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Autore: Mir7    20/09/2017    1 recensioni
Per Michela e i suoi amici l'estate è finita, ma le avventure continuano. Michela farà un passo avanti per esaudire il suo desiderio di diventare una cantante alla Oxford Arts Academy, ma dietro a quella scuola c'è qualcosa di più grande, qualcosa che cambierà la vita sua e dei suoi compagni d'avventura.
Ps: informo che in questa storia verranno presi in considerazione solo gli avvenimenti della prima serie di Percy Jackson e non degli Eroi dell'Olimpo.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Apollo, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Deitas'
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Dal giardino Carin corse nell'edificio a cercare Allen. L'Accademia era grande e poteva metterci un po', ma per lei non c'era tempo da perdere. Era l'occasione giusta per aprire gli occhi alla persona di cui era cotta. Lo trovò per i corridoi con Ton e Lindsay e non gli permise di andare altrove finché non avesse ascoltato ciò che gli doveva dire e mostrare la prova inconfutabile che la persona giusta per Allen era lei.

-Allen, devo farti vedere una cosa! Così capirai una volta per tutte che quella non ti vuole- esclamò Carin mostrando il suo smartphone glitterato ai tre.

Allen era piuttosto confuso, non capiva a cosa volesse dire. Ma certo, chi se non Carin, la persona che gli viene dietro da anni, poteva notare che il suo sguardo verso Michela era ancora velato di qualcosa più dell'amicizia? Non poteva negarlo, ci stava provando con tutto se stesso a cambiare quei sentimenti, ed era così: iniziava a vedere veramente la figlia di Atena come una sorella. Però, agli occhi di Carin, quello era ancora amore puro.

Nel telefono era in corso un video, poco illuminato ma si poteva capire che era l'esterno dell'Accademia ad essere stato ripreso. Due ragazzi in abiti neri danzavano dolcemente, l'uno abbracciato all'altra, e si dichiaravano amore. Era chiaro come il sole che il padre di Allen trasportava ogni giorno: quei due erano Nico e Michela che si stavano godendo il loro San Valentino.

-Devi smetterla di starle alle costole, sei solo gelosa- esclamò Allen.

-Non ero l'unica ad osservarla- si difese la bionda. -C'era anche il Preside, sicuramente era lì per cacciarla dalla scuola. Infatti appena l'ho visto avvicinarsi ai due me ne sono andata- terminò.

Allen strinse i pugni, ebbe un brutto presentimento. -Il Preside era lì?- chiese spaventato.

Carin annuì senza capire perché il suo amato si stesse agitando tanto.

-Cavoli! Non vi consiglio di seguirmi- disse lui prima di correre via.

 

****************************************

 

Quando riaprii gli occhi ero stordita. Mi girava la testa e vedevo sfuocato, senza contare la poca luminosità del luogo in cui mi trovavo. Sentivo la corteccia di un albero dietro la mia schiena, il mio corpo era legato ad esso con una corda molto robusta. Il mio corpo iniziava a soffrire della ferocia con cui ero stata bloccata e la mia testa rimbombava per la botta presa, come se ci fosse qualcuno dentro a suonare il gong. Alzai la testa, che era stata per tutto questo tempo penzolante sul mio petto, e vidi due figure che stavano parlando.

-Menomale avevi detto che non la volevi uccidere durante il periodo scolastico- rise divertita la figura più piccola.

-E' passato del tempo e le cose sono cambiate. Oltre a combinare casini, questa stupida mezzosangue ha portato anche il figlio di Ade! Non lascerò che il piano su cui sto lavorando da anni vada in fumo per colpa di un inutile semidea. Cambieremo rifugio, sta per arrivare il nostro elicottero che ci porterà là. Mi rimane solo da decidere se portarla via con noi o ucciderla qui- rispose l'altro.

-Ti prego Field, posso? Usiamola come spuntino da viaggio!-

-Penso di poterti accontentare, visto che ha ucciso alcuni dei tuoi fratelli-

-Grazie, capo!-

-Sì, ma fai in fretta, sta per arrivare l'elicottero- il più grande liquidò la questione con un gesto della mano e si voltò a guardare l'orizzonte.

Provai a liberarmi dalla prigionia, dimenandomi e andando ad urtare spesso l'arbusto dietro di me, ma senza successo.

L'essere volenteroso di trasformarmi in uno spuntino da viaggio si avvicinò. -Hey Field, è sveglia- esclamò al suo capo.

-Zitto e ammazzala- lo ammutolì lui.

La vista stava migliorando, così riuscii a vedere il suo corpo grosso, peloso e disgustoso compresso. Aveva gli occhi gialli e sporchi che mi esaminavano affamati. Dalle sue fauci bavose uscivano grosse zanne da maiale e, nonostante camminasse su due zampe, sembrava poco in equilibrio, la sua postura era quella di un gobbo. Mi agitai ancora di più per cercare di uscirne viva, non volevo essere il banchetto portatile di nessun mostro. Stremata dai vari tentativi, chiusi gli occhi quando il mostro ormai mi era davanti, sperando in un miracolo. Riaprii gli occhi sentendo le pale dell'elicottero che atterrava e mi resi conto di essere ancora viva e vegeta. Qualcuno mi si avvicinò con cautela. -Nico...- dissi a bassa voce, ma lui mi zittì mettendomi un dito sulle labbra. -Sh...-

Iniziò a slegarmi ma la corda era troppo dura, ma lui non si arrese.

-Hai finito, stupido?- la figura più grande si girò e vide che il suo compagno non c'era più.

L'elicottero era pronto, però l'essere venne verso di noi. Adesso riuscivo a vederlo bene, era il Preside, vestito di tutto punto per la partenza. -Figlio di Ade... Nico Di Angelo, sono passati sette anni ormai- esclamò quasi nostalgico.

-Di cosa stai parlando? Io non ti ho mai visto prima- rispose pacato Nico.

-Oh si, invece- l'aspetto del Preside mutò.

Da giovane e avvenente uomo divenne un uomo sulla sessantina dai capelli grigi e corti. Non indossava più il suo bel abito formale bordeaux ma una divisa militare con guarnizioni rosse. Nico rimase a bocca aperta, in senso negativo, era terrorizzato.

-Dottor Thorn, vicepreside...- sospirò spaventato.

Il Preside smise di avanzare. -Bene Nico, vedo con piacere che ti ricordi di me. Sicuramente adesso non sei più lo sciocco bambino che giocava a Mitomagia, vero? Dimmi una cosa, tua sorella come sta?- gli scappò una risata fragorosa.

Le guance di Nico erano rigate da lacrime silenziose, ma strinse i pugni intorno alla spada, pronto per l'attacco. Il Preside fece intendere che non era interessato a combattere e si girò verso l'elicottero, non curante del figlio di Ade armato.

-Per questa volta te la lascio, ma ci rivedremo- saltò sul mezzo e volò via.

La tensione del momento mi dissolse le ultime energie rimaste e crollai come potevo, essendo ancora legata all'albero. La corda era talmente stretta da togliermi quasi il respiro. Nico mi si avvicinò scusandosi. -Sono rimasto paralizzato davanti a lui- disse asciugandosi le lacrime.

-Di cosa stavate parlando? Chi o cosa è quello?- domandai sconvolta.

-Non è importante adesso, sei importante tu- abbandonò l'idea di slegarmi a mani nude -Ho trovato- Nico sguainò la spada e mirò alla corda.

La distrusse con un taglio netto ed io caddi subito tra le sue braccia. Le mie gambe non reggevano molto e la testa mi stava scoppiando.

-Sei debole- sospirò Nico tenendomi stretta.

-No, sto bene. Mi gira solo un po' la testa- negai l'evidenza con un filo di voce.

Non volevo apparire fragile, volevo riuscire a camminare da sola, ma Nico era irremovibile.

-Ti porto io, monta sulla mia schiena-

-Deduco che il nostro picnic romantico sia finito- dissi appoggiandomi alla schiena di Nico.

-Sì, mi dispiace. Non stai bene e la tua salute viene prima di tutto- si voltò a guardarmi dolcemente. -Non permetterò mai che ti venga tolto un capello, sarò sempre al tuo fianco in modo che tu possa sempre essere al sicuro. Ti proteggerò ad ogni costo- concluse.

Rimasi affascinata dalla sua dichiarazione: il mio cuore batté all'impazzata al suono delle sue parole e ne restai talmente incantata che la mia mente non seppe come replicare. Mi strinsi di più a lui per sentire ancora una volta quella sensazione di protezione che tanto mi piaceva.

Nico scosse la testa per cambiare discorso. -In ogni caso, dopo proverò a chiedere del tempo in più a mio padre, troverò una scusa-

Annuii sollevata, almeno qualcosa di buono questa situazione l'aveva portato. Pochi passi più in là arrivò Allen di corsa.

-Cos'è successo? Michela, stai bene?- aveva il fiatone.

Sbucai da dietro la testa di Nico e feci di sì con la testa.

-Sì, ti spiegheremo tutto in camera- rispose Nico per me.

Sommando l'altezza di Nico più la mia sulla sua schiena, riuscivo ad arrivare ben oltre il capo di Allen, era divertente per una volta non essere la nanetta di turno. Spazzolai dall'alto i capelli di Allen compiaciuta.

-Com'è essere alti?- mi domandò lui sistemandosi i capelli.

-Molto bello!- risi e scombussolai di nuovo la chioma del biondo.

Nico mi tirò più su e mi fece sobbalzare.

-Sarai più alta ma inizi a pesare, sai?- Nico si divertì a farmi saltellare sulla sua schiena.

-Se vuoi possiamo fare a cambio, la porto io- scherzò Allen.

Sì, lo stava decisamente punzecchiando. Infatti Nico lo guardò accigliato.

-Col cavolo- gli rispose.

Iniziò a correre verso l'Accademia per perdere di vista Allen, ma senza riuscirci. Il figlio di Apollo era proprio dietro di noi. -Non ti stanchi mai tu?- gli domandò lui ridendo.

-Sicuramente meno di te- rispose Nico.

 

Quando arrivammo in camera, Nico mi mise sul letto e si sedette accanto a me. Allen si appoggiò al grande armadio di fronte al letto. Fortunatamente Lindsay era ancora fuori a festeggiare. -Allora, cos'è successo?- domandò impaziente Allen.

-Sinceramente, l'ho capito poco anch'io- ammisi. -Stavamo passando una bellissima serata e ad un tratto non vidi più nulla. Appena sveglia vedo i mostri che abbiamo sentito mesi fa, poi arriva Nico per salvarmi e fa discorsi strani con il Preside, finché non se ne va-

-Il Preside? Allora avevo ragione, non è umano. Ma cosa è?- si chiese il biondo.

-Nico lo sa- dissi voltandomi verso il figlio di Ade, il quale stava guardando per terra da quando eravamo arrivati.

Lo guardammo per qualche minuto aspettandoci delle risposte alle nostre domande.

-Sì, so cosa è- ammise finalmente stringendo i pugni.

In un qualche modo sembrava arrabbiato. Forse con il mostro/Preside che sembrava tanto conoscere, oppure era terrorizzato dalla sua apparizione.

-Allora perché ne eri spaventato?- domandai confusa.

Nico fece un respiro profondo. -Io non ti ho mai raccontato del periodo, della situazione, che era quando mi hanno salvato. Diciamo la verità, tu non sai niente di me. È ora che ti racconti tutto- mi lanciò uno sguardo profondo e mi strinse le mani.

Nico ci raccontò la sua storia, affatto allegra. Ascoltai attenta e concentrata, nonostante nella mia testa mi chiedessi come avesse potuto sopportare tutto questo. Io non sarei mai sopravvissuta a quegli avvenimenti, dovevano aver fortificato in maniera significativa Nico, nonché averlo fatto soffrire molto. Ci informò che il Preside era una manticora: un mostro difficile da uccidere con il corpo da leone spinato e la coda appuntita.

-Per arrivare al campo, alla divina Artemide venne la brillante idea di chiedere a suo fratello gemello Apollo. Diciamocelo, è un vero stupido! Ci prova con le ancelle di sua sorella sapendo che non possono avere compagni!- appena Nico finì la frase, la finestra si frantumò e fra i suoi piedi si conficcò una freccia infuocata.

-Ops, scusi Apollo- disse Nico.

Lo incitai ad andare avanti con il racconto. La sua vita era stata un'avventura epica ma solitaria.

-Nella battaglia di Manhattan contro Crono guidai un esercito di morti con mio padre. Tutto ciò ad undici e dodici anni, quindi ora posso fare cose ben peggiori- guardò Allen con sguardo di sfida. -Tutto è partito da quella manticora- concluse.

-Povero il mio Nico! Come hai fatto a sopportare tutto questo?- lo abbracciai forte.

-Te l'ho detto, la mia vita è migliorata solo dopo averti incontrata- mi diede un bacio a stampo.

-Vado a chiedere a mio padre se posso rimanere un altro po'- Nico si alzò e si chiuse in bagno.

-Dovremmo inventarci una scusa per il vetro infranto- disse Allen.

-Già, decisamente- ammisi.

-Ti senti meglio o hai bisogno di qualcosa?- Allen si mise a sedere di fianco a me.

-No, tranquillo. Un po' di riposo mi basterà- lo tranquillizzai.

Lui annuì e mi scompigliò i capelli per vendetta. Si chinò verso di me per darmi un bacio sulla fronte, mi diede la buonanotte e se ne andò. Presi un pigiama azzurro dall'armadio e mi sistemai per la notte. La testa di Nico sbucò dalla porta del bagno. -Posso farmi una doccia?- domandò.

-Che domanda sciocca, certo che puoi!- esclamai. -Vado a chiedere ad Allen un pigiama per te-

Nico non era molto convinto della mia ultima affermazione, glielo si leggeva in faccia, ma non ci pensò più di tanto. -Mio padre ha detto che posso rimanere fino alle due- mi informò.

-Perfetto! Utilizza pure il mio accappatoio per adesso- lui annuì e richiuse la porta.

Dall'armadio presi una vestaglia grigia e la indossai per uscire dalla camera. Non mi ci volle molto ad arrivare alla stanza di Allen, visto che era vicina alla mia. Mi aprì un figlio di Apollo con solo i pantaloni del pigiama verde chiaro addosso. Il petto nudo e muscoloso era in bella mostra e mi ci soffermai un po' troppo. L'allenamento estivo e le sue abitudini atletiche dovevano aver dato i suoi frutti.

-Di cosa hai bisogno?- la voce di Allen mi fece riprendere dai miei pensieri.

Sperai che non avesse notato il mio tentennamento di qualche secondo.

-Ehm...volevo chiederti se avevi un pigiama per Nico, si sta facendo la doccia ma non ha niente da mettersi dopo, e di certo non può indossare i miei indumenti- dissi io tornando a guardarlo negli occhi.

Allen annuì e mi fece segno di entrare. -Sicuramente meglio con il pigiama che nudo- si girò a guardarmi, sorridendomi scherzoso, mentre cercava nel cassettone.

Avvampai in un attimo. Sentii la mia faccia diventare improvvisamente calda e il corpo irrigidirsi. Al solo pensiero il mio cuore era corso a farsi una maratona. Tranquilla, respira, non pensarci. È solo Allen che si diverte male, come sempre.

-Ecco a te- esclamò lui porgendomi una maglietta blu e dei pantaloni grigi.

Notò che il mio rossore era ancora vivido sul mio volto. -Sul serio? Ma dai, stavo solo scherzando!- mi strattonò un po' per farmi riacquistare il controllo, poi mi girò verso la porta e mi spinse via. -Ora vai, avrà già finito come minimo-

Allen si stava decisamente impegnando ad essere un buon amico. Ero contenta di questo suo cambiamento progressivo e potevo immaginare quanto fosse difficile per lui. Sperai che incontrasse presto la persona adatta a lui che lo avrebbe amato come nessun altra.

 

Allen sapeva leggere nel futuro: quando arrivai in camera, trovai Nico appena uscito dal bagno con indosso il mio accappatoio blu. Gli stava troppo corto. La mia mente e il mio corpo si bloccarono come davanti alla porta di Allen, ma stavolta era infinitamente peggio. Rimasi paralizzata, e non volli immaginare il mio viso di che colore fosse.

Nico mi notò, probabilmente anche il mio nuovo colorito, e mi si avvicinò.

-Lo so, faccio un certo effetto con i capelli bagnati- disse scuotendo i suoi capelli bagnati, tipo i cani dopo essere stati lavati.

-Scemo- esclamai tirandogli il pigiama.

Non mi lasciò scappare, mi abbracciò forte guardandomi dritta negli occhi. -Sai, sei molto tenera tutta rossa- mi baciò.

Tutto questo non fece altro che amplificare il mio rossore soltanto che, questa volta, le mie gambe da immobili per la tensione divennero molli come il budino.

Nico mi lasciò andare e, sorridendomi, tornò in bagno a cambiarsi e a prendere l'asciugacapelli.

Chiamai Annabeth per riferirle della serata, doveva assolutamente sapere del mostro.

-Quindi una parte della profezia si è avverata- dichiarò lei.

-A quanto pare...- cambiai discorso. -Cosa ti ha regalato Percy?- domandai.

-Una scatola di cioccolatini, e a te Nico?- chiese curiosa.

-Beh...- iniziai.

-Non dirmi che...- mia sorella mi interruppe e, immaginando a cosa alludesse, tornai bordeaux come poco prima.

-No, Annabeth!- esclamai imbarazzata.

-Ah, okay. Allora cosa?-

-Essere qui. Penso che il fatto che lui sia qui con me sia il regalo più bello di tutti- affermai.

Nico uscì dal bagno con il pigiama di Allen addosso e l'asciugacapelli tra le mani.

-Allora ci si sente, è bello vedervi insieme. Ciao ragazzi!-

Dopo aver salutato Annabeth, ci sedemmo sul letto e ricevetti il phon da Nico. Lui continuava a scuotere i capelli come un cagnolino fino a che non accesi l'asciugacapelli contro di lui.

-Smettila!- esclamai ridendo.

-Aiuto un phon! Potrebbe uccidermi!- mi rispose lui.

Gli tirai una botta in testa con l'asciugacapelli. -Sta fermo, sennò diventa complicato asciugarteli- dissi.

Si calmò e riuscii ad asciugarglieli in pace. Andammo a dormire nel mio letto, Nico mi cingeva in un abbraccio e si appoggiava a me.

-Buonanotte Michela- mi sussurrò dolcemente.

-Buonanotte Nico- mi addormentai con il sorriso sulle labbra.

 

La mattina dopo Nico rimase a dormire mentre io andai a lezione. Ci avvisarono che il Preside Field, volevo dire Rockfield, si era dovuto licenziare per dei problemi familiari, doveva tornare a casa dai suoi parenti. Sì, certo, problemi familiari. Disse che lo avremmo rivisto, chissà dove, chissà perché, ma era futile pensarci adesso. Non potevamo sapere quanto c'avrebbe cambiato la vita, e non potevamo fare niente per evitarlo. La rabbia mi scorreva in corpo al pensiero di Field, ma non potevo lasciarla trasparire, l'avrei tirata fuori al nostro prossimo incontro. Nico mi raggiunse alla terza ora, alla lezione d'inglese. Provammo delle canzoni del musical come “Greased Lightning” e “We Go Together”. Un uomo entrò e si mise in fondo all'aula a parlare con Nico mentre finivamo l'ultima canzone, sembravano conoscersi. Lo sconosciuto aveva i capelli biondi tirati su con il gel e portava degli occhiali da sole neri. Indossava un completo di gessato blu scuro, mentre la cravatta era verde chiaro. Era molto bello, quasi divino oserei dire, aveva qualcosa di familiare. A fine canzone il professore lo vide e lo salutò calorosamente.

-Oh, mio caro Fred! È un onore averla qui con noi- gli strinse ripetutamente la mano.

-Sono venuto a vedere come stanno i miei piccoli talenti- gli rispose togliendosi gli occhiali.

Tutte le ragazze, me compresa, rimasero a bocca aperta. I suoi occhi azzurri lo rendevano ancora più bello di quanto già non fosse prima, sembrava risplendere di luce propria. Lui non notò tutta la folla di ragazze ammaliate, fece finta di nulla, probabilmente era abituato a ricevere certi sguardi.

-Devo ancora capire come fai, cugino- esclamò Nico, dietro di lui.

-Dovresti saperlo, sono bello come il sole- guardò Nico lanciandoli un sorriso splendente e affascinante.

Allen ed io ci avvinammo, incuriositi dalla loro conversazione, senza badare a toglierci i costumi di scena. -Cugino?- domandai.

-Non mi hai riconosciuto?- mi chiese l'uomo. -Eppure sono così bello- si tirò indietro i capelli biondi già perfetti.

-E vanitoso- aggiunse Nico.

-Vuoi un'altra freccia oltre a quella di ieri?- lo sconosciuto lo fulminò con il suo sguardo azzurro cielo.

Mi si accese una lampadina, dovevo arrivarci prima. -Vuol dire che lei è...-

-Apollo, ragazza mia, in persona! Lo splendido dio del sole, della poesia, della medicina e della musica- sì, era decisamente gasato di sé.

Allen ne rimase sorpreso e meravigliato, gli saltò al collo. -Papà!-

-Ora capisco da chi hai preso Allen- osservai.

Non solo in quanto bellezza, anche per quel che riguarda la vanità. Nico mi guardò male, ovviamente capì male la mia affermazione.

-Ragazza, io e i miei figli siamo tutti bellissimi- mi spiegò, poi si rivolse ad Allen. -Lei è la tua ragazza?- domandò curioso.

Vidi Allen arrossire, una delle poche volte, ma negò subito e prima che potesse dire qualcosa Nico si fece avanti per chiarire il malinteso. -No, cugino. Lei è mia- mi prese vicina a sé.

Apollo scrollò le spalle. -Peccato, sarebbe stato meglio avere al tuo fianco una ragazza che possiede la mia benedizione-

-Ho la sua benedizione?- esclamai meravigliata.

Il dio del sole annuì come se avesse detto la cosa più ovvia e banale dell'intero universo.

-Allora devo ringraziarti, papà- intervenne Allen. -Mi hai messo sulla stessa strada della persona più importante al mondo- concluse.

Spintonai Allen scherzando. -Esagerato-

Nico non la prese così bene. -Lei è mia, non te lo dimenticare- mi prese e mi portò nei camerini dietro il palco a cambiarmi.

 

Quel giorno non riuscii a pranzare, nonostante la fantastica compagnia di “Fred” rallegrasse il nostro tavolo, almeno per Lindsay e me. Mi girava la testa e mi sentivo accaldata, forse erano le conseguenze della sera prima. Nico mi accompagnò in camera per provarmi la febbre. Gli indicai dove cercare il termometro, forse l'avevo messo nei cassetti dell'armadio, mentre io mi sdraiai sul letto un po' stordita. Nel primo cassetto che aprì trovò tutt'altro, la mia biancheria.

-Non credo si trovi qui il termometro- disse scherzando tirando fuori un reggiseno celeste.

-Chiudi subito quel cassetto!- gli tirai una cuscinata.

-Allora non sei tanto debole- notò Nico parando i colpi.

-Sono abbastanza forte da picchiarti se non chiudi quel cassetto- gli tirai un'altra cuscinata.

-Uhhh, chiedo perdono alla potente Michela- disse Nico inchinandosi divertito.

Alla fine lo trovammo nei cassetti della scrivania e risultò un bel 37,5 come temperatura corporea. Pensai che non fosse tanto male come risultato, dovevo solo stare attenta a non sforzarmi troppo, e se avessi mai avuto un crollo ci sarebbe stato Nico al mio fianco. Dopotutto non volevo sprecare le ultime ore insieme. Andai in bagno a cambiarmi: indossai dei jeans grigi, una felpa azzurra con un gufo nero e le nike nere. Decidemmo di unirci ai miei compagni che avrebbero fatto un giro per Oxford per comprare l'occorrente per una festicciola serale. Mano nella mano raggiungemmo gli altri appena fuori dal cancello dell'Accademia. Il vento era leggero e freddo e il cielo era coperto da una fine coltre di nuvole, non si stava affatto male. Notai i miei amici: Allen aveva Carin appiccicata come una sanguisuga, era in cima al gruppo e avrebbe guidato lo shopping per la festa, Lindsay era con Ton a ridere e scherzare vicino ad Allen.

-Siamo tutti?- domandò il figlio di Apollo mentre cercava di allontanare Carin da lui.

-Sì!- urlammo tutti in coro (un bel coretto tra l'altro).

La strada dei negozi principale era lontana, Nico ed io non parlammo molto per la via perché non era necessario, ci bastava guardarci negli occhi dolcemente sorridendoci a vicenda. Nico diventava ancora più bello di quanto già non fosse quando sorrideva, era un incanto. Eravamo talmente assorti l'uno negli occhi dell'altra che non ci accorgemmo di star dirigendo il gruppo, camminavamo abbracciati senza sapere dove stavamo andando.

Comprammo i soliti alimenti da festa come popcorn, patatine, fanta, coca-cola, stuzzichini dolci e salati, senza dimenticarci delle bandierine e dei palloncini per rallegrare l'ambiente. Quando tornammo indietro la terra iniziò a tremare. Allen si avvicinò a noi e ci abbracciò. -Hey Nico, guarda un po' che ore sono?- gli indicò la torre orologio vicina a noi.

-Porco...! Mio padre si sta arrabbiando, sono in ritardo!- la terra continuava a tremare.

-Okay, ho capito, me ne vado- si rivolse a me. -Accompagnami in un posto dove le persone non possono vedermi- annuii rattristata al pensiero di non rivederlo fino a giugno.

Andammo in un posto oscurato dalle mura dei palazzi, lontano da sguardi indiscreti.

-Allora... ci si vede- disse Nico.

Si abbassò e appoggiò la testa sulla mia fronte, ci guardammo dolcemente negli occhi. Il mio cuore iniziò a battere forte, mi sarei potuta perdere nei suoi occhi così scuri da sembrare neri.

-Mi mancherai tantissimo...- sospirai.

-Anche tu... sono stato benissimo con te, anche ieri sera- mi sorrise.

Un'altra scossa tremò sotto i nostri piedi, sperai che fosse solo una nostra sensazione e che i mortali non notassero niente di tutto ciò.

-Sarà meglio che tu vada, prima che Ade distrugga tutto-

Mi misi sulle punte, legai le mie braccia intorno al suo collo mentre le sue mani scivolarono sui miei fianchi e ci baciammo. Fu il bacio più dolce, romantico e fantastico di tutti i tempi. Avevo le farfalle allo stomaco come se fosse la prima volta.

 

 

La festa serale durò qualche ora. Ci eravamo stazionati nel teatro d'inglese decorandolo con gli addobbi comprati. Sfruttammo le casse dietro le quinte per mettere un po' di musica e ballare. A fine serata giocammo ad “obbligo o verità”, era mia abitudine rispondere sempre verità, perché non volevo essere costretta a fare qualcosa che non volevo, ma Allen non era del mio stesso avviso.

-Okay, Allen. Obbligo o verità?- gli chiese Carin divertita, aveva sicuramente un piano in mente.

-Obbligo- rispose lui ignaro.

Carin sorrise scaltra. -Ti obbligo a baciare la ragazza più carina della classe, non un semplice bacio, ma uno passionale- si girò verso di lui convinta di riceverlo, ma non arrivò.

Allen si voltò a guardarmi negli occhi. -Non posso farlo- disse infine.

Carin rimase a bocca asciutta e senza parole. Allen si alzò e uscì dalla stanza. Lo seguii ma quando fui in corridoio lui non c'era già più. Andai a cercare Lindsay che poco prima se ne era andata con Ton, ma in poco tempo persi le speranze, erano introvabili! Tornai in camera mia, con l'obbiettivo di mettermi a dormire. Mi stavo per mettere nel letto quando qualcuno bussò alla porta. Dall'altra parte vi era Allen che richiedeva asilo politico, nel senso che camera sua era stata occupata da Lindsay e chiedeva un posto dove poter dormire.

-Mi hanno buttato fuori di camera, anche se in modo gentile- mi informò.

-Va bene, dormi pure nel letto di Lindsay, basta che non mi crolli addosso- scherzai un po' assonnata.

-Grazie mille- dopo due scalini era già nel letto.

Mi infilai anch'io nella mia cuccetta e rimuginai sulla giornata appena passata, finché non mi addormentai beata.

  
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