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Autore: Ode To Joy    18/09/2017    0 recensioni
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[Lotor x Lance]
Post-S3
”I tuoi occhi sono blu…”
Lance avvertì una nota sorpresa nella sua voce. Sorrise.
“Adesso, però, devi dirmi di che colore sono i tuoi.”

Dopo una battaglia finita male, Lance si ritrova solo ed incapace di vedere a causa di un danno irreversibile subito agli occhi.
"Mi permetterai di vedere il tuo viso, prima che tutto questo finisca?"
Viene salvato e fatto prigioniero da un giovane generale Galra senza nome che ha tutte le intenzioni di sfruttare il Paladino a suo vantaggio.
"Hai già visto molto più di quello che avresti dovuto, Paladino Blu."
Ma ogni strategia ha i suoi punti deboli.
[Questa storia partecipa al contest “Humans +” a cura di Fanwriter.it!]
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, McClain Lance
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Note introduttive:
Probabilmente, il modo più semplice per definire questa storia è self-indulgent fic.
Ho voglia di scrivere su questi due da molto prima che di Lotor conoscessimo il character design nella sua gloriosa completezza e nelle sette puntate in cui è comparso ha superato tanto le mie aspettative (buttate sotto terra per amor di autoconversazione). Ora, quindi, me lo scrivo un po’ prima che gli eventi della serie me lo rovinino completamente (evviva l’ottimisto!)
Informazioni di carattere pratico. La storia ha luogo dopo la S3 e, per tanto, il contenuto è Spoiler!. Di fatto, questa piccola long è una raccolto di ricordi/”immagini” (più un prologo ed un epilogo) dal punto di vista di Lance… Ma privo di vista. Tutto il resto è Lancelot e mi emoziona (siate clementi!).
Buona lettura!

Questa storia partecipa al contest “Humans +” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 2622
Prompt/Traccia: P. 14. Benda


 

Prologo:
Esplosione



Oscurità.

Caos ed oscurità.

Lance cominciava a non poterne più.

Si tastò ai lati del viso, cercò un modo per togliersi quell’arnese che gli comprimeva la testa in una morsa e gli oscurava gli occhi. Era un fastidio sopportabile ma a cui stava diventando intollerante istante dopo istante.

Udiva le esplosioni in lontananza e Red ne subiva gli urti ma la sentiva avanzare.

Red, torna indietro! La pregò Lance nella sua testa. La voce era venuta meno da qualche minuto: aveva urlato contro il generale Galra che lo aveva scortato di forza al suo leone troppo a lungo.

Red, però, non fece alcuna inversione di rotta.

Red, ti supplico!

Lei sapeva cosa fare, non gli avrebbe mai ubbidito. Lance non riusciva a stare in piedi, a trovare appigli a cui aggrapparsi. Gli era impossibile anche capire in che punto della cabina di pilotaggio fosse. Continuava a scivolare, a farsi male da solo ma non poteva starsene fermo ad aspettare che altri decidessero per lui.

Devo tornare da lui, Red! Torna indietro!

Stava piangendo, Lance. Non aveva più smesso di farlo da quando le porte della cabina di pilotaggio si erano chiuse ed aveva compreso di non poter fare più nulla per restare.

Devo vederlo, Red… Ti prego… Ho bisogno di vederlo, almeno una volta.

Troppo tardi. Si erano fermati.

Ti prego… Ti prego… Ho bisogno di vederlo…

Era tutto finito.

“Lance!”

Sentì il respiro venire meno.

“Lance!”
“Ehi, amico, rispondi!”

Per quanto tempo aveva sperato di udire quelle voci nell’oscurità che lo aveva circondato in quei mesi?

“Maledizione, Lance! Rispondi!”

Suo malgrado, sorrise. Avrebbe riconosciuto le loro voci tra mille. “Keith!” Fu il primo nome che chiamò ma la sua voce fosse roca, poco chiara. “Keith!” Riprovò. “Shiro!” Un singhiozzo. “Hunk… Pidge…”

Udì le porte della cabina di pilotaggio aprirsi: non era più solo.

“Lance!” Le prime mani che lo toccarono lo fecero con urgenza ma con poca gentilezza.

Era Keith.

“Piano, piano…” Sussurrò Shiro.

“Che diavolo…?” Una mano più piccola sul suo viso, quella di Pidge.

Qualcuno stava singhiozzando: Hunk, probabilmente.

“Toglietegli questa cosa di dosso!” Ordinò Keith.

“Cerca di mantenere il controllo,” lo rimproverò una voce femminile. Doveva essere arrivata anche Allura.

“Non dirmi di stare calmo!”

Lance non riuscì a dire niente. Udire le loro voci, sentire le loro mani su di lui era come un sogno divenuto realtà.

Era a casa. Finalmente, era a casa.

Tuttavia…

“Keith,” chiamò allungando il braccio, cercandolo alla cieca. “Keith! Shiro!”

Una mano afferrò la sua. Keith, probabilmente: era troppo piccola per essere quella del loro vecchio leader.

“Siamo qui, Lance.” Fu Shiro a parlare, però.

“La nave… La nave imperiale…”

“Eri sulla nave imperiale?” Indagò Allura.

Lance scosse la testa. “Dobbiamo fermare la nave imperiale! Noi dobbiamo…”

“I Galra stanno facendo fuoco l’uno contro l’altro,” spiegò Shiro. “Non sappiamo perchè ma ne stiamo approfittando per andarcene e…”

“No! No!” Lance cercò di farsi leva sulla stretta di Keith, di alzarsi in piedi. “Dobbiamo combattere! Dobbiamo fermarli!”

Altre mani lo aiutarono.

“Lance, che stai dicendo?” Domandò Allura pazientemente. “Si stanno distruggendo a vicenda.”

“Dobbiamo impedirlo!” Insistette Lance appoggiando la schiena alla parete alle sue spalle. “Dobbiamo… Dobbiamo…” Gli girava la testa, aveva la nausea.

Non ne poteva più di tutta quell’oscurità.

“Si può sapere che sta succedendo?” Riconobbe la voce di Coran.

Nessuno gli rispose.

“Oh, ragazzo mio…” Aggiunse il vecchio Altean. Lance lo sentì farsi più vicino e gli altri farsi da parte tutti insieme. Un brivido freddo gli attraversò la schiena ma non se ne lamentò. Avvertì le mani di Coran sulla sua nuca.

Un click metallico e la pressione intorno alla sua testa diminuì.

Lance lasciò andare un sospiro ma fu un sollievo breve. La luce artificiale della cabina di pilotaggio gli trafisse gli occhi come centinaia di piccole lame invisibili. Si coprì il viso con le mani e lasciò andare un urlo di dolore.

La gambe cedettero e si raggomitolò su se stesso.

Gli altri presero a chiamare il suo nome spaventati.

“Che cosa gli hanno fatto?” Sbraitò Keith con rabbia. “Lance! Lance! Parlami!”
Lance strinse gli occhi e portò entrambe le mani davanti al viso come a dire di aspettare un attimo. Altre lacrime si staccarono dalle ciglia scure rigandogli le guance.

Le dita di Keith afferrarono di nuovo la sua mano e Shiro gli strinse le spalla. “Prenditi il tuo tempo,” gli disse gentilmente.

In sottofondo, Hunk continuava a singhiozzare.

Lance annuì inspirando profondamente dal naso.

“Ti hanno fatto qualcosa agli occhi, Lance?” Domandò Pidge. Le sue piccole dita gli tirarono la frangia all’indietro. Lui si limitò a dire sì con un cenno del capo.

La mano di Keith lo strinse con più forza ma non disse altro.

Lance prese un altro respiro profondo. Il dolore era passato.

Sollevò le palpebre lentamente. Era assurdo ma era un po’ come se avesse dimenticato come fare. Si sentiva come un neonato che apriva gli occhi sul mondo per la prima volta.

Fu più semplice di quello che si era aspettato.

Nessun dolore lancinante alla testa, nessuna immagine sfocata.

Lance aprì gli occhi e, semplicemente, vide.

Vide il pavimento della cabina di pilotaggio di Red. Vide le sue mani coperte dalla suit viola che gli avevano messo addosso. Aprì e chiuse le dita per assicurarsi di essere sveglio.

“Lance?”

Rispose a quel richiamo in modo meccanico. Due iridi viola che conosceva bene ricambiarono il suo sguardo. Era pallido, Keith e, forse, un poco spaventato. Accanto a lui, Shiro lo guardava con la medesima espressione ma era rassicurante il grigio dei suoi occhi.

Era davvero a casa.

Lance sentì il nodo alla sua gola stringere più forte. Eppure, sorrise. “Avete gli occhi più belli dell’intero universo,” disse con voce rotta, senza rifletterci neanche un secondo.

Shiro provò ad abbozzare un sorriso. “Grazie…?”

Keith rimase in completo silenzio.

“Non gli hanno fatto qualcosa solo agli occhi, temo,” commentò Pidge.

“Lance!” Hunk sollevò l’amico di peso stringendolo un po’ troppo forte. “Ti credevamo morto!” Lo lasciò andare ma Lance riusciva a reggersi sulle gambe a malapena.

“Devi andare in una capsula di guarigione, ragazzo mio,” intervenne Coran aiutandolo a restare in piedi.

“No,” Lance prese a scuotere la testa freneticamente. “No, io... “ Si voltò verso il pannello di controllo di Red. “Io devo tornare là fuori!”

Fece per andare a sedersi al suo posto ma le mani dei suoi compagni lo fermarono.

“Dove credi di andare?” Quasi abbaiò Keith parandosi davanti a lui. “Sei sparito per mesi ed ora torni a bordo di Red dopo essere fuggito dalla nave di…”  

“Non sono fuggito!” Esclamò Lance sedendosi al suo posto. Red, però, restò inattiva.

Ti prego, bellezza! Ti prego!

Keith emise una specie di ringhio. “Lance, cosa stai cercando di fare?” Domandò portandosi alla sua destra.

“Devo fermarli!” Lance li guardò in completo panico. “Devo fermare quella nave imperiale!”

“Lance,” Allura si sporse in avanti e gli afferrò il polso. “Non stai ragionando lucidamente!”

“Sono lucidissimo, invece!” Replicò il Paladino Blu. “Non importa se non volete aiutarmi! Ma lasciatemi andare! Io devo andare! Red!”

Il suo leone ignorò il suo richiamo.

Red, ti prego! Lo sai cosa significa per me, ti prego!

“Lance…” Keith si mise tra di lui ed il pannello di controllo ma c’era più gentilezza nella sua voce. “Lance, guardami. Parla con me.”

Lance serrò i denti sul labbro inferiore con frustrazione. “Keith, devi lasciarmelo fare! Devi lasciarmi andare, io…”

Fu una turbolenza ad interromperlo e fu tanto violenta da sbalzarlo via dal suo posto. L’allarme coprì ogni altro rumore.

Sentì la voce di Keith vicino a lui ma non comprese le sue parole. Avvertì la sua mano sulla nuca.

“Keith! Lance!” Chiamò Shiro avvicinandosi a carponi. Pidge e Hunk erano finiti contro la parete sul lato opposto della cabina di pilotaggio.

Allura e Coran erano riusciti a sorreggersi vicino alla porta.

“Ce ne andiamo!” Ordinò lei  uscendo dal leone per prima. “Coran, sul punte!”

“Agli ordini, Principessa!” Il vecchio Altean la seguì senza indugiare.

Lance si sollevò sui gomiti. “Aspettate! Aspettate!”

Provò ad alzarsi ma Shiro lo costrinse a terra senza sforzo. “Lance, hai battuto la testa!”
“Shiro, lasciami andare! Ti prego!”

“Maledizione, Lance!” Sibilò Keith afferrandolo a sua volta.

Il Paladino Blu era troppo debole per combatterli entrambi. “No, voi non capite! Io devo andare! Io devo…”

Avverti un senso di vuoto allo stomaco. Una sensazione che conosceva bene: erano entrati in un wormhole. Lance rimase immobile, in ascolto.

Non udiva più alcuna esplosione all’esterno.

Se ne erano andati.

Era finita. Era tutto finito.

Lance smise di combattere contro le mani che lo tenevano fermo. Poggiò la nuca sulle ginocchia di Keith. La mano di Shiro era ancora sul suo petto ma non lo bloccava più.

Si coprì gli occhi con un braccio e scoppiò a piangere.

Keith e Shiro non si mossero. Si lanciarono un’occhiata veloce, poi il Paladino Rosso si umettò le labbra e strinse con gentilezza le spalle del compagno che giaceva contro di lui. “Che cosa ti è successo, Lance?”

Il Paladino Blu scosse la testa.

Hunk e Pidge si avvicinarono. Lei prese tra le mani la benda metallica da cui Coran lo aveva liberato. “Hai detto che ti hanno fatto qualcosa agli occhi,” disse.

Lance annuì.

“A cosa serviva questo arnese?” Domandò Hunk osservando l’oggetto tra le mani di Pidge. “Volevano accecarti, per caso?”

“No…” Rispose Lance con un filo di voce. “Ero cieco. Mi hanno guarito…”
 



”I tuoi occhi sono blu…”
Avvertì una nota sorpresa nella sua voce. Sorrise.
“Adesso, però, devi dirmi di che colore sono i tuoi.”





“Eccezionale!” Esclamò Coran entusiasta tenendogli la palpebra dell’occhio destro sollevata di forza. “Diecimila anni fa non avevamo nulla di simile! Ad occhio nudo non si vede assolutamente niente!”

“Forse, perchè non c’è niente,” propose Allura.

Lance allontanò la mano del vecchio Altean da sè con poca gentilezza. “Mi hanno guarito!” Esclamò rivolgendosi alla Principessa. “I Galra mi hanno guarito! Pensavo avessimo superato la fase in cui pensavano che tutti loro fossero l’incarnazione del male!”

Allura lo guardò più sorpresa che offesa ed anche Coran inarcò le sopracciglia. “Avverto delle vibrazioni poco collaborative, ragazzo.”

Lance incrociò le braccia contro il petto ed allontanò lo sguardo dai visi dei due Altean. “Dove sono gli altri?” Domandò.

“Stanno aspettando fuori,” rispose Coran. “Volevo visitarti senza che i due saputelli cercassero di metterti le dita negli occhi.”

Lance evitò di fargli notare che lui non aveva fatto molto di più.

“Lance…” Il materasso del suo letto si abbassò un poco sotto il peso di Allura. Cercò la sua mano e lui la lasciò fare. “Volevo parlarti.”
Il Paladino Blu non sfuggì al suo sguardo ma lei non era la persona giusta a cui raccontare tutto. “L’ho già detto cosa è successo,” replicò. “Durante l’ultima battaglia mi sono schiantato con Red sul pianeta più vicino. Avevo il casco abbassato solo a metà ed il gas nell’atmosfera mi ha completamente fottuto gli occhi.”

“Linguaggio, ragazzino,” lo rimproverò non troppo seriamente Coran.

“Ed un Galra ti ha salvato?” Domandò Allura.

“Sì!” Esclamò Lance esasperato. Non era completamente la verità, però. “No…” Ritrattò con una smorfia. “Mi ha tenuto in vita perchè sono un Paladino di Voltron. Ero un prigioniero utile.”

“Quindi, sei stato fatto prigioniero?”

“Sì, Allura, ma…” Lance sospirò frustrato. “Voglio parlare con Keith.”

La Principessa inarcò le sopracciglia chiare. “Con Keith?” Non pareva sorpresa ma, forse, un poco delusa. “Lance, preferisci che…” Guardò Coran. “Saresti più a tuo agio se fossimo solo io e te?”

Lance si umettò le labbra imbarazzato. “Non è questo, Allura.”

“Non sono qui come Principessa.”

“Lo so.” Lance prese un respiro profondo e s’impose di comportarsi gentilmente. “Voglio parlare con Keith,” ripeté. “Per favore…”

Un istante di esitazione e la mano di Allura lasciò andare la sua.

“Mi dispiace,” si sentì in dovere di aggiungere Lance.

Lei le rivolse un sorriso appena accennato. “Non preoccuparti. Capisco.”

I due Altean uscirono insieme.

Come la porta si richiuse, Lance si strinse le ginocchia al petto. Vi appoggiò la guancia stancamente. Coran aveva abbassato le luci della sua camera per il bene dei suoi occhi ma Lance riusciva a vedere come se i mesi di cecità che si era lasciato alle spalle non fossero mai esistiti.

Si era guardato allo specchio ed aveva cercato nel suo riflesso qualcosa che potesse confermargli che tutto quel che aveva vissuto era accaduto realmente, che non era stato solo un sogno particolarmente vivido.

Era così assurdo ripensarci e realizzare che di quei ricordi tanto intensi non aveva nemmeno un’immagine ma solo le sensazioni che quegli eventi avevano lasciato sulla sua pelle.

“Lance…”

Il Paladino Blu sobbalzò appena e sollevò lo sguardo: Keith era di fronte a lui con quell’espressione tra il preoccupato ed il confuso che lo faceva apparire ancor più giovane dei suoi diciotto anni.

Lance accennò un sorriso. “Ehi…”

Keith lo interpretò come un invito ad avvicinarsi e si sedette in fondo a letto. “Allura ha detto che vuoi parlare con me.”

L’altro annuì.

“Sono qui. Ti ascolto.”

Lance lo guardò fisso per alcuni istanti. “Non potevo parlarne con lei,” tentò di giustificarsi. “Non avrebbe capito.”

“E pensi che io potrei capire?”

“Non lo so...” Ammise Lance. “Spero di sì?”

Keith inarcò le sopracciglia. “Me lo stai chiedendo?”

Lance sbuffò, poi drizzò la schiena guardando il nuovo leader di Voltron a testa alta. “Puoi promettere di restare ad ascoltarmi fino alla fine?”

“Non vuoi che ti faccia delle domande?”

“No! Cioè… Sì, se vuoi!”

“Lo voglio!” Rispose Keith con fare intimidatorio.

“Allora, falle e basta!” Esclamò Lance alzando entrambe le mani. “Non c’è bisogno di essere così aggressivo.”

“Che ci facevi sulla nave di…?”

“Mi hanno catturato!” Tagliò corto il Paladino Blu. “L’ultima volta che abbiamo formato Voltron, ricordi? Io sono precipitato dopo che ci hanno colpiti…”

“Tutti ci dicevano che dovevi essere morto per forza per via dei gas naturali di quel pianeta,” disse Keith con espressione grave. “Tutti continuavano a ripeterci che recuperare Red era più importante. Ti credevamo morto, Lance.”

Il Paladino Blu abbassò gli occhi. “Mi dispiace,” mormorò. “Se avessi avuto un modo per farvi sapere che ero vivo, lo avrei usato.”

Keith inspirò profondamente dal naso. “Poi ci hanno informato che Red era in mano ai Galra e, quindi, abbiamo cominciato a credere che fossi lì, prigioniero.”

“Ero lì,” confermò Lance. “Però, non era prigioniero… Cioè, non fino alla fine.”

Keith si concesse un attimo per studiare la sua espressione. “Stiamo entrando nella parte complicata della storia?” Domandò. “Quella di cui non vuoi parlare con Allura?”

“No, Keith, devo dirti cosa è successo prima,” rispose Lance. “Devo cominciare dal principio e potrebbe volerci del tempo.”

“Abbiamo tutto il tempo che ti serve,” lo rassicurò Keith. “Non vado da nessuna parte, Lance. Ci sei stato per me. Anche quando sbagliavo, sei rimasto. Se vuoi che ti ascolti, lo farò.”

Gli angoli della bocca di Lance si sollevarono un poco, il cuore un poco più leggero. “Ero ancora cosciente dopo che la formazione è andata distruttai e ho perso il controllo di Red. Ho sentito lo schianto e ho avuto paura di essermi rotto qualcosa ma ho mantenuto la calma… Il peggio è cominciato quando ho capito che la radio non funzionava ed il gas ha riempito la cabina di pilotaggio.” Artigliò le lenzuola sotto di sè. “Ricordo ancora quel dolore....”

Keith si fece più vicino. “Con calma, Lance. Non devi rivivere tutto se non vuoi.”

“Invece, sì!” Esclamò Lance con le lacrime agli occhi. “Devo farlo o non riuscirai a capire che cosa è successo dentro di me e…”

“Lance, respira,” Keith gli afferrò le braccia. “Eri nella cabina di pilotaggio ed il gas ha cominciato a fare effetto. E dopo? Che cosa è successo dopo?”

Lance inspirò dalla bocca. “Ero certo che sarei morto,” raccontò. “Ed un Galra mi ha salvato…”









 
 
   
 
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