Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Seki    20/09/2017    0 recensioni
-Ce l’ho fatta. –
Finalmente gli occhi blu di Daiki si scollarono dalla tv per studiare la figura rannicchiata su se stessa di Kise, perdendosi per un solo, brevissimo, istante nel sorriso smagliante che gli illuminava il viso.
-Di che diavolo stai parlando, idiota? –
-Il Meteor Jam di Kagamicchi…sono riuscito a farlo. –
Improvvisamente aveva tutta l’attenzione di Aomine.
[AoKise] [accenni minuscoli a MidoTaka; MuraHimu; MomoAida e KagaKuro]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Kiseki No Sedai, Ryouta Kise
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cose che non cambiano; cose che cambiano. Sei tu il più forte.

 

“Right at this moment, Kise is the strongest player on the court”
(Midorima, Kuroko no Basket Extra Game)

 

La palla rimbalzò a terra più volte, esaurendo la spinta con cui le sue mani l’avevano schiacciata nel canestro.
Non ancora. Non era perfetto. Non era quello che voleva.
Veloce il ragazzo biondo recuperò il pallone, tornando al centro del campo e fronteggiando nuovamente il tabellone.
Ancora una volta. Concentrarsi, oltre il limite. Spingere ancora un po’. Saltare un po’ più in alto.
La palla rimbalzò docile sotto le sue dita, ammaestrata, seguendo perfettamente i suoi comandi; le gambe corrono, potenti e veloci, sa che può farcela –deve farcela!
I piedi si staccarono all’ultimo dall’asfalto proprio come faceva lui, ginocchia piegate e il braccio gia pronto a schiacciare il pallone arancione con tutta la forza che possiede, facendo un punto prepotente e imbattibile. Come un Miracolo che salva la partita.
Kise urlò per lo sforzo e quasi non ci crede quando si ritrovò appeso al ferro leggermente scrostato del canestro, mentre i suoi occhi dorati osservano con meraviglia e soddisfazione la palla cadere come a rallentatore.
Ce l’ha fatta!
-Ce l’ho fatta…- è un sussurro che sente solo lui, ma dentro di se esplode di gioia.
Ci era riuscito davvero. Nonostante tutto, nonostante i vari “è impossibile” e “non fare l’idiota”, lui ce l’aveva fatta.
Adesso, forse…
Lasciò andare la presa, le dita arrossate per lo sforzo non riuscivano più a reggere il suo peso, ma era contento così.
Si lasciò cadere, le ginocchia pronte ad accogliere l’urto con l’asfalto, ad attutirlo, ma qualcosa andò storto.
La gamba cedette.
Quella maledetta e stupida gamba che decideva il bello e il cattivo tempo della sua vita tornò prepotentemente a ricordargli la sua ingombrante presenza lanciando una fitta di dolore lungo tutti i muscoli.
Forse l’aveva sforzata troppo. Forse era davvero uno stupido come diceva sempre il Senpai.
Il gemito di dolore che scappò dalle sue labbra avrebbe dovuto essere piccolo, contenuto e giusto appena umiliante…invece si ritrovò a terra, urlando un dolore che non era più in grado di contenere.
-Kise! -
Il suono del suo nome, urlato in un misto di rabbia e malcelata preoccupazione, lo raggiunse costringendolo a sollevare appena lo sguardo.
Sicuramente non era la sua giornata, pensò, mentre un paio di occhi blu lo fissavano con rimprovero e delle mani forti, dalla pelle scura e il tocco forse più delicato del previsto, lo aiutavano a sollevarsi.

*****

-Sei un idiota, Kise-
-Aominecchi! -
Il biondo si lasciò sfuggire quel soprannome affettuoso con voce lamentosa, mentre il ragazzo al suo fianco lo aiutava a camminare e raggiungere casa sua, oltre a portargli il borsone.
-Che diavolo ti è saltato in testa di ridurti così prima che arrivassi io? Non dovevamo giocare? -
Kise ridacchiò, cercando di sistemarsi meglio e di continuare a camminare con le sue gambe, senza dover pesare ulteriormente sul compagno. Per tutta risposta la stretta attorno al suo fianco si fece più forte.
Sorrise.
-Scusa…- disse, osservando gli occhi blu dell’altro che, per tutta risposta, fuggirono imbarazzati mentre il loro proprietario bofonchiava ancora una volta quanto fosse un cretino.
Il campetto non era così lontano da casa sua e non ci misero molto ad arrivare. Ryōta ringraziò mentalmente l’assenza della sua fin troppo numerosa e chiassosa famiglia: non aveva voglia di spiegare perché Aominecchi lo avesse praticamente portato a casa in braccio e sentire le urla preoccupate di sua madre e delle sue sorelle.
-Voglio farmi un bagno- decretò e Aomine annuì.
-Sì, puzzi-
-Aominecchi! - gonfiò entrambe le guance, in quel modo ridicolo che, secondo Kasamatsucchi, lo faceva assomigliare a un criceto grasso, fingendosi offeso.
Per tutta risposta Aomine si limitò a ghignare.
-Ce la fai? -
Kise annuì, ma l’altro semplicemente, se lo aveva visto, non gli diede minimamente retta, accompagnandolo fino al bagno.
-Hai venti minuti. Poi vengo a controllare che tu non sia annegato. -
Gli intimò, lasciandolo da solo e schivando la maglietta che Kise gli aveva lanciato più per vecchie abitudini che per vero e proprio fastidio.
La verità era che venti minuti in bagno per Ryōta erano pochi, ma se li fece bastare. Se fosse rimasto un solo secondo di più probabilmente Aominecchi sarebbe davvero entrato a controllare che non fosse annegato, prima di rimediare con le sue stesse mani.
Saltellando sulla gamba buona, pulito e fresco come una rosa, il ragazzo raggiunse il salotto, dove l’altro se ne stava tranquillamente seduto sul divano a guardare annoiato uno stupido programma per bambini.
Sorrise e, come se anche il suo sorriso fosse rumoroso come il resto della sua persona, Daiki si voltò a osservarlo per un solo istante, prima di fargli spazio sul divano.
Si sedette con uno sbuffo, la gamba faceva ancora male ma non gli importava. Il sorriso si allargò ulteriormente.
-Aominecchi? –
Lo chiamò piano, ma con tutto l’entusiasmo di cui era capace. Per tutta risposta l’altro nemmeno si girò.
-Che c’è? – chiese, annoiato e forse un po’ piccato per non essere riuscito ad avere il suo one-on-one quel giorno.
-Ce l’ho fatta. –
Finalmente gli occhi blu di Daiki si scollarono dalla tv per studiare la figura rannicchiata su se stessa di Kise, perdendosi per un solo, brevissimo, istante nel sorriso smagliante che gli illuminava il viso.
-Di che diavolo stai parlando, idiota? –
-Il Meteor Jam di Kagamicchi…sono riuscito a farlo. –
Improvvisamente aveva tutta l’attenzione di Aomine.
La Perfect Copy di Kise era qualcosa di assurdo: aveva iniziato dal nulla, un semplice copycat che immagazzinava le tecniche più semplici per renderle sue, fino a quando il talento del biondo non era sbocciato del tutto, permettendogli di eguagliare anche loro, la spaventosa Generazione dei Miracoli, raccogliendo tutte le loro tecniche in un unico ragazzo che aveva fatto paura anche a quei palloni gonfiati americani. Che aveva aperto da solo la porta del Miracolo prima, e della Zone poi.
Ma per quanto il talento fosse così strabordante in quelle dita sottili, i limiti fisici –gli avevano sempre insegnato- non erano qualcosa che la tecnica poteva surclassare.
E invece Kise aveva preso quell’insegnamento, l’aveva ribaltato e buttato nel cestino, calpestandolo allegramente mentre arrivava a traguardi sempre più alti: i blocchi di Murasakibara, l’agilità di Aomine…e ora i salti spaventosi di Kagami.
Se da una parte Daiki si sentiva fiero di quel piccolo talento scoperto per caso –da lui, e non da Akashi, grazie per averlo chiesto- ed era eccitato dall’idea di avere qualcuno al suo fianco che avrebbe reso il basket di nuovo quel qualcosa che gli faceva vibrare l’anima, forse molto più di quanto fossero in grado di fare attualmente Tetsu e Bakagami; dall’altra una rabbia senza senso e una paura irrefrenabile di essere, per la prima volta in assoluto, al secondo posto nella vita del biondino gli attanagliarono l’anima con una forza disarmante e senza preavviso alcuno.
-Quindi adesso ti alleni per battere Kagamicchi? –
Sputò quel ridicolo soprannome con un disprezzo che non sapeva di poter provare verso il rivale, distogliendo lo sguardo e interrompendo il fiume di parole eccitate di un Kise che non riusciva a restare fermo nemmeno un secondo mentre gli raccontava radioso quanto in alto fosse riuscito a saltare quel giorno.
-Di che stai parlando, Aominecchi? –
L’innocenza della perplessità nello sguardo di Kise riuscì, in un modo non del tutto logico, a farlo infuriare.
-Adesso che sei riuscito a superarmi anche solo una volta hai deciso di cambiare bersaglio? –
Ringhiò con rabbia quelle parole, mentre gli occhi blu si facevano freddi e carichi di rancore, come se invece di essere andati avanti fossero tornati all’inizio di quell’anno assurdo, dove l’Asso della Generazione dei Miracoli non sapeva esprimere altro se non disprezzo.
-Per questo ti alleni? Per questo fai l’idiota e rischi di spaccarti del tutto la gamba? Per Kagami? –
Stava urlando e non sapeva nemmeno lui perché. Perché prendersela? Anche lui voleva battere Bakagami, vendicarsi della sconfitta…non poteva prendersela con Kise se voleva la stessa cosa. Eppure…
Eppure non era questo il problema ed era inutile nasconderlo.
Perché anche se tutti credevano il contrario, lui non era uno stupido. Almeno non quando si trattava di Kise e del basket.
E lo aveva visto. C’era anche lui a quella stupida partita: era lui che aveva giocato fianco a fianco con Ryōta in una simbiosi che mai avrebbe saputo ritrovare in nessun altro; era lui che aveva avvertito il cambiamento, fiutandolo come un animale selvatico, nel momento in cui qualcosa era cambiato e la porta della Zone si era aperta anche per il biondo; era lui che si era ritrovato a essere lasciato indietro su quel campo.
Non aveva bisogno degli inutili commenti di Midorima.
Non aveva bisogno di sentire Akashi lodare quel talento sempre in crescita.
Non aveva bisogno delle lacrime senza senso di Satsuki.
Non aveva bisogno del tifo di Tetsu.
Lo sapeva da solo. Se ne era reso conto da solo.
Quel giorno, su quel campo, con la Zone e la sua stupida Perfect Copy, Kise era diventato più forte di lui.
Poco importava se non aveva mai vinto una vera sfida. Poco importava se era stato solo un breve attimo.
Aomine lo aveva sentito e, in quell’istante, il suo mondo era crollato.
-Aominecchi…-
La voce di Kise era una carezza su una ferita: scottava nella sua dolcezza.
Non voleva prendersela con lui. Ryōta era un idiota quando voleva, e se si fosse arrabbiato avrebbe potuto pensare di aver fatto qualcosa di sbagliato, che lo volesse allontanare, che il rapporto risanato si sarebbe spaccato di nuovo…avrebbe potuto scoppiare a piangere e questo non poteva assolutamente permetterlo.
Lo aveva giurato a se stesso, in un angolo sicuro e nascosto della sua mente in cui nessuno, nemmeno il sopracitato idiota, aveva accesso: non avrebbe più fatto piangere Kise. Mai più.
Non poteva prendersela solo perché l’altro era riuscito in quello che si era prefissato.
Strinse i pugni con forza, cercando di calmarsi senza riuscirsi davvero.
Le dita dell’atro raggiunsero le sue mani quasi spaventate, tremando appena, cercando un contatto che non gli negò, ma che non riuscì a ricambiare.
Kise osservò a lungo Aomine prima di trovare il coraggio di dire qualsiasi cosa.
Aveva paura.
Il nuovo equilibrio che si era creato tra loro –tra tutti loro- gli piaceva. Non voleva tornare indietro, sebbene era come essere tornati all’inizio, quando tutto era bello e divertente e non c’era ancora il titolo di Miracoli a complicare le cose.
A Kise piaceva come le vecchie abitudini erano tornate, sebbene con quelle differenze che rendevano tutto migliore. Sano.
Gli piaceva come nei fine settimana si trovassero tutti assieme, di fronte a quello stupido konbini che tante volte alle medie li aveva avuti come clienti dopo gli allenamenti, prima di dirigersi tutti assieme al primo campo da basket che gli veniva in mente.
Gli piaceva sentire nuovamente Momoicchi sognare a occhi aperti e a voce molto alta la sua nuova cotta; sebbene non si trattasse più di Kurokocchi, ma quella buffa ragazza che aveva allenato il Seirin per tutto il campionato.
Gli piaceva prendere in giro Midorimacchi, che arrivava brontolando fingendo che non gliene importasse nulla, sempre con il suo portafortuna in mano; sebbene i portafortuna adesso fossero due e il secondo finiva, ogni volta, in mano a un divertito Takaocchi che li accettava ridendo felice, prima di costringere l’altro in un bacio veloce che aveva stupito tutti all’inizio, ma che davvero: chi non se lo aspettava?
Gli piaceva fare a gara a chi aveva il coraggio di provare i dolci più assurdi con Murasakibaracchi, sebbene ogni volta Himurocchi li rimproverasse perché non faceva bene e trovava incredibilmente strano come il mezzo americano riuscisse a farsi ascoltare senza alcuna difficoltà dal Centro dello Yōsen, semplicemente con una promessa o prendendogli la mano.
Gli piaceva come, durante le vacanze più lunghe, Akashicchi trovasse ogni volta il tempo per andare a trovarli; sebbene non ricordasse lo avesse mai fatto prima ed era ancora più strano dei nuovi rapporti degli altri riuscire a considerarlo come un ragazzo normale. Raggiungibile.
Gli piaceva che ci fosse Kurokocchi –quel Kurokocchi che li aveva salvati, schiaffeggiandoli uno a uno, urlandogli con tutto il suo essere che stavano sbagliando, per poi abbracciarli con un affetto che Kise era riuscito a paragonare solamente a quello di una mamma troppo buona-, che lo guardava davvero, come un rivale; sebbene la maggior parte del tempo fosse impegnato ad evitare che Kagamicchi finisse a litigare con Aominecchi o Murasakibaracchi, o a schivare le domande fin troppo imbarazzanti di Momoicchi sul suo rapporto con la nuova Luce.
Ma più di tutto gli piaceva che Aominecchi fosse tornato.
Perché con lui non c’erano se e ma: erano di nuovo loro, con i battibecchi e gli one-on-one; con le mani che si sfioravano di nascosto e nessuno dei due che diceva nulla. Aominecchi che si fingeva arrabbiato perché aveva perso la possibilità di giocare, quando era davvero preoccupato perché la sua gamba faceva i capricci. Aominecchi che rideva, scherzava e giocava di nuovo a basket con la passione, la voglia, il sorriso sulle labbra e quella luce negli occhi che lo aveva fatto innamorare prima dello sport e poi di lui.
Non voleva perdere di nuovo tutto questo.
Per questo aveva paura.
E anche se Aominecchi era stupido e non aveva capito nulla e spiegare sarebbe davvero molto semplice, lui aveva paura lo stesso.
Per questo le dita strinsero ancora di più, artigliando la pelle più scura dell’altro, quasi facendogli male.
-Aominecchi…-
Lo chiamò di nuovo e questa volta Daiki sospirò e sollevò lo sguardo su di lui.
Kise sorrise e cercò tutto il coraggio del mondo.
-Non posso averti superato se non vinco almeno una volta! – affermò, sicuro, pregando che il sorriso non lo tradisca. Anche se era la verità, aveva paura lo stesso.
-Ho pensato…se riuscivo a fare quello che fa Kagamicchi allora, forse, la prossima volta sarei riuscito a battere Aominecchi…-
Il silenzio durò un minuto di troppo e diventò pesante, spaventando ancora di più Kise.
Poi la mano che stava tenendo ricambiò la sua stretta e Ryōta sorrise di nuovo.
-Credi davvero che copiare Bakagami ti aiuterà? –
Aomine ghignò, il cuore di nuovo leggero perché Kise era sicuramente un idiota, ma era il suo idiota e pensare che gli sarebbe bastato vincere in quel modo per sentirsi soddisfatto lo rendeva a sua volta un perfetto cretino.
-Intanto Kagamicchi ti ha già battuto una volta! –
Esclamò il biondo e gli occhi blu dell’altro esultarono nel registrare che il sorriso era tornato quello divertito e spontaneo di sempre.
-Solo perché c’era Tetsu! In un one-on-one non ci è mai riuscito…-
Ryōta scoppiò a ridere alla sua giustificazione tirata e tutto tornò al suo posto.
Le loro dita erano ancora intrecciate, ma a nessuno dei due dispiaceva. Senza nemmeno pensarci la mano di Daiki iniziò a tirare e in un istante Kise era tra le sue braccia che rideva ancora mentre lo guardava.
Baciarlo era così schifosamente la cosa più naturale da fare che Aomine si chiese cosa diavolo stesse facendo solamente a metà della cosa.
Si allontanarono appena, i respiri corti e gli occhi confusi puntati l’uno in quelli dell’altro.
Avevano ancora le mani intrecciate notò Aomine, senza davvero esserne infastidito, ma il sorriso sbocciò di nuovo sul volto di Kise –più bello e luminoso che mai- e davvero era così importante quello che stava pensando?
Lo baciò di nuovo, più consapevolmente e più a lungo di prima, stringendolo a se con la mano che non era impegnata ad aggrapparsi a quella del biondo, come se fosse la sua ancora di salvezza, e per una volta sentiva di star facendo la cosa giusta anche al di fuori del campo da basket.
Si guardano di nuovo, come a cercare le parole, quando anche quel contatto si interruppe.
E per una volta Kise era senza parole. Aomine avrebbe potuto decidere di segnare l’evento sul calendario.
Lentamente la stupida testa bionda trovò posto sul suo petto, mentre le gambe facevano casino e davano fastidio nel loro trovare la posizione giusta. C'erano troppi arti nel corpo umano quando si aveva bisogno di stare così vicini.
-Io lo farò. – la voce di Ryōta interruppe il momento di pace e Daiki si ritrovò a fissarlo. –Sarò io a batterti Aominecchi! – esclamò, tutto entusiasta.
Aomine rise di gusto.
-Come no…devi solo provarci…-
Ed era di nuovo tutto come prima, come alle medie.
La sfida, la voglia di giocare, il desiderio di vincere, chiedere ancora una volta un altro one-on-one, litigare, scherzare…
Ma questa volta quando le mani si toccarono, senza nascondersi più, due sguardi si incrociarono e Kise poteva sperare che non fosse solo il basket ad unirli.

 

 
 

 
*Blablabla vari*
…ma io cosa ci faccio nel fandom di KnB?
Cioè me ne sto assente per anni senza scrivere nulla e poi boh, succede che mi spacco un piede e mentre cerco di lavarmi esce…questa cosa…non me ne capacito.
Seriamente: mi piace KnB e ADORO l’Aokise…ma credo di averci scritto tipo solo una volta in tutta la mia vita e adesso, a distanza di anni, ecco che il mio cervello decide di partorire quest’obbrobrio. Ok.
Ad ogni modo è ambientata dopo la fine del manga e dell’extra game (spoiler? Si può considerare spoiler dopo che è uscito da così tanti anni? Non so…ditemelo che nel caso metto l’avvertimento) e si concentra su Kise che MANNAGGIAALUI quanto non è stato figo quando è entrato nella zone? Ricordo che appena uscito il manga uno dei miei pensieri ricorrenti era “se Kise riesce a copiare tutti diventa il più forte”…eccomi accontentata dunque. E si, nel mio mondo fatato Kise riuscirà a copiare anche Kagami prima o poi perché è Kise.
E nulla…ci ho infilato un po’ di AoKise perché sì (e ho contato ALMENO 6 punti in cui poteva diventare una bella PwP ma mi sono trattenuta non so nemmeno io perché) e anche qualche accenno di coppia che personalmente ho sempre adorato.
Mi fa stranissimo scrivere su Kuroko dopo così tanto tempo XD Non so nemmeno cosa dire.
Perdonate il disastro letterario e andate in pace.

Ossequi, Seki.

   
 
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