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Autore: KiarettaScrittrice92    20/09/2017    1 recensioni
Questa è Rainbow city, una delle più belle metropoli francesi, musicale e alla moda. Tutti coloro che vivono qui amano la danza e i vestiti. Tutti qui si stanno dando da fare per realizzare i propri sogni.
E' arrivata un'altra ragazza amante della musica, chissà di che colore sarà il sogno che troverà questa ragazza.
Bene mettiamoci comodi e diamo un'occhiata alla storia di Marinette.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Glace de sucre
 

Marinette aprì gli occhi cerulei, quando la luce mattutina iniziò ad illuminare la sua camera d’albergo, dovette sbattere le palpebre un paio di volte per riuscire a mettere a fuoco ciò che la circondava. Si alzò dal letto, sicura che anche quella giornata sarebbe stata una di quelle rilassanti, come le due precedenti che aveva passato lì a Rainbow city.
Non avrebbe sicuramente sprecato quella giornata a poltrire. Si avvicinò con passo malfermo, per la sonnolenza che ancora l’avvolgeva, verso l’armadio che, due giorni prima, aveva riempito coi suoi vestiti; fissò per qualche minuto i vari abiti che vi erano dentro il mobile, finché non si decise e prese un paio di jeans rosa e una t-shirt bianca a fiori.
Mezz’ora dopo era pronta e completamente sveglia. Sì legò i capelli corvini nelle sue solite due codine e afferrò le sue cuffie rosa dalla scrivania, attaccandole all’mp3 e mettendosele sulle orecchie, per poi uscire fuori con le chiavi della camera in tasca e solo una piccola borsetta contenente lo stretto necessario per una passeggiata in giro per il quartiere.
Non si era ancora inoltrata in altre parti della città, per vari motivi: innanzi tutto non conosceva affatto gli stili degli altri quartieri, inoltre la sua voglia di esplorare Col Blanc non si era ancora esaurita, si era innamorata di quel quartiere delicato ed elegante. 
Passò davanti all’Ange, quasi con uno sguardo malinconico, trattenendosi dall’entrare e vedere come era all’interno. Non si sentiva ancora pronta a riaffrontare tutto ciò che l’aveva portata all’ennesimo fallimento, non ancora; ce l’avrebbe sicuramente fatta, ma ancora non era il momento.
Girò l’angolo ritrovandosi alla via principale, nelle sue orecchie la sua musica preferita rimbombava decisa, dando ritmo ai suoi passi e isolandola da ciò che la circondava. Come a farlo apposta, quando la melodia arrivò al momento più dolce, alla sua vista apparve nuovamente quell’enorme poster pubblicitario. 
Era la réclame di Passion Rouge, il centro commerciale più grosso di Rainbow city, ma la cosa che la colpiva ogni volta non era ciò che pubblicizzava, ma il bellissimo ragazzo che ritraeva. Era possibile innamorarsi di una fotografia? Forse sì, visto che il giorno prima, dopo aver visto per l’ennesima volta quel poster, aveva comprato una rivista in cui c’era quella stessa pubblicità, e aveva strappato la pagina, attaccandola all’armadio della sua stanza in hotel, noncurante del fatto che non fosse la sua camera a Parigi. Si riscosse, distogliendo lo sguardo da quegli occhi smeraldini, che la osservavano maliziosi come facevano con chiunque decidesse di fermarsi a ricambiarli.
Aveva voglia di una buona colazione e se aveva imparato una cosa a Parigi era riconoscere i migliori sapori, ovviamente il merito era di suo padre e della boulangerie che gestiva assieme a sua madre. Per questo motivo già il primo giorno in quella città, o meglio in quel quartiere, aveva trovato il bar migliore: in cui facevano delle ottime brioches, per non parlare dei croissant.
Il locale si chiamava Glace de sucre. Appena entrata l’odore delle brioches appena sfornate le stuzzicò l’appetito, ricordandole casa. Si avvicinò al banco e dopo aver ordinato la sua colazione, cercò con lo sguardo un posto a sedere.
Il locale come al solito era pieno, forse anche perché non era grandissimo. Marinette adocchiò l’unico posto libero e si diresse al tavolino. Stava per poggiarsi comodamente alla sedia, quando qualcuno gliela tolse velocemente da sotto il sedere, facendola cadere rovinosamente a terra con un lamento.
Un paio di persone si voltarono verso di lei, qualcuno le chiese anche se stesse bene, ma la persona che le aveva fatto quel torto non l’aveva degnata di una parola. Rassicurò la gente che le aveva chiesto sulla sua salute e massaggiandosi il di dietro si tirò sù dolorante, per poi rivolgersi alla diretta interessata.
«Almeno potevi chiedere scu…» si bloccò quando questa si voltò verso di lei.
Occhi azzurri, capelli biondi raccolti in una coda di cavallo e vestiti firmati. Avrebbe riconosciuto quella ragazza ovunque: Chloé Bourgeois, la ragazza più odiosa di tutto il mondo.
«Toh guarda… Marinette Duperdente Cheng… Come mai a Rainbow city? Vuoi fare un’altra figuraccia?» la prese in giro, concludendo la frase con quella sua odiosa risata finta e snob, mentre lei la guardava con astio.
Possibile che di tutte le persone che poteva incontrare, doveva esserci proprio lei? Non ebbe però il tempo di pensare ad altro perché la persona che stava con la bionda parlò, rimproverandola.
«Chloé, non è così che ci si comporta.»
Marinette voltò lo sguardo sul nuovo interlocutore, paralizzandosi; improvvisamente il suo cervello sembrò andare in tilt: davanti a lei c’era il ragazzo della locandina. I suoi occhi verdi si posarono su di lei gentili, accompagnati da un meraviglioso sorriso che le fece battere forte il cuore.
«Piacere. – disse allungando la mano verso di lei – Adrien Agreste. Ti chiami Marinette giusto?» chiese poi.
«Eh? – chiese lei tornando in sé – Oh… Sì… Maneriett… Cioè Marionette… Mari…»
«Sì, sì… Abbiamo capito! Torna quando avrai imparato a parlare.» disse la bionda, spintonandola via.
«Chloé, per una buona volta, potresti comportarti educatamente?» chiese esasperato il biondo.
«Non importa. Me ne vado. Continuate pure, troverò un’altro posto.» rispose la giovane, allontanandosi dal tavolo, per poi andare verso il bancone.

 

Adrien la guardò allontanarsi e dirigersi verso il bancone.
«Allora Adrikins, tornando a noi…» disse Chloé, poggiandosi al tavolino col gomito per tenersi la testa, sbattendo le palpebre in un modo che sarebbe dovuto sembrare seducente.
«Chloé, dico sul serio. Non sei stata affatto carina con quella ragazza.» la rimproverò di nuovo lui-
Lei di risposta alzò le spalle, come a voler dire che non le importava affatto di come l’avesse trattata, a quel punto il modello sospirò esasperato.
«Immagino che ora tu debba andare a lezione, giusto?» chiese il ragazzo cambiando discorso, portando la sua attenzione all’orologio che aveva al polso.
«Accidenti a lei, avevo l’occasione di stare un po’ di tempo con te… Beh ci vediamo tesoruccio mio!» concluse, tentando di salutarlo con un bacio, lui però l’allontanò stendendo le braccia tra i loro corpi.
«Ci vediamo Chloé…» rispose lui cercando di essere gentile, ma sapeva bene che la sua faccia schifata diceva tutto.
Non appena la bionda uscì dal locale e fu di nuovo solo, si voltò nuovamente verso la ragazza al bancone. Stava sorseggiando da una grossa tazza, forse un the e di fronte, oltre al piattino su cui probabilmente poggiava il recipiente, ce n’era un’altro su cui era adagiato un croissant.
Si avvicinò a lei con molta calma, con le mani in tasca e appena le arrivò di fianco le si rivolse con tono gentile.
«Scusala, ha un caratteraccio, ma in fondo è buona.» disse quasi in un sussurro, la ragazza sentita la sua voce sobbalzò, voltandosi di colpo.
«Ahi!» si lamentò quando un po’ del the le si versò sulla mano.
Con un sospiro poggiò la tazza, come fosse abituata a quel genere di cose, afferrò un paio di tovaglioli di carta e si pulì, il tutto mentre lui la guardava rapito. Nonostante fosse alquanto maldestra i suoi movimenti erano delicati e puliti, ciò voleva dire che aveva avuto una qualche istruzione di danza, inoltre le grosse cuffie rosa che portava attorno al collo dimostravano la sua passione per la musica; d’altronde, se era in quella città non poteva essere altrimenti.
«Sei nuova a Rainbow city?» chiese, quando buttò il fazzoletto nel cestino di fianco a lei.
La vide arrossire vistosamente e rispondere con un cenno di testa, dopodiché nascose il viso nella tazza e solo dopo aver bevuto un lungo sorso del the, rialzò lo sguardo, senza però incrociare i suoi occhi, e rispose.
«Mi sono trosfarita… trasferita due giorni fa…» disse balbettando un po’.
Adrien non capì se parlava così perché balbettava di suo, oppure semplicemente perché era imbarazzata, ma la trovava davvero adorabile. Stava per porgerle un’altra domanda quando qualcuno lo precedette.
«Signorino Adrien, doppiamo andare. Il suo servizio fotografico comincia tra cinque minuti.» disse la voce della sua segretaria nel locale gremito di gente, facendolo sospirare.
«Sì Nathalie, arrivo… Beh spero di rivederti presto Marinette!» disse, prendendole la mano e sfiorandola con le labbra, per poi farle un divertito occhiolino.
Il tutto la fece arrossire ancora di più, facendole assumere il colore roseo e acceso dei suoi pantaloni.  Dopodiché si allontanò e si diresse verso l’uscita, dove la donna occhialuta lo stava aspettando tutta impettita.

  
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