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Autore: LadyUnicornGirl95    18/09/2017    1 recensioni
Elena è una ragazza che vive a Roma ma con una vita che lei detesta e a scuola tutti i suoi compagni di classe la prendono in giro, tanto che tutte le mattine la ragazza preferirebbe restarsene a letto che andare a scuola. La ragazza però ha un sogno strano nel cassetto cioè quello di vivere nell'Antica Roma e possibilmente al tempo di Giulio Cesare per scambiare appunto due parole con lo stesso Cesare suo idolo.
Un giorno però, la situazione a scuola è peggiorata e Elena dopo un litigio con un compagno di classe rischia la sospensione con la sua amica Claudia tanto che stufa di tutto, decide dopo la pessima mattinata di scuola di farsi un giro in centro per la città con Claudia. In uno strano negozio di accessori Elena trova una collana particolare che sembra fatta di materiali veri e non da semplici accessori di bigiotteria.
Più tardi, Elena scoprirà che la collana in questione è un portale che la conduce nell'Antica Roma ma subito la ragazza non avendo realizzato di trovarsi nell'Antica Roma pensa di trovarsi in un'altra città antica ma a chiarirle le idee sarà l'incontro con un ragazzo di nome Ottaviano
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Antichità greco/romana
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Prologo

Elena
 
Suona la sveglia ma io non ho alcuna voglia di alzarmi dal letto per andare a scuola. Mi chiamo Elena e vivo a Roma ma questa città l'unica cosa che ha davvero di affascinante è la sua storia per il resto è una città come tutte le altre. Io vorrei andarmene via, vorrei andare a vivere nell'Antica Roma perché sicuramente a quei tempi si stava molto meglio di adesso e sono sicura che la gente almeno si parlava guardandosi in faccia mentre in questi tempi di adesso, parlano tutti tramite cellulare, Facebook e Whatsapp.
   Il mio primo e vero amore nella vita è stato Giulio Cesare. Ho sempre pensato che io e lui potremmo essere anime gemelle. Cosa darei per riportare indietro il tempo a quell'epoca solo per un'ora. Lo so che il mio desiderio è una cosa impossibile quindi credo che dovrò accontentarmi della mia vita di sempre senza sperare in desideri non esaudibili. Come ho già detto mi chiamo Elena. Ho sedici anni sono alta un metro e settantadue, ho gli occhi verdi, capelli biondi al naturale, carnagione molto chiara e un fisico abbastanza cicciottello. In poche parole, da queste parti una con un fisico come il mio non se la prende nessun ragazzo. Ai ragazzi piacciono i manici di scopa non le mongolfiere come me.
   La cosa che detesto più di tutte è la scuola. Studio al liceo artistico ma non ho un gran rapporto con i miei compagni di classe ma solo perché loro sono molto invidiosi di me che nel disegno sono molto più avanti di loro che non ti sanno riprodurre nemmeno una mela su un foglio da disegno. Non solo la sola a detestare i miei compagni perché anche la mia amica Claudia non li sopporta. Questa mattina infatti a scuola non ci vado! Lo so che mia madre mi da fastidio che comincia a chiamarmi alle sette in punto del mattino per farmi alzare dal letto ma ho deciso di non andare scuola e quindi, non può insistere con me. Mi dispiace mamma se ti è capitata una figlia insatanata.
   Mentre sono ancora sotto le lenzuola del mio letto sempre più decisa a non alzarmi dal letto e a non andare a scuola, sento la porta della mia camera sbattere contro il muro.
   « Elena! Sono quasi le sette e mezza... vedi di alzarti pigrona! » si mette a gridare mia madre.
   « No, oggi a scuola non ci vado » rispondo io.
   « Madonna! Vedi di alzarti figlia mia... a scuola ci vai anche presa a calci nel sedere. Conto fino a tre se no vedi. Uno... Due... » disse mia madre.
   « Conta anche fino a mille, io da qui non mi tolgo » rispondo scocciata.
   « Elena... vedi di non farmi arrabbiare! Se non vai a scuola, vai a lavorare. Che cosa preferisci? » mi domanda mia madre, molto arrabbiata.
   « Nessuno dei due... vado anche a fare la barbona se necessario. Credo sia sicuramente meglio che sopportare quegli scemi dei miei compagni » continuai io.
   Mia madre mi afferra per un braccio e mi trascina fino all'esterno del letto. È molto infuriata, ma io non intendo mollare. Ho deciso di non andare a scuola e a scuola non andrò. All'improvviso, mia madre mi lascia stare ed esce dalla mia camera. Io tiro un sospiro di sollievo! Questa volta avevo vinto io... ma poco dopo, mia madre era tornata a disturbarmi.
   « È arrivata Claudia. Dice che ti aspetta almeno lei a scuola ci va senza fare storie non come te che tutte le mattine è un casino solo farti alzare dal letto. Sua madre deve avere tante soddisfazioni » mi disse mia madre.
   Cavolo! Mi sono dimenticata di Claudia... questo voleva dire che anche questa mattina devo andare a scuola. Certo che la mia è proprio sfiga, conosco persone molto più fortunate di me anzi, io non ricordo l'ultima volta in cui le cose sono andate come volevo io ma probabilmente erano i tempi della scuola elementare o poco prima. Per fortuna che mia madre non sapeva che nemmeno Claudia andava a scuola con voglia anche lei ogni mattina faceva girare le scatole ai suoi genitori per non andarci. Io mi sentivo ancora fortunata di essere capitata nella sua stessa sezione così avevo un'amica con le mie stesse priorità e un odio pazzesco per la scuola.
   Non avevo più tempo per stare ancora a scegliere che vestiti mettermi, quella mattina uscii di casa con jeans e maglietta, senza nemmeno truccarmi un pochino il viso ma poi che mi truccavo a fare? Truccata o no sempre brutta restavo. Non appena uscì di casa, Claudia era contenta di vedermi come tutte le mattine. Molto probabilmente aveva già capito che questa mattina non ero di ottimo umore.
   « Ciao Elena. Fammi indovinare: anche questa mattina non avevi alcuna voglia di andare a scuola, giusto? » mi chiese Claudia sorridendo.
   « Esattamente, questa mattina non avevo alcuna voglia di andare a scuola » ammisi io, seccata.
   « Nemmeno io ne avevo voglia come sempre... oggi giuro che alla prima cosa che mi gira, chiamo a casa per farmi venire a prendere da qualcuno » mi disse Claudia.
   « Chiamiamo tutte e due allora... tanto mia madre non verrà sicuramente a prendermi visto che mi detesta » commentai io.
   « Probabilmente nemmeno la mia » commentò Claudia.  
   « Allora siamo sfigate in eterno » ammisi io.
   « Credo che hai proprio ragione » concluse Claudia.
   La cosa che mi piaceva molto di Claudia era che caratterialmente era molto simile a me ma come aspetto eravamo molto diverse: io ero bionda, lei bruna. Io avevo gli occhi verdi, lei marroni. Io ero molto chiara come carnagione, mentre lei aveva la carnagione molto scura. Io ero ciccia e lei no. Forse per questa ultima cosa, era più fortunata di me. Chiunque è pù fortunato di me, non solo Claudia. Io sono destinata a restare sola a vita e probabilmente morirò zitella.
   Io e Claudia eravamo arrivate a scuola con un quarto d'ora di ritardo e la cosa peggiore era che alla prima ora avevamo lezione con il prof. Dortano, il prof più antipatico di tutti i nostri anni di scuola. Quello ce ne avrebbe dette di tutti i colori, sia io che la mia amica non potevamo vederlo, pensavamo che senza di lui questa scuola sarebbe un posto migliore per noi due. Mi sono sempre domandata come mai i prof di matematica sono sempre i più insopportabili ma anche quelli di educazione fisica non erano meglio.
   « Buongiorno professore » gridammo in coro io e Claudia, una volta aver aperto la porta dell'aula dove si trovava la nostra classe.
   « E voi sareste Elena e Claudia, le solite ritardatarie. Ragazze lo avete capito che a scuola non si può entrare quando si vuole ma bisogna essere in classe alle otto in punto come tutti gli altri compagni? Così non va bene! Non siete mica un'eccezione voi due, le regole valgono anche per voi » ci disse il prof. Dortano squadrandoci molto male a me e a Claudia.
   « Meriterebbero la sospensione » si intromise Frensi.
   Incubo numero due: Frensi, il più odioso di tutti i nostri compagni. Lui aveva preso di mira me e Claudia fin dal primo giorno di scuola ma solo perché ci invidia del fatto che siamo migliori di lui. Chiunque sarebbe meglio di lui tranne me che restavo sfigata lo stesso.
   « Senti chi parla! Solo uno sfigato come te poteva rispondere così pateticamente che poi non sono affari tuoi » ribatto stufa marcia, al suo commento.
   « Sfigato io dici? Ma ti sei vista tu che sembri una porchetta da mangiare in un panino? » commentò lui e tutta la classe si era messo a ridere.
   « La sospensione la meriti tu così forse la smetti di fare il cretino, che tanto i tuoi compagni fanno finta di ridere delle tue battute, lo fanno solo per illuderti di essere il più simpatico ma non sei simpatico a nessuno di loro in verità » commento io.
   « Come ti permetti! Guarda che ti spacco la faccia... lurida grassona » rispose Frensi.
   Questo è troppo! Con una certa forza spinsi Frensi contro il muro e solo adesso il prof Dortano intervenì ovviamente in difesa di Frensi non mia.
   « Io non ho paura di te capito? » gridai a Frensi.
   « Signorina Elena, se continua così andiamo in presidenza, la convoco dritta dalla preside » si intromise il prof Dortano, mentre notai anche che Claudia stava facendo il tifo per me.
   « Veramente dovrebbe andarci sto cretino dalla preside. Io ho solamente agito per mia legittima difesa » risposi, tanto non me ne importava niente.
   « Non si rende conto delle sue azioni signorina, allora? Molto male... » commentò il prof Dortano ora mai rassegnato.
   « Professore io avrei reagito proprio come Elena, a Frensi le sta solamente bene... e che cavolo! » commentò Claudia.
   « Guarda che c'è ne anche per te! » rispose Frensi, comportandosi come un bambino piccolo.
   Questa volta pure Claudia lo spinse contro il muro. Avevo come l'impressione che questa classe stesse diventando un'arena di wrestling. Grande la mia amica che aveva ripetuto le mie azioni a quel cretino di Frensi.
   « Elena e Claudia siete convocate in presidenza » disse il prof Dortano, annotandolo sul registro.
   Ah bene! Io e la mia amica eravamo convocate dalla preside e non quel cretino di Frensi che ci aveva provocate. Noi due ci eravamo solo difese dalle sue provocazioni, meritava lui di andare dalla preside. Quanto lo odiavo quel ragazzo, prima o poi l'avrebbe pagata molto cara.
   Mentre il professore era entrato per primo in presidenza, io e Claudia ci guardavamo in faccia stupite che eravamo state punite noi due e non quel cretino. Avevamo proprio dei professori malvagi che perdonavano gli assassini e punivano le vittime innocenti.
   « Non è giusto! Frensi doveva essere convocato in presidenza » commentai io.
   « Siamo state grandi! In questo modo Frensi avrà capito che a noi due deve lasciarci in pace, che non vale la pena provocarci. Per una volta, abbiamo dato un senso alla nostra esistenza » rispose Claudia, soddisfatta come me delle nostre azioni.
   « Si, sono d'accordo con te Claudia » risposi io.

 
 

 
 
Ottaviano
 
Anche oggi mi sono svegliato in ritardo e la cosa vuol dire che passerò una terribile giornata piena di prediche da parte di mio padre e tutti quelli che mi stanno intorno. A preoccuparmi di più però sono le prediche di papà mentre il popolo può solo dirmi la sua opinione ma mio padre quando si arrabbia preferiresti farti sbranare da un animale aggressivo invece che ascoltare la ramanzina da parte sua. Per la mia sfortuna, sono il figlio di Giulio Cesare e non sono altro che il futuro sovrano di Roma questo vuol dire che devo mostrare un minimo di decenza secondo mio padre. La verità è che non mi ritengo adatto come futuro re di Roma non ho molti interessi per la corona e per il potere. Mio padre avrebbe dovuto scegliere Bruto come futuro re e non me. Si vede che molto probabilmente voleva complicarmi la vita fin dal giorno della mia nascita.
   Come potete ben immaginare uno come me è molto ambito dalle ragazze ma io non mi sono mai perso in nessuna di loro e credo che la mia donna ideale al momento è ancora un mistero ma non ho molta scelta. I requisiti qui sono che deve essere di famiglia nobile e possibilmente vergine ma le sole ragazze che mi circondano mi vogliono sposare solo per interesse mentre io cerco come moglie una di cui sono innamorato e che non mi vuole sposare solo per i suoi comodi o perché sono il figlio di Giulio Cesare. Credo che il mio tipo di donna a Roma non esista ancora e che se la voglio trovare devo cercare fuori da questa città. Per mia fortuna ho dei momenti di libertà per me stesso in cui posso lasciare il palazzo e andare a fare due passi quelli sono i momenti che amo di più perché non ho doveri ovviamente non mi faccio sentire da mio padre quando dico queste cose se no mi prende ancora per qualcuno che vuole fare del male al popolo romano.
   Appena entro nella sala dove mio padre passa seduto sul suo trono la maggior parte della sue giornate mi accorgo che questa mattina è molto sorridente nonostante io mi sia alzato in ritardo.
   « Ave padre » gli dico.
   « Ave figliolo, come ci si sente il giorno del proprio compleanno? » mi domanda Cesare.
   Ah si? È il mio compleanno? Devo essermi dimenticato.
   « Mi sento come un diciasettene » rispondo.
   « Oggi al palazzo si terrà una festa in tuo onore e per festeggiare i tuoi diciasette anni. Ho invitato tante ragazze tutte di famiglia ricca » mi dice mio padre.
   « Ho capito » rispondo.
   « Magari oggi arriverà quella giusta per te » commenta Cesare.
   Sarebbe bello se accadesse ma immagino già che tipo di ragazze saranno state invitate alla mia festa di solito sono le stesse di tutti gli anni, le solite tipe attratte dagli uomini con il denaro ma che a me non piacciono neanche un po’.
   « Non siete arrabbiato perché mi sono alzato tardi, padre? » domando a Cesare.
   « Oggi posso fare a meno dei rimproveri » mi risponde sorridendo.
   Che bello se Cesare avesse sempre il buon umore anche quando mi sveglio tardi al mattino, di solito è un vero rompi scatole fissato con la puntualità ma forse essendo il mio compleanno vuole lasciarmi la giornata tranquilla.
   « Ottaviano! ».
   Mi sento chiamare all’improvviso alle mie spalle; mi giro e mi accorgo che il ragazzo che mi ha chiamato non è niente di meno che Bruto. Ragazzo mica tanto! Lui ha già ventiquattro anni e per il momento nemmeno lui è sposato o ha una fidanzata. Lui al momento preferisce le ragazze da una notte e via. Non si è fatto ancora l’idea di prendere moglie proprio come me ma probabilmente perché anche lui aspetta la donna dei suoi sogni non vuole sposare una tipa a caso  che non ama con il rischio poi di non andarci d’accordo.
   « Come va Bruto? » gli domando.
   « Solita vita al momento. Allora, chi è la fortunata che oggi diventerà tua moglie? » mi domanda lui.
   « Moglie? » domando io perplesso… mi aveva detto Cesare che era solo una festa di compleanno.
   « Bruto ma dove hai la testa? » domanda Cesare, rivolgendosi a Bruto.
   « Ho sbagliato qualcosa padre? » domanda Bruto a Cesare.
   « Non è un matrimonio ma solo la festa di compleanno di Ottaviano, oggi compie diciassette anni » commenta Cesare.
   « Ah! Pensavo fosse il suo matrimonio » ammette Bruto.
   « Che cosai dentro quella testa? » gli domanda Cesare.
   In questo momento mi viene voglia di ridere, faccio fatica a trattenere una risata.
   « E tu Ottaviano, mostrati un po’ entusiasta quando qualcuno parla di matrimonio. Prima o poi toccherà anche a te sposarti. Cesare non può tenere ancora a lungo il peso della corona di Roma vedi di sbrigarti a prendere moglie » mi avvisa Cesare con un tono severo.
   Ora ho smesso di ridere anche io. Capisco le perplessità di mio padre, ma non sono ancora pronto per questo passo e forse ci vorrà ancora molto tempo prima che mi decida a farlo. Sono sicuro che prenderò il potere su Roma senza moglie, sarò il primo sovrano che prenderà la corona senza essersi sposato. In ogni modo, mio padre lo ripete quasi tutti i giorni che non durerà ancora a lungo ma poi va avanti a testa alta e non molla mai vorrei avere io la sua grinta ma io sono un’altra cosa.
   Una volta che Cesare e Bruto mi lasciano solo vengo circondato da una serie di ragazze romane che gridano come delle pazze scatenate solo a vedermi e mi strattonano pure.
   « Tu sei Ottaviano? » mi grida una nelle orecchie.
   « Marta non vedi che è lui? È bello proprio come suo padre! » mi grida un’altra.
   Molte donne mi dicono spesso che sembro la copia di Cesare quando era più giovane ma io non posso averne conferma e sono convinto che quelle ragazze raccontano molte cavolate anche se la cosa non mi dispiace ma lo dicono solo per farmi attirare la loro attenzione. Peccato che di due complimenti in croce non me ne faccio niente. Devo trovare una scusa per distaccarmi da queste ragazze.
   « Vogliate scusarmi signorine, ma ho sentito Cesare chiamare il mio nome e se Cesare chiama io devo obbedire » dico a loro solo per svignarmela via.
   Proprio mentre mi metto alla ricerca di Cesare e Bruto incontro una ragazza con un aspetto famigliare niente meno che mia sorella Ottavia.
   « Auguri fratellino! » mi viene incontro sorridente.
   « Come va sorellina? » le chiedo.
   « Emozionata a sapere che a breve sposerò il mio fidanzato Cornelio. E tu come sei messo fratellino hai trovato o no quella giusta? » mi domanda lei.
   « La sto ancora cercando » rispondo quasi imbarazzato.
   « Sono sicura che la troverai » mi risponde Ottavia sorridente.
   « Speriamo anche se non succederà molto presto ma arriverà! » rispondo io.
   « Vai a divertiti dai, che è la tua festa di compleanno questa » risponde lei.
   È la mia festa di compleanno ma tutti passano il tempo a chiedermi se ho oppure no una fidanzata a quanto pare vogliono tutti mettermi fretta per sposarmi quando io voglio fare le cose con calma.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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