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Autore: Sospiri_amore    19/09/2017    0 recensioni
Chi mai potrebbe frequentare il Liceo dei Mostri?
Ovviamente vampiri, demoni, licantropi ma anche esseri umani.
I Vampiri sono geniali, hanno percezioni extrasensoriali e sono molto popolari.
I Licantropi sono sportivi, forti e molto socievoli.
I Demoni (di acqua, di terra, di fuoco e di aria) sono chiusi, snob e hanno poteri legati al loro elemento.
Gli Umani sono semplici umani.
Come in ogni Liceo che si rispetti ci saranno problemi, amori, litigi e incomprensioni.
In più ci sarà un mistero da risolvere: chi ha rubato il prezioso Diamante incastonato nello stemma della scuola?
❗️❗️❗️VOGLIO SEGNALARE IN ANTICIPO CHE QUESTA È UNA VERSIONE DEL TUTTO PERSONALE DEI VAMPIRI, LICANTROPI E DEMONI. HO PARZIALMENTE STRAVOLTO LE 'REGOLE' CLASSICHE CON LO SCOPO DI POTER RACCONTARE LA STORIA.❗️❗️❗️
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo:
La vecchia dimora dei Mille semi





Quando quella nebbia viola iniziava a scivolare radente al terreno significava solo una cosa: guai in vista. Gualtiero lo sapeva bene, per questo si rifugiò ansante dietro a una grossa quercia sperando che quella nebbia non lo trovasse. 

 

La vecchia dimora dei Mille Semi era abbandonata da anni, il grande parco che la circondava era l'unico posto dove il demone d'acqua Gualtiero potesse nascondersi con la speranza di non essere trovato. 

La luna piena nel cielo splendeva luminosa come un faro, c'era troppa luce per i suoi gusti, correva seriamente il rischio di essere visto da qualche sventurato turista di passaggio o, peggio ancora, dal suo Maestro. Gualtiero non era riuscito a prendere una cosa, una cosa molto importante, e prima o poi avrebbe pagato un tale affronto.

 

Gli ululati dei licantropi echeggiavano in lontananza come rintocchi lugubri, rochi e profondi.

 

Quel verso animalesco rendeva l'atmosfera più lugubre di quanto già non fosse. Non che Gualtiero avesse paura dei licantropi, sapeva benissimo che si trattava di qualche giovanotto che voleva far colpo su qualche ragazza, una bravata tra adolescenti, di certo non rischiava la sua vita con loro nei paraggi, ma quel verso non gli era mai piaciuto, neanche quando nella scuola in cui lavorava, come inserviente, gli toccava fare i turni la notte durante i giorni di luna piena.

 

Ma adesso le cose erano molto diverse.

 

Le lezioni serali con ragazzotti che gonfiavano il petto ad ogni ragazza che passava nei paraggi, i grugniti profondi e le centinaia di peli che doveva raccogliere, non gli sembravamo più una cosa tanto fastidiosa. Pagherebbe lui stesso per essere in uno dei corridoi della scuola a svuotare cestini o rimproverare quei licantropi adolescenti di filare dritti in classe. Del resto erano solo degli innocui bestioni facili da gestire.

 

Già, Gualtiero avrebbe fatto di tutto pur di non trovarsi lì nel bosco parco della Dimora dei Mille semi. Del resto la fuga non era certo tra le sue abilità maggiori. Il corpo esile e asciutto, come la maggior parte dei Demoni come lui, non garantiva una buona resistenza agli sforzi fisici, soprattutto per lui ormai vicino al pensionamento.

 

Gualtiero tremò al soffio di un vento più gelido.

Il suo gracile corpo color alabastro sembrò sul punto di crollare.

Un sussurrio lontano sfilò rapido, parole accennate si mossero come insetti striscianti nelle orecchie del vecchio Demone.

Una lingua arcaica, e ai più sconosciuta, riportò alla mente di Gualtiero le storie che il suo Maestro gli aveva fatto leggere e tutti i discorsi che aveva ascoltato quando andava da lui come iniziato. Alcuni parlavano di anni lontani, di epoche oscure, in cui i licantropi sgozzavano demoni con i loro denti acuminati o di come potessero tagliare in due un umano con una semplice zampata. I licantropi erano in grado di ammazzare perfino un un vampiro esperto. Non che quest'ultima specie fosse da meno. Per molti decenni i vampiri adulti erano stati capaci prosciugare un essere vivente in meno di venti minuti, senza contare le razzie di bestiame e le violenze.

Guerre.

Morti.

Sofferenza.

 

Il sussurrio cessò all'improvviso.

 

Gualtiero si strofinò le mani nervoso al ricordo di quelle storie convincendosi che tutto sarebbe andato per il meglio, cercando di tornare con la mente alla realtà dei fatti. 

«Sono qui. Sono Gualtiero della Fonte, Demone d'acqua. Andrà tutto bene. Andrà tutto bene», disse cercando di allontanare i brutti pensieri. Un fluido candido e glaciale scivolò tra le dita del demone avviluppandosi energicamente ad ogni falange, strisciando in ogni ruga, sommergendo ogni callo e togliendo ogni ombra di sporcizia presente sulle mani, color alabastro, del povero inserviente. I suoi poteri così speciali, dettati dal suo essere un demone d'acqua, sarebbero serviti a nulla in uno scontro faccia a faccia con il suo Maestro o con chiunque volesse fargli del male. Dell'acqua ghiacciata avrebbe potuto far ben poco, era un potere semplice, del resto lui era solo un umile e semplice inserviente scolastico che puliva i bagni e le aule del VLUD, nulla di più.

 

Un piccolo sbuffo d'aria smosse una ciocca dei capelli di Gualtiero.

Il resto della sporcizia appiccicata sul volto del demone sgocciolò insieme al sudore che, scivolò rapido, dalla fronte macchiando i brandelli di camicia che indossava. Il panico invase il suo corpo, i muscoli tesi lo inchiodavano al terreno.

 

La nebbia viola arrivò ai piedi di Gualtiero implacabile, strisciante e silenziosa.

 

Una spirale fatta di fumo, foglie secche e polvere, prese forma davanti ai suoi occhi, piano piano, come fosse una scena rallentata. 

Una figura animalesca, più simile ad un fantasma, si materializzò a mezz'aria davanti al demone. Potente. Maestosa. Spaventosa. Più massiccia di un licantropo nei giorni di luna piena, più algida di un demone e più minacciosa di un vampiro assetato. 

Quello strano essere dalle spalle massicce e ricurve, gli occhi grandi gialli e il muso vagamente simile a quello di un lupo muoveva freneticamente le sue dita lunghe e sottili come rami secchi mettendo in mostra i lunghi canini affilati come la più preziosa delle spade forgiate dal miglior fabbro.

 

Gualtiero impallidì, sapeva che non avrebbe avuto scampo. 

Il suo Maestro era lì e voleva da lui la cosa.

Per lui era giunta la fine.

 

«Ciao Gualtiero della Fonte. Quanto tempo, è da un po' che non ci vediamo», una voce lamentosa e strascicata rimbombò nel parco e proveniva dalla strana figura di fronte al demone impaurito. Lo strano essere si muoveva lento, trascinando i piedi sui verdi fili d'erba umidi di rugiada notturna, con sguardo glaciale e senza timor alcuno.

Nello stesso istante in cui quell'essere si avvicinò al Demone, allungando le sue dita ossute, uno stormo di uccelli si levò dalle cime degli alberi oscurando per qualche secondo la luce della luna piena. Le fronde degli alberi frusciarono selvaggiamente mentre gli stridii dei volatili crearono una cacofonia capace di spaventare il più coraggioso dei guerrieri. 

Gualtiero trattenne il fiato impaurito.

 

«S-Salve mio Signore, mio Maestro. Io... Io... Stavo giusto venendo da lei per spiegarle cosa fosse successo». Gualtiero non era un abile mentitore, le labbra tremanti e gli occhi spalancati non erano certo un segnale che esprimesse forza e coraggio. La sua paura trasudava da ogni poro della pelle color alabastro.

«Non mentirmi!». Come uno schiocco di frusta la voce di quell'essere redarguì il demone avvicinando il suo viso mostruoso a quello del Demone impaurito.

 

Tremando Gualtiero si inginocchiò davanti al proprio Maestro sperando che quel gesto potesse salvarlo da una fine ormai certa. Non era riuscito a fare quello che gli era stato ordinato e per questo la sua vita era appesa ad un filo.

 

"Dov'è il serum? Voglio sapere se l'hai rubato".

"Ho provato a prenderlo, ma... ma... non è facile. Sa benissimo che serve il sacrificio di quei ragazzi per poterlo estrarre. Ci ho provato, ma...", Gualtiero provò ad allungare le mani in segno di perdono.

"... ma ti sei fatto intenerire da quelle mezze cartucce. Non hai avuto il coraggio di sacrificare delle pedine inutili per avere la vita eterna, per avere ciò che desideri più di ogni altra cosa. Hai fallito! Sai cosa aspetta a chi mi tradisce?".

"Mo-morte mio Signore?". Gualtiero sgranò gli occhi mentre con le mani giunte e le ginocchia affossate nel terreno fissava terrorizzato quello strano essere.

"No, molto peggio. Vivrai l'inferno per sempre in mia compagnia". Una parvenza di sorriso allargò le mascelle digrignanti di quello strano essere esponendo i canini alla candida luce della luna che placida illuminò lo scempio che si sarebbe compiuto di lì a breve.

 

Un lampo di luce viola illuminò il parco della vecchia dimora dei Mille semi, mentre delle urla di dolore si unirono agli ululati fiochi e lontani dei licantropi.

Nessuno vide.

Nessuno seppe mai.

Dopo tanto dolore ci fu solo silenzio.

Buio.

 

Gualtiero non esisteva più.

 

Solo la luna piena splendeva nel cielo.

 

La vecchia dimora dei Mille Semi tornò serena e quieta, almeno fino al prossimo passo che avrebbe portato quello strano essere un passo più vicino a ciò che più desiderava al mondo.

L'unica cosa che a un mostro come lui potesse interessare veramente.

L'unico oggetto che bramava più di ogni altra cosa al mondo.

L'unico monile capace di donare la vita eterna: il diamante rosa di Adalberto Gorgofondo.

 

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Spazio autrice:

Il prologo è molto cupo e oscuro.

Non si capisce molto per ora.

Dal prossimo capitolo si partirà con calma per arrivare, pian piano, ai misteri e agli intrecci avventurosi.

   
 
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