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Autore: Lo Otta    17/09/2017    0 recensioni
Lasciare la propria casa è difficile, e salutare famigliari e amici ancora di più. E se nella tua nuova città vieni pestato e derubato, costretto in una tenzone amorosa e turbato dai tuoi sentimenti puoi stare bello fresco.
Partecipante al contest “End of the Line” indetto da Found Serendipity
Partecipante alla challenge "Mal d'amore challenge!" indetta da AcquaSaponePaperella
Partecipante al contest "Festa + Alcol = guai" indetto da Hermit_
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nei capitoli precedenti:
  Il protagonista lascia una famiglia problematica, una ragazza con un rapporto a distanza ed il suo migliore amico per trasferirsi in una nuova città, dove ha un nuovo lavoro.


CRUCCI D’AMORE
Catch illegale tra i vicoli


  Credo che la prima cosa che ho notato di diverso quando sono arrivato qui sia stato il verde. Lungo tutta il tragitto, da quando ho lasciato l’ultima metropoli per raggiungere questo piccolo insediamento di cinquemila persone, l’enorme quantità di alberi è stata la cosa che più mi ha fatto compagnia. Pini, abete, querce o alberi da frutto, erano tutti verdi e rigogliosi, orgogliosi di mettere in mostra le folte chiome. Il verde abbonda anche dentro la città, continuando a correre ai bordi delle strade in un piccolo corridoio a lui adibito. I parcheggi sono ben mimetizzati da siepi e altri alberi, potati a dovere.
  Prima di ora, non mi era mai capitato di poter stare in così tanto verde. Solo una volta durante l’infanzia avevo quasi vissuto altrettanto, quando con i miei andai a passare una settimana in montagna per sciare. Quell’anno però non aveva ancora nevicato, e i prati erano ancora rigogliosi grazie ad una buona temperatura. I grandi impiegarono un’intera giornata per farsi rimborsare, e io ebbi tutto quel tempo per correre e rotolarmi nell’erba. Feci anche amicizia con una ragazzina del posto. Quando mi portarono via, le regalai una collanina con una moneta bucata come ciondolo, per non far sì che si dimenticasse di me. Buffo, perché sono io che mi sono dimenticato di lei. Chissà ora cosa starà facendo.
  Ora però non è il momento dei ricordi. Sono appena arrivato in questa cittadina dal nome impronunciabile, e devo andare dallo zio Bobbie, in modo da potergli lasciare tutti i bagagli. Ma prima voglio passare a prendere qualcosa da mettere sotto i denti.
  Entro in un negozietto chiamato M-Mall, e dentro prendo qualche biscotto confezionato da portare via. Vado alla cassa e chiedo anche un caffè lungo. Il commesso inizia a prepararlo, dandomi il tempo di osservarlo. Sembra un ragazzo attorno alla maggiore età, non particolarmente in forma ma che non si è lasciato andare. Sulla targhetta c’è scritto “Randall”, e il cappellino del negozio copre in parte i capelli bruni, che scendono lunghi dal lato destro. Si muove con aria disinteressata, e quando a finito il caffè si rivolge a me apatico -Cinque e cinquanta.
  Dopo aver pagato faccio per uscire, prendendo il telefono per mandare un messaggio a Sandra. Prima che partissi avevamo deciso di non lasciarci, provando a mantenere la nostra relazione anche con la distanza. Le avevo promesso che appena arrivato le avrei scritto, e così iniziai a digitare, mentre mi avviavo fuori dal negozio.
  Uscito presi senza guardare un vicolo. Concentrato come ero sullo schermo non mi guardai intorno, non notando che la strada imboccata era stretta e buia. Arrivato circa a metà, due ragazzi escono fuori dalle ombre e mi fermano. Il biondo, tozzo e robusto, mi parla -Bene bene, un nuovo visitatore è arrivato in città. Ma sembra che non abbia ancora pagato la tassa alla Banda.
  Io sono confuso. Non mi era stata menzionata nessuna tassa da pagare, e certamente non penso di dover dare dei soldi a degli adolescenti
  -Sentite, forse vi siete confusi con qualcun altro. Io non ho nessuna tassa…
  -Zitto!- il biondo tarchiato mi assesta un sinistro sulla guancia che mi fa girare. Io sono una persona pacifica e tutto, ma se qualcuno mi picchia io mi difendo. Fermatomi quindi dallo slancio del colpo carico verso il mio assalitore, ma in mezzo si mette l’altro ragazzo, più giovane del primo, che incassa il mio colpo nello stomaco.
  Mi fermo per vedere se ho fatto del male al ragazzo, in fondo lui non mi aveva fatto niente, ma mentre mi piego verso di lui l’altro mi colpisce sul collo, facendomi finire a terra.
  -Bene. Randon, prendigli tutto.- vedo il ragazzo che ho colpito avvicinarsi a me steso e frugarmi nelle tasche, mentre si tiene la pancia dove l’ho colpito. Riesco appena ad alzare il collo per vedere i due ragazzi fuggire con il mio portafogli, i miei documenti e il mio telefono.
  Steso guardando il cielo penso a come si è rovinata la giornata, solo perché ho preso una strada senza guardare. Mentre mi recrimino, sento dei passi. Saranno i ragazzi di prima che vogliono finire il lavoro che hanno iniziato. Facciano pure.
  -Accidenti, ti hanno proprio conciato male.- non è la voce di uno dei miei due assalitori, è una voce femminile, dolce e gentile. -Ce la fai ad alzarti?- La mia soccorritrice mi si avvicina, e così ho la possibilità di vederle il viso da disteso. I capelli lisci scendono verso di me, mentre gli occhi allegri rimangono incorniciati in un viso chiaro e rotondo.
  Io faccio cenno di sì e cerco di tirarmi su facendo leva sulle braccia, ma crollo dopo pochi tentativi.
  -Aspetta, ti aiuto.- lei mi prende per le spalle ed inizia ad alzarmi. Con il suo aiuto presto riesco a raggiungere la posizione verticale. Risistemati gli assi e le ascisse, riesco finalmente ad avere un quadro completo della mia salvatrice. Ora i suoi capelli biondi scendono oltre le spalle che sono sorrette da un corpo delicato ma tonico, una sottile ma robusta molla pronta a scattare.
  Forse gli occhi dorati, o la pelle diafana o capelli che profumavano di fresco, o forse un unione di tutti quegli elementi, ma in quel momento la ragazza mi sembra la Bellezza scesa in terra. Mentre rimango fisso a contemplarla, una il Sole la illumina da dietro elevando ancora di più la sua bellezza.
  -Sei stato sfortunato a fare subito la conoscenza della banda di Morgan, straniero. Quella non è bella gente da frequentare. Dimmi, ti hanno preso qualcosa di importante o… Ehi, mi ascolti?- inizia a scuotermi la mano davanti agli occhi, dissipando l’incantesimo che non mi faceva smettere di guardarla. Ora penserà che sono un rimbambito. Spero di aver iniziato a sbavare.
  -Scusa, cosa hai detto?
  -Ti hanno rubato qualcosa? Vuoi che ti accompagni a sporgere denuncia?
  -Sì grazie.- perfetto, ho la possibilità di stare ancora con questa splendida ragazza. Devo fare in modo che si dimentichi della mia figuraccia di prima.
  -Comunque ho visto che anche tu hai un bel colpo. Devi aver lasciato il segno a Randon.- un bel colpo? Cosa intende? Vuole dire… Non avrà mica…
  -Senti, da quant’è che sei qui?- devo capire cosa ha visto.
  -Grossomodo direi da quando Randon e Bult ti hanno accerchiato.- Accidenti accidenti accidenti, mi ha visto cadere come un sacco di patate.
  -Vorrei solo puntualizzare che non sono caduto subito perché mi ha steso. È che avevo mangiato pesante, stavo digerendo e poi, e poi, oggi ho i bioritmi sballati.- mi sono salvato in extremis.
  -Certo, i bioritmi.- non saprei perché ma il tono non mi sembra molto convinto.
  -Comunque signor Strani Bioritmi io sono Cloe.- mi porge la mano.
  -Io sono Charl.- la prendo con entrambe e stringo entusiasta. Senza più appoggi, crollo a terra portandomi giù anche lei.
  -Senti Cloe, facciamo che dimentichi questa scena e mi porti alla centrale, va bene?

  La polizia era poco distante, situata su una piazza due incroci dopo il M-Mall. Anche se ero già di nuovo capace di camminare da solo feci tutta la strada attaccato al braccio di Cloe inebriandomi della fragranza dei suoi capelli, che avevo identificato in un misto tra pesca e vaniglia.
  All’interno la centrale non è particolarmente grande, una sola scrivania è presente dietro ad un banco di accoglienza. Sulla sedia girevole con i piedi sulla scrivania c’è un agente magro ed alto, mezzo assopito e con la divisa mezza fuori.
  -Billsen, svegliati.- Cloe urla all’uomo in divisa, che trasale e cade a terra.
  Sistemandosi il cappello caduto sugli occhi l’agente si alza -Ciao Cloe, non ti avevo vista. Stavo meditando su alcuni casi importanti.- prese alcuni fascicoli per cercare di sorreggere il suo alibi.
  -Stavi meditando molto profondamente, ho visto. Senti, questo foresto è stato derubato ed è venuto qui per fare denuncia.
  -Che fatto disdicevole. Questo potrebbe nuocere all’attrattiva turistica della città. Bene, ora mi dica cosa le è successo.
  -Allora, ero in un vicolo e sono stato aggredito da due ragazzi che poi mi hanno preso tutto ciò che avevo nelle tasche.
  -Dei ragazzi? E probabilmente non saprà riconoscerli vero? Che disdetta, temo che questo caso rimarrà proprio irrisolto.- mentre parlava digitava la mia deposizione su un computerino presente al banco di ingresso.
  Cloe non lasciò finire il poliziotto che disse la sua -Era Randon e Bult!
  -Intende gli amici del giovane Morgan? Quei Randon e Bult?
  -Proprio loro due.
  -Ma non possiamo esserne sicuri. Il derubato potrebbe essersi confuso ed aver visto qualcun altro.
  -Billsen, non fare il tonto con me. Gli ho visti con i miei occhi, e saprei riconoscere quei due membri della banda tra tutti gli adolescenti della città. Ora chiamali e falli venire qui.
  Stava iniziando a sudare e la mascella si muoveva su e giù tremante -No non so se se.
  -Ora li chiami e li fai venire qui! Capito?
  Sotto l’ordine perentorio di quella splendida ragazza che mi stava accanto l’agente Billsen prese la cornetta e con mani tremolanti compose il numero dei due giovanotti ricercati.

  In neanche venti minuti, fummo raggiunti dai miei due aggressori.
  Con voce balbettante, Billsen cominciò quando fummo tutti seduti -Ragazzi, vi ho chiamati qui perché siete sospettati per una rapina.
  -Accusati Billsen, accusati.- puntualizzò Cloe in mia difesa.
  -Sì certo. Siete accusati della rapina attuata ai danni della qui presente vittima, il signor Charl.
  Il turno balzò a Bult, il ragazzo tarchiato -Sa caro signor agente, prima che ci chiamasse dovevamo andare a villa Morgan.
  -Non facciamo di sicuro aspettare degli ospiti dei signori Morgan. Rispondete e potremo finire tutto velocemente: avete fatto la rapina?
  -Certo.- dopo aver confessato il colpo, Bult buttò la roba che mi aveva rubato sul bancone.
  -Perfetto. Abbiamo ritrovato tutta la refurtiva. Si può dire che il caso sia chiuso qui.
  Cloe urlò arrabbiata -Cosa?! Loro confessano il crimine e lei li lascia andare così? Ma che razza di tutore della legge è?
  -Bhe bhe, non è presente una denuncia e così possiamo mandarli a fare le loro commissioni. Credo siano molto più importanti di stare qui.- finito il balbetto di Billsen, Bult fece cenno di sì insieme ad un sorriso beffardo.
  -Come non c’è denuncia? Come?! Perché pensa che abbia accompagnato Charl qui, per fare due chiacchiere?- Cloe continuava a strillare esasperata dall’agente che sembrava fare tutto se non il suo dovere.
  Lei si alzò avvicinandosi alla sedia da ufficio di Billsen, che si faceva sempre più piccolo mentre si avvicinava -Non mi sembra il caso di aprire un fascicolo per queste ragazzate.
  -Solo ragazzate? Quando avverrà un accoltellamento liquiderà tutto con “un macellaio che non ha sfondato nella vita”? Mi senta, deve prendere questi due e metterli al fresco, perché non è possibile che con le conoscenze qui…- il discorso venne troncato dal suono della campana, salvando Billsen dalla ramanzina.
  -Cara Cloe, sembra che il mio turno sia finito qui. Se vuole discutere ancora, aspetti il mio collega.
  Cloe infuriata torna al suo posto -Dannazione, sei una vergogna di agente Billsen. Se non dovessi tornare a casa starei qua tutta la notte.
  Bult e Randon, ormai scagionati dalle accuse, si alzarono e salutarono gli altri -Allora noi andiamo. Cloe, punching-ball, Billscem.
  Attese che i due furono usciti, poi Cloe prese la sua maglia e si avviò anch’essa -Che rabbia mi fanno quei due. Charl, io ora devo proprio andare.
  Rimasto solo con il poliziotto nella stazione di polizia, me ne andai anch’io. In realtà ero entrato principalmente per Cloe, quello splendore umano. Da quando l’avevo vista, ne ero rimasto infatuato. Salutai l’agente, che mi rispose con “Buona giornata anche a lei. E benvenuto a Niohome.”. Bella giornata proprio.

  Fuori dall’edificio, seduta su un grosso vaso di cemento posto in cerchio insieme a molti altri per dividere il centro della piazza dal suo perimetro di edifici, Cloe attendeva con lo sguardo perso nel cielo. Mi avvicinai cautamente a lei, sedendole accanto. Rimasi incantato a fissare i suoi capelli biondi dorati che le scendevano lungo il corpo, e la sua pelle quasi trasparente ora imporporata dal sole al suo tramonto.
  Rimanemmo in quella situazione di estasi finché non mi scivolò dalle mani inermi il portafoglio svuotato che avevo recuperato. Toccando terra tintinnarono con suono cristallino le chiavi al suo interno, svegliandoci dai nostri apparenti stati di beatitudine. A quel punto Cloe notò la mia estrema vicinanza a lei del corpo e delle mani, che nel mio stato di apatia erano scivolate verso di lei.
  -Oh, pensavo fossi ancora intento nella tua denuncia la dentro.- esclamò lei, ritraendosi leggermente da me.
  -Non desideravo certo ripetere tutto il percorso giudiziario per quei soldi che avevo.- cercai di buttare sul ridere la questione, al fine di riempire il vuoto che si era formato tra noi.
  Lei fece una breve risata cristallina, e poi si liberò di quel tono distante che aveva preso appena risvegliata -Presumo che abbia un posto dove passare questa notte, giusto?
  Io gli risposi sinceramente alla sua domanda forse un poco troppo personale, ma che mi appassionava dicendomi indirettamente di un suo interesse alla mia persona -Ho l’intenzione di passare questa sera e molte altre a venire ospite di mio zio. Cioè, lui non è proprio mio zio, in realtà è il figlio del cognato dello zio di mia madre.
  Lei si lasciò andare ad un’altra delle sue splendide risate, e tutto ciò mi riempiva di calore il cuore. Tutto quello che in quel momento desideravo era rimanere così per sempre, solo io e lei, intenti in un’allegra chiacchierata.
  Dietro al vaso a cui eravamo appoggiati si fermò frenando bruscamente un macchinone nero. Dalla portiera del guidatore scese un ragazzo abbronzato, con un paio di occhiali da sole. La canottiera bianca, unico suo indumento superiore, aderiva e risaltava i muscoli marmorei del tipo.
  Il suo arrivo blocco il nostro parlare, e solo questo sarebbe già bastato per farmi provare odio per quello scamiciato che avrà avuto cinque o sei anni in meno di me. Ma il mio odio aumento non appena si avvicinò a Cloe e la strinse a se, come a voler rimarcare un suo possesso.
  -Ciao tesoro.- la salutò con un bacio che mi fece ribollire di gelosia -Cosa succede, questo strambo ti importuna?- la sua domanda, oltre che calunniosa, offese anche il mio senso estetico. Nella mia condizione, con i vestiti impolverati e stropicciati, al massimo mi si sarebbe potuto affibbiare un “malconcio”. Ma “strambo” no. Offendeva me e tutto il mio guardaroba.
  -Per niente amore. Mi stava raccontando del figlio del cognato della nonna che al mercato suo padre comprò.- la terza sua dolce risata la concluse, bloccando ogni mio istinto a correggerla. Una tale bellezza poteva permettersi fino a tre errori senza correzione.
  -Allora possiamo andarcene.- il bellimbusto si avviò verso la macchina e la portò con lui, cingendola con un braccio attorno alla vita.
  -Aspetta, devo fare ancora una cosa.- si liberò dalla sua stretta e corse verso di me, dandomi un leggero bacio sulla guancia. Poi risalì in auto e i due andarono via.
  Quel saluto inaspettato ma così apprezzato mi fece finire su una nuvola per tutto il tragitto fino alla macchina parcheggiata, e da lì fino a quando raggiunsi la casa dello zio Bobbie fuori dal paese. Quando girai la chiave la nebbia di felicità che mi appannava la mente si era in parte diradata, ed io entrai nell’edificio.
  Raggiunto il salotto d’entrata, temetti che quel bacio inatteso aleggiasse ancora davanti ai miei occhi, creando miraggi seducenti. Da una porta immersa nel vapore era uscita il divino essere che turbava la mia anima da una mezza giornata. Cloe era avvolta in un asciugamano che fasciava il suo tronco prominente, e un turbante dello stesso materiale della veste cingeva la testa.
  Solo quando entrò lo zio scoprii che quella davanti a me non era una visione, e feci anche un’altra scoperta ancora più sorprendente.
  -Charl caro, sei arrivato. Vedo che hai già incontrato la mia piccola.
  Credo che sia quello il momento esatto quando la mia passione ardente si gelò in un blocco unico, spaccandosi in mille schegge che mi trafissero da dentro con mia enorme sofferenza.


N.d.A.
  Questo capitolo si pone (evidentemente, me scemo) come prosecutore delle vicissitudini dei personaggi precedentemente citati. Ma ne mantiene anche le distanze, potendo venir letto senza sapere dei capitoli precedenti. Questo è fatto per una mia malsana idea, cioè creare una storia che si basa sui vari contest e challenge presenti sul forum, che io rielaboro e cerco di unire qui. Infatti i primi quattro capitoli vengono dal contest "End of the Line" di Found Serendipity, mentre questo e i due prossimi sono costruiti sulla base della challenge "Mal d'Amore" di AcquaSaponePaperella. Ogni capitolo o gruppi di capitoli provenienti da un contest/challenge avranno un titolo proprio ("Chi resta e chi va" dal primo al quarto, "Crucci d'Amore" riguardo questo arco narrativo).
  Riguardo ogni quanto avverrà la pubblicazione. Quando inizierò un nuovo arco pubblicherò un capitolo alla settimana fino alla sua conclusione. Invece riguardo alla frequenza di pubblicazione dei vari archi dipenderà da ciò che trovo sul forum. Ora ho già visto altri due o tre contest, ma successivamente sarà da vedere. Perciò se la storia vi interessa molto (ma non credo) create nuove sfide sul forum accettando anche Originali Comico. Se volete propormele io sarò ben accetto a valutarle se inseribili nella storia (sono di bocca buona, basta che non ci siano troppe limitazioni e accetto praticamente tutto. Per darvi un'idea e una piccola anticipazione, in un prossimo tempo appariranno insieme una tenda militare, una bottiglia polverosa e una sfera di cristallo).
  Finisco qui il mio breve angolo e chiudo
~Lo Otta

  
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