Ciao
a tutti, torno con questa shottina Sasunaru che non so dove altro posso
postare. Attenzione SPOILER! Non molto chiari e li trovate mischiati a
cose
inventate da me, però ci sono, insomma vedete voi.
Questa
è una song-fic, vi suggerisco di procurarvi la canzone,
“You Could Be Happy” di
Snow Patrol e di sentirvela mentre leggete^^.
BUONA
LETTURA!
You Could Be Happy
Un’ombra
scura si affacciò al di sopra di Konoha, sul tetto
più alto di quel villaggio
che era solito chiamare ‘casa’. Ne conosceva ogni
anfratto, ogni angolo più
remoto ed ogni angolo per lui era un rifugio sicuro, un luogo in cui
tornare,
un piccolo spazio da preservare insieme alle persone che lo popolavano.
Una nuvola si scostò lasciando spazio alla luna che parve
respirare una boccata
di libertà mentre illuminava il volto del giovane uomo
seduto in cima alla
torre dell’Hokage. Gli arruffati capelli biondi si agitavano
al caldo vento
estivo che non dava tregua neanche a notte fonda, gli occhi tristi
erano fissi
all’orizzonte a fissare il nulla davanti a sé o
forse il tutto… Tra le mani il
ragazzo stringeva un copri fronte della foglia, segnato nel mezzo da un
graffio
profondo che aveva fatto egli stesso. Lo aveva tenuto tra le mani
talmente
tante volte che il nastro si era tutto sgualcito e scolorito dalla luce
del
sole, dal tempo, dal dolore di una perdita che ancora non era riuscito
a
colmare. Così come il suo ricordo, sgualcito e sbiadito, ma
ancora lì, vivo tra
le sue mani a ricordargli che anche se ora era uno dei più
ammirati shinobi del
mondo, restava sempre quel suo enorme fallimento a tormentarlo la notte.
Una
folata di vento più forte lo riscosse dalla propria
immobilità, Naruto sollevò
gli occhi al cielo perso in quel mare di piccoli puntini luminosi che
parevano
osservare la sua miseria come la sua gloria. Un carillon suonava in
lontananza,
forse qualche bambino faticava a dormire e i genitori usavano quel
piccolo espediente
per assicurare a lui ed a sé stessi qualche ora di sonno in
più. Rimase perso
qualche istante ad ascoltare la sua melodia delicata come una morbida
fragranza
di gelsomino, chi ti allieta per il semplice fatto di avvertirla e ti
fa
sospirare di rilassata malinconia.
“Sei
felice?”
Chiese
Naruto al vento… Forse sperava che quel sospiro giungesse a
lui, al ragazzo a
cui pensava giorno dopo giorno da quasi sette anni e di cui non aveva
notizie
da tre, nonostante continuasse strenuamente a cercarlo per riportarlo a
casa,
da lui.
“Sas’ke…?”
Una
lacrima, una sola, andò ad aggiungersi alle migliaia che
già aveva speso per
lui. In quanti gli avevano detto di lasciar perdere, di dimenticarsi
del moro
tenebroso che popolava i suoi sogni ed i suoi incubi? In quanti avevo
cercato
di dissuaderlo dal cercarlo? Persino quando gli era stato proposto il
titolo di
Hokage cui aveva ambito per anni, si era trovato costretto a
rifiutarlo. Non si
sentiva degno di quel ruolo, non con un tale fallimento alle spalle:
continuava a
ripetersi che se non era
riuscito a riportare indietro Sasuke, come poteva anche solo pensare di
tenere al
sicuro il proprio villaggio? Inoltre tra una missione e
l’altra era solito
andare alla ricerca dell’ex-compagno di squadra e come Hokage
non avrebbe certo
potuto proseguire le ricerche. Ormai era diventata una sorta di
“hobby”,
un’ossessione perenne, un qualcosa che non si poteva
semplicemente sotterrare e
dimenticare ma che ti perseguita e lo farà per sempre.
Pensò
al sorriso beffardo di Sasuke e sorrise a sua volta…
“Non lo saprò mai se sei
felice, non è vero?”
Parlare al nulla
era ormai un’abitudine per il biondo, molte volte era stato
visto farlo ed ogni
volta che gli chiedevano se stava parlando da solo rispondeva:
“No, certo che
no.”
Ma
mentre pensava ad un Sasuke adulto e felice, lontano da lui non
poté non
tornargli in mente il giorno che si erano scontrati alla Valle della
Fine, di certo
Sasuke non era felice quella volta quando si erano battuti. Quante
volte si era
chiesto perché, perché non l’aveva
ucciso? La spiegazione che gli aveva dato il
ragazzo, cioè che non lo aveva fatto per un suo semplice
capriccio, non
quadrava, non poteva essere vero. O forse, semplicemente, Naruto non
voleva
crederci. Non voleva credere a tutti
quelli che lo
biasimavano perché ancora credeva in un suo ritorno, non
voleva vedere Sasuke
come un mukenin, un traditore di Konoha, perché nella sua
testa il moro era
semplicemente il suo amico.
“Eri
triste quel giorno… Lo so, non volevi andare via da Konoha,
da me… Forse avrei
dovuto dirti qualcosa di diverso… Avrei dovuto
fermarti.”
Per
un momento gli mancò il fiato ed un forte giramento di testa
lo fece vacillare
costringendolo ad aggrapparsi al pennacchio della bandiera che svettava
in cima
alla torre. Cercò di riprendere il proprio regolare respiro
prima di ricordarsi
che quel giorno non aveva neanche mangiato. Era il suo primo giorno
libero da
due mesi, Tsunade era decisa a tenerlo impegnato per impedirgli di
andare in
cerca di Sasuke nella speranza che col tempo forse se ne sarebbe
scordato.
Quindi, per sfruttare al massimo quelle uniche 24 ore di
libertà, aveva trascorso
tutto il giorno a caccia di informazioni in giro per il paese del
Fuoco;
c’erano voci che dicevano che “Il Falco”
fosse nei confini di Stato a fare
ancora non si sapeva cosa. Tuttavia le ricerche non avevano portato a
niente ed
un’altra giornata era stata spesa inutilmente a cercare
qualcuno che non voleva
farsi trovare.
Poi
il ricordo tornò a quel giorno, alla Valle della Fine e
più tardi quando si
erano incontrati nel rifugio di quel bastardo di Orochimaru e infine quando Sasuke era venuto a
Konoha con l’intento
di distruggerla… Naruto ancora non ne aveva compreso il
motivo. Il biondo lo
aveva combattuto, si erano scontrati ma la conclusione fu deludente,
almeno per
lui: entrambi svennero contemporaneamente e quelli del Falco portarono
Sasuke
via mentre entrambi erano privi di sensi. Naruto si era svegliato in un
letto
d’ospedale, solo di nuovo, accerchiato da gente festante che
lo ringraziava di
aver salvato il villaggio quando invece lui tutto quello a cui riusciva
a
pensare era Sasuke, lontano da lui, ancora una volta.
Un’altra
lacrima seguì la precedente percorrendo la stessa scia
ancora umida.
“Avrei
dovuto essere più forte… Avrei dovuto vincere e
riportarti a casa. Ma non
riesco… Mi dispiace,
Sas’ke-kun…” Strinse più
forte tra le mani il vecchio
copri fronte e se lo portò al volto… profumava
ancora di lui, non molto ma un
po’ riusciva ad avvertire il suo odore soffocato da quello
delle proprie mani,
ma era ancora lì, come il suo ricordo. Il ricordo di quando
erano insieme, di
quel bacio rubato sotto la pioggia di cui mai nessuno aveva saputo
niente;
qualche volta Naruto dubitava addirittura che fosse successo, era un
qualcosa
di così lontano da portarlo a credere che non fosse mai
avvenuto.
Avrebbe
voluto ricordare com’era avvertire le proprie labbra
titubanti su quelle decise
di Sasuke, sentire il suo sapore, avvertire il suo profumo da
vicino… Ma non ci
riusciva, avev l’impressione che più tentava di
riportarlo alla memoria e più
quel ricordo gli scivolava via, come quando ti sforzi di ricordare un
sogno.
Si
ricordò di quando Sasuke gli aveva detto che restare a
Konoha non lo avrebbe
aiutato a raggiungere il suo obiettivo, che il legame che lui e Naruto
avevano
intrecciato lo aveva solamente trattenuto impedendogli di crescere come
ninja,
impedendogli di odiare abbastanza, impedendogli di perpetrare la
propria
ossessionante vendetta.
“E’
accaduto davvero? – chiese rivolto al copri fronte che teneva
in mano - Come ci
siamo arrivati a questo punto?”
E
poi il ricordo prepotente del suo viso si aprì nella sua
mente, il giorno in
cui lo aveva salvato, inspiegabilmente, mettendosi davanti a lui e
prendendosi
l’attacco di Haku al suo posto. Il suo cuore si
aprì definitivamente facendolo
sentire sul punto di impazzire:
“Sas’ke… Io…
Io…”
Ma
come già una volta quelle parole non gli uscirono, allo
stesso modo si
rifiutavano ora, sebbene Sasuke non fosse neanche lì a
sentirlo. Ma Naruto,
inspiegabilmente, quella notte ne avvertiva la presenza ancora di
più di quando
lo aveva accanto in missione quando erano solo dei bambini.
“Anch’io,
Naruto.”
Quella
voce…
Naruto
si voltò di scatto ma non vide nulla, non c’era
nessuno dietro di lui. La
delusione lo avvolse, gli ghermì il cuore stringendolo con
forza, costringendolo
a degli spasmi violenti. Cadde col peso in avanti piegato da uno sforzo
inesistente. Boccheggiava mentre in un sussulto un fiume di lacrime
sgorgava
abbandonando per sempre le sue profonde iridi azzurre.
“Torna
da me… Sas’ke…” Con uno
sforzo immane si alzò in piedi, il volto stravolto, gli
occhi rossi, le spalle tremanti quanto il suo petto scosso da fremiti
incontrollati. “Sei stato il primo…
l’unico per me. Potresti essere felice…
Io…
Io spero che tu lo sia. Mi
hai reso più
felice di quanto non fossi mai stato prima…”
E
con un ultimo sguardo bagnato al cielo si accorse che il carillon aveva
smesso
di suonare e la sua speranza era che forse, un giorno, il vento avrebbe
portato
quelle parole all’uomo che amava, e che avrebbe amato per
sempre, così da riportarlo
indietro come lui non era mai stato in grado di fare.