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Autore: falcediluna_    19/09/2017    1 recensioni
L'attesa di un'alba marzolina sui monti del Garda
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Montagna, ancora, finalmente.

Ogni volta è come ritornare a casa, anche se mi trovo in posti mai visti prima.

La levataccia nel cuore della notte, le nuvole inclementi che coprono una luna piena che non potrà farci da guida, l'aria appena fresca che respiro avidamente appena la portiera della macchina si apre.

 

E finalmente è ancora un passo davanti all'altro, è mani fredde e corpo caldo, è l'occhio che anticipa il piede sul sentiero, è il respiro che si regolarizza minuto dopo minuto.

Si sale nella notte grigia, la cresta del Baldo che sembra così vicina ma si fa attendere, mentre il Carega piano piano viene scoperto dalle dense nuvole che si tirano in su rivelando un cielo il cui fuoco inizia ad attizzarsi.

 

E finalmente è ancora terra e neve, è alberi che si diradano e poi spariscono, è raggiungere la cresta e lanciare sguardi ad est di tanto in tanto per tenere d'occhio l'arrivo dell'alba.

Quella però indugia, si stiracchia, si distende pigramente lungo il crinale dei monti a levante – eccolo lì, il Carega, che si illumina per primo – lasciandoci ancora tempo per risalire la cresta.

 

E finalmente è ancora cielo rosso e arancio, è camosci che saltano e corrono sull'erba ingiallita lungo il versante sotto di noi, è respiro trattenuto dall'emozione, è quel bagliore di luce che sbuca dalla spalla del monte su cui è stato battezzato il mio amore per questi luoghi.

Mi distendo per terra, sottovento come i camosci che ho visto poco fa, e mentre la terra e la pietra mi abbracciano accolgo il primo sole del mattino che finalmente esce allo scoperto. Ci saluta di sfuggita e continua a salire, sbiadendo poco per volta, e allora mi rialzo senza curarmi del fango sui pantaloni nuovi.

 

E finalmente è ancora aria di vetta, è un saluto a chi si incontra, è piccozza su ghiaccio mentre si torna giù. Il sudore gelido contro la schiena sprona a camminare più velocemente per scaldarsi almeno un po', e intanto la bassa boscaglia inizia a ricomparire intorno a noi. Pochi minuti ancora e rientriamo nella scatola metallica motorizzata che ci ha portato fin qui.

Si ritorna a casa, le gambe ben memori delle ore trascorse e i colori del mattino ancora impressi nelle pupille.

 

E finalmente è ancora ricordo, è gratitudine, è prematura nostalgia, è promessa di ritorno. A quando la neve sarà più farinosa e rada, il ghiaccio si sarà ritirato, l'erba sarà più verde.

E sarà di nuovo, e come sempre, casa.


   
 
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