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Autore: Lily Emily Potter    18/06/2009    5 recensioni
“Sei felice?”
Chiese Naruto al vento… Forse sperava che quel sospiro giungesse a lui, al ragazzo a cui pensava giorno dopo giorno da quasi sette anni e di cui non aveva notizie da tre, nonostante continuasse strenuamente a cercarlo per riportarlo a casa, da lui.
Genere: Malinconico, Song-fic, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao a tutti, torno con questa shottina Sasunaru che non so dove altro posso postare. Attenzione SPOILER! Non molto chiari e li trovate mischiati a cose inventate da me, però ci sono, insomma vedete voi.

Questa è una song-fic, vi suggerisco di procurarvi la canzone, “You Could Be Happy” di Snow Patrol e di sentirvela mentre leggete^^.

 

BUONA LETTURA!

 

 

You Could Be Happy

 

 

 

Un’ombra scura si affacciò al di sopra di Konoha, sul tetto più alto di quel villaggio che era solito chiamare ‘casa’. Ne conosceva ogni anfratto, ogni angolo più remoto ed ogni angolo per lui era un rifugio sicuro, un luogo in cui tornare, un piccolo spazio da preservare insieme alle persone che lo popolavano.
Una nuvola si scostò lasciando spazio alla luna che parve respirare una boccata di libertà mentre illuminava il volto del giovane uomo seduto in cima alla torre dell’Hokage. Gli arruffati capelli biondi si agitavano al caldo vento estivo che non dava tregua neanche a notte fonda, gli occhi tristi erano fissi all’orizzonte a fissare il nulla davanti a sé o forse il tutto… Tra le mani il ragazzo stringeva un copri fronte della foglia, segnato nel mezzo da un graffio profondo che aveva fatto egli stesso. Lo aveva tenuto tra le mani talmente tante volte che il nastro si era tutto sgualcito e scolorito dalla luce del sole, dal tempo, dal dolore di una perdita che ancora non era riuscito a colmare. Così come il suo ricordo, sgualcito e sbiadito, ma ancora lì, vivo tra le sue mani a ricordargli che anche se ora era uno dei più ammirati shinobi del mondo, restava sempre quel suo enorme fallimento a tormentarlo la notte.

Una folata di vento più forte lo riscosse dalla propria immobilità, Naruto sollevò gli occhi al cielo perso in quel mare di piccoli puntini luminosi che parevano osservare la sua miseria come la sua gloria. Un carillon suonava in lontananza, forse qualche bambino faticava a dormire e i genitori usavano quel piccolo espediente per assicurare a lui ed a sé stessi qualche ora di sonno in più. Rimase perso qualche istante ad ascoltare la sua melodia delicata come una morbida fragranza di gelsomino, chi ti allieta per il semplice fatto di avvertirla e ti fa sospirare di rilassata malinconia.

“Sei felice?”

Chiese Naruto al vento… Forse sperava che quel sospiro giungesse a lui, al ragazzo a cui pensava giorno dopo giorno da quasi sette anni e di cui non aveva notizie da tre, nonostante continuasse strenuamente a cercarlo per riportarlo a casa, da lui.

“Sas’ke…?”

Una lacrima, una sola, andò ad aggiungersi alle migliaia che già aveva speso per lui. In quanti gli avevano detto di lasciar perdere, di dimenticarsi del moro tenebroso che popolava i suoi sogni ed i suoi incubi? In quanti avevo cercato di dissuaderlo dal cercarlo? Persino quando gli era stato proposto il titolo di Hokage cui aveva ambito per anni, si era trovato costretto a rifiutarlo. Non si sentiva degno di quel ruolo, non con un tale fallimento alle spalle: continuava  a ripetersi che se non era riuscito a riportare indietro Sasuke, come poteva anche solo pensare di tenere al sicuro il proprio villaggio? Inoltre tra una missione e l’altra era solito andare alla ricerca dell’ex-compagno di squadra e come Hokage non avrebbe certo potuto proseguire le ricerche. Ormai era diventata una sorta di “hobby”, un’ossessione perenne, un qualcosa che non si poteva semplicemente sotterrare e dimenticare ma che ti perseguita e lo farà per sempre.

Pensò al sorriso beffardo di Sasuke e sorrise a sua volta… “Non lo saprò mai se sei felice, non è vero?”  Parlare al nulla era ormai un’abitudine per il biondo, molte volte era stato visto farlo ed ogni volta che gli chiedevano se stava parlando da solo rispondeva: “No, certo che no.”

Ma mentre pensava ad un Sasuke adulto e felice, lontano da lui non poté non tornargli in mente il giorno che si erano scontrati alla Valle della Fine, di certo Sasuke non era felice quella volta quando si erano battuti. Quante volte si era chiesto perché, perché non l’aveva ucciso? La spiegazione che gli aveva dato il ragazzo, cioè che non lo aveva fatto per un suo semplice capriccio, non quadrava, non poteva essere vero. O forse, semplicemente, Naruto non voleva crederci.  Non  voleva credere a tutti quelli che lo biasimavano perché ancora credeva in un suo ritorno, non voleva vedere Sasuke come un mukenin, un traditore di Konoha, perché nella sua testa il moro era semplicemente il suo amico.

“Eri triste quel giorno… Lo so, non volevi andare via da Konoha, da me… Forse avrei dovuto dirti qualcosa di diverso… Avrei dovuto fermarti.”

Per un momento gli mancò il fiato ed un forte giramento di testa lo fece vacillare costringendolo ad aggrapparsi al pennacchio della bandiera che svettava in cima alla torre. Cercò di riprendere il proprio regolare respiro prima di ricordarsi che quel giorno non aveva neanche mangiato. Era il suo primo giorno libero da due mesi, Tsunade era decisa a tenerlo impegnato per impedirgli di andare in cerca di Sasuke nella speranza che col tempo forse se ne sarebbe scordato. Quindi, per sfruttare al massimo quelle uniche 24 ore di libertà, aveva trascorso tutto il giorno a caccia di informazioni in giro per il paese del Fuoco; c’erano voci che dicevano che “Il Falco” fosse nei confini di Stato a fare ancora non si sapeva cosa. Tuttavia le ricerche non avevano portato a niente ed un’altra giornata era stata spesa inutilmente a cercare qualcuno che non voleva farsi trovare.

Poi il ricordo tornò a quel giorno, alla Valle della Fine e più tardi quando si erano incontrati nel rifugio di quel bastardo di Orochimaru e infine  quando Sasuke era venuto a Konoha con l’intento di distruggerla… Naruto ancora non ne aveva compreso il motivo. Il biondo lo aveva combattuto, si erano scontrati ma la conclusione fu deludente, almeno per lui: entrambi svennero contemporaneamente e quelli del Falco portarono Sasuke via mentre entrambi erano privi di sensi. Naruto si era svegliato in un letto d’ospedale, solo di nuovo, accerchiato da gente festante che lo ringraziava di aver salvato il villaggio quando invece lui tutto quello a cui riusciva a pensare era Sasuke, lontano da lui, ancora una volta.

Un’altra lacrima seguì la precedente percorrendo la stessa scia ancora umida.

“Avrei dovuto essere più forte… Avrei dovuto vincere e riportarti a casa. Ma non riesco… Mi dispiace, Sas’ke-kun…” Strinse più forte tra le mani il vecchio copri fronte e se lo portò al volto… profumava ancora di lui, non molto ma un po’ riusciva ad avvertire il suo odore soffocato da quello delle proprie mani, ma era ancora lì, come il suo ricordo. Il ricordo di quando erano insieme, di quel bacio rubato sotto la pioggia di cui mai nessuno aveva saputo niente; qualche volta Naruto dubitava addirittura che fosse successo, era un qualcosa di così lontano da portarlo a credere che non fosse mai avvenuto.

Avrebbe voluto ricordare com’era avvertire le proprie labbra titubanti su quelle decise di Sasuke, sentire il suo sapore, avvertire il suo profumo da vicino… Ma non ci riusciva, avev l’impressione che più tentava di riportarlo alla memoria e più quel ricordo gli scivolava via, come quando ti sforzi di ricordare un sogno.

Si ricordò di quando Sasuke gli aveva detto che restare a Konoha non lo avrebbe aiutato a raggiungere il suo obiettivo, che il legame che lui e Naruto avevano intrecciato lo aveva solamente trattenuto impedendogli di crescere come ninja, impedendogli di odiare abbastanza, impedendogli di perpetrare la propria ossessionante vendetta.

“E’ accaduto davvero? – chiese rivolto al copri fronte che teneva in mano - Come ci siamo arrivati a questo punto?”

E poi il ricordo prepotente del suo viso si aprì nella sua mente, il giorno in cui lo aveva salvato, inspiegabilmente, mettendosi davanti a lui e prendendosi l’attacco di Haku al suo posto. Il suo cuore si aprì definitivamente facendolo sentire sul punto di impazzire:

“Sas’ke…  Io… Io…”

Ma come già una volta quelle parole non gli uscirono, allo stesso modo si rifiutavano ora, sebbene Sasuke non fosse neanche lì a sentirlo. Ma Naruto, inspiegabilmente, quella notte ne avvertiva la presenza ancora di più di quando lo aveva accanto in missione quando erano solo dei bambini.

“Anch’io, Naruto.”

Quella voce…

Naruto si voltò di scatto ma non vide nulla, non c’era nessuno dietro di lui. La delusione lo avvolse, gli ghermì il cuore stringendolo con forza, costringendolo a degli spasmi violenti. Cadde col peso in avanti piegato da uno sforzo inesistente. Boccheggiava mentre in un sussulto un fiume di lacrime sgorgava abbandonando per sempre le sue profonde iridi azzurre.

“Torna da me… Sas’ke…” Con uno sforzo immane si alzò in piedi, il volto stravolto, gli occhi rossi, le spalle tremanti quanto il suo petto scosso da fremiti incontrollati. “Sei stato il primo… l’unico per me. Potresti essere felice… Io… Io spero che tu lo sia.  Mi hai reso più felice di quanto non fossi mai stato prima…”

E con un ultimo sguardo bagnato al cielo si accorse che il carillon aveva smesso di suonare e la sua speranza era che forse, un giorno, il vento avrebbe portato quelle parole all’uomo che amava, e che avrebbe amato per sempre, così da riportarlo indietro come lui non era mai stato in grado di fare.

 

  
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