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Autore: Heda_Lexa    19/09/2017    1 recensioni
Clexa AU
Clarke e Lexa sono due adolescenti. vivono a miglia e miglia di distanza, ma un giorno la vita di Lexa sarà stravolta e si ritroverà a vivere nella piccola cittadina dove vive Clarke, Polis. Lexa sarà sola e spaesata e Clarke e il suo gruppo cercheranno di coinvolgerla il più possibile.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Anya, Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1


Il vento le scompigliava i capelli e le provocava brividi su tutto il corpo. Il viso per una volta non era contratto dalla rabbia, ma disteso e sorridente. I suoi occhi erano chiusi e la sua mente vagava lontano, oltre lo spazio e il tempo, in quei luoghi dove niente avrebbe potuto farle più del male. Aprì gli occhi. La città di Seattle si estendeva sotto di lei in tutta la sua magnificenza, con gli imponenti grattaceli, le piazze e i parchi. Le macchine sfrecciavano a tutta velocità, ma nessun suono arrivava fino a lei. Nel suo piccolo angolo di paradiso il silenzio regnava sovrano. Ci andava ogni volta che sentiva di non riuscire più a reggere il peso di quella vita, ogni volta che la solitudine la schiacciava e le ricordava che era sola al mondo. Oggi era uno di quei giorni. La rabbia era tornata e la voglia di combatterla e di essere una persona migliore no. Guardò l’ora. Era passato da molto l’ora di pranzo e sarebbe dovuta essere a casa già da un po’. Casa. Quella non era proprio la parola giusta per definire il luogo in cui viveva; di certo era molto migliore rispetto alle sistemazioni precedenti, ma non era una casa. Si alzò in piedi, prese il suo casco tra le mani e prima di indossarlo lesse per l’ennesima volta le parole che vi erano scritte sul retro: “ Sei tu il mio re..”. le lacrime iniziarono a pigiare per uscire, ma oggi non aveva neanche la forza di piangere. Si infilò il casco cacciando via tutti i ricordi ad esso legati e accese la moto disturbando il silenzio di quel posto magico. Sfrecciò per le strade di Seattle e in poco più di mezz’ora si trovò di fronte al cancello di quella che da sette mesi era diventata casa sua.  Lo aprì, entrò, parcheggiò la moto e si incamminò verso il giardino che in quel momento era pieno di bambini che giocavano e che cercavano l’attenzione di una coppia. Già, era arrivata un’altra coppia. Avrebbe studiato ogni bambino, cercando quello meno difettoso e poi se lo sarebbero portato a casa, lasciando gli altri nello sconforto e a domandarsi cosa ci fosse di sbagliato in loro. Perché non io? Lei se lo era domandato molte volte negli anni, ma alla fine aveva smesso. Aveva smesso di provarci, aveva smesso di cercare di essere perfetta per farsi notare da una stupida coppia perché lei non lo era, era imperfetta, scontrosa, arrabbiata e nessuno avrebbe mai scelto una bambina difettosa. Alla fine era cresciuta e nessuno decide di adottare un’adolescente. Tra poco però sarebbe stata libera, avrebbe compiuto diciotto anni tra otto mesi e se ne sarebbe potuta andare per sempre, avrebbe potuto lasciarsi alle spalle gli istituti, le case famiglie e avrebbe potuto ricominciare. Il suo flusso di pensieri fu interrotto dall’impatto tra un minuscolo corpicino e le sue ginocchia.
“Lexaaaa!!” la piccola continuava a stringere Lexa nel suo abbraccio.
“Ciao Alice.. hai intenzione di lasciarmi o vuoi rimanere così fino a domani?” disse la ragazza mentre scompigliava i capelli alla piccola peste.
“ Giovanna e Luca si sono un po’ arrabbiati quando non sei tornata per pranzo. Volevano che fossimo tutti presenti all’arrivo dei nuovi genitori… pensi che abbia una possibilità questa volta?” Lexa guardò la piccola che intanto si era staccata dalle sue gambe e le sorrise dolcemente.
“Sai che non amo questo genere di eventi… spero davvero che sia la tua occasione.” Lo sperava davvero, voleva che qualcuno portasse via quei bambini come nessuno aveva fatto con lei. Non che lì si stesse male. Giovanna, Luca, Maria e Claudio si prendevano cura di loro in maniera impeccabile e cercavano di non fargli mancare nulla; ma niente poteva eguagliare il calore e l’amore di una vera famiglia. Vide Giovanna avvicinarsi insieme alla coppia e il suo sguardo tornò subito scuro.
“Lexa mi stavo preoccupando… ti avevamo detto di tornare per pranzo.”
Non rispose.
“Comunque loro sono Kate e Leo, staranno con noi per qualche giorno.”
Lexa li squadrò da capo a piedi, erano entrambi sulla trentina, lui era molto affascinante, un po’ robusto, ma ben piazzato, con la barba abbastanza curata e i capelli beo ordinati. Lei era una donna bellissima, con le sue forme, capelli lunghi e biondi e gli occhi celesti. Quando incrociò lo sguardo della donna provò una sensazione strana, come se si potesse fidare di quella sconosciuta.
“Piacere, io sono Kate e lui è mio marito Leo..”
Lexa la fissò, poi decise di ignorare la mano tesa della donna e si allontanò, si sedette al tavolo poco lontano e si accese una sigaretta, mentre si sentiva addosso lo sguardo della donna.
 
 
 
“Potrebbe parlarmi un po’ di Lexa?” chiese Kate a Giovanna.
“Lexa è arrivata qui sei mesi fa, è una ragazza molto difficile, ha vissuto quasi tutta la vita in case famiglie o famiglie affidatarie. Non sappiamo di preciso cosa le sia successo. I suoi genitori morirono in un incidente d’auto quando lei aveva poco più di due anni. quando è arrivata qui parlava poco ed era davvero difficile gestirla, poi con il tempo ha capito che non ci doveva trattare con ostilità, che non siamo noi il nemico. Si è aperta un po’, soprattutto con i ragazzi. Li aiuta e cerca di proteggerli più che può. È una brava ragazza…ha solo avuto una vita difficile.”
“Capisco.. grazie- le due donne si fissarono per qualche istante- forse sarebbe meglio se tornassimo in albergo, è stata una lunga giornata.”
“Certo, vi faccio accompagnare da Claudio…. Bambini salutate Kate e Leo, torneranno domani mattina.”
Tutti i bimbi corsero per dare un bacio della buonanotte ai due, poi si diressero verso le loro camere.
 
Kate e Leo arrivarono in hotel dopo poco, ringraziarono Claudio e si diressero verso la loro camera. Non appena la porta fu chiusa Kate disse:
“Leo..”
“Si-la interruppe il marito- si si si.”  I due sorrisero e si abbracciarono stretti.
“abbiamo trovato la nostra bambina.” Disse Kate mentre le lacrime scendevano sul suo viso.
“è stata lei a trovare noi.” Rispose Leo.
 
 
Passarono tre giorni e Lexa si sentiva sempre più osservata da quella strana coppia. A breve avrebbero dovuto comunicare quale bambino volessero adottare e lei non vedeva l’ora che succedesse. Le mettevano inquietudine e questo non le piaceva affatto.
Dopo una giornata passata con amicizie poco raccomandabili decise di tornare a casa nella speranza che i due fossero già tornati in albergo. Quando arrivò pensò che la fortuna fosse dalla sua parte, poiché non c’era traccia di loro, ma quando si sentì chiamare dallo studio e si trovò tutti e quattro i responsabili della struttura davanti pensò che forse tanto fortunata non era stata.
“Lexa siediti per favore.” Le disse Maria, e lei obbedì, incapace di rispondere.
“andrò dritta al punto Lexa- disse Giovanna- ti abbiamo chiamato qui per informarti che tra quattro giorni partirai per l’Oregon, Kate e Leo hanno deciso di adottarti.”
Lexa spalancò la bocca, tutto si sarebbe potuta aspettare tranne che quello.
“No” fu l’unica parola che riuscì a dire.
“Lexa è la tua opportunità per avere una famiglia. Finalmente hanno scelto te. Dovresti essere contenta.”
“No”
“Lexa ti prego non rendere le cose difficili.” Intervenne Luca.
“No!-  si era alzata e aveva iniziato a urlare- tra poco me ne sarei potuta andare, avrei potuto finalmente iniziare a costruire la mia vita ! Non voglio una famiglia, non più! Ho una vita qui, degli amici e dovrei lasciare tutto nel giro di quattro giorni! Non posso andarmene … Costia è qui…” l’ultima frase fu quasi un sussurro.
“Lo so Lexa e per questo mi dispiace- Giovanna aveva oltrepassato la scrivania e aveva preso le mani di Lexa tra le sue- domani verranno a firmare i documenti e se vorrai potrai passare del tempo con loro. So che è difficile da accettare, ma per una volta hanno scelto te. Hanno scelto te. Dovresti essere felice di questo.. hai comunque quattro giorni per salutare chi devi salutare. Puoi essere veramente felice. Cogli questa opportunità.”  Lexa fissò quella donna che aveva fatto così tanto per lei in quei mesi e si lasciò sfuggire un sorriso, poi, senza parlare, si diresse in camera.
 
I giorni erano passati in fretta e tra poche ore l’aereo sarebbe partito per portare Lexa nella sua nuova casa.  Aveva deciso di non passare del tempo con la sua nuova famiglia, voleva stare da sola. Aveva salutato tutti i suoi amici, anche se lei li considerava più conoscenti con cui sballarsi ogni tanto, e tutte le sue “amiche”. Almeno aveva potuto fare dell’ottimo sesso di addio. Le valigie erano pronte e stava imballando tutto ciò che avrebbero spedito. Prese il casco tra le mani, identico al suo se non per la scritta sul retro: “..ed io la tua regina” lo fissò per diversi minuti, poi si decise di andare a salutare l’unica persona che meritava il suo addio.
 
 
Si ritrovò davanti ad una lapide curata, piena di fiori e di ghirlande. Costia era molto amata, tutti le volevano bene. Si avvicinò e posò il mazzo di rose che aveva comprato poco prima.
“So che è molto che non vengo e mi dispiace, ma senza di te tutto è stato più difficile. Le giornate erano vuote, come lo ero io.. e lo sono ancora. Tu sei stata la mia salvezza, mi hai amato come nessuno aveva mai fatto in vita mia e mi hai sempre spronato ad essere una persona migliore. Senza di te non riesco ad esselo, o forse non mi interessa, non lo so. – Lexa si prese qualche minuto per osservare la tomba in silenzio, ripensando a tutti i momenti passati con la sua amata Costia- in ogni caso sono venuta a dirti che me ne sto andando. Una coppia a deciso di adottarmi.. parto oggi. So che ti ho delusa.. da quando sei morta sono tornata ad essere la persona che ero prima di incontrarti, o forse anche peggiore, ma forse andarmene mi farà bene. Potrò costruire una nuova vita lontana da tutti gli sbagli che ho commesso…. Non credo tornerò più a Seattle quindi temo che questo sia il nostro ultimo incontro. Non ti dimenticherò.. sarai sempre nel mio cuore. Ti amo.” Le lacrime iniziarono a uscire e Lexa non riusciva più a sopportare il dolore che si era formato nel suo petto, così diede un bacio alla lapide e se ne andò senza più voltarsi indietro. Arrivata a casa trovò tutti ad aspettarla. Tutti i bambini la salutarono e la riempirono di baci.
“Sono felice che abbiano scelto te Lexa” le disse Alice nell’orecchio.
“Ricordati che questo non vuol dire niente.. tu sei perfetta così come sei e prima o poi arriverà una famiglia anche per te… non perdere mai la speranza.” Strinse forte a sé la piccola, poi si alzò e abbracciò Luca, Maria, Claudio e Giovanna. Non si dissero niente, si limitarono a guardarsi. I loro sguardi valevano più di mille parole. Lexa montò in macchina e questa volta si girò e guardò indietro fino a quando la casa non era più visibile. Tirò un forte sospiro. Non sapeva cosa l’avrebbe aspettata, ma di sicuro sarebbe stato meglio del passato. Le era stata data una seconda possibilità e non l’avrebbe sprecata. Le era stata donata un’altra vita.
 
 
Salve a tutti! So che ho un’altra storia in corso, ma avevo questa idea in testa e non riuscivo proprio a liberarmene. Nei prossimi giorni cercherò di aggiornare anche l’altra.
 Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se vi va lasciate una recensione con i vostri pareri, così da capire se è di vostro interesse e se vale la pena continuare a scriverla.
May we meet again!
   
 
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