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Autore: Aleponine92    19/09/2017    1 recensioni
Una storia incentrata totalmente sulla vita di Eponine Thénardier e sul suo rapporto con i vari personaggi del romanzo.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cosette, Eponine, Marius Pontmercy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cosette. Mi sentivo riecheggiare quel nome nella testa per tutta la notte. Cosette. Chi poteva immaginare che sarebbe diventata la servetta di casa. Io di certo non ne ero capace a quell’età. Per svariati anni, Cosette fu la mia serva. In casa mia. C’era qualcosa però, che mi bruciava dentro quando trattavo male o la obbligavo a far qualcosa. Ammetto che a volte mi faceva pena e le parlavo meno superbamente, ma per tutto quel tempo, la trattai male. Ad almeno 2 anni dall’arrivo di Cosette, in casa arrivò Gavroche, il mio fratellino. Lo amavo tanto, ma non gliel’ho mai dimostrato. Se solo fossi riuscita ad amarlo di più. Sono convinta però, che anche lui in fondo mi voglia bene, anche se si prendeva spesso gioco di me. Lui stava sempre con Cosette, mai con me ed Azelma. Mia madre era solita picchiare Cosette se non svolgeva determinate faccende, con un bastone. Che pena. Effettivamente più di qualche volta, mentre stava per colpirla, cominciavo ad urlare per chiamarla, così che venisse da me e lasciasse in pace Cosette. Mio padre aveva molti debiti e cominciò a chiedere sempre più soldi a Fantine, che ad un certo punto, smise completamente di mandare denaro per sua figlia. Mia madre pensava: “Che razza di madre snaturata non manda il denaro per mantenere la propria figlia?” Era chiaro che i soldi servissero per pagare i debiti, ma lei lo diceva lo stesso, come se Fantine la stesse ascoltando. Da parte mia, io sapevo un po’ leggere ed in tutte le lettere Fantine continuava a chiedere come stesse Cosette ed i miei rispondevano sempre la stessa cosa ‘cresce bene ed in buona salute’. Un giorno mio padre si inentò una scusa per farsi dare più soldi. “Quando saprà che la figlia è malata, allora si darà da fare per mandarci tutti i soldi!” diceva. Ma non sapeva cosa sarebbe successo. Era la Vigilia di Natale del 1823. Cosette era andata a prendere l’acqua ed io stavo rannicchiata davanti al fuoco a giocare con il gatto e Azelma. Era un’ora che Cosette era uscita e non era ancora tornata. Sentii la porta scricchiolare e vidi un uomo alto e imponente con in braccio Cosette e nella mano sinistra un secchio colmo di acqua. Non so cosa abbia fatto o detto con i miei genitori, fatto sta che, dopo averle comprato una bellissima bambola, si portò via Cosette. Non potevo credere a ciò che stava accadendo. Cosette se ne era andata. Sentii come un vuoto nel cuore. Passarono gli anni e cademmo in rovina. Gavroche crebbe e diventò un bel ragazzino. La stessa cosa non si può dire di Azelma. Dimagrì molto, era scarna e un po’ gobba. I capelli rosso fuoco di mia madre si spensero diventando di un grigio simile alle ceneri depositate nel camino. Mio padre, beh…lui rimase sempre uguale. Quanto a me, non so dirlo. Azelma continuava a dire che ero io la più bella, ma chi lo sa, magari lo diceva perché mi voleva bene… Restammo alcuni anni dopo la partenza di Cosette a Montfermeil, poi avvenne una cosa inaspettata.

   
 
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