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Autore: SalvamiDaiMostri    18/09/2017    3 recensioni
Siamo in molti a non aver accettato l'epilogo della quarta stagione: con questa stagione cerco di aggiustare un paio di cosette del finale, chiaramente in chiave Johnlock. Cominciamo con John sul fondo del pozzo che si sta inesorabilmente riempiendo d'acuqa aspettando l'arrivo dei soccorsi, e vedremo dove andremo a finire!
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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John, dopo essersi congedato con Molly, passeggiò fino a casa: avrebbe potuto prendere la metro o un taxi, ma dopo gli avvenimenti dei giorni precedenti, aveva davvero bisogno di riflettere. La paura era stata così intensa, e lo stress psicologico talmente sconvolgente, che credeva di non poterlo smaltire in un anno di camminate per la fredda Londra, ma tanto valeva cominciare.
Senza nemmeno accorgersene, giunse alla porta di casa.
Inserì le chiavi nella serratura, accorgendosi solo in quel momento che ormai si stava facendo buio.
“Dov’è la mia principessa delle rose??” domandò posando il cappotto sull’attaccapanni dell’ingresso:
“Siamo qui!” rispose Sherlock dalla cucina. John allora vi si diresse e la scena con la quale si trovò davanti fu a dir poco memorabile:
Rosie se ne stava tutta felice seduta sul suo seggiolone verde, attiguo al tavolo della cucina, e Sherlock, seduto davanti a lei, la stava facendo mangiare quella che aveva tutta l’aria di essere una pappetta alle carote: la imboccava con un piccolo cucchiaio di plastica rossa facendo certe boccacce talmente idiote che avrebbero sbellicato dalle risate persino l’uomo di ghiaccio.
 Ma la cigliegina sulla torta era la signora Hudson che, appoggiata al muro alle spalle di Sherlock stava riprendendo la tenera scenetta con il suo cellulare: lei subito fece cenno a John di non dire nulla mettendosi l’indice sulle labbra, facendogli intendere che Sherlock non aveva idea di essere filmato. Il cuore di John non potè fare a meno di riempirsi di gioia di vivere davanti a quel quadretto.
“Di ciao a papà...” disse Sherlock raccogliendo con il cucchiaio un altro po’ di pappetta dal piatto. La bimba si girò verso il padre e si sbracciò contenta di rivederlo, allungando le manine appiccicose di pappetta verso di lui. John le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte: Rosie ne approfittò per spalmargli per bene le mani sulla faccia e riderne di gusto.
“Uh! Ma io quelle manine te le mangio!” grugnì John, prendendole fra le sue e fingendo di divorarle facendo versi buffi: Rosie rideva a crepapelle.
La signora Hudson stoppò il video:
“Visto che siete arrivati entrambi, vado a coricarmi...”
“Ha già cenato, signora Hudson?” domandò John. Lei annuì: “È così tardi...” realizzò lui “Mi spiace che abbia dovuto provvedervi ancora lei… Sono un pessimo ospite...”
“Sciocchezze, lo faccio con piacere. Vi ho lasciato dell’arrosto e dei fagiolini nella casseruola: potete scaldarli nel microonde.” disse avviandosi verso la sua stanza, ma prima di sparire disse loro con aria imperativa: “E mangiate le verdure, mi raccomando!”
“Si, signora Hudson...” risposero i due in coro. Ne risero tutti e tre, dandosi la buonanotte.
Concordarono di lavare, cambiare e mettere a letto Rosie prima di cenare insieme: era ancora piuttosto presto ed era certamente più urgente mettere a nanna la piccola peste piuttosto che cenareSe ne occupò John, ma Sherlock li accompagnò, standosene in disparte, sull’uscio della porta, osservandoli.
Sherlock si trovò a pensare che avrebbe trascorso con piacere serate del genere per sempre.
Le luci della cameretta erano abbassate, il carillòn suonava una ninnananna e John si cullava il piccolo fagotto biondo tra le braccia, passeggiando per la cameretta: ormai erano diversi minuti che se ne stava tranquilla, al sicuro, tra le braccia del suo papà.
Sherlock approfittò del fatto che John avesse lo sguardo totalmente perso in sua figlia, per poterlo osservare a sua volta. Quello era un momento di pace assoluta, di felicità semplice e perfetta, di puro sentimento eppure di immensa tranquillità, serenità, dolcezza.
Amava quell’uomo più della sua stessa vita.
Erano state poche le volte che lo aveva ammesso a se stesso, e quella volta non avrebbe potuto fare altrimenti: guardarlo mentre cullava la sua bambina, muovendosi piano per la stanza, i suoi tratti illuminati dalla luce rosa della lampada da dotte, le maniche della camicia tirate fino a sopra il gomito, per evitare che si bagnassero prima, durante il bagnetto... i suoi occhi pieni d’amore persi nel contare i capelli di Rosie, la sua bocca disegnata con un leggero ma sincero sorriso, la sua voce che, a labbra chiuse, canticchiava una ninnananna. Il tutto faceva sorgere in Sherlock sentimenti indesiderati, nascosti… Proibiti.
La paura di perderlo durante l’esplosione del 221b, poi il giorno prima, quando si era puntato la pistola contro, poi quando Euros lo aveva nascosto in quel pozzo, il terrore che affogasse, di non arrivare in tempo. Poi la gioia nel ritrovarlo, nel riabbracciarlo, nel riportarlo alla sua bambina. Tutto in così poche ore… Era impossibile sopprimere tutto quel carico di emozioni. Tiravano e spingevano nello stomaco, così forte da non poter essere ignorate.
“Si è addormentata...” disse John a bassa voce, adagiandola nel lettino con estrema delicatezza.
Sherlock allora si avviò verso la cucina e preparò e riscaldò i piatti nel microonde. John intanto apparecchiò la tavola con le posate e due bicchieri d’acqua. Si sedettero e presero a cenare.
“Sono molto fiero di te, Sherlock.” Sherlock fu del tutto colto alla sprovvista, ma John non lo stava guardando in quell’istante e non se ne rese conto “Oggi sei stato davvero coraggioso. Non deve essere stato facile affrontare Molly...” commentò John. Sherlock avvertì una scossa lungo la schiena
“Dovevo farlo.” fingendo di dargli poca importanza.
“In realtà no, non ne eri affatto obbligato.” Sherlock si fermò a guardarlo “Ma l’hai fatto comunque ed è questo a renderlo speciale.” Sherlock non ne sembrava molto convinto.
“Se lo dici tu… È che… Sapevo che per lei era stato terribile.”
Mangiarono per un minuto in silenzio.
“Tutta questa faccenda… È stata… Terribile...” commentò John. Sherlock smise di mangiare:
“Stai bene, John?” domandò perplesso.
“Io... No, non del tutto. Mi dispiace, non voglio rovinarti la cena.”
Diedero ancora un paio di bocconi, in silenzio. Si potevano contare colpi che le forchette davano ai piatti. Era palese che John stava facendo uno sforzo quasi doloroso nel cercare di non parlare. Ma quando i piatti furono quasi finiti, non riuscì più a trattenersi:
“È che... Non abbiamo ancora parlato di ciò che è successo a Sherrinford e... Io ho tante cose da dire…” disse, estremamente frustrato.
Sherlock sapeva che quel momento sarebbe dovuto arrivare.
“Sai che puoi parlarmene...”
“È stupido perché, insomma, io sono stato soldato e sono abituato ad un certo tipo di stress emotivo ma... Prima Magnussen, poi Moriartypoi Mary viene uccisa, poi compare Euros… E il 221b è distrutto… E poi quella specie di gabbia di pazzi assassini in cui hanno giocato con noi come si fa delle bambole! Insomma, è troppo… È troppo...”
“Mi dispiace non averne parlato prima… Anch’io ho molto da smaltire.”
John si prese il viso con una mano, appoggiandone il gomito al tavolo, sentendosi particolarmente stupido ed incomprensivo.
“Lo so, Sherlock, non volevo dartene la colpa… Ho solo bisogno di parlarne.” Sherlock si alzò e aprì un armadietto della cucina estraendone due bicchieri larghi e bassi e una bottiglia di Scotch:
“Penso che così sarà
 più semplice.” e John concordò pienamente.
Sherlock spostò i piatti nel lavello e versò due bicchieri di scotch. John ne prese uno e ne bevve un sorso. Partì con il botto:
“Secondo te, quella donna è morta a causa mia?” Sherlock sgranò gli occhi, sorpreso. Evidentemente si riferiva alla donna alla quale Euros aveva sparato il giorno prima, perché lui aveva scelto di non ucciderne il marito. Sherlock sospirò:
“John, come non smetti mai di ricordarci, sei un soldato. Sai che accade che gli innocenti cadano in guerra. Ma questa volta è stata Euros a premere il grilletto, tu hai fatto solo ciò che credevi giusto.”
Euros ha premuto il grilletto a causa della mia scelta.” tagliò corto, era la sua coscienza a parlare, senza filtri.
“Non posso negarlo, John. Non lo farò perchè non vuoi che lo faccia e perché non sarebbe giusto. Ma non è stata colpa tua. Fa male, ed è stato orribile, ma non è colpa tua. Fu quell’uomo ad interagire per primo con Euros e a diventarne succube: volendo, si può dire che sua moglie fosse lì solo a causa sua. Tu non c’entri.”
“A proposito di questo... Tu credi che io sia o sia stato sotto l’effetto dell’ipnosi di Euros?” Sherlock si prese un paio di istanti prima di rispondere:
“Ci ho pensato...” era innegabile.
“Ogni persona che parlasse con lei per più di cinque minuti diventava suo servo. Nessuna esclusa. E io ci ho parlato parecchio... Molto, molto più di cinque minuti! Ci messaggiavo da prima che morisse Mary, poi nelle sedute come psicologa abbiamo parlato così tanto...”
“Lo so.”
“Potrei essere una bomba ad orologeria! Appositamente preparata per ucciderti nel sonno... Magari tra degli anni!”
“John, non esagerare... Non credo.”
“Potrei fare del male a Rosie o alla signora Hudson o... Guarda cosa ho fatto a te all’ospedale!! Ti ho preso a calci alla bocca dello stomaco! Io! Non lo avrei mai fatto, sapevo che non ero in me.”
“Immagino che questo ti toglierebbe la colpa di aver colpito un amico in fin di vita.” John rimane di stucco: era questo che pensava Sherlock? Che fosse solo una scusa per pulirsi la coscienza? John pensò che forse era stato un illuso a pensare che Sherlock avrebbe perdonato quell’episodio così facilmente. In ogni caso, Sherlock proseguì con il suo ragionamento: “Può essere, John, non lo nego... Non è stata una cosa da te, certo. È possibile, se non probabile, che all’obitorio dell’ospedale tu mi abbia colpito perchè corrotto da EurosEd anche io ci ho chiacchierato per una serata intera quando si fingeva la figlia di Mr SmithE poi nella sua cella... Potrei essere anch’io sotto la sua ipnosi. Non credere che non ci pensi costantemente da quando siamo stati messi al corrente di questo simpatico dettaglio.”
“Questo non aiuta.” commentò John con aria sfinita, deglutendo un bel sorso di liquore.
“No, non aiuta. Non ho le risposte giuste John... Vorrei consolarti, ma non posso... È davvero, davvero una situazione complessa...”
I due se ne stettero per un paio di minuti ad osservarei bicchieri tra le mani. Poi John ruppe il silenzio:
“La affronteremo insieme.” quell’ultima parola fece fermare il cuore di Sherlock per un istante. John sembrava alquanto imbarazzato in quel momento e parlava a bassa voce, incoraggiato forse dall’alcol: “Non voglio più essere solo. E se dovessi impazzire, tu mi fermerai. Mi fermerai prima che faccia del male alla mia bambina o a te o chiunque altro. Giuramelo.”
Sherlock sbattè le palpebre un paio di volte, ma poi i fece più serio e rispose:
“Solo se tu farai altrettanto, John.”
John allora ammutolì, pensando improvvisamente all’ipotesi di ritrovarsi un giorno a doverlo uccidere per fare onore al giuramento che stavano per fare.
“Lo giuro.” disse con tono vagamente solenne.
“Siamo intesi allora. Questo ti fa sentire un po’ meglio?” John fece di no con la testa sorridendo “Lo immaginavo. Forza, chiudiamo questa bottiglia e andiamo a dormire.”
“Sherlock... Vuoi dormire nel mio letto questa notte?” per poco la bottiglia non scivolò dalle mani di Sherlock, doveva essere arrossito parecchio, ma senza farci caso John si chiarì: “Nel senso che io posso dormire sul divano… Il mio letto è molto più comodo e, infondo, sei mio ospite… Insomma, io posso dormire sul divano, se vuoi...”
“Non ti preoccupare, John. Starò bene in salone, non preoccuparti.” John annuì e si avviò verso la sua stanza, ma Sherlock lo fermò ancora un istante prima che se ne andasse “John… Domani devo fare una cosa. Si tratta di andare fuori città. Vorresti accompagnarmi? Non vorrei doverlo fare da solo, ecco.”
Nel suo sguardo, John poteva leggere una supplica non troppo velata: gli fu subito chiaro che Sherlock proprio non voleva dargli ulteriori dettagli, ma che sentiva la necessità di averlo accanto in ciò che stava per fare. John sbattè le palpebre, un po’ preoccupato, ma rispose:
“Certo...”
Sherlock sorrise:
“Allora buona notte...”

“Buona notte, Sherlock.”
 

 
Eccoci di nuovo qui! Finalmente! Una cosa che andava davvero davvero detta una volta per tutte: John ha il terrore di essere/essere stato vittima del controllo di EurosMa davvero vogliamo ignorare la faccia che ha fatto quando ha ripetuto tipo tre volte “chiunque abbia parlato con lei, NESSUNO ESCLUSO” nell’episodio?? Vogliamo proprio fare finta che lui non ciacolasse con lei da chissà quanto quando improvvisamente ha cominciato a prendere a calci in faccia Sherlock?? Per quanto mi riguarda, ho passato una settimana ad odiare John per quello che aveva fatto: può anche piangere a fine episodio ed essere pure tenero, ma mi ha uccisa in quel momento. E non sono riuscita a mandare giù ciò che aveva fatto finché proprio si scopre che chiunque parli con Euros diventa un suo burattino. Di qui fare due più due è semplice: le voleva fare del male a Sherlock e gli ha sguinzagliato contro l’uomo che ama. Perfetto. E cosa sorge da qui: un parziale sollievo per quanto riguarda i sensi di colpa di John, ma la folle paura di esserne ancora succube. Tadaaan! Finalmente l’ho detto.
Ah, e poi beh sì, quell’altra cosa. Talmente ovvia che non ci spenderò troppe parole. Mi sembra un insulto nei miei confronti e in quelli di tutti coloro che davvero credono in questa serie che non ci sia stata nemmeno sta volta la dichiarazione dei sentimenti di Sherlock per John: non volevo la grande scena di amore confessato tra le lacrime e i baci e trobe di angeli squillanti. Mi sarebbe bastato che lo ammettesse a se stesso, o alla telecamera. E invece niente, di nuovo. Quindi fanculo Moftiss: posso perdonarvene molte, ma questa proprio no.
Io vi ringrazio infinitamente per aver letto fino a qui! Vi chiedo cortesemente di lasciarmi un commento qua sotto, che sono sempre immensamente utili e anche molto molto graditi: siete sempre così gentili con me Ciao Ciao! _SalvamiDaiMostri
   
 
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