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Autore: itachiforever    20/09/2017    1 recensioni
[The Long Dark]
[The Long Dark][Sandbox - What if?]
Una ragazza si ritrova bloccata nelle gelide foreste canadesi, completamente sola e isolata dal mondo esterno. Sta cercando suo padre, e intanto tiene una specie di diario. Riuscirà a sopravvivere mentre il caos imperversa nel mondo civilizzato? O il "lungo buio" per lei sarà eterno?
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Capitolo 7 – L’attacco

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Questa volta non avevo sentito nulla, solo un fruscio alle mie spalle. Ebbi a stento il tempo di girarmi, poi mi ritrovai a terra, faccia a muso con un lupo che non ci pensò due volte ad affondarmi i denti nella spalla. I vestiti mi protessero un minimo, non facendolo arrivare subito alla carne.
Dopo aver strattonato e tirato per un po’ mollò la presa, solo dopo aver strappato un pezzo di stoffa dal cappotto. Cercai di difendermi colpendolo, ma la cosa lo fece solo arrabbiare di più. Il secondo attacco lo diresse verso la mia faccia. Per un instante mi sembrò che il tempo rallentasse, giusto l’attimo necessario a farmi rendere conto che quella bocca spalancata piena di denti affilati andava fermata, prima che fosse troppo tardi. Il mio braccio si parò tra me e il lupo, che lo morse con una rabbia spaventosa. Le fitte di dolore erano acute, ma non potevo curarmene al momento. Di nuovo il lupo tirava verso di sé, come se avesse voluto staccarmi il braccio. Lo colpii con la mano libera sul muso, più forte che potei e più di una volta. Ad ogni colpo i suoi denti affondavano di più nella mia carne, finché non riuscii ad alzare un po’ il braccio ferito, quel tanto che bastava per far scoprire il collo al lupo. Lo colpii sulla gola con un altro pugno, facendolo finalmente staccare e indietreggiare un po’, guaendo.
Solo in quel momento mi accorsi di un altro lupo che si era avvicinato troppo. Il secondo arrivato mi morse ad una caviglia, scuotendo la testa da tutte le parti. Gli tirai un calcio e mi lasciò, poi un ruggito prevalse sulle grida e sui ringhi che avevano turbato in quegli ultimi minuti, che erano sembrate ore, la quiete della foresta. I due lupi tornarono da dove erano venuti, come se io non fossi mai stata lì. Versi rabbiosi provenivano dal laghetto, per me invisibile data la mia posizione.
A fatica riuscii ad alzarmi, cercando di non mettere troppo peso sulla caviglia ferita e tenendomi il braccio. Dovevo allontanarmi al più presto. I vestiti limitavano lo spargimento di sangue, anche se chiare tracce erano state lasciate sulla neve, ma l’odore avrebbe sicuramente attirato altri predatori. Mi sporsi dalla cima della collinetta, quel tanto che bastava a vedere a cosa era dovuto tutto quel baccano e l’improvvisa ritirata dei due lupi.
Un grosso orso nero era al centro dello stagno, accerchiato da tutto il branco di lupi. Camminava lento e sicuro, ruggendo a tutti quelli che provavano ad avvicinarsi. Un suo improvviso scatto verso un lupo che aveva osato avvicinarsi troppo, e che era subito battuto in ritirata, mi convinse a levarmi dai piedi.
Oltre ai graffi e ai tagli, probabilmente avevo anche la caviglia slogata. Mi girai dalla parte opposta a quella del laghetto e salii in cima alla montagnola. Dovevo assolutamente trovare un riparo al più presto. Il dolore sì che si faceva sentire adesso, e camminare in salita sprofondando nella neve non aiutava affatto. La testa mi girava e la vista mi si annebbiava, rendendo la mia fuga ancora più difficile. Decisi che la cosa migliore da fare era medicarmi velocemente le ferite più gravi. Mi riparai contro alcune rocce, tirando fuori un flare e sedendomi a terra. Disinfettai i morsi e li bendai, poi presi anche dell’antidolorifico e ripresi il cammino, anche se per fare effetto le medicine avrebbero impiegato un po’ di tempo.
Ripresi il cammino e lo zaino sembrava farsi sempre più pesante. Avevo bisogno di stendermi e riposarmi, anche perché avrei dovuto far guarire le ferite al più presto. Prima di sera riuscii a intravedere tra gli alberi una casetta di legno e mi affrettai a raggiungerla. Avevo girovagato nella foresta per non so quanto, senza neanche sapere dove andare di preciso. Quando arrivai alla meta trovai questa piccola costruzione in legno con un’altra più piccola vicino. Avevo finalmente trovato un gabinetto.
La baracca si trovava vicino ad un’altra (o forse una di quelle che avevo già visto) zona di taglio e i due che probabilmente la occupavano avevano fatto una brutta fine. (In sintesi: trovai altri due cadaveri all’esterno) Ma che diavolo è successo in questo posto?!
Lasciai la zavorra sopra uno dei letti e mi accasciai sull’altro a peso morto. Me ne pentii subito dopo, quando delle orribili fitte mi pervasero tutto il corpo. Per prima cosa bevvi, poi mangiai zuppa di pomodoro, della carne secca e una barretta al muesli. Praticamente un banchetto per come mi stavo abituando a mangiare. Poi mi ricordai della carne di cervo che avevo preso e conservato in un sacchetto di plastica a chiusura ermetica, preso a casa di Max. Per evitare che andasse a male, uscii fuori un attimo e la sotterrai sotto ad uno spesso strato di neve. Poi rientrai e diedi un’occhiata ai miei vestiti. Erano piuttosto malandati, ma avrebbero retto ancora per un po’ e avrei comunque potuto rammendarli in seguito. Quindi mi stesi a letto e mi addormentai quasi subito.
Mi risvegliai credo al tramonto, anche se sembrava sera. Una tempesta di neve era iniziata e aveva fatto crollare la temperatura, raggiungendo i -27°C. Uscire era assolutamente fuori luogo e quindi me ne tornai a letto. La notte non passò tranquilla, gli incubi mi tormentarono e l’ululato del vento unito agli scricchiolii della casetta non aiutavano per nulla. La mattina, all’alba, ero anche più stanca del giorno precedente, oltre che più affamata. Mangiai di nuovo zuppa di pomodoro e carne secca, poi anche delle pesche sciroppate e a conclusione una lattina di grape soda. Non male come colazione, vero? Non so se era dovuta alle ferite che dovevano guarire o al nervosismo, ma avevo una fame incredibile. Nella casetta avevo trovato poco, tra cui la soda, ma sempre meglio di niente.
La tempesta c’era ancora ma si era leggermente placata e il termometro accanto alla porta segnava -15°C, quindi decisi di rischiare ed uscire. Le ferite non erano ancora guarite ovviamente, ma facevano meno male del giorno prima. E poi in quella casetta, per quanto dotata di latrina, senza una stufa o un camino, potevo fare ben poco.
Due giorni erano passati e non avevo ancora visto anima viva, eccetto gli animali. In un giorno ero stata attaccata due volte dai lupi e avevo anche avvistato un orso. I cadaveri poi erano una costante. Speravo solo di riuscire ad incontrare qualcuno che potesse aiutarmi al più presto. E in effetti qualcuno poi lo incontrai.
 
 



Angolo Autrice:
Ciao a tutti! Eccomi tornata con questo nuovo capitolo.
Spero che la storia stia continuando a piacervi e che le cose si stiano facendo abbastanza interessanti per voi. Credete che i capitoli debbano essere più lunghi? O vanno bene così?
Ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno recensito, ovvero Uptrand, VelenoDolce, Zenya_59, Victoria Buchanan e myricae_
A presto!
  
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