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Autore: Alice Elle    19/09/2017    0 recensioni
Un sogno ricorrente.
Un incontro inaspettato.
Quando hai vent'anni, devi avere il coraggio di osare.
Gaia è una ragazza tranquilla, studia all'università, ma ogni notte fa lo stesso sogno e ogni mattina trova un cuscino vuoto ad aspettarla, in cui affogare le lacrime.
Ma oggi andrà diversamente.
Oggi incontrerà lui.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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«Gaia, non ti aspettavo!»
“Ti prego, non chiedermi chi è lui. Ti prego, ti prego, ti prego.”
«Siete solo in due?» chiese la donna, dandole la speranza che qualcuno ci fosse davvero, lassù, ad ascoltare le sue preghiere.
«Sì, siamo solo noi. Hai un tavolo per due?»
«Ma certo, a quest’ora il locale è quasi sempre vuoto, lo sai. Venite con me.»
Li accompagnò in un tavolo appartato, vicino al camino spento e lontano dall’ingresso.
«Sapete già cosa volete?»
«Io prendo quello che prende lei» rispose Daniele con prontezza, stupendola.
Lo guardò per un attimo, ma lui era già passato oltre e si stava guardando attorno, curioso e rilassato.
«Va bene, allora portaci il solito.»
La sua ordinazione attirò l’attenzione del ragazzo, che le rivolse un’occhiata interrogativa.
Gli rispose con un ghigno dispettoso, mentre si accomodava sulla pesante sedia in legno massiccio, con il sedile rivestito da un morbido cuscino damascato.
«Sei un tipo avventuroso solo al ristorante o ti piacciono le sorprese?»
«Mi servi le battute su un vassoio d’argento, ma non voglio rovinare l’opinione che ti sei fatta delle mie buone maniere… quindi sì, adoro le sorprese. Ma soprattutto mi piace condividere un’esperienza e mangiare lo stesso piatto è un modo per farlo.»
«Tu sei davvero strano.»
«Strano bello o strano brutto?» la interrogò.
Quel ragazzo non mollava un secondo. Parlare con lui era un botta e risposta continuo e stimolante. Aveva un’intelligenza vivace, divertente, singolare. La mattina insieme era volata e non si era annoiata un solo istante.
«Strano bello, ma non montarti la testa, resti comunque uno strano.»
«Ma strano bello» ribatté, con un sorriso angelico.
«Sei insopportabile. Cambiamo argomento, hai detto che ti mancano due esami. Hai già deciso cosa vuoi fare dopo la laurea?»
«Noooooo! Non ho intenzione di parlare di cose noiose oggi, con te. Argomento bocciato. Ritenta, ti do un’altra possibilità. Tra le mie numerose qualità, sono anche magnanimo.»
«E irritante. Aggiungi anche irritante.»
«Hey!» esclamò offeso.
«Okey, okey! Mmm… Qual è l’ultimo film che hai visto?»
«Oh! Brava! Ottima domanda! Sei una che impara in fretta.»
«Smettila di fare l’idiota e rispondi alla domanda, una buona volta.»
«Che impazienza! Va bene, stai calma. La settimana scorsa ho visto quel film sul soldato che va in guerra, ma non vuole toccare un’arma. Hai presente?»
«Oh sì! L’ho visto anch’io. Un po’ svitato il ragazzo…»
Daniele si bloccò e la guardò come se lo avesse deluso per la prima volta da quando si conoscevano. Che erano poi poco più di tre ore, ma faceva male lo stesso.
«Io invece penso che dovremmo essere tutti svitati come lui» asserì con decisione, guardandola fissa negli occhi, sfidandola a distogliere lo sguardo.
Lei provò a giustificarsi.
«Poteva restarsene a casa, perché è voluto andare a tutti i costi?»
«Perché amava la sua patria e voleva fare qualcosa per difenderla, ma che non comportasse uccidere altri esseri umani. Lo trovi così folle?»
Gaia si agitò a disagio sulla sedia, consapevole di aver giudicato con troppa fretta e superficialità una questione che non era affatto semplice.
«No, non è folle… però è strano.»
Lui inaspettatamente le sorrise.
«Strano bello o strano brutto?»
La battuta sembrò levarle un peso dal petto. La velocità con cui Daniele cambiava umore la disorientava.
«Strano bello» ammise, ricambiando timidamente il sorriso.
«Strano bello è una cosa buona, Gaia. Anche tu sei strana e bella.»
«Strana io?» domandò stupita. Lei era il prototipo della ragazza normale.
«Sì, lo sei. L’ho capito dall’espressione che avevi quando sei arrivata al parco stamattina. Sognante. Sembravi una fatina che si era persa nel bosco. Ti sei distesa al sole e i tuoi capelli e la tua pelle hanno iniziato a brillare come se fossi ricoperta di polvere magica.»
Mentre parlava, Daniele aveva appoggiato un gomito al tavolo e aveva appoggiato il mento sulla mano. Con la testa inclinata e il ciuffo che gli ricadeva sugli occhi, sembrava giovane e indifeso. L’aria da sbruffone che aveva esibito poco prima era completamente evaporata.
Gaia rimase a fissarlo, senza sapere cosa dire. Nessuno le aveva mai parlato in quel modo. Ci voleva una buona dose di coraggio per esprimersi così apertamente, senza temere un giudizio.
«Grazie?» Invece che un’affermazione, il tono di voce faceva pensare a una domanda.
Si guadagnò un sorriso tenero, ma qualcosa alle sue spalle catturò l’attenzione di Daniele, che raddrizzò la testa e si mise a fissare con curiosità Cristiana che ritornava con i loro piatti.
Gaia non distolse l’attenzione dal suo viso, curiosa di vedere che faccia avrebbe fatto alla vista di quello che aveva ordinato.
Delusione.
«I cappellacci? Dici sul serio?»
«Perché? È il piatto tipico di questa città.»
«Ma sono ripieni di zucca!»
«Lo so, perché la cosa ti sconvolge tanto?»
«Perché in un primo non ci dovrebbe essere qualcosa di dolce. Il dolce si mangia alla fine, non all’inizio.»
«Li hai mai assaggiati?»
«Certo che no!»
«Ti garantisco che è uno strano buono» lo prese in giro, mettendolo alla prova.
Lo sguardo sospettoso che le rivolse la fece ridacchiare.
«Dai, non fare il bambino. Assaggiali. Se non ti piacciono, ordiniamo qualcos’altro. Promesso.»
Con un sospiro, Daniele raccolse la forchetta, tagliò in due uno degli enormi tortelli e guardò con disgusto la purea arancione che ne fuoriusciva.
«Aspetta!»
Gaia gli tolse la posata di mano prima che potesse portarsela alla bocca.
«Il boccone perfetto richiede anche un po’ di ragù.»
Si allungò verso il piatto e ne raccolse un po’, porgendogli poi la forchetta e annuendo, con approvazione.
«Ora è perfetto. Assaggia.»
Invece che prendere la posata, il ragazzo abbassò la testa e lentamente si fece scivolare il cibo in bocca, mentre Gaia rimaneva impalata ad osservare le sue labbra che si chiudevano attorno ai rebbi.
Daniele rialzò la testa, chiuse gli occhi e prese a masticare lentamente. Scombussolata, riappoggiò la posata sul tovagliolo e aspettò il giudizio, continuando a guardare la sua bocca morbida che si muoveva.
“Questa volta tocca a me dire che sono fregata. Da quando in qua un uomo è sensuale mente mastica un cappellaccio? È la giornata più assurda che abbia mai vissuto.”
Si schiarì la voce e fingendo che fosse tutto normalissimo gli chiese:
«Allora?»
Lui riaprì gli occhi, rivelandole una luce sorpresa e divertita.
«Allora è strano buono. Avevi ragione. Non lo avrei mai pensato, ma è davvero buonissimo.»
Gaia gli sorrise trionfante.
«Che ti avevo detto? La prossima volta devi fidarti di me.»
«Lo farò.»
La serietà con cui le rispose le spense il sorriso sulle labbra, come se avesse un significato recondito che al momento non riusciva a cogliere.
Finirono di mangiare parlando di altri film che avevano visto di recente e scoprirono che avevano gusti diametralmente opposti. Lui amava film d’azione mentre lei preferiva quelli drammatici. Un classico.
«Devi assolutamente vedere Io prima di te.»
«Non ci penso nemmeno! Perché a voi donne piace soffrire?»
«Ma non è vero che ci piace! Però ci emoziona. A volte piangere fa bene, aiuta a sfogare un po’ di tensione.»
«Ah, ma allora è un vizio il tuo! Smettila di servirmi le battutacce.»
Gaia scoppiò a ridere per l’ennesima volta, ormai aveva mal di pancia dalle risate.
«Hai detto che ti saresti fidato di me, ora pretendo che tu mantenga la parola. Promettimi che guarderai Io prima di te.»
Daniele si mise a fissarla, poteva quasi vedere le rotelle che gli giravano dietro la fronte, quindi non avrebbe dovuto stupirsi della sua uscita. Ma non fu così.
«Andiamo a vederlo.»
«Adesso?»
«Adesso.»
«Insieme?»
«Insieme.»
«Ma come? Dove?»
«Non dirmi che non hai il dvd di questa meraviglia di film.»
Gaia temporeggiò. Se avesse risposto di sì, la risposta alla domanda successiva li avrebbe portati dritti a casa sua. E quel ragazzo era un estraneo per lei.
Non importava che avesse la sensazione di conoscerlo da sempre e le ispirasse un’innata fiducia.
Regola numero uno: non portarsi mai a casa uno sconosciuto. Veniva anche prima della regola del sesso protetto.
«Ti giuro che non sono un maniaco, o un pervertito o un serial killer o qualsiasi altra cosa tu stia pensando in questo momento.»
«Che è esattamente quello che direbbe un maniaco, un pervertito o un serial killer. Te ne rendi conto, vero?»
«Ascolta Gaia, non voglio forzarti, ma non ho ancora voglia di lasciarti andare e adesso sono davvero curioso di vedere questo film. È pomeriggio, non hai qualche vecchietta vicina di casa che potrebbe accorrere in tuo soccorso in caso di bisogno?»
«In realtà ho di meglio. Il mio vicino è cintura nera di Taekwondo e lavora di sera, quindi il pomeriggio è sempre a casa. E ha una cotta per me.»
«Hey! Non c’è bisogno di terrorizzarmi! Giuro che sarò un perfetto gentiluomo.»
«Va bene dai, andiamo.»
Daniele le rivolse un sorriso radioso, che abbatté le sue ultime resistenze. Non aveva mentito, Nicola era davvero un maestro di arti marziali e se le avesse sentito emettere anche solo un fiato, sarebbe stato capace di sfondare la porta pur di aiutarla.
Sperava solo che il suo istinto non stesse sbagliando e che non ce ne sarebbe stato bisogno. Chi glielo avrebbe giustificato al padrone di casa una porta sfondata?
Scrollando le spalle, si alzò e chiamò Cristiana.
«Cri, stiamo andando! Vieni a farci il conto, per favore?»
Divisero alla romana, il che per assurdo la tranquillizzò ulteriormente. Un ragazzo che ci vuole provare quanto meno tenta di offrirti il pranzo, giusto?

 
   
 
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