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Autore: lucille94    18/09/2017    0 recensioni
Bois-Guilbert è a terra, immobile, nel fango di Templestowe. Ma non è ancora la fine...
Il mio vuole essere un sequel di Ivanhoe incentrato sulle vicende di Rebecca (e Bois-Guilbert) dopo il duello a Templestowe. Perché non dare una seconda possibilità a questi due inguaribili orgogliosi? E' quello che intendo fare! Perciò, dopo Templestowe seguiranno altre avventure... Perché Bois-Guilbert non è affatto morto. E Rebecca dovrà farsene una ragione.
Genere: Avventura, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Bois-Guilbert guardò soddisfatto il centro del bersaglio. L’aveva colpito di nuovo. Robin approvò con un cenno del capo e gli diede una pacca bonaria sulla spalla.
«Sei un fuorilegge perfetto, ormai» si complimentò, e Bois-Guilbert ammiccò.
«Che cosa vi serve, ora, per fidarvi di me e lasciarci andare?» domandò schietto.
Robin si incupì: «Lascia che ti dica una cosa, Brian: se in principio volevamo averti sotto il nostro controllo per nostra sicurezza, oggi non è più così. Gira voce che tu sia vivo in Inghilterra. E benché siano solo voci da mercato prima o poi Richard verrà a saperlo e si metterà a cercarti»
Bois-Guilbert rispose altrettanto seriamente: «Un altro motivo per lasciare al più presto il vostro villaggio. Se come dici godete della benevolenza del re non voglio che a causa mia corriate dei pericoli, che rischiate delle accuse di tradimento...»
«Con te anche Rebecca è in pericolo. Pensa se delle guardie dovessero fermarvi per un controllo lungo la strada per Sheffield: tutti sanno, Brian, tutti. Se ti imbatti nella persona sbagliata potrebbe essere la fine per voi»
Bois-Guilbert si soffermò a pensare a quell’ipotesi. In effetti, quella che era iniziata come una prigionia rischiava di diventare l’unica via di sopravvivenza. D’altro canto, Rebecca aveva tutte le ragioni per volersi riunire ai propri parenti; e lui aveva promesso che l’avrebbe condotta laggiù in totale sicurezza. Non l’avrebbe affidata superficialmente alla scorta degli uomini di Robin, fossero anche lo stesso Robin e il fedele Little John.
Al ritorno al villaggio Rebecca gli venne incontro: lo faceva sempre più spesso dal loro colloquio su Adelaide e gli mostrava sempre più accondiscendenza, senza sbilanciarsi troppo riguardo al loro rapporto. Gli prese la mano e la accarezzò, chiedendogli come fossero andati gli allenamenti con l’arco.
«Devo parlare con frate Tuck» rispose lui abbozzando un sorriso. Rebecca lo lasciò andare e, forse per la prima volta, si sentì messa da parte. Bois-Guilbert camminò in solitaria fino alla cappella di Copmanhurst. Trovò il monaco intento a glorificare il Signore per il lauto pranzo che aveva concesso al suo umile servo e venne invitato a partecipare di quella munificenza senza avere avuto il tempo di spiegare il motivo che l’aveva condotto lì. Durante tutto il pasto, Bois-Guilbert non fece che pensare all’inadeguatezza del chierico eremita, ma poi ricordava i propri voti sacri e distoglieva l’attenzione da quei dettagli. Quando finalmente ebbe la possibilità di parlare in tutta sincerità di ciò che lo angosciava, il buon eremita gli rispose: «Figliolo, torna con animo sollevato al villaggio e aspettami là. Sai che faccio abitualmente visita ai miei figlioli e ogni volta permetto a chi ne fa richiesta di parlare a tu per tu con il Signore prestando il mio Vangelo»
«Perché non ora?» incalzò Bois-Guilbert, ma il frate aprì le braccia:«Perché ora non ho a portata di mano il mio Vangelo!» affermò come cosa scontata.
Bois-Guilbert si trattenne fino al tramonto per rinfrescare alcune nozioni basilari all’eremita, che per via della solitudine aveva dimenticato buona parte della sua preparazione liturgica e teologica. Quando fu libero di tornare, l’inquietudine era solo leggermente sopita. Decise di non ridestare più i dubbi e di dedicarsi interamente alla caccia e al cibo, come la maggior parte dei fuorilegge sembrava fare con grande giovamento per il corpo e per l’anima.
Frate Tuck mantenne la promessa e due giorni dopo sbucò dal sentiero, brillo già dalle prime ore del mattino. Mentre due uomini si assicuravano che pur barcollando arrivasse allo spiazzo del fuoco senza incidenti, il sant’uomo già predicava che il sangue di Cristo aveva redento gli uomini e perciò lui non aveva fatto altro che perpetuare la memoria del sacrificio, come ogni buon cristiano avrebbe dovuto fare.
Rebecca, in piedi accanto a Bois-Guilbert, si lasciò scappare un commento aspro: «Questi sarebbero i sacerdoti cui voi solete rivolgervi?» e detto ciò si accostò a Marian e si sedette a terra.
«Amico Brian – biascicò il frate allungandogli una borsa di cuoio – Qui c’è quello che cerchi. Sai cosa fare»
Bois-Guilbert afferrò la borsa e l’aprì, traendone un codice del Nuovo Testamento alquanto consunto ma sostanzialmente integro. Chiuse gli occhi, sussurrò una preghiera e, dopo aver preso un profondo respiro, spalancò il libro.
Et sicut non probaverunt Deum habere in notitia, tradidit eos Deus in reprobum sensum, ut faciant quae non conveniunt, repletos omni iniquitate, malitia, fornicatione, avaritia, nequitia; plenos invidia, homicidio, contentione, dolo, malignitate; susurrones, detractores, Deo odibiles, contumeliosos, superbos, elatos, inventores malorum, parentibus non oboedientes, insipientes, inconpositos, sine affectione absque foedere, sine misericordia. Qui cum iustitiam Dei cognovissent – non intellexerunt quoniam qui talia agunt digni sunt morte – non solum ea faciunt, sed et consentiunt facientibus.[1]
Bois-Guilbert chiuse il libro e prese un gran respiro. Nessuno, oltre a lui, conosceva il latino abbastanza bene da capire un testo alla prima lettura. Per questo chi gli era vicino si spaventò del suo improvviso pallore e del suo silenzio.
«Brian – intervenne Little John che era accanto a lui – Che cosa significa?»
Avrebbe voluto parlare, ma le labbra erano serrate dall’incredulità: com’era possibile che parole così mirate giungessero proprio in quel momento a rispondere alle sue domande? Bois-Guilbert, a un tratto, non aveva più l’arroganza di classificare la pratica delle sorti bibliche come una superstizione.
«San Paolo apostolo... – bisbigliò rialzando il capo e restituendo il codice e la borsa – Era la lettera ai Romani...»
Un mormorio diffuso accolse quelle poche parole. Robin osservò il comportamento del normanno cercando di indovinare quali pensieri quel brano avesse sollevato. Sicuramente pensieri non buoni, pensieri dolorosi.
«Adelaide?» sussurrò.
Bois-Guilbert negò categoricamente: «Non c’entra. L’apostolo parlava di me» disse, battendosi la mano sul petto.
«Possiamo aiutarti?» domandò Marian, mentre Rebecca si rialzava con l’intenzione di avvicinarsi. E su di lei Bois-Guilbert volse uno sguardo al limite dell’allucinato.
«Rebecca, vieni, ti prego»
Le tese la mano, ma lei non la prese.
«Andiamo nella capanna» le disse ancora, precedendola lungo la strada. La fece entrare, le chiese di sedersi sul giaciglio, poi uscì di nuovo lasciandola sola.
Rebecca non l’aveva mai visto tanto turbato; nemmeno a Templestowe aveva quello sguardo inquietante; nemmeno a Torquilstone durante il loro primo incontro a tu per tu. Si ripeteva di stare calma, che non sarebbe successo nulla di male, che non avrebbe osato usarle violenza. Eppure, nonostante tutte le idee rassicuranti che cercava di istillarsi nell’attesa, la sua schiena era percorsa da brividi e le braccia coperte dalla pelle d’oca. Non percepiva il minimo rumore sospetto e ciò contribuiva a spaventarla. Come d’improvviso, Bois-Guilbert irruppe nella capanna e tirò il chiavistello. Aveva in mano un fiaschetto di vino rosso e due bicchieri di legno.
«Tieni» disse porgendogliene uno e riempiendolo.
«Signore, io non bevo vino!» si lamentò lei, facendo per rifiutarlo. Ma lui glielo impedì versandosi a propria volta una buon bicchiere.
«Bevi, ti prego» ordinò, e tracannò d’un fiato. Lei non ebbe il coraggio di disobbedirgli e prese un piccolo sorso.
«Non posso più aspettare – cominciò lui ambiguamente – Mi perseguita da troppo tempo»
Rebecca tremava di paura. Aveva freddo, un freddo innaturale, e istintivamente si scostava da lui, che si era seduto per terra di fronte a lei.
«Cosa vi prende?» balbettò.
«Non temere»
 
[1] Rom. 1 28-32: “E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.”
   
 
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