Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: kuutamo    17/09/2017    2 recensioni
'Mystic Falls. L'aria che si respira in questa cittadina mi è sempre sembrata ambigua. All'inizio sembra di trovarsi in un posto normale, ma basta poco per scoprire che pullula di esseri immondi e crudeli, degli assetati di sangue. Io sono uno di loro.
Il punto è che questa volta Mystic Falls sembra davvero una normale cittadina, tranquilla e felice.
Forse dovevo davvero lasciar perdere e non tornare: forse tutti qui sono stati meglio senza il vecchio e cattivo Damon. Ma ahimè, la felicità altrui non mi è mai interessata molto.'
Gli eventi sono stati ambientati (e scritti) durante la 6a stagione: Elena e Damon si sono lasciati, lei non è caduta nel sonno di Kai e gli eventi della 7a e 8a stagione non sono avvenuti. Inizialmente partita come una one-shot (dal nome "Dressing coffins for the souls I've left behind in time") e ora diventata una long. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

  Floating papers 



Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso, ma c’era stato un momento preciso in cui aveva avvertito la sua coscienza ritornare. Era ancora buio, ma si sentiva di nuovo se stessa. Riusciva a percepire tutto attorno a lei: i suoni erano piuttosto ovattati e lontani, ma poteva udire le voci echeggiare nella stanza, sentire il tocco di una mano sulla fronte. Il suo cervello funzionava perfettamente, il suo respiro era costante, non sentiva alcuna fitta all’addome per lo sforzo, né tanto meno alla gola per l’urlo che aveva lanciato.

L’unico problema era che proprio non riusciva ad aprire gli occhi. Sollevare le palpebre era un’impresa titanica, impossibile: lo stesso valeva per muovere qualsiasi altra parte del suo corpo o peggio parlare. Ebbe quasi  come l’impressione di aver dimenticato come si faceva. Eppure non provava alcun dolore, ne era sicura. Era come se stesse dormendo, ma solo in apparenza, perchè nella sua mente era vigile. Era così vicina a comunicare con gli altri, ma proprio quando pensava di farcela ed emergere da quel suo silenzio, vi sprofondava di nuovo.

 

Sapeva che lui stava bene, se n’era accertata prima di perdere rovinosamente i sensi. Il rito era completo, e fortunatamente nulla era andato storto. Per nessuno se non per lei: la magia nera era diventata un tutt’uno con il suo corpo, la silenziosa lotta che stava affrontando contro di essa era per decidere se lasciarla estendere o meno alla sua anima. E questo non doveva accadere. C’erano dei rischi, rischi a cui non diede minimamente peso. C’era stata una decisione da prendere in fretta e non aveva avuto ripensamenti. Neanche adesso ne aveva. Forse per la prima volta, era davvero fiera di se stessa.

 

Quando Stefan le aveva dato la colpa per ciò che stava accadendo, qualcosa era cambiato radicalmente dentro di lei. Nuove consapevolezze avevano fatto capolino, il suo cuore si era aperto, forse troppo presto, a sentimenti ancora acerbi, ma sinceri. Non aveva potuto ignorarli, dentro di lei lo aveva sempre saputo. Forse persino fin dal loro primo incontro.

Nell’istante in cui decise di rischiare la propria vita per uno sconosciuto, la chiave per salvarlo le fu rivelata. Era come se una porta le si fosse aperta e il fascio di luce della conoscenza l’avesse benedetta. Ancora non sapeva quanto questa benedizione poteva tramutarsi in maledizione.

Quella che sembrò essere la voce di sua nonna le parlò chiaramente: si sarebbe dovuta avvicinare alla morte per estirpare letteralmente il male radicato in una creatura della notte. Accogliere il male liquido nelle sue vene, lasciarlo entrare e fondersi con il suo sangue. Quella era una magia che consumava l’anima di chi la praticava. Danaë non si era mai avvicinata in vita sua ad un libro di magia nera, eppure era bastata anche solo l’idea di usarla per salvare la vita di Damon per attivarla. Era stata l’espressione a trovare Danaë: questa l’aveva scelta perché sapeva di potersi radicare in ella. A quel punto sua nonna non fece altro che guidarla nel nuovo territorio che le si era presentato.

 

Ora, inerme, Danaë si domandava come mai il male avesse attecchito così bene dentro di lei. Eppure non era mai stata malvagia.. che questa caratteristica fosse legata all’essere una banshee o una vila? Non lo sapeva. Scommise che non l’avrebbe scoperto tanto presto.

 

 

“Avresti dovuto fermarla!” disse Damon stizzito.

Danaë poteva chiaramente sentire i fratelli Salvatore litigare nella stanza accanto alla sua. Si sentiva una spettatrice invisibile.

“Per perdere te? Ti rendi conto che lei per me è una completa estranea? Tu per me avresti fatto lo stesso Damon, ammettilo! Non mi avresti lasciato morire”

“Dovevi trovare un altro modo fratello” controbatté severamente.

“Quella pazza non ci avrebbe mai aiutato, figuriamoci farle spezzare l’incantesimo con la forza. Hai visto anche tu cosa ci ha fatto in quel parcheggio. Lei è forte” aggiunse Stefan riferendosi alla strega che voleva ucciderli.

“Allora..”

“Allora cosa, avrei dovuto lasciarti morire? Ti basta davvero una settimana per invaghirti di una sconosciuta e metterla prima della tua vita, da quando sei così altruista, Damon?”

“È la seconda volta che mi salva la vita Stefan, non era tenuta a farlo eppure lo ha fatto senza batter ciglio. Avresti dovuto vederla la prima volta, mentre il negozio di sua nonna andava a fuoco - raccontò Damon, quasi estraniandosi, perso tra i ricordi  di quella vicina notte - Quando ha visto che lo stregone mi stava procurando dolore lei è scattata.. Un secondo dopo Dio solo sa cosa stava facendo a quell’uomo. Nei suoi occhi c’era rabbia, una rabbia furente. Sarà pure un’estranea, ma mi ha salvato la vita” concluse.

“Non potevo rischiare, spero tu lo comprenda” rispose flebilmente Stefan, che comunque non aveva cambiato idea nonostante quella rivelazione.

Si udirono dei bicchieri infrangersi sul pavimento e poi dei passi dirigersi al piano inferiore.

 

Dopo alcuni minuti altri passi si fecero sempre più vicini al corpo immobile della ragazza. Danaë sentì il letto piegarsi sotto di sé, qualcuno si era seduto sul bordo e le teneva timidamente la mano.

Ci vollero pochi secondi affinchè il profumo di Damon invase lo spazio della ragazza, rivelandone l’identità. Lei cercò d’inalare affondo quell’odore stranamente familiare e rassicurante, ma nessun tessuto o nervo del suo corpo si mosse.

“Ragazzina.. sei proprio una ragazzina idiota” sussurrò.

Le sue dita disegnavano dei cerchi concentrici su ogni nocca della mano della ragazza. Il vampiro non si smentiva mai, non riusciva proprio a non irritarla, perfino in quella situazione. Il suo respiro però era pesante, il peso del senso di colpa lo opprimeva.

“Quello che hai fatto .. - cominciò serio - Cavolo, non dovevi aspettare che fossi sul punto di morire per restare soli. Se volevi che venissi a letto con te, bastava dirmelo” disse con un finto sorriso malizioso. Aspettò qualche secondo e poi sbottò istericamente:

“Non riesco a credere che te ne resti zitta, dannazione! - strinse gli occhi, poi sospirò sommessamente - me ne diresti di tutti i colori se solo potessi, vero?” Chiese retorico.

‘Ci puoi scommettere’ disse mentalmente Danaë. Dio, quanto avrebbe voluto prenderlo a calci. Era fuori di sé dalla rabbia, avrebbe anche giurato di essere arrossita per l’imbarazzo, ma fortunatamente il suo corpo non riceveva i comandi inviati dal cervello. Fortunatamente.

 

“Damon?” la voce di Bonnie destò il vampiro da quella conversazione platonica. Non rispose, voltò solo leggermente il capo. La strega continuò, stringendosi tra le braccia. Nella casa faceva freddo.

“Sono giorni che non fai altro che vegliarla, dovresti riposare”

“Non ne ho bisogno”

“Invece dovresti, così non l’aiuti in ogni caso”

‘Invece sì, Bonnie’

“Grazie per ricordarmi che non posso fare assolutamente nulla! Sei davvero una bomba a dare consigli” rispose nervoso.

“Credo stia guarendo.. Lo hai visto anche tu, nessuno di noi può aiutarla. Non si lascia aiutare”

“Non sappiamo se stia guarendo, se ne sta solo.. immobile. Immobile - guardò fuori dalla finestra, era notte - Devi continuare a cercare, Bon-Bon” aggiunse in un sussurro Damon.

“Ma non so cosa cercare.. La mia magia non funziona”

“Cerca ancora, ti prego” le chiese lui.

“Sei molto legato a lei” disse Bonnie.

“Non capisco cosa sia..”

“No, non era una domanda - chiarì Bonnie - È piuttosto evidente. Mi sembra quasi di rivederti come..”

“No - la interruppe il vampiro con voce glaciale - non voglio sentire questo discorso. È diverso, ogni cosa lo è”

Bonnie tacque all’istante, era in grado di capire quando poteva o non poteva insistere con lui, e quello non era il momento per aprirgli gli occhi.

Lo avrebbe fatto da solo. La paura sul suo volto era così evidente, palpabile.

A volte c’è bisogno di osservare la propria immagine riflessa allo specchio per capire cosa ci sta succedendo.

Le cose cambiano sotto i nostri occhi e noi, maniaci del controllo, impazziamo quando ci rendiamo conto di non essercene accorti.

Cambiamo, giorno dopo giorno.

 

 

Danaë, quando non ascoltava ciò che le succedeva intorno, sprofondava nel sonno. In realtà le succedeva più spesso di quanto volesse ammettere a se stessa, ma nonostante ciò non abbandonava la speranza di risvegliarsi.

Alternava stati di semi-coscienza e di sonno profondo.

Una notte aveva percepito di nuovo quel profumo tanto familiare.

“Ti prego, svegliati” le aveva sussurrato la voce roca. Alle sue orecchie sembrava essere così profonda, ma talmente distante da essere impalpabile, quasi un sogno. Nonostante ciò avvertì il leggero bacio che quella stessa voce gli schioccò sulla fronte, l’alito caldo posarsi sulle guance per pochi secondi e poi sparire nella nebbia della sua mente. Ma fu appunto come un sogno, non sapeva dire per certo se aveva immaginato ogni cosa e se fosse tutto reale.

Probabilmente non l’avrebbe mai saputo.

 

Come aveva detto Bonnie, stava guarendo. O almeno lo sperava. Quello stato d’impotenza ed immobilità doveva essere una delle conseguenze per aver usato l’espressione. Si sentiva rinvigorirsi, ma non riusciva ancora ad essere padrona del suo corpo. Si sentiva inutile, c’era così tanto da fare, bisognava prepararsi. E poi c’era la pagina del grimorio, quella che era riuscita a ricomporre. Bonnie doveva assolutamente vederla e scoprire di cosa si trattava. Ma la ragazza era la sola a preoccuparsi di come presto si sarebbero evolute le cose: sembrava che Damon e Stefan si fossero completamente dimenticati della scoperta.

Odiava essere al centro dell’attenzione, stavano solo perdendo tempo.

E lei era stufa di non poter essere utile.

Allora le venne in mente l’idea.

 

Dovette sforzarsi al massimo e fare affidamento sulle poche forze riconquistate. Con un incantesimo d’apparizione fece apparire un foglio di carta, che svolazzando per tutta la stanza, quasi mosso dal vento, si posò sulla metà vuota del letto su cui era adagiata.

‘Bene’ pensò, ce l’aveva fatta. Ora sarebbe entrato qualcuno e lo avrebbe letto. O almeno così si aspettava.

La verità è che passò un’ora senza alcuna visita. Doveva ammettere che la parte più vanitosa di lei ne rimase terribilmente affranta. Poi sentì un suono di artigli che avanzava sul pavimento in parquet.

‘Damon, ma certo! - esclamò tra sé e sé - Vieni’ lo chiamò mentalmente, e questo si avvicinò per davvero. Grazie alla loro profonda connessione forse avrebbe potuto servirsi del lupo come messaggero.

 

“Cosa vuoi? Va via, non è aria” disse Damon cacciando via l’enorme lupo. Questi non si diede affatto per vinto e ricominciò a mordere l’estremità dei suoi jeans tirandoli energicamente.

“Si può sapere cosa diavolo vuoi?” sbottò acido più del fiele il vampiro. Il lupo si fermò e guardò intensamente il vampiro negli occhi. In quel momento successe qualcosa: i loro sguardi erano stranamente connessi, non c’era più distinzione fra uomo e animale, facevano parte della stessa specie. Per un attimo parlavano il medesimo linguaggio.

Il lupo a quel punto lo condusse di sopra, fino alla sua padrona. Con un balzo la raggiunse sul morbido letto e si sdraiò.

Il vampiro lo seguì e quando lo vide in quello che era il suo letto, scattò d’ira.

“Scendi subito, bestiaccia!”

L’altro Damon per tutta risposta emise un ringhio profondo, gutturale nella sua direzione e poi si risistemò nella sua posizione.

Il vampiro strinse gli occhi dalla rabbia e lo guardò in cagnesco. Poi, si rese conto che accanto al lupo c’era un foglietto.

“E questo cosa diavolo è…” lo prese velocemente in mano, non capiva.

 

‘La pagina di grimorio bruciata è nella mia tasca. Capite cos’è.’

 

“Danaë - disse con voce tremante - come puoi aver fatto questo? Sei stata tu vero?”

‘E chi altrimenti??’ Rispondeva lei, senza essere udita.

“Se sei stata tu allora fammelo capire. Puoi rifarlo?”

‘Ma cosa pensa, di giocare con una tavola ouija?’ pensò lei.

Fargli recapitare quel messaggio le era costata una fatica non indifferente, ma si disse che per un altro piccolo messaggio poteva resistere.

Si concentrò di nuovo, stava stranamente diventando più semplice.

Dopo qualche secondo il vampiro vide un foglio comparire dal nulla e fluttuare dal soffitto della stanza verso il basso; senza aspettare che facesse il suo corso lo prese al volo, euforico.

 

‘Non verrei mai a letto con te, idiota’ lesse e subito un sorriso gli increspò le labbra.

Sollevò i suoi occhi e li posò su di lei, ancora lì distesa. Danaë non poteva vederlo, ma come al solito percepiva il suo sguardo su di lei. Era elettrico.

“Sapevo che eri ancora lì, ragazzina” disse compiaciuto.

La speranza che quella bizzarra ragazza sarebbe tornata gli scaldò inaspettatamente il cuore. Era un calore indesiderato ed improvviso, ma che lo ristorò completamente avvolgendolo.

 

 

 

Damon mostrò la pagina del vecchio grimorio a Bonnie, che si mise subito a lavoro.

Danaë aveva ragione, faceva parte proprio di quel grimorio che avevano tentato di portarle via. La strega tradusse la formula solo parzialmente, dato che alcune parti di essa erano scritte in una lingua molto più antica del latino, che lei non conosceva. Da quello che aveva dedotto però, quello doveva essere un potente incantesimo d’assimilazione. Le ragioni per cui qualcuno voleva compiere un atto del genere erano ancora oscure, ma di certo era qualcuno già di per sé molto potente. Inoltre, acquisire il potere di un altro essere sovrannaturale era un rito di magia oscura, questo significava che avrebbe privato chi faceva l’incantesimo di una parte della sua anima. La magia doveva sempre essere equa, le forze in gioco dovevano bilanciarsi. L’equilibrio non doveva essere spezzato. Infatti, chi usava per i propri scopi l’espressione, sapeva di rinunciare per sempre ad un pezzo di sè.

A quel punto, si chiese quanto Danaë avesse sacrificato di se stessa per salvare Damon.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: kuutamo