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Autore: Orihimechan    20/09/2017    13 recensioni
Magnus aveva la terribile abitudine di non memorizzare i numeri in rubrica.
Non se ne era mai preoccupato più di tanto, liquidando sempre la faccenda con una scrollata di spalle fin troppo teatrale.
Un giorno però sbaglia numero di telefono e si imbatte in uno sconosciuto dall'aria interessante.
Cosa succede quando una telefonata – apparentemente – sbagliata si rivela essere quella che state aspettando da tutta la vita?
Magnus sta per scoprirlo.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
Magnus rimase di nuovo in silenzio "allora chi sei?" indagò
"Alec" gli rispose genuinamente
L'uomo - non tanto più - sconosciuto trattenne il respiro "quello era davvero il tuo nome?"
"Così dice il mio certificato di nascita"
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Do we know each other?




 

New York, 24 Agosto 2012.
Venerdì sera.

 

 

 

Sul ciglio della strada Alec si sfregava le mani nervosamente.
Di fronte a lui, dall'altra parte della carreggiata, torreggiava imponente l'edificio più bello che avesse mai visto.
Era completamente circondato da vetrate, luminose e scintillanti, attraverso cui notò un via vai frenetico di gente, come anche l'esorbitante bellezza dell'arredamento.
Tutto quel lusso lo metteva in soggezione, non come l'idea di incontrare Magnus di lì a breve, ma era comunque sulla buona strada.
Il Plaza aveva un aspetto regale, evidenziato ancor di più dal lungo tappeto rosso con intagli dorati e da un usciere impettito che accompagnava affabile i clienti all'interno del locale.
Al secondo piano, Alec poté notare un ridente seppur non eccessivamente ampio terrazzo, circondato da fitte edere rampicanti ed occupato da tantissima gente che conversava affabile e di tanto in tanto occhieggiava la strada sottostante.
Alec provò ad ingoiare un po’ di saliva ma scoprì di avere il palato più arido del deserto.
A peggiorare ulteriormente la situazione c’era il suo cuore, che - incurante del suo già precario autocontrollo - aveva preso a scalpitare furiosamente quasi stesse tentando di fuggire lontano da lì.
Tutte le sicurezze che - a fatica - era riuscito a racimolare fino a quel momento sembrarono dissolversi all'improvviso, inoltre, il colletto della camicia che Isabelle gli aveva praticamente imposto di indossare iniziò ad andargli stretto.
Alec si sfregò le mani sudaticce e chiuse gli occhi inspirando profondamente per un paio di minuti.
Ripeté quell'operazione per circa cinque volte.
Ispirava ed espirava, lentamente.
Ma la situazione sembrava peggiorare di volta in volta.
Riaprì gli occhi, puntandoli nuovamente sull'edificio di fronte a lui, e tirando l'ennesimo sospiro provò a ripercorrere mentalmente il discorso che aveva preparato diverse ore prima, e di cui adesso non ricordava nemmeno una virgola.
Era così assorto nei suoi pensieri da accorgersi solo con qualche secondo di ritardo che le sue gambe non rispondevano più agli impulsi del cervello ed avevano iniziato a camminare nella direzione opposta, battendo in ritirata.
Si ritrovò di spalle, intento a premere il telecomandino automatico della sua auto sportiva - che lo aspettava paziente dietro l'angolo - con tutta l'intenzione di allontanarsi da quel posto il più in fretta possibile.
Fu quando la sua mano afferrò la maniglia dell'abitacolo che il cellulare - sconfinato nella tasca dei suoi pantaloni - prese a squillare.
Alec si bloccò ed aggrottò le sopracciglia, il cuore che ancora gli batteva impazzito nel petto, il respiro accelerato e la fronte imperlata di sudore.
La suoneria cessò poco dopo, per poi riprendere a trillare più imperiosa di prima.
Rimase in quella posizione per un tempo che a lui parve interminabile, afferrò il telefono solo poco dopo, mentre la sua testa era ancora sommersa da interrogativi ed improperi per sé stesso e per la sua dannata paura di affrontare le cose.
Era così immerso in tutte quelle elucubrazioni mentali che quasi non si accorse di aver risposto alla telefonata senza neanche controllare chi fosse il mittente.
<< Alexander >> lo chiamò suadente il suo interlocutore non appena accettò la chiamata in entrata.
Alec sussultò quando sentì la voce di Magnus entrargli nelle tempie.
Dio com'è bella - fu l'unica cosa a cui riuscì a pensare in quel momento.
Il cuore ora sembrava essergli letteralmente uscito fuori dal petto << mmh? >> mugugnò, incapace di proferire verbo.
<< Alexander >> ripeté Magnus, il tono di voce calmo e vergognosamente roco come piaceva a lui << perché sei andato via? >> domandò controllato.
Il moro sentì le gambe divenire molli come la gelatina e dovette arpionare ancor di più la presa sulla sua auto per non cadere in ginocchio in mezzo alla strada.
Aprì la bocca, esitò, la richiuse e poi batté le palpebre per qualche secondo.
Chiuse gli occhi cercando di rimediare alla figura da perfetto imbecille che aveva appena fatto e non sapendo come uscire da quel macello senza peggiorare ulteriormente la situazione optò per una soluzione che molte volte lo aveva salvato in aula.
Provò a temporeggiare.
<< Come? >> sussurrò, schiarendosi subito la voce.
<< Ti ho visto prima, fiorellino >> rispose pacato Magnus, quasi come se stesse parlando del tempo anziché di un fantomatico bidone che il ragazzo poteva avergli riservato << ero sul terrazzo. Nel mio bellissimo completo di lino in micro pied-de-poule, ad osservare estasiato e completamente rapito il tuo altrettanto bellissimo vestito di raso blu navy e la tua camicia bianca. Chiamerò Isabelle per esprimerle tutta mia stima a riguardo. Devo ammettere che ha fatto proprio un ottimo lavoro >>
Alec cercò per l'ennesima volta di riprendere possesso del suo corpo e regolarizzare il respiro.
Magnus, forse intuendo lo stato d'animo del ragazzo, continuò il suo monologo sospirando in maniera fin troppo teatrale << mi dispiace solo che tu mi abbia privato di cotanta bellezza troppo presto. Ho pensato di essere giunto in paradiso quando i miei occhi hanno incontrato la tua slanciata figura. E devo dirtelo, pesciolino, le tue gambe chilometriche sono una vera e propria arma di perdizione. Chi devo ringraziare per questo? L'abbonamento della palestra o madre natura? >>
Il ragazzo si imbarazzò oltremisura e non riuscì ad impedire alle sue guance di tingersi di rosso. Si morse il labbro inferiore e facendosi forza con le gambe si sistemò meglio contro la portiera della sua auto << sono..uhm.. s-sono sempre state così >>
<< Così lunghe? >> ritorse quello, conferì alla domanda un tono sin troppo ingenuo per convincere Alec della sua autenticità.
<< G-già.. >> balbettò il ragazzo
Magnus sospirò << posso solo sperare che sia tutto proporzionato allora >>
Alec tossicchiò, passando in maniera repentina da un rosso vermiglio ad un viola melanzana.
Poggiò il gomito che teneva il cellulare sulla cappotta della macchina ed indirizzò la mano libera intorno alla gola, in un vano tentativo di non strozzarsi con la sua stessa saliva.
<< Fiorellino, sei ancora lì? >>
Il ragazzo prese un'altra buona dose di ossigeno << s-si. Ci sono >>
<< Allora? >> domandò << dove sei finito? Ansia da prestazione? >>
Alec sentì il chiacchiericcio delle persone in sottofondo diventare sempre più ovattato, sospirò ancora e poggiò la testa appena sotto il suo gomito, proprio all'angolo della portiera fredda.
Chiuse gli occhi ed assottigliò le labbra << no.. i-io.., ecco.. ho.. >> si bloccò, schiarendosi un po’ la voce << h-ho dimenticato una cosa in auto e sono andato a riprenderla >>
Fortuna che nel proprio lavoro era molto più bravo ad imbastire cazzate ed a districarsi da situazioni potenzialmente imbarazzanti perché altrimenti si sarebbe trovato ben presto disoccupato e senza neanche un tetto sopra la testa.
Nonostante fosse perfettamente consapevole di quanto quella scusa risultasse ridicola pregò con tutto se stesso che Magnus decidesse di credergli o almeno, che fingesse di farlo.
<< E l'hai trovato? >> sussurrò
<< Cosa? >> ritorse il ragazzo assottigliando allo stesso modo il tono di voce.
Magnus si lasciò sfuggire un sorriso sommesso << ciò che stavi cercando >>
<< Si! >> tubò subito Alec maledicendo la sua stupidità << si. Io.. uhm, si.., l'ho t-trovato! >>
<< Ne sono felice. È stata una ricerca impegnativa? >> domandò Magnus seducente
Il giovane Lightwood prese un altro profondo respiro << no >> disse << uhm.., beh.. >> continuò subito dopo << solo all'inizio >>
<< Sai, Alexander >> iniziò Magnus, la sua voce baritonale procurò ad Alec una serie di brividi lungo la schiena << le cose preziose sono sempre difficili da trovare. Ci vuole impegno, dedizione, pazienza, e si, anche coraggio, ma una volta che ne entri in possesso ti ripagano di tutti i sacrifici fatti in suo nome >> fece una breve pausa prima di continuare << ma non è quella la parte difficile, la vera sfida è riuscire ad averne cura. Le cose preziose, e fragili, hanno bisogno di mani speciali per essere maneggiate >>
Alec era piuttosto sicuro che il discorso di Magnus mirasse a toccare altre corde, più profonde e decisamente più importanti.
Ascoltò tutto con attenzione, riscoprendosi calamitato dalla cadenza del suo tono di voce, dai suoi sospiri, persino dai movimenti, nonostante ancora non avesse avuto modo di vederlo.
Ma Alec - contrariamente a quanto si potesse pensare e contro ogni pronostico - un po’ lo vedeva.
Lo vedeva nelle sue battute ironiche e pungenti, nei suoi discorsi spensierati, nella sua risata, nel modo in cui sospirava, in cui si divertiva a raccontargli i tanti piccoli aneddoti della sua giornata.
Lo vedeva nel modo che aveva di chiamarlo per nome, in quello che utilizzava per metterlo in imbarazzo ed in tutti i suoi tentativi di estorcergli un appuntamento.
Alec ciondolò su se stesso, spostò il peso del corpo da un piede all'altro - la testa ancora poggiata sulla portiera ormai calda dell'auto -, il respiro accelerato ed il fiato corto << stiamo.. >> esitò << s-stiamo.., uhm.. ancora parlando della stessa cosa? >> domandò
Magnus sorrise ed Alec immaginò le sue labbra tendersi all'insù, insieme al cipiglio canzonatorio che sicuramente aveva messo su e che gli avrebbe senz'altro procurato una crisi respiratoria << certo che si, fiorellino >>
<< Allora perché ho la sensazione che non sia così? >>
<< Perché la tua professione - ed azzardo anche ad aggiungere la tua personalità - ti induce sempre a guardare il prossimo con una buona dose di diffidenza >> lo canzonò l'altro con supponenza
<< Mi definirei più che altro come una persona prudente >> rettificò Alec
Magnus sbuffò << la prudenza è una ricca e ripugnante vecchia zitella >>
Il ragazzo rise << non mi farai cambiare idea Magnus, neanche con una citazione di William Blake >>
L'uomo dall'altra parte della cornetta sospirò << dovevo fare un tentativo >> si giustificò << e poi lo sai come la penso, passerotto >> fece un pausa ed Alec sentì il suo respiro attraversare l'arnese elettronico e raggiungere le sue orecchie << chi non rischia non vince >> sussurrò alla fine, facendo alzare gli occhi al cielo al suo interlocutore.
Alexander Lightwood sapeva che Magnus stava deliberatamente attentando alla sua saluta mentale - senza neanche prendersi la briga di nasconderlo - ma nonostante questo, nonostante il colorito imbarazzante, le gambe molli, la salivazione azzerata ed il sangue che gli pompava frenetico in tutto il corpo gliene fu terribilmente grato.
In qualche modo - anche se non sapeva spiegarsi con esattezza come - la sua voce tonante ed allo stesso tempo suadente, il tono canzonatorio e le battute pungenti lo avevano tranquillizzato.
Alec si concesse un mezzo sorriso << e tu quante partite hai vinto? >>
In sottofondo sentiva rumori e fruscii sconnessi, il brusio della gente era ormai completamente sparito perciò decise di concentrarsi sulla sua voce, chiuse di nuovo le palpebre e rimase in attesa.
<< Non quante ne avrei volute, ma tutto sommato non posso lamentarmi >>
Il moro arricciò le labbra << Magnus Bane che si accontenta? >> lo prese in giro << non l'avrei mai detto >>
Magnus fece schioccare la lingua tra i denti contrariato << io non mi accontento, Alexander >> lo contraddisse subito << mai. Pretendo, voglio, esigo il massimo >> gli sussurrò << desidero sempre il meglio >> continuò poi << ed al momento tu sei il meglio per me >>
Alec sussultò quando udì le ultime parole entrare direttamente nel suo orecchio prive del tono meccanico e metallico che gli conferiva l'apparecchio telefonico. Ascoltarle dal vivo fece sentire il ragazzo come se fosse stato travolto in pieno petto da una granata.
Quello che lo destabilizzò maggiormente non fu tanto la sorpresa di ritrovarselo lì, a pochi centimetri da lui, ma l'aberrante e spaventosa consapevolezza che lo avrebbe riconosciuto tra mille anche se fosse limitato a respirargli contro.
Quando Magnus gli si avvicinò, il respiro caldo a solleticargli il collo, proprio sotto l'attaccatura dei capelli, Alec spalancò gli occhi ed artigliò la portiera della macchina con la stessa disperazione di un drago in gabbia.
Magnus inspirò pesantemente, il petto che sfiorava piano la sua schiena, una mano nascosta dentro la tasca dei pantaloni e l'altra - che ancora stringeva il telefono - lasciata ciondolare lungo i fianchi, i piedi perfettamente ancorati sul marciapiede << sai di buono >> esalò, facendogli accapponare la pelle ancor di più.
Alec irrigidì le spalle ed ingoiò copiosamente. Provò a muovere un passo ma le sue gambe non seguivano più i comandi del suo cervello.
Non sarebbe riuscito a spostarsi neanche volendo, comunque.
E lui in quel momento non lo voleva.
Non lo voleva affatto.
Aprì la bocca, ma si accorse di non riuscire ad emettere alcun suono, perciò la richiuse e si schiarì la gola, poi riprovò << di solito.., ehm.. n-non.. io non utilizzo profumi >> disse mentre allontanava il cellulare - oramai divenuto completamente inutile - per riporlo con poca grazia nella tasca posteriore dei pantaloni.
Magnus sorrise e gli si avvicinò piano, fin quando con il naso toccò l'estremità del suo orecchio, infliggendogli la migliore delle torture << ancora meglio, Alexander, non c'è profumo migliore di quello della propria pelle >>
Alec non era sicuro che i polmoni ed il suo cuore riuscissero a reggere un minuto di più, soprattutto quando sentì una presa salda e al contempo delicata sulla spalla.

Nonostante il ragazzo avesse giacca e camicia ad avvolgere la sua epidermide sentì il tocco della mano di Magnus con la stessa intensità - e lo stesso dolore - di un tizzone ardente.
Ogni terminazione nervosa si risvegliò improvvisamente, comprese le articolazioni delle gambe, che presero a muoversi nello stesso istante in cui Magnus gli disse << girati, Alec >>.
La prima cosa che accecò gli occhi affamati ed impauriti di Alec fu la sfumatura magnetica e felina delle sue iridi.
Filamenti verde oro si intrecciavano tra di loro fondendosi in una tonalità che affascinò Alec oltremisura, insieme al taglio orientale degli occhi, impreziositi da un ombretto nero e da una matita dello stesso colore che non facevano altro che renderlo ancora più bello.
I capelli scuri erano corti ai lati, con un ciuffo superiore più lungo, ciocche rosse gli ricadevano sulla fronte - poco più sotto del sopracciglio sinistro - in maniera volutamente spettinata, conferendogli un aspetto selvaggio.
Le labbra erano morbide, abbellite da quello che suppose essere lucidalabbra - anni ed anni di sevizie da parte di Isabelle erano pur serviti a qualcosa - e circondate da un sottile e curato pizzetto.
Le orecchie erano adornate da orecchini, alcuni pendenti, altri no.
Uno in particolare, un ear cuff a forma di serpente catturò oltremodo la sua attenzione.
Alec prese un lungo respiro e si sforzò di allontanare lo sguardo da quel viso meraviglioso per fossilizzarsi su tutto il resto.
Gli bastò una rapida occhiata per capire che l'uomo davanti a sé non doveva essere umano, un alieno forse, ma dubitava fortemente che gli extraterrestri potessero essere così belli.
Anche la sua carnagione caramellata risultò irresistibile per uno come Alec che da anni combatteva con una pelle pallida e - a suo dire - anonima.
Magnus era alto, spalle ampie, fisico tonico e longilineo, non eccessivamente robusto. Il completo grigio sfoggiato con eleganza ed una buona dose di insolenza lasciava ben poco all'immaginazione, per non parlare della camicia di lino bianca, lasciata aperta fino a metà busto, sopra la quale facevano bella mostra alcune collane, un paio d'argento e una più piccola, dai motivi etnici delicati, con una piccola piuma che gli sfiorava - di tanto in tanto - il petto lucido e glabro.
Alec aveva speso parecchio tempo provando ad immaginarsi la fisionomia di quell'uomo, impiegando ore ed ore a disegnare mentalmente i suoi lineamenti, il suo aspetto, il suo portamento, senza mai rimanerne completamente soddisfatto.
Ed ora che era lì, a meno di cinque centimetri da lui, occhi negli occhi, con il cuore che aveva raggiunto Marte, la salivazione azzerata, le mani sudaticce, gli occhi sgranati e le gambe ridotte a pappetta fu attraversato dalla consapevolezza che Magnus non era affatto come se lo era immaginato.
Neanche con tutto l'impegno possibile sarebbe stato in grado di eguagliare la bellezza sconvolgente dell'uomo che aveva di fronte.
Non seppe neppure spiegarsi il perché, due secondi dopo, le sue mani si mossero inconsapevolmente verso di lui, afferrandogli con forza il bavero il della giacca di lino, poco prima di far scontrare con poca grazia le loro bocche.
Il più grande dei Lightwood non era certo un ragazzo alle prime armi, aveva avuto discrete esperienze nel corso della sua giovane esistenza, tuttavia non riuscì proprio a spiegarsi la tempesta di sentimenti che gli scoppiò dentro non appena le sue labbra toccarono quelle di Magnus.
La prima cosa che sentì, fu l'aroma selvatico della sua pelle insieme alla pienezza di quelle labbra al sapor di ciliegia, una fragranza così primordiale e selvaggia da far ritorcere su sé stesso lo stomaco di Alec; la seconda, fu invece l'odore speziato e fresco della sua colonia, una fragranza legnosa e tremendamente seducente che provocò nel ragazzo delle vergognose pulsioni nel basso ventre.
Alec - sopraffatto dall'effetto che quell’uomo provocava sul suo corpo - rinforzò la presa, tirandolo con urgenza contro il suo petto ed approfondì quel contatto. Magnus, che sorpreso dall'intraprendenza del giovane aveva spalancato gli occhi, rispose al bacio subito dopo, abbassando le palpebre e portando entrambe le mani dietro la nuca del ragazzo.
Aprì la bocca, permettendo alla lingua curiosa e tremante di Alec di intrufolarsi dentro per esplorarne l'interno, piegò leggermente la testa in modo da concedergli un raggio di movimento migliore e quando decise che era arrivato il suo turno di voler di più circondò con le labbra la lingua del ragazzo succhiandola con dolcezza.
Si staccarono poco dopo, entrambi ansanti e storditi, le mani ancora avviluppate l'uno sull'altro, occhi negli occhi, respiro contro respiro.
Rimasero in silenzio per un breve istante, nel tentativo di decifrare tutte le sensazioni che avevano preso ad albergare dentro di loro, quasi come se si conoscessero da tempo.
Magnus si aprì in un mezzo sorriso, una scintilla gli attraversò lo sguardo affamato << sapevo che nascondevi un'indole selvaggia, fiorellino >>
Alec - nonostante l'insolito coraggio dimostrato - avvampò ed allontanò lo sguardo puntandolo altrove. Poi, come se improvvisamente fosse tornato padrone del suo corpo, lasciò la presa sulla giacca di Magnus e fece un passo indietro spalancando gli occhi.
<< Mmh.. i-io.. >> balbettò, completamente rosso.
Magnus ampliò il suo sorriso ed alzò leggermente il mento, poi prese a fissarlo intensamente. Non c'era traccia di derisione nel suo sguardo, piuttosto qualcosa che somigliava all'affetto o alla tenerezza << non temere, Alexander >> disse << ci vuole ben altro per macchiare la mia virtù >> poi gli strizzò l'occhio con malizia << posto che ne abbia una >> e senza attendere oltre si fiondò su di lui, con un impeto tale da sbatterlo contro la portiera della sua auto.
Alec 
sussultò, ma impiegò meno di mezzo secondo per rispondere al bacio.
Gli afferrò le spalle, in primo luogo per sorreggersi, secondariamente per assecondare la foga del momento.
Nello stesso istante Magnus gli arpionò i capelli tirandoselo contro e facendo aderire il bacino a quello del ragazzo che per la sorpresa si lasciò sfuggire un gemito strozzato.
Questa volta fu Magnus ad intrufolare la lingua quando Alec dischiuse le labbra, desideroso di conoscere anche la più piccola parte di quel ragazzo così impacciato, timido ed allo stesso tempo irruento.
Alec possedeva l'impetuosità della gioventù, di chi non aspetta altro che trovare la persona giusta per aprirsi, con la stessa bellezza di un fiore che sboccia.
Se Magnus avesse dovuto paragonare Alec ad un fiore avrebbe senz'altro scelto la margherita, e non perché lo considerasse scontato ed ordinario, piuttosto perché, proprio come la margherita, molte volte Alec tendeva ad essere dato per scontato.
Magnus invece pensava che quel giovane ragazzo racchiudesse dentro di sé una bellezza fuori dal comune, a parte l'ovvia peculiarità dell'aspetto fisico - aveva sempre avuto un debole per i mori dagli occhi color del cielo - Alec nascondeva un fascino ed una grazia che non tutti erano in grado di cogliere ma che a lui risultava tanto evidente quanto sconcertante.
Quando 
Magnus si staccò dalle sue labbra, quel tanto che bastava per riprendere fiato, puntò i suoi occhi nelle iridi chiare del ragazzo, perdendosi dentro quel mare in tempesta << proporrei >> sussurrò, sfiorando la bocca di Alec tra un respiro e l'altro << di continuare la conoscenza altrove, magari tra le mura sicure del mio loft, mh? >>
Alec ansimò insieme a lui, ancora completamente stordito, ma non al punto tale da non afferrare le sue parole.
Spalancò i suoi bellissimi occhi blu e boccheggiò nel tentativo di articolare un discorso di senso compiuto, ci rinunciò poco dopo, quando capì che non sarebbe riuscito a proferire parola.
Magnus d'altro canto, di fronte quello sguardo da cerbiatto impaurito e completamente indifeso, sorrise sardonico e si sporse di nuovo verso di lui per depositargli un bacio a fior di labbra << non temere, fiorellino. Non farò niente che tu non voglia fare >> poi si passò la lingua sulle labbra, in una mossa che di innocente non aveva proprio niente ed Alec si ritrovò ipnotizzato di fronte quel movimento sensuale.
<< Io.. >> sputò con fatica << n-non so se.. >>
Magnus portò una mano sulla sua guancia, carezzandola dolcemente << Alec >> lo chiamò ed il ragazzo d'istinto incatenò gli occhi nei suoi << ti assicuro che tutto ciò che voglio è conoscerti meglio. Non farò nulla che possa turbarti od anche solo metterti in imbarazzo >> gli assicurò gentile, poi con il pollice gli sfiorò gli zigomi.
Alec si rilassò ed incurvò le spalle, ciò che lesse nei suoi occhi lo convinse che di Magnus avrebbe potuto fidarsi.
Atteggiamento piuttosto strano per uno come lui che diffidava sempre di tutto e tutti.
Eppure in quel momento, avrebbe seguito quell'uomo bellissimo persino in capo al mondo.
Una sensazione del tutto nuova, che lo esaltò e spaventò allo stesso tempo.
Quella sera però - contrariamente alla sua indole previdente e cauta - decise che avrebbe concesso a Magnus il beneficio del dubbio, mentre a sé stesso avrebbe dato una possibilità più grande, e molto più importante.
Si sarebbe regalato l'opportunità di non aver paura.
Alec allontanò lo sguardo da quegli occhi magnetici per qualche secondo, si mordicchiò il labbro pensieroso - ignaro dell'effetto che quel gesto del tutto spontaneo ed assolutamente privo di malizia provocò in Magnus e nei suoi bassifondi - e li riportò su di lui subito dopo.
<< Fammi strada >> acconsentì, aprendosi in uno dei sorrisi più belli che Magnus avesse mai visto.
L'uomo gli restituì lo stesso sorriso e fece un passo indietro, prendendo a fissarlo dal basso verso l'alto con un atteggiamento malandrino che fece scuotere ad Alec la testa.
<< Lo sai vero che la promessa di poco prima è un coupon non riutilizzabile? >> lo provocò
Alec alzò gli occhi al cielo ed allungò un braccio verso di lui spingendolo con garbo << non farmene pentire >>
Magnus ghignò << dubito che lo farai, Alexander >> lo contraddisse, strizzandogli l'occhio e facendogli cenno con l'indice di seguirlo.
Il moro roteò gli occhi ed appena l'uomo gli diede le spalle si lasciò sfuggire un tenue sorriso .
Solo poco dopo, quando fu abbastanza certo di non essere visto da Magnus, si concesse un istante per osservarlo di traverso.
In quel momento, notando il suo portamento elegante e disinvolto, i lineamenti spigolosi, la curva delle spalle, la quantità indefinita di anelli intorno alle mani ed il tiepido sorriso che gli incorniciava il volto, capì che - indipendentemente dalle sorprese che gli avrebbe riservato il futuro - difficilmente si sarebbe pentito di quella scelta.





Rieccomi gente.
Ho l'ansia, ve lo dico.
Capitolo numero sei, l'ultimo prima dell'epilogo ed io ho già il magone.
Sto iniziando a buttar giù qualcosa per la raccolta JUST US ma sono ancora in alto mare, spero di essere folgorata dall'ispirazione quanto prima. Mi andrebbe bene anche essere folgorata da un fulmine.
Sono una ragazza che si accontenta, infondo.
Ma ditemi, che ne pensate?
E' stato all'altezza delle vostre aspettative? Lo avevate immaginato così il primo incontro? Quante di voi volevano picchiare Alec inizialmente? Quante lo volevano prendere a badilate nei denti?
So di avervi fatto imprecare malamente ma ho davvero provato a pensare come Alec, e nella mia piccola testolina malata, mi è sembrato normale farlo battere in ritirata a causa del panico.
Però alla fine ho rimediato.
Vero? L'ho fatto? Mi sono fatta perdonare per averli fatti incontrare dopo la bellezza di sei capitoli?
Comunque, siccome gli addi non mi piacciono e mi sono davvero affezionata a questa storia ho pensato – sotto consiglio della mia futura compagna di avventura – di pubblicare in seguito qualche extra, forse due.
Ho qualche idea a riguardo, ma devo ancora scriverli, quindi credo ci vorrà un po'.
A tal proposito volevo farvi una domanda, che tipo di extra vi piacerebbe leggere? Qualcosa in particolare? Un avvenimento specifico? Qualcosa che ho tralasciato e vi piacerebbe leggere?
Grazie come sempre per l'enorme affetto e l'entusiasmo che dimostrate, so di essere ripetitiva ma davvero, le vostre recensioni mi lasciano sempre senza fiato. Chiedo scusa per non essere ancora riuscita a rispondere alle recensioni del capitolo precedente, conto di farlo appena possibile.
Al prossimo ed ultimo – sto piangendo – capitolo.

Un grande abbraccio. <3 

 

 
 
  
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