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Autore: Crissy_Chan    18/09/2017    4 recensioni
"La strega riuscì a fuggire nel bosco, maledicendo gli abitanti. Da allora, chiunque cercasse di catturarla, non faceva più ritorno. Oppure, se tornava, moriva nel giro di poche ore per il poco sangue che gli rimaneva in circolo. La città venne dunque chiamata "Scary City" e col tempo gli abitanti se ne dimenticarono. Ma ricordiamoci che la strega è immortale e detesta essere ignorata"
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Papà, hai mai cacciato un lupo mannaro?».

L’uomo dai capelli grigi alzò la testa dal suo computer. «Abbassa la voce, Dorian! Anche i muri hanno le orecchie» bisbigliò.

Il corvino si portò le mani alla bocca e ammutolì. «Scusa».

Il padre sospirò. «Nuovo incarico?» domandò, tornando a digitare sulla tastiera.

«Primo, a dire il vero. E sono leggermente come dire… fottuto in partenza».

L’altro si mise a ridere di gusto. «Se sai usare i mezzi giusti, abbatti anche un troll, Dorian».

«E quali sarebbero questi mezzi giusti?».

«Vai a casa, nel terzo cassetto della scrivania nel mio studio ho un libro che potrebbe fare al caso tuo» alzò velocemente gli occhi su di lui e gli sorrise, tornando poi a scrivere. «A te piace studiare, no?».

Dorian si morse il labbro e annuì. «Grazie papà, ci vediamo per cena» gli voltò le spalle e uscì dal suo ufficio.

Fuori il tempo era ancora bello, il sole picchiava forte come quella mattina e le nuvole non volevano saperne di apparire. Dorian tolse la bici che aveva adagiato al muro dell’ingresso della ditta e si avviò verso casa.

 

Non poteva credere ai suoi occhi, seduta sugli scalini davanti alla porta d’ingresso della sua abitazione, c’era Evelyn.

Fermò la bici proprio davanti a lei. «Eve! Che ci fai qui?» domandò col fiato corto, dopo la pedalata.

Lei alzò gli occhi nocciola e lo guardò apatica. «Ho deciso di fare una visita al mio grande amico Dorian, cosa c’è di male?» fece, con tono piatto.

Il corvino corrugò la fronte e schiuse le labbra. «Ti stai auto invitando per pranzare?».

Evelyn fece un sorriso fintissimo e il ragazzo sospirò, facendole cenno con la testa di seguirla mentre riponeva la bicicletta nel suo garage.

«Mia madre non è abituata a vedermi portare ragazze in casa» disse, intanto che raggiungevano l’entrata. «Non sei la mia fidanzata… Quindi che le dico?».

«Che sono la tua ragazza, così non fa storie».

Dorian sgranò gli occhi. «Ma non sai nulla di me!».

«E allora? Dille che ci stiamo frequentando da poco… Inventati qualcosa, che ne so io» disse, roteando gli occhi per aria.

Dorian incrociò le braccia al petto e la fissò serio, prima di aprire la porta. «Mi spieghi perché sei qui? Non fai mai qualcosa senza motivo».

Evelyn sbuffò e scrollò le spalle. «Ti fidi di me, per questa volta?».

«Non ne vedo il motivo. Vuoi tenermi d’occhio? Te lo ha detto Jo?».

«No! Dorian, dimmi che ti fidi di me» disse seria.

Per un momento la trovò leggermente agitata, ma non diede troppo peso alla cosa. «Mi fido di te».

La rossa si morse il labbro e bloccò un sorriso. «Grazie».

Il ragazzo infilò le chiavi nella serratura, che scattò, e spinse la porta facendola entrare prima di lui. «Se vuoi ti presto delle ciabatte, così non spargi il fango del bosco in giro» si tolse le sue scarpe da ginnastica e le adagiò su un ripiano basso.

«Oh, grazie». Evelyn lo imitò, mettendo le converse accanto alle calzature di Dorian.

«Mamma, sono a casa!» gridò il corvino, mentre avanzava in salotto affiancato da Eve.

«Meno male, ora hai deciso di rivolgermi la parola… oh ciao!» la donna si bloccò, vedendo la bella ragazza accanto a suo figlio.

«Evelyn» sorrise lei, porgendole la mano.

La donna le strinse la mano e rimase a bocca aperta, mentre la osservava. «Che nome delizioso, vieni pure! Dor, non mi ha detto che avremmo avuto ospiti per pranzo» disse dolcemente, ma fulminandolo con lo sguardo.

Lui si grattò la testa imbarazzato. In effetti nemmeno lui lo sapeva. «Mamma, lei è-».

«La sua ragazza» lo anticipò la rossa. «Ci siamo conosciuti da poco, ma lui non vedeva l’ora di presentarmi» sorrise cordialmente, facendo la finta delicata.

«C-Come ha detto lei» le fece eco il ragazzo.

«Ragazza? Ma è fantastico! Dorian, potevi dirmelo prima! Tra poco arriva anche tua sorella, sarà felicissima» sorrise la donna, sprizzando gioia da tutti i pori. Si avviò verso il pianerottolo della cucina e prese quattro piatti.

Evelyn si fece seria alla parola “sorella”, infondo era lì per quello, giusto?

«Esattamente da quanto state insieme?».

La strega tornò a fingere un’espressione felice. «Da un paio di settimane, amore a prima vista» rispose, guardandolo.

Lui ricambiò lo sguardo, leggermente agitato. Odiava mentire a sua madre.

«Esattamente, a lavoro» disse senza pensarci.

Evelyn alzò un sopracciglio, non conosceva il suo lavoro!

«Oh, quindi anche tu disegni fumetti, che brava» la donna aveva dato loro le spalle.

La rossa gli tirò un lieve pugno sul braccio e Dorian evitò di gridare, limitandosi ad aprire la bocca e a massaggiarsi la parte dolente.

«Mi piace molto creare» disse lei, fissandolo ancora male.

La madre portò in tavola i piatti e sistemò le posate intorno. «Spero ti piaccia lo stufato» le sorrise.

«Certamente» confermò. Lei e Dorian si sedettero attorno al tavolo.

La porta d'ingresso si aprì e una ragazza dai capelli corti fino alle spalle apparve sulla soglia. Harriet si bloccò quando vide Evelyn.

«Sister, ti presento Evelyn» Dorian la indicò con la testa. «Evelyn, ti presento Harriet, la mia adorata sorella minore».

La brunetta sorrise sinceramente. «Hai la ragazza adesso?» si avvicinò ai due e allungò una mano verso Eve. «Piacere» disse allegramente.

«Piacere mio» fece la strega, fingendo calma. Quanto avrebbe voluto catturarla in quel preciso istante.

Harriet sedette accanto a Dorian e gli diede un sonoro bacio sulla guancia. «Guarda che ho preso» tirò fuori dalla borsa un cubo di rubik e glielo porse. «So che ti diverti a risolverli».

Gli occhi del fratello si illuminarono. A quanto pare aveva colpito nel segno. «Lo risolvo questa sera» lo prese dalle sua mani e ne studiò tutte le angolazioni. «Oh, questo è semplice» disse trionfante, con aria di superiorità.

La sorella si girò verso la strega e le sorrise. «Evelyn, giusto?». La rossa annuì. «Devi sapere che mio fratello è ,molto patito di queste cose, oltre che dell’astronomia e della fisica. Stai attenta» lo prese in giro.

La strega rise, guardando il corvino con finto sguardo dolce. «Mi ha conquistata per questo» appoggiò la testa sulla spalla del corvino, che si irrigidì. Con un movimento automatico, le diede un bacio sulla testa. «Grazie tesoro» le sorrise.

La madre li guardò nostalgico e con occhi sognanti. «Ricordate me e John i primi mesi…».

«Mamma non cominciare, ho fame!» protestò Harriet.

«Giusto, giusto» la donna riempì i loro piatti con lo stufato e si mise seduta tra la figlia ed Evelyn.

Il pranzo proseguì tranquillamente, con la madre che faceva domande continue alla finta coppia e i due che rispondeva con cose improbabili ma molto veritiere.

«Davvero ottimo, signora Evans» si complimentò la strega.

La donna arrossì lievemente. «Onorata nel sentirtelo dire» si alzò e iniziò a sparecchiare.

«Porto Eve nello studio, papà ha detto di avere un libro per me» la informò il figlio, alzandosi in piedi.

«Va bene, ma non distruggere il disordine di tuo padre, sai che poi non riesce più ad orientarsi».

«Lo so, lo so» sospirò e fece cenno alla rossa di seguirlo. Salirono le scale e aprirono le prima porta alla loro sinistra.

Lo studio in questione era molto ampio, intorno erano state messe delle librerie riempite fino all’ultimo e c'era una grossa scrivania nera attaccata alla parete di fronte a loro, con una poltroncina girevole di pelle. Sparsi quà e là c’erano infiniti fogli stampati o scritti a mano.

Ecco in cosa consisteva il disordine di cui parlava la madre di Dorian.

«Disordini fantastici e come trovarli» commentò Eve.

Dorian rise. «Mio padre è un po’ particolare» si avvicinò alla scrivania. «Attenta a non pestare i fogli!».

«Ma stai zitto» rispose la rossa, evitando le carte e raggiungendolo.

Il corvino aprì il terzo cassetto, come gli aveva detto suo padre, e constatò che dentro c'era un grosso libro dalla copertina verde, mezzo consumato. «Quindi è questo?» inarcò un sopracciglio.

«Beh, che aspetti? Prendilo».

Dorian tolse il libro dal cassetto e lo appoggiò sulla scrivania, aprendolo a caso. Le pagine erano molto gialle e odoravano di vecchio. I caratteri su di esse erano antichi. «Rune?» azzardò.

Eve si avvicinò, guardando attentamente. «Rune celtiche» constatò. «Le conosco a malapena» sbuffò, incrociando le braccia al petto.

Il corvino strizzò leggermente gli occhi e si concentrò sui simboli. Nella sua mente accadde qualcosa di straordinario. Le lettere dell’alfabeto si sovrapposero sulle rune, finché non le sostituirono completamente sul foglio, rendendo leggibili le parole.

«Eve!» sgranò gli occhi. Ormai tutte le pagine erano chiare al ragazzo. «Guarda, le rune sono scomparse!».

La strega scosse la testa. «Dove? Io le vedo ancora».

«Ma… prima…» guardò Eve, poi il libro. Solo lui le vedeva? «Non vedi nessun cambiamento?».

«Ehm, no. Dovrei?».

Dorian non rispose. Chiuse il libro e lesse il titolo. «“Caccia al lupo mannaro”».

«Come?».

«“Caccia al lupo mannaro”!» ripeté, a voce più alta.

«Adesso sai leggere le rune?» chiese confusa, indicando il volume.

«I simboli sono stati sostituiti con le lettere dell'alfabeto!».

Evelyn lo guardò in silenzio, un misto tra sconcerto e confusione. «Cioè tu ora non vedi più le rune, ma vedi delle parole che riesci a leggere?»,

Il corvino annuì. «Esattamente».

«Wow» fece un cenno di ammirazione con il capo, inclinandolo di lato.

«Ma non lo so neanche io perché!». Dorian allungò il libro verso di lei. «Prova a tenerlo in mano» suggerì.

La rossa lo prese, guardandone la copertina per un paio di secondi. «Ehm… dovrebbe succedere qualcosa ora?» alzò lo sguardo su di lui.

«F-Forse non funziona perché sei un strega?»

«Hey!».

«No, no, mi riferisco alla tua razza!».

Lei lo guardò di traverso, poi tornò ad osservare il libro. Era rimasto come prima.

Come caspita aveva fatto Dorian a visualizzare le parole con le normali lettere dell’alfabeto?

«O mi stai nascondendo di essere un mago antico che conosce la magia nera, o qui c’è qualcosa che non va…» arricciò il naso.

«Eve, io non-».

«Ragazzi, vi disturbo?».

I due si girarono verso la porta dello studio. Harriet stava in piedi sulla soglia, sorridente e con un vassoio in mano. «Mamma mi ha mandata per darvi questi» lo porse a Dorian.

Evelyn deglutì. Da quanto era lì, stava origliando?
La tentazione di buttarla a terra e immobilizzarla era forte, soprattutto perché aveva a che fare con un’assassina.

«Ehi, grazie Har!» disse allegro Dorian, prendendolo dalle mani della sorella. «BiCotto?» chiese, con il cibo tra le fauci.

«No, grazie». La rossa assunse una finto sorriso. Quella ragazza la innervosiva.

«Bene, allora vado». Harriet salutò con la mano, voltando loro le spalle.

Evelyn tornò alla sua espressione inquietante e fissò la ragazza finché non scomparve sulle scale.

«Uhm, adoVo i dolFi di mam’» lodò Dorian, con la bocca piena.

«E non parlare con me quando stai masticando, che cazzo» sbottò la rossa, tirandogli uno scappellotto in testa.

Il ragazzo deglutì il boccone e si portò una mano alla nuca. «Ahi! Mi hai fatto male!».

«Taci».

 
 


Ave!

Chiedo venia per l'assenza, ma era il mio turno al pronto soccorso e ho fatto in tempo ad aggiornare soltanto le altre mie storie, scusate!
Comunque, eccomi qui! Il padre del nostro protagonista ha dato un enorme aiuto con questo libro. Sarà in grado di saperlo utilizzare al meglio? E soprattutto, come mai soltanto lui riesce a visualizzarlo nella sua lingua?
Mah, non lo so neanche io ahahah, mi inventerò qualcosa ;)

Detto questo, ringrazio tutti per le recensioni, i seguiti e i preferiti!!
Vi aspetto al prossimo capitolo :)

Cri

 

   
 
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