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Autore: FeBookworm    20/09/2017    1 recensioni
[Dunkirk]
Sono passati anni dall'evacuazione di Dunkerque, ma la guerra continua ad andare avanti. Per Collins, dopo la RAF, ha inizio una nuova avventura che lo porterà ad aiutare una vecchia conoscenza.
Dal testo:
“Io devo andare là, Mr Dawson. In Francia, in Belgio, persino in Germania. Devo andare là a liberare una persona” fece di nuovo una pausa a causa delle lacrime che stavano per fuoriuscire dai suoi occhi azzurri:”Lui mi ha insegnato tutto, capisce? Lui era la RAF per me. Lui e il mio Spitfire. L’ha mai provato il legame tra commilitoni, signore? E’ più della fratellanza, è mettere la propria vita nelle mani del tuo compagno sapendo che lui farà lo stesso con te. Due facce della stessa medaglia, indivisibili. Io e Farrier eravamo così, nonostante i tredici anni di differenza. Non ho mai avuto un legame simile con gli altri alla RAF, per quanto l’abbia voluto e cercato. Forse, se fosse stato abbattuto davanti ai miei occhi, se avessi la certezza che sia morto, sarebbe più facile. Ma io…”
“Vuoi andare a cercarlo” concluse per lui Mr Dawson."
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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​La cosa giusta da fare




Erano passati tre anni dall’ultima volta che li aveva visti. Una volta sceso dalla barca, nonostante tutto quello che avevano fatto per lui, se n’era andato senza voltarsi più indietro.
Gli era riconoscente, certo. Ma quel giorno, ai primi di giugno del 1940, molte cose erano affogate in fondo al mare oltre al suo Spitfire.
La sua giovinezza, tra le altre cose. Dunkerque, oltre a essere stato il suo vero battesimo di fuoco, così diverso e tremendamente reale dalle altre missioni svolte, lo aveva reso un uomo. Nel giro di un’ora era uscito dalla nursery ed era diventato un uomo adulto, ben consapevole dei propri limiti e della crudeltà del mondo. Mai prima di allora la vita gli era sembrata così fragile ed appesa a un filo. Una lezione che Farrier aveva dimenticato di impartirgli e a cui Dunkerque aveva rimediato.
Nel corso di quei tre anni tutte le sue speranze, i suoi sogni di gloria adolescenziali, erano svaniti uno a uno. Voler diventare un eroe, guadagnarsi una medaglia, diventare qualcuno…Non aveva più senso.
Dopo Dunkerque, dopo Pearl Harbor, non c’era più spazio per le fantasticherie.
E adesso non c’era più nemmeno spazio per la RAF nella sua vita.
Aveva sentito delle voci, seguite da altre, più concrete e veritiere, che lo avevano fatto inorridire.
Da quando Harris il Macellaio aveva preso il comando, l’aviazione si era trasformata in un flagello di sterminio.
Certo, anche i Nazisti avevano bombardato Londra, seminando il caos e il panico tra i civili. Ma il metodo sistematico, preciso e puntuale di Harris andava ben oltre “l’occhio per occhio, dente per dente”. Voleva costringerli a ribellarsi al Führer, questa era la voce che girava. Ma leggendo i giornali la realtà era ben diversa: voleva sterminare un’intera nazione e spargerci sopra il sale di modo che non vi crescesse sopra più nulla. La Germania intera tramutata in un’altra Cartagine.
Farrier non lo avrebbe mai approvato.
Farrier gli aveva sempre detto che i civili non hanno colpe, che devono essere lasciati in pace e che, anzi, sono loro a pagare il prezzo più alto quando si è in guerra.
“Loro sono quelli che rimangono, Collins. Noi rischiamo la vita, rischiamo costantemente di perderla. Ma sono i civili a rimanere, a vivere il dopo. Accanirsi su di loro è una cattiveria gratuita.”
Era stato per Farrier, per i suoi insegnamenti, che si era rifiutato categoricamente di prendere parte ai bombardamenti.
“Sono solo dei Nazisti” gli avevano detto.
No. Sono civili. Proprio come i noi.
Anche questo glielo aveva insegnato Farrier.
“Vedi, Collins, non puoi fare di tutta l’erba un fascio. È vero, ci sono i Nazisti al governo, ma credi che tutta la Germania lo sia? Scommetto il mio Spitfire di no. Molta gente là sta fingendo di esserlo. Lo faresti anche tu, nonostante i tuoi grandi ideali, se fosse l’unico modo per sopravvivere.”
Così aveva lasciato la RAF e aveva fatto domanda per la fanteria. Avrebbe preso parte a un addestramento speciale e avrebbe aiutato nella liberazione dai Nazisti.
Ma prima…prima doveva parlare con Mr Dawson, spiegargli perché lo stesse facendo. Quando aveva firmato la domanda di trasferimento aveva avuto come l’impressione che stesse tradendo non solo Farrier, ma anche Mr Dawson. Come se lasciare la RAF significasse infangare la memoria dell’altro suo figlio, o persino rendere vano ciò che quell’uomo aveva fatto per lui quel giorno a Dunkerque.
La sua testa, il suo animo, erano pieni di dubbi e paure che lo tormentavano e che non lo lasciavano dormire la notte. Ma, appena incontrò gli occhi scuri e calmi di Mr Dawson, capì che tutte le sue incertezze e titubanze non avevano fondamento alcuno.
Mr Dawson lo fece accomodare in salotto e gli offrì una tazza di thé caldo. Aspettò in silenzio che lui iniziasse a parlare, senza forzarlo prima del tempo.
“Non l’ho mai ringraziata per ciò che ha fatto per me quel giorno a Dunkerque” furono le sue prime parole.
Mr Dawson fece un cenno con la mano per zittirlo:”Stavamo tutti facendo il nostro dovere quel giorno”.
Tipico di Mr Dawson minimizzare così il suo operato. Lo aveva fatto molte volte quel giorno.
“Sono stato fortunato da allora. Niente più ammaraggi o lanci col paracadute da uno Spitfire fumante. Anche se sono stato colpito, non ho mai più rischiato così tanto come a Dunkerque.”
Mr Dawson gli sorrise, come un padre fiero sorride al proprio figlio, ma non disse niente. Sapeva che stava per arrivare dell’altro.
“Ho…ho lasciato la RAF. Non era più il mondo che conoscevo.”
Di nuovo nessuna risposta da parte dell’uomo, così andò avanti a parlare.
“Ho fatto domanda per la fanteria. Stanno…stanno radunando uomini per quando apriranno il secondo fronte insieme agli Americani. O almeno, è questa la voce che gira”.
Si fermò un attimo, indeciso se dar voce o no alla ragione più importante che lo aveva spinto a fare quello che stava facendo. Si passò una mano tra i capelli dorati e buttò fuori tutto.
“Io devo andare là, Mr Dawson. In Francia, in Belgio, persino in Germania. Devo andare là a liberare una persona” fece di nuovo una pausa a causa delle lacrime che stavano per fuoriuscire dai suoi occhi azzurri:”Lui mi ha insegnato tutto, capisce? Lui era la RAF per me. Lui e il mio Spitfire. L’ha mai provato il legame tra commilitoni, signore? E’ più della fratellanza, è mettere la propria vita nelle mani del tuo compagno sapendo che lui farà lo stesso con te. Due facce della stessa medaglia, indivisibili. Io e Farrier eravamo così, nonostante i tredici anni di differenza. Non ho mai avuto un legame simile con gli altri alla RAF, per quanto l’abbia voluto e cercato. Forse, se fosse stato abbattuto davanti ai miei occhi, se avessi la certezza che sia morto, sarebbe più facile. Ma io…”
“Vuoi andare a cercarlo” concluse per lui Mr Dawson.
Rimasero in silenzio per quella che parve un’eternità, ma poi Mr Dawson riprese la parola:”Ti dirò quello che ho detto una volta a un ragazzo che proprio come te mi ha aperto il suo cuore in questo stesso salotto. E’ la cosa giusta da fare, se te lo dice il tuo cuore. E se l’unica cosa di cui hai bisogno per partire con l’animo in pace è la mia approvazione, ebbene, figliolo, ce l’hai.”
Poco tempo dopo, fuori dalla porta, Collins gli chiese:”Quel ragazzo… Era suo figlio, vero? Non Peter, ma…”
“Sì, era il mio John. Quando mi disse di volersi arruolare nella RAF”.
Collins sorrise scendendo i gradini che davano sulla strada:”Buffo, signore. Anche io mi chiamo John”.
 
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Ci volle quasi un anno e mezzo prima che riuscisse a trovarlo. Dovette affrontare il D-Day, la liberazione della Francia, il fallimento dell’azione Market Garden tra Eindhoven e Arnhem e la dura e interminabile situazione di stallo nelle Ardenne. Ma alla fine erano arrivati sulle rive del Reno ed erano andati avanti, sempre avanti. E poi, nel bel mezzo di una foresta di cui Collins non si ricordava nemmeno il nome, avevano trovato un campo recintato con delle figure, fantasmi a dire il vero, che lo abitavano.
Stalag Luft.
Un campo di prigionia per aviatori.
Collins notò come molti suoi commilitoni, gente semplice come semplice era il soldato di fanteria, stessero cercando, proprio come lui, volti conosciuti in mezzo a quegli spettri.
Non lo riconobbe subito quando lo vide. Cinque anni in un campo come quello riducono gli esseri umani a scheletri che camminano; lo riconobbe nelle piccole cose, nei dettagli che solo i fratelli di reggimento sanno: il modo in cui prese la sigaretta, tra l’indice e il pollice, il mood in cui fumava, trattenendo il fumo il più possibile, e come poi lo lasciasse uscire in modo quasi riluttante.
“William…” sussurrò il giovane.
Farrier alzò gli occhi su di lui e Collins vi vide la stessa forza e la stessa determinazione di quel giorno ai primi di giugno del 1940 a Dunkerque. La stessa forza e la stessa determinazione che gli avevano permesso di sopravvivere per cinque anni in quel campo.
Quando si incamminarono verso l’accampamento, lasciandosi dietro quel luogo dell’orrore, non parlarono affatto, come se dovessero ancora riabituarsi l’uno all’altro. Ma, prima di addormentarsi sulla branda di Collins, Farrier fece quello che era solito fare dopo una simulazione o una missione alla RAF, facendogli capire che, nonostante il tempo trascorso, nonostante gli orrori che aveva visto, era ancora se stesso.
Gli diede una semplice pacca sulla spalla e gli disse:”Sei stato bravo, Johnny. Molto coraggioso.”
Mentre lo guardava riposare, mentre si rendeva conto di quello che entrambi avevano passato, Collins capì la profondità delle parole di Mr Dawson: è la cosa giusta da fare, se te lo dice il tuo cuore.
E lo era per davvero.







​Note dell'Autrice:
​Dopo aver visto Dunkirk per ben due volte, hanno iniziato a ronzarmi in testa mille possibili scenari alternativi, cose che sarebbero potute accader prima dell'avacuazione, dopo l'evacuazione, se non addirittura dopo la guerra.
​Questa ff è uno degli scenari possibili.
​Qualche precisazione:
​1. Non mi sono inventata lo Stalag Luft, esistevano davvero. Erano dei campi per prigionieri di guerra, ce n'erano alcuni anche per i membri della Marina degli eserciti stranieri. Le condizioni non erano migliori di quelle degli altri campi, i più famosi, organizzati dai tedeschi, ma Farrier sembra tosto abbastanza da sopravvivere, giusto?
2. Collins, nella mia ff, prende parte all'addestramento delle truppe aviotrasportate a tutte le fasi successive al D-Day. L'aver letto il libro di Ambrose e la serie tv Band of Brothers mi ha aiutata parecchio.
​3. Christopher Nolan nel suo film non ci dice quali siano i nomi di battesimo di Collins e Farrier, per cui nella mia testa si chiamano John e William. Mi sembrano nomi tipicamente british, nomi plausibili per l'epoca.
​Spero che vi sia piaciuta o che almeno non vi abbia fatto schifo.

​-Fé- 

 
   
 
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