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Autore: Fjorleif    19/09/2017    8 recensioni
STORIA INTERATTIVA// posti ancora disponibili //. I fatti sono ambientati durante la guerra dell'Anello e la trama investe talvolta le vicende di personaggi minori, pur mantenendo i punti salienti della storia.
Dal primo capitolo:
Che cosa rimaneva della pace che un tempo regnava in quelle terre verdeggianti e altere? Che cosa della superba magnificenza delle sconfinate praterie e delle immense distese d'erba?
Eppure Éomer ricordava un tempo non troppo remoto in cui qualsiasi Eorlingas poteva attraversare in sicurezza le terre del Mark, senza avvertire la minaccia degli Uruk proveniente da Ovest, o la presenza inquietante del Male che cresceva ad Est.
Dal quarto capitolo:
Ma ciò che più sarebbe mancato al suo cuore sarebbe stato il mare, instancabile moto delle sue passioni e infallibile rimedio per ogni male che affliggeva il suo animo. Dove avrebbe trovato la forza di prendere importanti decisioni e a chi avrebbe confidato ogni sua preoccupazione? Per tutta la vita si era rivolta ai profondi flutti blu ponendo loro i suoi interrogativi e ogni volta aveva ricevuto una risposta, sussurrata dal fragore delle onde, sagge consigliere e complici amiche.
-Namaarie.- Disse in un sussurro. -Il mio cuore dormirà finché non ti rivedrà ancora.-
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Legolas, Lothirìel
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Questa fiction vuole essere un esperimento "interattivo" per coinvolgere più possibile tutti quegli ammiratori dell'Universo di Tolkien che vorrebbero vedere sè stessi o un proprio personaggio inserito nella Terra di Mezzo e che interagisce con i personaggi presenti. Da lettrice, mi è sempre capitato di volermi immergere nel mondo di cui stavo leggendo e che mi appassionava e penso che ciascuno di noi debba avere la possibilità di far parte di ciò che gli piace. Per maggiori informazioni, dare un'occhiata all'introduzione nel capitolo I.

"Ritorno da voi, al mutare della marea..."


No, non sono Gandalf. Sono Fjorleif e sono tornata dopo tanti, troppi mesi di abbandono. Vi chiederete: "Perchè mai è sparita per così tanto tempo, per poi ritornare repentinamente,oggi, in questa fredda giornata d'autunno?". Oppure no, magari non ve lo state domandando, ma comunque...non c'è un motivo, e allo stesso tempo ce ne sono moltissimi. Niente, comunque, che giustifichi la mia tremendamente e imperdonabilmente lunga assenza. Oestamente, non so nemmeno chi di voi è ancora su EFP, dato che non sono più entrata nemmeno come lettrice fino a pochi giorni fa (ad eccezione di Evelyn, che vedo sempre molto attiva nella stesura di storie <3). Ciò detto, vi schiaffo questo nuovissimo e inedito capitolo, che spero vi piaccia muchissimo. E' stato scritto a due riprese, a distanza di circa un anno (*O*), ma sono pur sempre io a scrivere, quindi non dovrebbe percepirsi troppo la differenza...credo...
Non mi dilungo ulteriormente. Ai vecchi lettori che ancora vorranno seguirmi, ben ritrovati! Ai nuovi lettori che, spero, si avventureranno con me in questa storia, benvenuti e lieta di conoscervi!

Buona lettura...




11. Addii e Ricordi



-Ricordati di oggi, fratellino. Oggi la vita è bella.-

Parole, uscite così lievi dalla bocca del fratello maggiore, appena qualche ora prima, che adesso risuonavano pesanti come macigni nella testa di Faramir.
In piedi, sull'orlo più alto della ripida scogliera di Minas Tirith, l'uomo osservava, con gli occhi velati di lacrime, la partenza solitaria di Boromir, molto più in basso. Non aveva avuto il coraggio di seguire il corteo sino ai piedi della cittadella, non aveva accompagnato suo fratello per le bianche strade lastricate, giù, fino al portone inespugnabile, ma non si pentiva di ciò, né temeva il biasimo dell'amato congiunto. Boromir avrebbe compreso, l'aveva sempre fatto e mai avrebbe cessato di farlo, di questo era certo. Tuttavia ora, vedendolo in sella al poderoso destriero, mentre varcava la soglia della città diretto a Gran Burrone, un senso di angoscia si era appropriato di lui, spingendo le lacrime a traboccare con più violenza dalle iridi celesti.
-Boromir non avrebbe voluto vedermi perdere il coraggio- Si disse asciugandosi le guance col dorso della mano, ricoperta dal guanto di pelle nera.
Quel tardo pomeriggio estivo, tinto di rosso e porpora, sarebbe stato testimone della partenza del Capitano più valoroso che Gondor avesse visto nelle ultime decadi e Minas Tirith avrebbe a lungo rimpianto la sua assenza.
Dopo aver gettato un'ultima occhiata in basso, Faramir si voltò e, lentamente, fece ritorno al bianco palazzo alle sue spalle.
Anche il corteo che, festante, aveva accompagnato Boromir per l'ultimo saluto si disperse velocemente e il Capitano si ritrovò ben presto da solo a percorrere la via che suo padre aveva deciso per lui.
-Boromir!-
Una voce di fanciulla risuonò alle sue spalle, facendolo voltare. Con immenso stupore, egli vide Marian, in groppa a un robusto cavallo dal manto grigio, affannarsi nella sua direzione e raggiungerlo rapidamente.
Subito arrestò il proprio palafreno, tirando con forza le briglie, al tempo stesso felice e triste di rivedere la sua amata un'ultima volta.
-Allora è vero.- Mugugnò quella, con gli occhi colmi di lacrime che riflettevano la luce tenue del crepuscolo.
-Marian, devo partire. Mio padre...-
-Non mi interessa ciò che vuole tuo padre!- Lo interruppe la bibliotecaria, facendolo sobbalzare per la sorpresa.
-Ho già sopportato di vederti partire per Dol Amroth, quando eri promesso a tua cugina. Ti prego, non andartene un'altra volta.- Le guance, rese rosse dal vento che, durante la corsa, si era infranto contro di esse, erano ora rigate dalle calde lacrime salate, ormai impossibili da trattenere.
-Non piangere Marian, ci rivedremo.- Disse piano lui, accennando un sorriso rassicurante.
-Quando?- Domandò lei tra i singhiozzi.
-Presto. Te lo prometto.-
Una leggera folata di vento scompigliò i lunghi capelli di Marian, raccolti in una morbida treccia che ricadeva sul suo petto generoso.
-Io ti amo, Boromir.- Sussurrò una volta trovato il coraggio di palesare i propri sentimenti. A lungo aveva osservato il Capitano di Gondor prima che egli potesse accorgersi della sua persona e poi, un giorno, finalmente, lui le aveva rivolto la parola: le aveva domandato il suo nome e quale fosse il suo impiego nella cittadella. Da quel giorno, le sue visite alla biblioteca si erano fatte sempre più frequenti e, alle volte, aveva adoperato scuse davvero improbabili per giustificare la sua presenza in quel luogo di sapienza, dove mai si era recato tanto volentieri prima di allora.
-Marian...-
Fece avanzare lentamente il cavallo verso quello della fanciulla e, una volta vicini, tese il braccio verso di lei, sfiorandole delicatamente il mento.
-Marian, sai bene che ricambio i tuoi sentimenti, ma non posso comunque restare. Siamo in guerra e forze più grandi comandano le nostre vite.- Gli occhi grigi scrutavano i tratti dolci e tondeggianti di quel volto che tanto era caro al suo cuore.
-Capisco.- Rispose lei in un sussulto.
-Sì, lo so che capisci, sei intelligente e comprensiva. Voglio svelarti un segreto.-
Curiosa per natura, Marian alzò il viso segnato dal pianto.
-Devi promettermi che non lo dirai a nessuno, qualunque cosa dovesse accadere.-
-Te lo prometto.-
-Lothíriel non è stata rapita: lei è fuggita ed io l'ho aiutata nella sua fuga.-
Nell'udire queste parole, le palpebre della giovane donna si spalancarono per lo stupore. Si chiese perché Boromir potesse aver fatto una cosa simile, ma, nonostante non avesse ancora posto la domanda, la risposta non tardò a giungere spontaneamente dalle labbra dell'uomo.
-L'ho fatto perché anch'io ti amo e non avrei mai potuto sposare un'altra donna, per quanto splendida o nobile potesse essere.-
Marian non fece in tempo a ribattere, poiché la bocca del cavaliere si era già posata sulla sua in un dolce bacio di addio.
-Attendi il mio ritorno, Marian, e quando tutto questo sarà finito, potremo finalmente stare insieme.- E, detto ciò, fece nuovamente virare il cavallo e si allontanò, riprendendo il suo viaggio.
Ancora in silenzio e col petto colmo di emozioni contrastanti che le affollavano il cuore e la mente, la fanciulla osservò il suo amato farsi sempre più lontano nel rosso dell'orizzonte. Qualcosa le diceva che non si sarebbero più rivisti, lo sentiva nell'antro più recondito della sua anima, ogni fibra del suo essere lo urlava a squarciagola, ma lo lasciò comunque andare. In fondo, chi era lei per opporsi al volere del Sovrintendente o, ancor peggio, a quello dei Valar?
Quella fu l'ultima volta che Marian la bibliotecaria vide Boromir, Capitano di Gondor, partito all'imbrunire e mai più ritornato nella bianca ed eterna Minas Tirith.

 

 

 

 

 

 

 

-È veramente necessario tutto ciò?- Sbuffò la fanciulla mentre una donna molto più anziana di lei le sistemava i lunghi capelli castani, intrecciando le onde, sinuose come flutti marini, in un'acconciatura intricata.
-Non vi lamentate, mia signora Lothíriel, dovete apparire al meglio di fronte ai maggiori rappresentanti delle nobili casate di Gondor. Sono certa che vostro padre si augura che, ammirando la vostra folgorante bellezza, qualcuno di loro si offra come vostro pretendente.-
Il volto della giovane Principessa si incupì. Chinò lo sguardo, abbassando le palpebre ornate da lunghe ciglia arcuate, ed emise un impercettibile gemito di rassegnazione. Era questa, dunque, la vita che le era stata destinata, decisa per lei da altri. Alzò gli occhi luminosi, che nelle giornate autunnali risplendevano di un colore che virava verso il grigio freddo, pur mantenendo il loro tipico tono di verde, e rimirò la sua stessa figura, che si rifletteva dinnanzi a sé nello specchio. Indossava un magnifico abito candido, il cui corsetto era intarsiato di pietre preziose, che sfavillavano al minimo movimento del tessuto. I diversi strati di velo bianco ricoprivano la sezione di pelle rimasta nuda, celandola solo parzialmente agli occhi indiscreti dei dignitari, che presto avrebbero avuto il piacere di posare gli occhi su di una dama tanto aggraziata.

-Erchirion mi aveva promesso che sarei andata a cavalcare con lui oggi.- Mugugnò Lothíriel, più a sé stessa che non all'affaccendata cortigiana.
-Con il dovuto rispetto, mia cara, cavalcare non è certo affare di una principessa. Molte aspettative gravano su di voi, in quanto figlia di uno dei membri più rispettabili della nobiltà.- Prese a dire la donna. -Vostro padre non soltanto è il principe di Dol Amroth, ma è anche imparentato con...-
-Lo so, lo so.- Sbottò spazientita Lothíriel, che aveva già sentito quelle parole uscire innumerevoli volte dalla dama di corte. La donna rispondeva al nome di Elonise ed era una robusta signora di mezza età, appartenente alla classe media del regno. Nata come una semplice sarta, aveva avuto la fortuna, o la disgrazia, di sposare uno dei comandanti dell'esercito di Dol Amroth, tale Elodrin, uomo estreamente rigido e frugale, abile guerriero e capitano autorevole. Al contrario del marito, Elonise era ambiziosa e l'aver vissuto la prima parte della sua vita in condizioni modeste l'aveva portata ad avere un debole per il lusso e gli agi della vita di corte e ad invidiare chi, per fortuna concessa dai Valar, era nato in una famiglia abbiente senza aver alcun merito. Non appena maritata, aveva fatto il possibile per generare degli eredi al consorte e guadagnarsi, di conseguenza, il suo favore e la sua incondizionata devozione; una volta ottenuti, si era affaccendata affinchè il marito le trovasse una posizione a palazzo, in qualità di dama di corte, ottenendo, ben presto, anche quella.
A Lothíriel non piaceva Elonise, né tollerava i suoi atteggiamenti, troppo affettati, a suo dire. Ancora si domandava perché, quel giorno, la gradita presenza di Adraorien fosse stata sostituita dai fastidiosi pettegolezzi della donna che ora le stringeva con troppa forza il corsetto prezioso.
-Ah!- Un gemito di dolore scivolò dalle labbra della fanciulla. -Così non riuscirò nemmeno a respirare, figuriamoci ad andare a cavallo.-
-Mia signora,- proferì lentamente la dama, e a Lothíriel parve di scorgere una nota spazientita nella sua voce. -I Valar vi hanno concesso la fortuna di nascere in una delle più nobili famiglie dell'intero continente. Il vostro unico compito è di apparire splendida, come un gioiello: non dovete fare altro che apparire gradevole agli occhi dei nobili là fuori.- Le sue labbra si tirarono in un sorriso falso, carico di gelosia.
-Almeno finchè non troverete marito e non gli darete un erede.- Si affrettò ad aggiungere. -Lasciate dunque perdere le cavalcate e tutto ciò che è di competenza degli uomini. Di quello si occuperà il vostro consorte!-
Quelle ultime parole trafissero dolorosamente il cuore di Lothíriel, come una freccia dalla punta imbevuta di veleno, che si sparge lentamente nel petto sino ad investire ogni fibra del corpo. Non ebbe la forza di controbattere, così se ne stette quieta, in silenzio, finchè Elonise non ebbe completato la missione che aveva preso tanto sul serio.
-Ma guardatevi, siete incantevole! Nessuno saprà resistere a tanta bellezza!- Sibilò con parole colme di falsa ammirazione. -Presto, vostro padre vi aspetta nella Sala del Banchetto.-

 

 

-Come sta?- Domandò una voce inquieta all'ingresso della stanza da letto dove Lothíriel riposava, vegliata da Eowyn.
-Léod! Cosa ci fai qui? Non dovresti avvicinarti aquest'ala del palazzo.- Lo riprese la bianca dama di Rohan.
-Perdonatemi, mia signora Eowyn, ma sono in pena per la salute di Earfinde.-

La fanciulla dalla chioma dorata fissò il giovane cavaliere con sguardo colmo di comprensione. Sapeva che non era indifferente alle sorti della nuova arrivata, lo si vociferava a palazzo e, ad ogni modo, glie lo si leggeva negli occhi.
-La febbre non accenna ad abbandonarla e il suo sonno è inquieto, pare turbato da incubi. Di tanto in tanto, dalle sue labbra sfugge un qualche nome sconosciuto, ma non riesco a farla destare.- Era preoccupata per quella fanciulla misteriosa, della quale conosceva così poco, ma alla quale si sentiva estremamente affine. Era forte, l'aveva vista combattere, eppure ora non si capacitava di come la malattia la stesse provando sino a tal punto.
-Dev'essere stato il temporale che è scoppiato nel corso della festa.- Sussurrò Léod, quasi leggendo i pensieri della principessa di Rohan.-Il paese dal quale proviene si trova a sud, non deve essere abituata al nostro clima.- Sentenziò, lanciando una rapida occhiata all'interno della stanza, come per cercare la figura della fanciulla di Dol Amroth. Lo sguardo non passò inosservato ad Eowyn, che si scostò dalla porta, invitando il cavaliere ad entrare.
-Coraggio, entra, ma non farne parola con nessuno.-
Un sorriso riconoscente illuminò il volto del giovane, che si precipitò alla soglia del letto dove Lothíriel riposava. Era pallida e il volto segnato da un'espressione inquieta. Léod si meravigliò nel constatare che, ai suoi occhi, appariva comunque incantevole.
Le afferrò delicatamente una mano fredda, stringendola fra le sue, grandi e calde, e prese a fissarla con apprensione.
-Dite che si riprenderà, mia signora?-
-Non lo so Léod, per ora possiamo soltanto aspettare.-




Spazio d'Autrice

Un paio di piccole osservazioni, veloci veloci, che non vi ruberanno troppo tempo:
1) Ho riletto e apportato qualche insignificante modifica ai capitoli precedenti. Tipo, in un capitolo avevo scritto di Boromir "il biondo capitano di Gondor". Ho tolto l'attributo "biondo", che probabilmente mi era sfuggito pensando a quel bonazzo di Sean Bean che bisbiglia: "One does not simply walk into Mordor...". Comunque, restando fedele a Tolkien, Boromir  è bruno. E fico. Ok, è sempre fico.
2) Spero si sia capito che la parte in corsivo è un sogno/ricordo di Lothiriel, che, febbricitante, sta avendo un trip che neanche la migliore erba pipa del Decumano Sud...
3) Il capitolo doveva essere più lungo, dal momento che seguirà anche la continuazione del sogno/ricordo di Lothiriel, ma non volevo appesantirvi troppo, così ho deciso di dividerlo in due.

4) Ovviamente sono avida di pareri, tipo Thorin con l'Archengemma (no dai, magari non propio così tanto), quindi aspetto di sapere cosa ne pensate, sempre che vi faccia piacere lasciarmi una recensione. Ringrazio anche chi legge e non commenta, ma comunque legge e, in qualche modo, contribuisce a rendere più viva questa mia storia.

A prestissimo, spero! :-*

 

   
 
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