Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: ROW99    18/09/2017    1 recensioni
Essere soli è una delle cose più devastanti che possano colpire la vita di una persona, ma spesso la luce è nascosta più vicino di quanto sembri, magari negli occhi di qualcuno di insospettabile!
Dal testo: Non è facile avere amici quando sei troppo intelligente. Sembri sempre troppo alto, troppo lontano per chi vive una vita normale. Minaho non ricorda un periodo della sua vita in cui non sia stato solo. Forse, nei suoi primi ricordi, prima dell’incidente che gli porterà via il padre, vi era una stilla di felicità, ma poi tutto era crollato.
nb: Minaho e Manabe frequentano la Raimon, ma in una sezione diversa dai protagonisti di IE go
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Baby, I got it
What you need
Do you know I got it
All I'm askin'
Is for a little respect
 when you get home (just a little bit)

I giorni passavano e ottobre si avviava alla fine. Le piogge si erano intensificate anche se le temperature rimanevano più che tiepide, e le serate invitavano a rimanere in casa davanti ad un buon libro o ad un film interessante.

Minaho continuava a seguire Manabe giorno per giorno. Il lilla faceva tutti gli esercizi, ma i progressi erano lenti. Non che la cosa li preoccupasse (il dottore li aveva avvertiti che sarebbe servito molto tempo per recuperare il ginocchio) ma per Manabe era davvero frustrante. L'arancione aveva vinto con la squadra la terza partita e ora si avvicinava la semifinale del girone regionale. Voleva tantissimo partecipare alla finale, ma questo significava essere in piedi prima di Natale… sembrava impossibile.

Inoltre faticava sempre di più a nascondere a Minaho il suo ultimo cruccio. Le prese in giro a scuola si erano intensificate, soprattutto grazie all’arrivo in classe di un nuovo”amico”. Era costui una sorta di avanzo di galera che sembrava pescato da Guantanamo, con il quoziente intellettivo di un tubo di stagno, ma “fighetto” oltre ogni umana decenza e dunque preda dello sfrenato desiderio di chiunque. Le ragazze volevano averlo per sé, i ragazzi sfruttare la sua prepotenza per emergere, anche a costo di strisciare ai suoi piedi.

Inutile dire che Manabe e Minaho non volevano avere niente a che fare con questa faccenda. Erano abituati a stare da soli, potevano permettersi di ignorarlo ed essere ignorati.
Il curioso soggetto però (Kitama era il suo nome) sembrava essersi da subito molto interessato ai due ragazzi. Aveva capito che si proteggevano a vicenda e dunque, individuato l’elemento a suo parere più debole, aspettava che l’altro si allontanasse per attaccare.


-Di’, storpio! Il fidanzatino non è con te adesso, eh? Perché non ti avvicini così ti posso dire cosa penso degli sfigati come voi?
Manabe era terrorizzato da quel pazzo e dalla sua banda. Cercava di non allontanarsi mai da Minaho, ma se questo succedeva si faceva forza e tratteneva le lacrime. Non voleva farsi vedere debole.
Da un paio di giorni aveva iniziato anche a prenderle. La prima volta lo aveva aspettato fuori dal bagno e gli aveva dato uno schiaffo, la seconda invece gli aveva teso un agguato davanti alla biblioteca. Minaho era agli allenamenti e il lilla si era trovato con le spalle al muro. Per fortuna i pugni allo stomaco non lasciano lividi, pensò.

Manabe non avrebbe mai permesso a Minaho di scoprire cosa stava succedendo. Sapeva che l’amico si sarebbe lanciato a difenderlo, ma cosa poteva fare da solo contro quell’animale e la sua banda? No, non era proprio possibile. Doveva stare attento a tenerlo fuori.


-Ehi, scemo! Sei ancora in giro? La vuoi capire che non voglio vederti davanti a me? Togliti di mezzo zoppo!
Era comparso da dietro una colonna, percorrendo il corridoio a grandi passi, seguito da due scagnozzi del suo codazzo. Manabe arretró alzando le mani come a difendersi il petto. Una nuvola di fumo si alzava dalla sigaretta che aveva in bocca, stretta fra  denti.

-Io… io… non…
-Ma sentitelo come piagnucola! Dove hai lasciato l’amichetto? Uno di questi giorni vorrei fargli assaggiare due ceffoni, sai? Proprio non capite cosa serva per essere uomini, in questa scuola!!
Manabe tremava. Una scossa fai adrenalina gli percorse il corpo come un fulmine.
-Non ti azzardare a parlare di Minaho, idiota!

Il lilla si rese conto in un secondo di cosa avesse fatto. Si morse violentemente la lingua. Perché aveva parlato senza pensare? Quando gli toccavano Minaho non riusciva più a contenersi… ora era davvero nei guai.
Inizió ad indietreggiare stringendo i denti. Kitama era rimasto inizialmente stupito, poi aveva iniziato a farsi crescere sulle labbra un sorriso sarcastico e cattivo.
-Bene. Bene. Bene! Credo di averti giudicato male, sai? Non sei affatto un debole… sei proprio un idiota!! Uno scemo inutile!! Sai contro chi ti sei messo? Lo sai?

Il ragazzo urlava avvicinandosi a Manabe a grandi passi. Perché in quel dannato corridoio non passava nessuno? Afferrò il lilla per il colletto della camicia. Manabe stava per piangere.
-Piangi pure! Sei proprio una femminuccia! Vieni… vieni con me!- Kitama gli diede un pugno su una spalla facendolo gemere di dolore, quindi incredibilmente lo attrasse a sé. Manabe poteva sentire il puzzo di fumo che gli impregnava la divisa.
-Ecco… sediamoci qui! -Costrinse il lilla a sedersi su una sedia e gli si piazzó al fianco. -Che ne dici di fumarci una sigaretta?
-Io… lasciatemi!! Lasciatemi andare!! -Il lilla non riusciva più a trattenere le lacrime.
-Non vuoi? Non sei abbastanza uomo da fumare neanche una semplice sigaretta? Idiota! Vuol dire che dovrò insegnarti io! -Il ragazzo rise sguaiatamente, quindi diede un pugno nello stomaco al lilla che si piegò trattenendo i conati.

Kitama mandò uno sguardo di dominazione ai suoi “amici” che se la ridevano (assai spaventati a dire il vero) e afferrò una mano del lilla aprendogli con violenza le dita.
-Oh! Ma che bella manina! Non sei abituato a fare a pugni o sbaglio?
Manabe non vedeva più nulla a causa delle lacrime. Aveva una paura folle.
-Adesso ci penso io a farti diventare uomo!

Kitama su tolse lentamente la sigaretta dalla bocca. La tenne tra le dita fissandola con aria di superiorità, quindi la sventoló davanti alla faccia dei suoi stupidi scherani. Dovevano vedere. Lo avrebbero temuto e rispettato ancora di più.
Increspó le labbra in un accenno di sorriso cattivo e accennó un movimento con le sopracciglia. Per un attimo sembrava che non dovesse succedere nulla, poi si mosse con la rapidità di un gatto. Premette con forza la sigaretta sul palmo della mano di Manabe, tenendola schiacciata contro la sua pelle mentre il lilla urlava di dolore.
-Visto? Adesso sai fumare! -Kitama rise. Diede uno schiaffo a Manabe e se ne andò ridendo, seguito dai suo scagnozzi, lasciando il lilla in terra a piangere.

-Ora come faccio a tornare a casa, maledizione? -Il lilla era in bagno, appoggiato ad un lavandino. Aveva il viso arrossato per lo schiaffo e bagnato di lacrime. I capelli spettinati gli ricadevano sugli occhi in ciuffi sparsi.
Aveva vomitato. Il pugno che aveva ricevuto allo stomaco era davvero forte. Sperava di non avere lividi evidenti… anche se il principale problema sarebbe stato nascondere la mano.
Aveva un’ustione grossa come una moneta in mezzo al palmo che gli bruciava da impazzire. L’acqua del rubinetto del bagno non gli dava nessun sollievo. Si fasció la mano con un fazzoletto e si avviò zoppicante verso l’uscita, reggendosi alla stampella.


-Ehi Min, sono  a casa! -Il lilla si era tranquillizzato ed era riuscito a far sparire ogni accenno di dolore dalla voce.  -Cosa si mangia di buono?
Quel giorno Minaho infatti lo aspettava a casa. Manabe si era trattenuto a scuola un’oretta in più per aiutare un professore con certi incartamenti. -Non l’avesse mai fatto, dannazione! -Pensò tra sé e sé.
-Sei fortunato! Ho bruciato il pesce! Ci hanno appena portato la pizza… -Nella voce del lilla si notava l’amara delusione per la rovina del suo pranzo. Manabe sorrise. Non sapeva cucinare, ma si impegnava tanto…
-Ottimo… oggi ho bisogno di digerire… sai… ancora devo finire di metabolizzare i tuoi bucatini di tre giorni fa! -Il lilla aveva una splendida faccia da schiaffi.
-Stai rischiando grosso Manabe… ma tanto! Guardia che ci metto un attimo a ripescare il pesce dal bidone… sempre ammesso che riesca a staccarlo dalla teglia… stai attento! -L’arancione lo minacciò con il pentolino. Scoppiarono a ridere.

-Beh… allora arrivo, vado un attimo a sciacquarmi le mani e sono da te!
Il lilla si mosse verso il bagno allegramente, prima di sentire una stretta alla spalla.
-Manabe. -La voce di Minaho era serissima.
-Ehm… si? Che hai Min?
-Fammi vedere la mano.

Il lilla sbiancó. Dannazione, lo aveva visto!
-Min… scusa Min ora ho bisogno di andare in bagno…
-Fammi vedere la mano!! -Minaho urló, ma si pentí subito. -Scusa… scusa Man. Lascia che ti guardi la mano, per favore.

Il lilla era confuso. Si sentiva con le spalle al muro.
Non reagì mentre Minaho gli apriva dolcemente le dita sgranando tanto d’occhi.
-Manabe, chi ti ha fatto questo? CHI È CHE SI È AZZARDATO A FARTI QUESTO???
L’arancione era furente. Manabe non lo aveva mai visto cosí.
-Min… lascia stare… è stato un incidente…
-Un incidente? UN INCIDENTE??? Chi è stato!! Devi dirmelo!!- L’arancione si fermò. Un lampo gli aveva attraversato lo sguardo. -È… è stato Kitama vero? Ho notato come ti guarda, quel maledetto bastardo! È stato lui!

Manabe abbassò gli occhi.
-Aveva ragione quindi! È stato quel troglodita! Giuro che lo ammazzo! LO AMMAZZO!! Ma… Manabe… che hai? – L’arancione si calmó di colpo. Il lilla stava piangendo.
-Ti… ti prego non… non andare da lui! Ti picchierà… ti scongiuro!! Non voglio che tu vada!! Ti farà del male!!
Minaho sospirò abbracciando Manabe e attraendolo a sé. -Man… non posso lasciarlo impunito. Tranquillo. .. Adesso sto qui con te, ma non è finita qui, lo giuro su mio padre.

Manabe sospirava di sollievo mentre le dita dell’arancione gli spalmavano una pomata sull’ustione con la maggior delicatezza possibile. -Grazie… non… non ne potevo più….
-Vedrai che domani sarà già cicatrizzata… non è grave per fortuna. – Minaho soffiava delicatamente sulla mano dell’amico.
Manabe era decisamente preoccupato. Aveva paura che Minaho progettasse qualcosa di pericoloso. Non voleva che si facesse picchiare per lui. Da domani sarebbe stato ben attento a non incrociare Kitama nemmeno con lo sguardo.

Minaho non riusciva a dormire. Come si era permesso quell’animale di toccare Manabe? Ma la verità era che non era arrabbiato con Kitama, ma con sé stesso. Non aveva capito nulla, non si era accorto di nulla. Era un investigatore fallito e un pessimo amico. Senti una lacrima rigargli la guancia.
Non aveva intenzione di lasciare che Kitama la passasse liscia, a costo di farsi picchiare. Doveva escogitare qualcosa. Conosceva quel tipo di persona. Fanno tanto i coraggiosi, ma appena sono soli si comportano come bambini impauriti. Dio quanto li odiava quelli come lui… era stato il padre a trasmettergli il senso della giustizia.

-Ora riposa, Manabe… -parlò come se il lilla, che ronfava felice nella stanza a fianco, potesse sentirlo. -Domani ci penserò io a difenderti… non mi farò mai più cogliere di sorpresa. Te lo prometto!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: ROW99