affrontare questa avventura da solo. Ci sono io, e c'è anche Red. Senza contare poi Ekanta, Hicks e Kian. Siamo una squadra, ce la faremo”
Rich annuì, mentre chiudeva gli occhi e si rilassava.

Era vero: non era solo.

E insieme loro sei ce l'avrebbero fatta.

 

 

Glass se ne stava seduta su di una panchina del parco. I rumori tipici del Bronx la circondavano donandole quella famosa sensazione di controllo e sicurezza che possono dare solo i luoghi nel quale si è cresciuti.

Il suo sguardo si spostò su Luke, al suo fianco, che le sorrise in maniera schietta.

“Allora, X, non mi fai i complimenti per il nostro ultimo colpo?”

La rossa sbuffò: “Certo... Abbassa la cresta, Luke, ti ricordo che se non fosse stato per me e per Dean le cose si sarebbero messe davvero male”
Il tredicenne ridacchiò: “Dai, me la stavo cavando bene!”
La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso.

L'altro riportò l'attenzione di fronte a sé: “Ti ricordi quando ci siamo incontrati? Fu proprio qui, in questo parco”

“Certo che me lo ricordo, come potrei mai dimenticare quando ho incontrato il mio socio!”
Luke annuì: “Già, neanch'io potrei mai dimenticarlo...”
Glass aggrottò le sopracciglia: “Luke, che intendi...?”
“X - la interruppe il ragazzino prendendole le mani, e facendola arrossire a quel contatto - È-è da quando ti ho incontrato che sto cercando di trovare il coraggio di dirtelo. Io... io ti amo! Ti prego, vorresti... vorresti diventare la mia ragazza?”
La giovane guardò sperduta dentro agli occhi dell'altro, non sapendo bene cosa dire, ma alla fine il suo corpo automaticamente si avvicinò al suo, come attratto da un magnete. I loro volti si fecero sempre più vicini, fino a che...

In quel momento l'intero paesaggio prese a mutare. Glass sentì le mani di Luke scomparire attorno alle sue, mentre il ragazzo andava svanendo, come un'immagine nella nebbia.
“Cos...? No... No! Non portatemelo via! Non di nuovo!” esclamò la giovane, cercando disperatamente di aggrapparsi all'immagine dell'amico.

L'attimo dopo si trovava in una stanza di una squallida casa di un quartiere disagiato, in mano aveva una cornetta del telefono, e la voce di un uomo stava parlando dall'altro lato.

<< No, no ti prego. Non questo ricordo. Ti prego, no... >> fu l'unica cosa che riuscì a pensare, mentre con tutte le sue forze cercava di cambiare quello che ormai sapeva essere un sogno.

Ma non ci riusciva, e sentì di nuovo quelle parole. Le parole che la raggiungevano sempre almeno una volta nei suoi incubi: “Mi dispiace, ma stava correndo per attraversare la strada e un camion lo ha investito. Se vi può essere di consolazione non ha sofferto. È morto sul colpo. Mi dispiace”

Glass sentì per la seconda volta il mondo distruggersi in mille pezzi, mentre le lacrime riprendevano a scendere copiose e dalle sue labbra usciva un urlo roco, mentre delle carte piovevano dal cielo.

Glass ne vide una. L'arcano numero 6: gli Amanti. Tutti che si ripetevano all'infinito, come a volersi beffare del suo destino.

In quel momento sentì qualcuno che la prendeva e la strattonava.

L'attimo dopo la rossa stava sbattendo le palpebre in un soggiorno ben tenuto, con un divano beige e una poltrona dello stesso colore. Su di una parete era addossata una libreria ricolma di volumi. Da una finestra entrava la calda luce del sole.

Glass si guardò attorno confusa. Non era mai stata in un posto del genere, poco ma sicuro.

In quel momento sentì qualcuno che mormorava: “Hicks, stai tranquilla, siamo nel mio sogno. Qui sei al sicuro”
La ragazza si voltò spaventata e si trovò davanti un ragazzino pallido e magro, dai capelli neri e spettinati ma con le punte tinte di bianco. Al collo aveva una collana d'argento.

Ci mise qualche secondo, ma alla fine lo riconobbe,

“Sora Kobayashi!” esclamò sorpresa.

Il figlio di Ipno annuì, sempre mantenendo la sua espressione neutra: “Me ne stavo per i fatti miei, quando ho sentito dei forti impulsi negativi provenire dal tuo sogno. Ne ho visto una parte, scusa per questo, e ho pensato che fosse il caso di... aiutarti, ecco”
Glass arrossì per la vergogna e la rabbia quando ebbe sentito che l'altro l'aveva vista in quello stato.

Ma chi si credeva di essere?! Quella era violazione della privacy bella e buona!

Stava per urlarglielo in faccia, ma non appena i suoi occhi si posarono sul volto pacato dell'italo-giapponese tutta la sua rabbia sfumò, lasciandole una sensazione di amarezza.

“Grazie” disse soltanto, ricevendo in risposta un impacciato segno del capo da parte del ragazzo.

La figlia di Morfeo si guardò attorno incuriosita: “Siamo nel tuo sogno?”
Sora annuì: “Ho ricreato questo posto basandomi sul soggiorno di casa mia, a Brescia. È qui che vado quando gli incubi mi perseguitano”

Glass lo guardò sorpresa: “Riesci a fare una cosa del genere?”
Il moro annuì: “Mi ci è voluto un po', ma sono abbastanza soddisfatto del risultato”
I due rimasero in silenzio per alcuni minuti, fino a che Glass non notò qualcosa per terra. Si chinò, incuriosita, e lo raccolse.

Subito impallidì: era di nuovo l'arcano degli Amanti. Come aveva fatto a raggiungerla?!

“Ehi, tutto bene?”
“Sì, sono a posto, grazie” mormorò mentre metteva la carta in una tasca dei pantaloni.

Sora annuì, non molto convinto: “Ehi, Hicks, senti... lo so che non siamo proprio amici, però ecco, se vuoi parlare di ciò che hai sognato...”
L'espressione di fuoco della ragazza lo fece ammutolire.

“Sora, ti sono grata per avermi sottratta a quell'incubo, ma tieni il naso fuori dalla mia vita privata e dal mio passato, intesi?”

Il ragazzo era molto tentato di rispondere per le rime, ma vedeva come la giovane fosse ancora scossa, per quanto tentasse di tenerlo nascosto.

Il moro sospirò: “Che ne dici se passi il resto della notte qui? È un posto sicuro, gli incubi non ti tormenteranno, e tu hai bisogno di riposo visto che domani parti per l'impresa”

Glass avrebbe voluto declinare l'offerta all'istante, in quanto accettarla sarebbe stato sinonimo di debolezza dal suo punto di vista, tuttavia non appena ripensò al suo ultimo sogno riuscì a stento a trattenere un brivido.

“E va bene, ma solo perché domani ho l'impresa e ho bisogno di dormire, sia ben chiaro!” lo ammonì la ragazza, prima di andare verso la poltrona e sdraiarsi lì.

Sora annuì, e sul suo volto solitamente inespressivo passò l'ombra di un sorriso: “Certo, solo per quello” e se ne andò, per lasciare la figlia di Morfeo da sola, a passare un sonno senza più sogni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:
Buondì ragazzuoli.

Come sempre per almeno una storia a più capitoli mi risveglio dalla mia comoda tomba e torno alla vita dopo un silenzio di qualcosa tipo due mesi. Mi dispiace che abbiate dovuto aspettare tanto, e per un capitolo neanche troppo lungo poi. Scusatemi, le idee c'erano, ma è stato davvero difficile metterle giù, inoltre questa maledetta profezia proprio non voleva venire, e anche ora non sono per niente soddisfatto. Infatti è possibile che più avanti nel tempo decida di cambiarla con una più adatta alla storia.

Ad ogni modo nel corso di questo capitolo, come preannunciato, abbiamo visto angst non solo da parte di Rich, ma anche da parte di Glass, scoprendo inoltre qualcosa in più per quanto riguarda il loro passato.

Questo capitolo è stato abbastanza passivo e di passaggio, ma vi assicuro che dal prossimo le cose inizieranno a movimentarsi un po'.

Università permettendo spero di riuscire presto ad aggiornare anche il prossimo capitolo.

Ci sentiamo gente, e fatemi sapere se sto sbagliando qualcosa nel far comportare i vostri personaggi. Consigli e critiche sono ben accetti.

Ci vediamo, bye!

   
 
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