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Autore: _happy_04    18/09/2017    2 recensioni
[questa storia partecipa alla challenge “All Summer Long” a cura di Piscina di Prompt e Fanwriter.it]
Tempo d'estate per i ragazzi del Gruppo Accademico Fukorodani!
Infatti, il ritiro estivo è stato organizzato in un labergo con piscina, nel bel mezzo delle montagne, respirando aria pura di campagna.
Un paradiso, no?
Inoltre, per la prima sera è stata prevista una festa in piscina! Chissà cosa potrebbe succedere in una serata come questa?
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«Sì… Non male, eh? Perlomeno, se per caso dovesse caderci qualcosa sapremmo come recuperarlo.»
Ci fu un attimo di silenzio, per cui Asahi suppose che Noya stesse riflettendo sulla sua affermazione. Poi, il ragazzo riprese a parlare, con una domanda che sorprese alquanto il compagno: «Quanto pensi che siano da qui alla superficie della piscina?»
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Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Asahi Azumane, Karasuno Volleyball Club, Yuu Nishinoya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di tuffi dal balcone e altre follie
 
Numero parole: 2331
Prompt: La piscina dell’hotel e i tuffi dal terrazzo del primo piano!
Generi: comico, generale, slice of life
Bonus: Gita fuori programma
 
 
«Wah, è fantastico qui!» Noya si buttò sul letto, entusiasta. «Siamo capitati proprio bene, Asahi-san!»
Il compagno non riuscì a fare a meno di sorridere, trasportato dall’energia dell’altro. «Già, su questo devo proprio concordare con te!»
Per il ritiro estivo del Gruppo Accademico Fukorodani, i loro coach avevano deciso di fare ai ragazzi una sorpresa, e li avevano portati ad un bell’hotel tra le montagne, in mezzo alla natura, con piscina e, ovviamente, palestre incorporate.
Insomma, il paradiso per tutti loro.
Inoltre, Asahi e Nishinoya erano capitati nella stessa camera d’albergo, quindi avevano avuto fortuna anche in quello. C’era da dire che anche le altre camere erano state formate abbastanza a favore degli studenti, a giudicare dalle accoppiate – alla fine, tutto sommato, era una vacanza con allenamenti più che un vero e proprio ritiro.
Ovviamente, non appena ricevute le chiavi, il libero della Karasuno si era letteralmente lanciato su per le scale e nella camera, esplorandola da cima a fondo – “esplorandola” per così dire, dal momento che era praticamente un monolocale con bagno come tutte le camere d’albergo normali.
Mentre Noya testava il materasso del letto, Asahi si avviò sul balcone, e non poteva negare che la vista era meravigliosa. Si potevano ammirare i fianchi delle verdi colline che li circondavano in avanti; sui due lati si vedeva la struttura dell’albergo, che evidentemente aveva la forma di un rettangolo senza uno dei lati corti; invece, proprio subito sotto il balcone, c’era una limpida piscina dall’acqua blu cristallino e venature chiare elegantemente disegnate dal sole, apparentemente vicinissima dal momento che la camera era al primo piano.
Si appoggiò alla ringhiera, assaporando l’aria pura che si respirava e la vista mozzafiato: non c’era nulla da dire, i loro allenatori, ancora una volta, avevano fatto una scelta perfetta.
«Ehi, ma allora abbiamo la piscina sotto di noi?!»
Asahi per poco non cadde dal balcone per la sorpresa quando sentì il piccolo libero che praticamente si arrampicava su di lui per avere una vista chiara del panorama.
L’asso recuperò l’equilibrio, ridacchiando appena. Sicuramente, quella del suo amico era stata avventata come azione, ma la sua innocenza e il suo entusiasmo gli impedivano di sentirsi completamente arrabbiato con lui. E poi, non poteva negare che gli piaceva quando Nishinoya si aggrappava a lui come un bambino su un albero. «Sì… Non male, eh? Perlomeno, se per caso dovesse caderci qualcosa sapremmo come recuperarlo.»
Ci fu un attimo di silenzio, per cui Asahi suppose che Noya stesse riflettendo sulla sua affermazione. Poi, il ragazzo riprese a parlare, con una domanda che sorprese alquanto il compagno: «Quanto pensi che siano da qui alla superficie della piscina?»
Asahi alzò un sopracciglio, perplesso. Nishinoya non era mai stato tipo da numeri, matematica e calcoli complessi, soprattutto in vacanza come in quel momento. E poi, a che cosa poteva servire conoscere l’altezza? Forse per essere più sicuri della sopravvivenza o meno del telefono ad un’eventuale caduta? «Suppongo cinque o sei metri.» valutò l’asso. «Ma perché ti interessa?»
Prima che Noya potesse rispondere, si sentì qualcuno che bussava alla porta, e il rumore fu subito seguito da una voce che Asahi avrebbe riconosciuto a tremila miglia di distanza. Mentre il libero scendeva dalla sua schiena, Asahi aprì, e nella stanza irruppe con la sua solita allegra energia Hinata, che si guardò intorno a bocca spalancata. «Wow, che forte la vostra camera!»
«È uguale alla nostra, idiota!» Kageyama raggiunse il suo compagno di camera, entrando a sua volta.
Asahi non riuscì a fare a meno di ridacchiare. Quei due erano assolutamente incorreggibili, ma in fin dei conti formavano una bella coppia – forse era anche per questo che, insieme, facevano parte delle armi segrete della Karasuno.
Anche se non prima di aver risposto con una linguaccia all’altro, Hinata corse sul balcone, affacciandosi entusiasta. «Hey, però noi non ce l’abbiamo la vista sulla piscina!»
«Fa’ vedere.» Kageyama si mise accanto a lui, girato verso il panorama davanti a loro. «Mh, però hai ragione. Non mi sembra di aver visto questa piscina dalla nostra finestra.»
«Già, figo, vero?» Nishinoya si mise dietro di loro con un grande sorriso.
Asahi li osservava dall’interno, tra l’intenerito e il divertito. Era vero, la Karasuno era forte come squadra grazie al duro allenamento e all’impegno, ma a renderla speciale sicuramente era anche il legame che li legava tutti insieme; non erano solo un gruppo di giocatori, erano una vera squadra, con un rapporto fondato sulla fiducia e sulla condivisione. E, sicuramente, a contribuire a unire la squadra erano anche l’energia trascinante di elementi come Hinata e il giovane libero. Ad Asahi piangeva il cuore al pensiero di doverla lasciare nel giro di pochi mesi, ma tanto valeva godere di questi ultimi tempi insieme per imprimerli nella propria memoria.
Dopo qualche minuto, i due ospiti lasciarono la camera, e Noya si buttò nuovamente sul letto. «Asahi-san, hai sentito la notizia?»
L’asso arrossì appena: per la verità, non aveva sentito un bel nulla di ciò che quei tre si erano detti, essendo perso nei propri pensieri. «Ehm… No, in effetti. Perché? Di che si tratta?»
«Stasera c’è una festa in piscina!» Il libero schizzò in piedi sul materasso, già elettrizzato. «Evidentemente, volevano fare un evento di benvenuto! Però l’idea mi piace!»
Asahi non riuscì a fare a meno di sorridere. «Mh, suppongo che sia così.»
Noya saltò giù dal letto, aprendo la valigia e tirando fuori qualsiasi cosa potesse essere necessaria. «Ora ho capito perché ci hanno detto di portare un costume! Sarà fantastico, me lo sento!»
L’asso rise, rendendosi conto di sentirsi anche lui decisamente eccitato. Le feste in piscina non gli erano mai piaciute particolarmente, però era impossibile rimanere immuni alla forza trascinante del suo compagno di camera – come dire, era una piccola tempesta ambulante. Così, lo seguì e cominciò a sua volta a preparare il borsone.
 
Affacciato al balcone, Asahi notò che un po’ tra tutti la festa era stata gradita – come era facile aspettarsi, del resto. A saltare subito all’occhio era Bokuto, della Fukorodani, allegro come sempre, impegnato a lanciare schizzi d’acqua su Akaashi nel tentativo di coinvolgerlo nel divertimento, con quel suo atteggiamento che inq qualche modo lo faceva somigliare tanto ad un gufo. Kenma, della Nekoma, era seduto a bordo piscina, per una volta senza il suo telefono tra le mani, dondolando i piedi nell’acqua e ridendo alle battute di Kuroo, immerso accanto a lui e appoggiato al bordo con le braccia. Ad un certo punto arrivarono anche Hinata e Kageyama, praticamente facendo a gara per tuffarsi per primi.
Insomma, solo osservando ci si sentiva parte di quel turbine di persone, di divertimento e di acqua.
Improvvisamente, dietro di lui, sentì il rumore della porta del bagno che si apriva; Asahi si voltò, per vedere Noya che usciva con i vestiti sul braccio e il costume. Li gettò sulla sedia, per poi piazzare le mani sui fianchi. «Okay, Asahi-san. Sono pronto!»
L’asso lo osservò, perplesso. «Noya, per caso vuoi andare in giro per l’albergo senza maglietta?»
Il libero abbassò lo sguardo sul proprio torso nudo. «Oh, giusto.» Distrattamente, afferrò una T-shirt dalla valigia e la infilò alla bell’e meglio nel borsone che il compagno portava sulla spalla. «Fatto. Ora sono pronto per davvero.»
Asahi continuava a non capire le azioni di Nishinoya, perciò si limitò a fissarlo interrogativo, mentre questo si avviava verso il balcone e si appollaiava sulla ringhiera. «Che dici, di testa o a bomba?»
Improvvisamente, l’asso realizzò, tutto d’un colpo.
La domanda postagli quel pomeriggio. Il balcone al primo piano. La piscina. Nishinoya.
Tutto questo, unito insieme, fece capire ad Asahi le reali intenzioni dell’amico, provocandogli una sorta di piccolo infarto. Infatti, fece appena in tempo ad afferrarlo per la vita prima che si tuffasse.
Se lo tirò dentro la camera, ignorando per quanto possibile le sue proteste. «Eddai, Asahi-san!» esclamò il libero, agitandosi tra le braccia dell’altro. «Perché no?»
«Ti rendi conto che potrebbe essere pericoloso?» lo rimproverò l’asso, stringendo più forte.
Noya smise di muoversi, abbandonandosi alla sua stretta, ma gli rivolse uno sguardo tra il deluso, il truce e l’imbronciato, come un bambino a cui sono state negate le caramelle. Per qualche motivo, ciò fece sentire leggermente in colpa Asahi, ma non poteva certo cedere. Se era pericoloso, era pericoloso, non si discuteva, no?
Rimasero qualche istante così, a guardarsi in faccia, immobili. Poi, l’asso cedette e lasciò andare Nishinoya, con un sospiro. «E va bene, ho capito. Ma sei proprio sicuro che non sia rischioso?»
Il ragazzo si illuminò, avviandosi nuovamente verso il balcone e tornando nella sua posizione di preparazione al tuffo. «Nah. L’hai detto tu, non sono più di sei metri. Cosa saranno mai?»
Asahi sospirò, cercando di convincersi che avesse ragione. Ma sì, aveva ragione. Del resto, i trampolini professionali erano molto più alti. Mise a tacere anche quella vocetta che gli diceva che, in effetti, Noya non era un professionista.
Così, si avvicinò, guardando lo spettacolo che il libero stava per offrire.
Molto semplicemente, tutti lo fissavano tra lo sconcertato e il divertito, con esclamazioni di sorpresa miste a confusione.
Nishinoya urlò un «Bombaaa!», prima di saltare e chiudersi a riccio su se stesso, mentre cadeva verso la piscina con un grido di giubilo. Non appena sfiorò la superficie si alzarono schizzi d’acqua che Asahi non credeva possibile fossero generati da un essere umano – persino lui, affacciato al balcone del primo piano, si ritrovò la maglietta bagnata, mentre il povero Kenma, ancora seduto tranquillamente a bordo piscina, era stato letteralmente travolto da una sorta di onda anomala, che lo aveva inzuppato senza alcuna pietà.
Noya ci mise qualche istante a riemergere, ma alzò la testa, scuotendola e spostandosi i capelli da davanti agli occhi, ridendo come un pazzo. «È stato fantastico! Asahi-san, perché non ti butti anche tu?»
A quella proposta, il ragazzo avvampò, balbettando confuso per declinare l’invito. Lui, tuffarsi dal balcone? Certo che no! Non era certo un incosciente spensierato come il suo amico. Solo al pensiero di dover usare la ringhiera come trampolino la piscina gli sembrava molto più lontana, un po’ troppo per i suoi gusti.
«Avanti, Asahi-san!» Noya lo incitò nuovamente, agitando le braccia. «Non sono morto mica, guarda! Te lo assicuro, non te ne pentirai!»
Il ragazzo lo fissò ancora un attimo, perplesso. Effettivamente, doveva ammettere che, ad un primo impatto, la cosa era parsa allettante. Solo pensandoci sopra era diventata un po’ pericolosa, a suo parere.
Magari era proprio quello il punto. Non ci doveva pensare, doveva buttarsi e saltare. In fondo, Nishinoya era ancora lì a chiamarlo. E poi, erano gli ultimi giorni di estate, conveniva goderseli al meglio, no?
«Ah, ho capito, e va bene!» esclamò alla fine, lasciando cadere il borsone e la maglietta dal lato del balcone, in modo che atterrasse a bordo piscina, per poi avviarsi alla porta. Vi si appiattì contro con la schiena, prendendo un respiro profondo. Non doveva pensare ai sei metri che lo avrebbero separato dalla superficie dell’acqua. Non doveva pensare alle persone che rischiavano di essere sotto di lui durante il tuffo. Non doveva pensare all’impatto della propria pelle contro il gelo della piscina. Non doveva…
Con un urlo liberatorio, prese la rincorsa e, quando fu davanti alla ringhiera, saltò.
Il momento in cui passava dall’altra parte del ferro gli sembrò essere al rallentatore. Vide il cielo di fronte a sé, percependo il vuoto sotto. Per un istante sentì lo stomaco sottosopra, poi, tutto sembrò tornare alla velocità normale – anzi, ancora più veloce. Il paesaggio gli scorse davanti agli occhi, confondendosi in macchie colorate, e poi ci fu l’acqua.
Fu una delle sensazioni fisiche più forti che ricordasse di aver mai provato. Gli sembrò che gli fosse stato dato un grande schiaffo, poi fu avvolto, dolcemente, al fresco. A dir la verità, si era aspettato che fosse gelida, ma così era meglio.
Emerse con la testa, prendendo un respiro e gettando i capelli all’indietro. Quando realizzò cosa avesse appena fatto, non riuscì a fare a meno di scoppiare a ridere, avvicinandosi al lato della piscina dove toccasse con i piedi a terra. Non pensava che lo avrebbe mai fatto, se non fosse stato per Noya, ma doveva ammettere che era stato semplicemente pazzesco. Non credeva che avrebbe più dimenticato quella sensazione; in alcuni momenti si era sentito leggermente traumatizzato – letteralmente – ma nel complesso gli era piaciuto tantissimo, e lo avrebbe ripetuto volentieri altre tremila volte.
Ebbe appena il tempo di formulare questi pensieri che Nishinoya gli saltò praticamente addosso, aggrappandosi al suo collo con le braccia e cingendogli la vita con le gambe, come faceva spesso. Il bonus di quest’occasione, però, fu qualcosa che Asahi decisamente non si aspettava.
Il libero gli stampò un bacio sulle labbra, ridacchiando allegro. «Visto? È stato bello, vero?»
L’asso boccheggiò per qualche istante, mentre la sua mente cercava di elaborare quanto era accaduto un attimo prima. Lo aveva baciato? Lo aveva proprio fatto?
In fin dei conti, però, non era stato troppo male neanche quello. Anzi, chissà se avrebbe potuto farlo di nuovo, anche in futuro.
Sorrise. «Già! Avevi proprio ragione, non me ne sono pentito affatto!»
Dal bordo piscina, Hinata lanciò un’esclamazione di entusiasmo. «Kageyama-kun, se qualcuno ci presta la camera con il balcone sulla piscina lo facciamo anche noi?»
«Se parli del tuffo io ci sto. Se parli del bacio…» L’alzatore arrossì fino alla punta delle orecchie, abbassando gli occhi. «…beh, anche.»
Il centrale diventò tutto rosso come un pomodoro, e l’altro cominciò ad avviarsi su per le scale, probabilmente trovando il tutto leggermente imbarazzante e cercando di liberarsi dell’impiccio. «E piantala di fare quella faccia da cretino, idiota! Tanto lo sappiamo entrambi che mi butto meglio io.»
«Eh?» Hinata si riattivò all’improvviso, correndogli dietro. «Ehi, non pensarci neanche! Tanto arrivo prima io!» I due continuarono a battibeccare anche quando furono dentro, strappando una risata un po’ a tutti.
A quel punto, sotto le stelle che cominciavano a farsi strada nel manto indaco del cielo, Asahi pensò che quella sarebbe stata davvero una serata che, decisamente, non avrebbero mai dimenticato.

------------Angolo dell'autrice!
​Ciao a tutti!
​Sono nuova nel fandom, perciò mi presento: il mio nick è _happy_04, ma preferisco Happy. Piacere!
È​ la prima volta che pubblico una storia qui, e ho pensato che questo contest estivo potesse essere una buona occasione per introdurmi nel fandom di Haikyuu!!.
​Boh, qui credo di aver finito. Spero che la storia vi sia piciuta, a presto!
Bacioni,
​-Happy-
   
 
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