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Autore: Aleponine92    19/09/2017    1 recensioni
Una storia incentrata totalmente sulla vita di Eponine Thénardier e sul suo rapporto con i vari personaggi del romanzo.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cosette, Eponine, Marius Pontmercy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era una bellissima giornata, ero sull’altalena con la mia sorellina, giocavamo felici insieme, quando eravamo piccole, perlomeno. Ho sempre pensato che fossimo uguali, io e lei, ma col tempo siamo cambiate. Io sono cambiata, lei è sempre la solita rompiscatole troppo dolce per la nostra ormai rovinata famiglia.
Quel giorno mia madre ci spingeva su quell’altalena, se così si può definire, era una tavoletta di legno fissata ad un carro con delle catene, ma per noi era la più bella del paese. Mentre ci dondolavamo, nostra madre cantava una canzone a dir poco brutta e stonata, che attirò l’attenzione di colei che cambiò la mia vita quasi completamente, in peggio, ma per certi aspetti, anche in meglio. Era una bambina dai lunghi capelli scuri, molto più scuri dei miei, quasi neri, che cadevano giù da un cappello bianco e azzurro, come  suoi occhi, azzurri come il mare più profondo, così belli, come lei del resto, era…è bellissima.

Teneva la mano alla sua mamma, una donna alta e magra con i capelli biondo grano che le coprivano la schiena e gli occhi dello stesso colore della bambina. Tuttavia, pur essendo bella, aveva una vena di tristezza che quasi distoglieva dal suo bell’aspetto.
Mi accorsi subito che si dirigevano verso di noi, ma feci finta di nulla e continuai a ridere e giocare con l’altalena. La donna chiamò mia madre.
“Mi scusi!” disse con tono gentile.
Mia madre non la udì e continuo a cantare.
La donna si avvicinò di più e le tocco la spalla.
“Mi scusi, Madame, in che paese mi trovo?” chiese la donna con lo stesso tono gentile di prima.
“Montfermeil, le serve aiuto?” rispose mia madre, con tono quasi sgarbato, come di suo solito.
“Saprebbe indicarmi che direzione prendere per Montreuil-su-Mer? Devo cercare lavoro.” disse la donna con tono quasi preoccupato sull’ultima parola.
“Per di là! Seguite il sentiero di destra e arrivate al bivio, lì c’è un cartello, proseguite a destra e poi sempre dritto.” disse burbera mia madre.
La bambina, intanto, era arrivata all’altalena su cui io e Azelma eravamo sedute, feci un cenno ad Azelma di scendere, così che lei potesse salire e giocare con me, avrei tanto voluto essere sua amica a quei tempi. Giocammo con l’altalena per tutto il tempo mentre Fantine, così si chiamava la madre della bambina, e mia madre parlavano della strada per Montefermeil, ma tenni sempre l’orecchio teso per ascoltare tutto il discorso.
Ad un certo punto udii delle parole uscire dalla bocca di Fantine.
“Come sono dolci, sembrano quasi tre sorelle!”
“Già” rispose mia madre, quasi convinta anche lei.
Io, ingenuamente, senza pensarci, dissi alla bambina una cosa che ancora oggi ricordo benissimo.
“Ti va di essere mia sorella?”
E lei, a quella domanda esclamò felicemente un SI pieno di gioia e mi abbracciò. Io ricambai, le volevo veramente bene.
Fantine a quel punto disse a mia madre:
“Potete tenermi la bambina? Non mi permetteranno di lavorare con una bambina così piccola!”
“Non so, bisogna vedere per quanto tempo e poi non…”
“Si può fare”
Mio padre era uscito dalla porta della locanda che i miei gestivano, si chiamava “Au sergent de Waterloo” a causa di una lunga storia, che ricordo vagamente.
“Si può fare” ripetè ancora più convinto.
“Ma caro, non possiamo assumerci questa responsabilità!” disse mia madre.
“Ma io mi fido di voi, e poi guardate come giocano insieme mia figlia e le  vostre, anche voi avete detto che sembrano quasi sorelle!” esclamò Fantine, piena di speranza.
“Certo, Madame, dovrete pagare per mantenerla, 7 Franchi al mese saranno sufficienti!” disse mio padre, che era, è e sempre sarà un lurido ubriacone, avido e incosciente.
“Certo, va bene, con quello che guadagnerò a Montreuil, sarò qui a riprendere la mia piccola in pochissimo tempo!” esclamò Fantine.
Finiti i conti che i miei e Fantine dovettero fare, Fantine lasciò a mia madre il corredo della figlia e se ne andò verso Montreuil, tra i pianti di tristezza e speranza della bambina.

 

   
 
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