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Autore: Midluuna    20/09/2017    1 recensioni
"Cosa ne sarà di me, d'ora in poi?"
Questa era l'unica cosa che fui in grado di pensare, poco di perdere la mia coscienza e anche me stessa. Morire è incredibilmente triste e, probabilmente, la peggior cosa è che non hai nemmeno il tempo di rendertene conto.
Un grido soffocato mi fece riacquisire la coscienza.
Sentii il suo piccolo corpo affondare giù.
"Così... il mio sacrificio, la mia battaglia sono stati inutili? No... no! Non voglio diventare la sua tomba! Non lo permetterò!"
In pochi istanti, tutto divenne nero. L'unica cosa che riuscii a vedere, era un volto bianco sorridermi in modo inquietante.
E la bambina aprì gli occhi.
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Alphys, Nuovo personaggio, Sans, Un po' tutti, Undyne
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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“Dove sei?”

Pensò Alphys, alzando lo sguardo verso la cortina di quel cielo finto. L'acqua le arrivava fino ai fianchi, e lei avanzava lentamente, guardando tutte quelle stelle che erano sempre lì, ferme al proprio posto. Ciò era rassicurante, perché poteva fare affidamento al fatto che sarebbero sempre rimaste lì immobili. Era l'unica cosa di cui era sicura, al momento. Le sue ricerche l'avevano sempre portata lì, a Waterfall, ma quel luogo non sembrava darle alcuna risposta, sembrava essere solo un vicolo cieco.

Un altro vicolo cieco, un altro fallimento.

Alphys chiuse gli occhi tirando un sospiro, mentre continuava a camminare, sprofondando lentamente nell'acqua. L'acqua era gelida, e ad ogni momento la sua pelle perdeva mano a mano sensibilità. Era tutto così familiare, anche se stavolta non stava scappando da nessuno. Non era una sensazione fastidiosa o dolorosa, le sembrava gentile.

Non sembrava una cattiva idea.

Dopo un altro passo, Alphys si trovò completamente immersa. L'acqua l'accolse con un abbraccio gelido, per un istante le sembrò di essere cullata come una bambina. Così si lasciò andare in quella morsa, il suo corpo iniziò quasi a galleggiare, con il muso volto verso il fondo del fiume, che la trasportava verso una meta ignota. Ma a lei non interessava, voleva soltanto abbandonarsi in quel letto accogliente. Quel luogo non le aveva mai fornito alcun indizio, ma in qualche modo, la faceva sentire più vicina a Lei. Se le sue polveri si fossero disperse in quel luogo, sarebbe stato come morire fra le sue braccia. Era triste, ma anche così dolce crogiolarsi in quella misera fantasia.

Nulla era più importante. Le sue ricerche, quel mondo così diverso, l'umana.

Tutto era diventato insignificante, voleva solo lasciarsi tutto alle spalle, una volta per tutte.

Nel frattempo le sue dita, i suoi piedi, non riusciva più a sentirli. I polsi e le caviglie, le braccia, sentiva come se fossero svaniti nel nulla. Quel gelo si faceva sempre più strada nel suo corpo, e presto fu il momento dei i fianchi e del ventre. La schiena, lo stomaco.

Quello sparire le sembrava meraviglioso, ma il petto stava iniziando a bruciarle.

I polmoni.

I polmoni avevano bisogno di aria.

“No, non ancora” pensò cercando di portarsi le braccia al muso per coprirlo, queste sembravano essere del tutto addormentate. Poco dopo, anche la sensazione delle dita sul volto svanì: la gola, la faccia, la testa, non sembravano non esistere più ormai. Era sparita. In quell'istante capì che non le era rimasta altra scelta, capì che era quello il momento. I polmoni gridavano di dolore, non resistevano più.

In quel momento forse era riuscita a sorridere, mentre si preparava a riempire i polmoni, desiderosa ormai di abbandonarsi a quel sonno che la chiamava.

Ma qualche istante dopo, qualcosa l'afferrò per i vestiti e la tirò su bruscamente, fuori dall'acqua.

Alphys cadde sulla riva del fiume, tossendo e sputando acqua, confusa, mentre lo scheletro la fissava scuro in volto.

- … beh. sembra che qualcuno si sia spinto più in là del dovuto, stavolta.- disse col solito tono, eppure stavolta non sembrava essere affatto allegro.

La lucertola smise di tossire, riconoscendo la voce.

Era sceso il silenzio improvvisamente, e l'unico suono riconoscibile era quello della cascata che distava pochi metri da loro: se Sans non avesse afferrato Alphys in tempo, lei sarebbe caduta lì.

La scienziata chinò il capo, scura in volto.

- … Perché lo hai fatto?- domandò con voce secca, dopo un altro colpo di tosse. Lo scheletro alzò il capo, puntando lo sguardo a tutte quelle innumerevoli gemme che riflettevano il bagliore dell'acqua, assomigliavano molto a delle stelle. Chiuse gli occhi.

- huh... ? ma che domande fai? non avrei mai potuto lasciar morire un'amica. perché noi due una volta eravamo amici... giusto?- domandò lui, col solito sorriso stampato sul volto. Quel tono però sembrava quasi sarcastico.

- ...- sussultò lei, che in quel momento aveva voltato il muso verso di lui. Aveva la fronte corrucciata in un espressione incupita, quasi intristita.

- comunque... seriamente, vorrei sapere perché continui a comportarti in questo modo. passi molto tempo da sola, non ti fai mai vedere, resti chiusa in quel laboratorio per intere settimane per poi uscire soltanto per andare qui a waterfall, a cogliere quei fiori.- Sans non cambiò espressione mentre diceva quelle parole, ma il tono sembrava essersi fatto preoccupato- non ho idea di cosa sia successo a te e al tuo braccio o a cosa stai studiando così ossessivamente, però...

- Non sono affari tuoi!- sbottò lei con tono duro, sbattendo il pugno metallico sul terreno che si crepò.

- … dovresti parlarne con qualcuno, amica. sai, magari davanti a un piatto di spaghetti, o una tazza di thé. le persone stanno iniziando a starti alla larga alphys, e stare da sola non ti fa star bene. dovresti imparare a rilassarti, lasciar perdere tutta questa follia e magari... evitare di uccidere l'umana appena caduta.

La lucertola sgranò gli occhi, udendo quell'ultima frase. Ma certo, l'umana, come aveva fatto a dimenticarsene? Perché avvicinarsi alla morte in un momento che poteva rappresentare un'ottima occasione?

Ci fu un momento di silenzio, dopodiché Alphys iniziò a ridere sommessamente, mentre Sans corrucciava la fronte.

- Uhuhuh... Ma certo... è per questo che sei venuto qui, non è vero?- mormorò lei, con voce instabile, mentre si rialzava in piedi barcollante, senza voltarsi.

- beh, se fosse stato solo per quello avrei potuto lasciare che tu ti gettassi là sotto come un sacco della spazzatura, non credi? ci sono delle cose che non riesco a capire del tuo atteggiamento, e so che hai molte cose da dire. poi non sembri più la stessa. sei... completamente diversa.- rispose lui, chinando il capo e chiudendo nuovamente gli occhi- è quasi come se... ti fossi scambiata con una sorella gemella o qualcosa di simile.

In quel momento Alphys si voltò bruscamente verso lo scheletro e gli sferrò un pugno metallico. Aveva un espressione furiosa sul viso. Sans però svanì poco prima che il pugno lo raggiunse. Lei cadde a terra, mentre sentì nuovamente quella voce alle sue spalle.

- wow... alphys, stavo solo scherzando... hehe. devo davvero credere a quel che ho detto?- ridacchiò lui, con la solita espressione allegra sul volto. La scienziata si voltò nuovamente verso di lui, con un espressione ancora più furiosa e puntò il braccio meccanico verso Sans. Il palmo si illuminò di una luce bianca e sparò un raggio del medesimo colore, in direzione dello scheletro. Quest'ultimo scomparve e riapparve poco più in là.

- oh... vedo che fai sul serio.- commentò lui, spostando lo sguardo verso il terreno che il laser aveva bruciato- beh... non dire che non ti ho avvisata.

In quel momento Sans tese il braccio verso Alphys e questa venne avvolta da un'aura bluastra. La scienziata sgranò gli occhi, impallidendo: non riusciva più a muoversi, era paralizzata. Dopodiché lo scheletro fece uno scatto col braccio e la lucertola venne scaraventata all'indietro, mentre il bagliore azzurro svaniva. Aphys cadde a terra ruzzolando, per poi fermarsi graffiando il terreno con gli artigli artificiali. Sans ridacchiò con il suo vocione, mentre l'altra si rialzava in piedi tremando ansimante.

- vedo che ti sei ben attrezzata... però devi fare pratica nell'atterraggio, heheh.- disse lui, sorridendo allegro- piuttosto, ho una domanda da farti. come hai fatto a costruirti quel braccio? hai usato i piedi?

- STAI ZITTO!!- urlò lei, correndo verso di lui, caricando un altro raggio con la mano artificiale.

- woops. devo aver toccato un tasto dolente. ma non preoccuparti, ti aiuterò io! certo, non sono il maestro dell'esercizio fisico, però...

Alphys sparò un raggio, stavolta arancione, verso lo scheletro. Questo si scansò appena verso destra, senza subire alcun danno.

- … posso comunque darti una mano. che ne pensi del salto dell'ostacolo?- disse lui con tono divertito, mentre il terreno davanti ad Alphys, che ancora correva, iniziava a tremare. La lucertola spalancò gli occhi e cercò di frenare, ma non fece in tempo a fermarsi e andò a schiantare il muso contro l'osso che era sbucato dal suolo.

- ahie.- commentò lui, guardando altrove, mentre Alphys si rialzava in piedi con la mano sul muso- cerca di stare più attenta la prossima volta.

- Adesso BASTA PRENDERMI IN GIRO!- strillò lei, puntando nuovamente il braccio verso di lui, ma lo scheletro svanì e riapparve dietro di lei, scuro in volto.

- hey, rilassati. lo sai che agitarsi alza la pressione?- disse lui, mantenendo un tono tranquillo e sereno. Alphys serrò i denti e si voltò verso lui, pronta a colpirlo, ma nel frattempo un osso blu spuntò da sotto i suoi piedi. Gridò di dolore.

- hehe, te l'avevo detto di stare più attent- Sans non fece in tempo a completare la frase, perché un braccio metallico lo afferrò per il colletto e lo alzò. Alphys aveva subito il colpo e i danni, ma era riuscita a reagire.

Lo guardò col fiato corto, mentre poi sorrise sinistramente - Che succede fatina? Non li fai più i trucchetti di magia?

- whoa.

- Però non c'è problema, anche io posso darti una mano...- disse lei sogghignando- Ora ti insegnerò un nuovo numero di magia, e questo si chiama “VOLARE”!

E così Alphys lanciò in aria lo scheletro, per poi prepararsi a colpirlo con un altro raggio. Questo però si teletrasportò a terra prima di venir colpito e lanciò delle ossa alla scienziata. Lei cercò di evitare i colpi come poteva, ma erano troppo veloci e presto si trovò il camice impigliato da un osso che si era infilato nel terreno a pochi millimetri da lei. Serrò i denti strappandolo via con uno strattone, per poi riprendere ad avanzare furiosa verso lo scheletro, ormai era vicina a lui. Sans le lanciò un altro osso frontalmente, troppo veloce per essere schivato, ma lei contrastò l'attacco con un pugno. L'osso andò in frantumi e Alphys spunto fuori da quella nube di schegge, atterrando a pochi centimetri da Sans. Le pupille di quest'ultimo si rimpicciolirono, mentre lei lo afferrava nuovamente per il colletto, preparandosi a dargli un altro pugno.

In quel momento piombò il silenzio. Alphys continuava a tenere il pugno alzato, puntato contro lo scheletro, ma non sembrava decidersi a colpirlo.

- Lo sai che potrei bucarti il teschio con un pugno come quello, vero?- disse lei con voce tremante, mentre sorrideva aggrottando la fronte.

- già. lo so.- disse lui, sorridendo come al suo solito- beh, a questo punto non so cosa aspetti a farlo.

La lucertola aggrottò la fronte ancora di più, mentre il suo ghigno diventava una smorfia nervosa.

- alphys... so bene che non vuoi farlo.- sospirò lui, chiudendo gli occhi.

La lucertola si morse il labbro, incupendosi. Pochi istanti dopo abbassò il pugno meccanico e spinse con violenza Sans, facendolo cadere a terra. Lo scheletro guardò Alphys voltarsi di spalle.

- alphys... ti do un ultimo avvertimento.- disse Sans, alzandosi lentamente in piedi- lascia stare l'umana, e tutto andrà bene. la situazione è più complicata di quanto credi, e se non collaborerai, beh... saranno guai grossi per tutti quanti.

Però la lucertola non sembrò minimamente toccata da quelle parole. Si limitò a voltarsi appena, con uno dei suoi sorrisi agghiaccianti, per poi girare i tacchi e andarsene.

 

Sfigghy e Papyrus erano appena arrivati a Snowdin. Durante il tragitto la ragazzina poté notare quanto lo scheletro fosse amichevole e chiacchierone: lui le parlò del proprio lavoro, si lamentò della pigrizia di suo fratello e di quel Gerson che era sempre un passo avanti a lui, nonostante Papyrus coprisse una posizione più alta rispetto alla sua. Parlò anche del re Asgore, di quanto fosse buono e gentile. Queste descrizioni erano decisamente contrastanti con quelle che aveva fatto Toriel, raffigurandolo come un mostro crudele e privo di pietà. Sfigghy pensò che sicuramente Asgore non era una creatura così feroce, non verso altri mostri. Probabilmente per quanto riguardava il suo atteggiamento nei confronti degli umani era tutta un'altra storia.

- ECCOCI ARRIVATI!- esclamò lui, aprendo le braccia, allegro.

La piccola spalancò gli occhi di fronte a ciò che vide: sembrava una piccola cittadina di montagna. La strada era ricoperta di neve, i tetti delle case erano spioventi e le abitazioni avevano un aspetto rustico e accogliente. Al centro della strada c'era un grande albero ricco di decorazioni natalizie.

- Oh...- mormorò lei, incantata dall'aspetto di quel luogo- E'... E' questa Snowdin?

- CERTO!- rispose lui, sorridendole- E' DOVE ABITIAMO IO E MIO FRATELLO!

- E' davvero bella...- disse avanzando con lui, guardandosi attorno- Non pensavo fosse già Natale da voi...

- A SNOWDIN E' SEMPRE NATALE! NYEHEHEHEH!- esclamò lui entusiasta- E SI', E' DAVVERO UN GRAN BEL POSTO... SE NON FOSSE PER GRILLBY, SONO ALLERGICO A QUEL TIPO.

- G... Grillby...?- mormorò Sfigghy, confusa e incuriosita al tempo stesso.

- GIA'! PROPRIO COSI', IL TIPO CHE LAVORA IN QUEL BAR!- disse lui indicando un edificio non molto diverso dagli altri, che sull'entrata aveva un'insegna che recitava la scritta “GRILLBY'S”.

- Oh... p-perché?- domandò guardando in direzione del locale, aggrottando le sopracciglia, pallida.

- E' NOIOSO! ECCO PERCHE'!- rispose lui, poi prese il braccio della bambina, stringendolo amichevolmente, senza farle male- ORA FORZA, ANDIAMO A CASA MIA! TI PREPARERO' TANTI SPAGHETTI! NYEEHEHEH!

E così lo scheletro la trascinò, avvicinandosi ad una casa dall'aspetto accogliente. Sfigghy sospirò preoccupata. Quello scheletro la stava trattando bene, come un'amica, e lei stava iniziando ad affezionarcisi. Però gli aveva mentito e si sentiva davvero in colpa. La bambina sapeva che prima o poi non avrebbe più retto e avrebbe detto la verità, deludendo l'amico scheletro e probabilmente rischiando di morire per l'ennesima volta.

“Heh... sono proprio una stupida.”

   
 
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