Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |       
Autore: HatoKosui    21/09/2017    0 recensioni
Nishiyoshi Mayori è una studentessa dello Yosen. Dalla fervida immaginazione e dal carattere diretto e diffidente, se ne sta sempre sulle sue, fa poca attenzione al mondo che la circonda ed ancora di meno ai ragazzi che le parlano. A malapena ricorda i loro nomi.
O almeno questo accadeva prima di conoscere Kise Ryouta. Travolta dal modello durante un viaggio in bus si ritrova a dover resistere ai suoi corteggiamenti... e come se non bastasse, sembra che la coach del club di basket della sua scuola la voglia in squadra ad ogni costo come manager.
Mayori è una ragazza semplice.
O almeno credeva di esserlo prima di innamorarsi di... di chi, esattamente?
Genere: Erotico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Nuovo personaggio, Ryouta Kise, Tatsuya Himuro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Premessa

Come sempre in ritardo. Spero che il capitolo piaccia, diciamo che è un pò più melodrammatico, ma dal prossimo, mei cari (?), si entrerà nel vivo del reating Rosso che fino ad ora è stato messo da parte... quindi, siete pronti?
Se vi va, popolo di EFP, scrivetemi quale personaggio secondario vi piacerebbe vedere (in modo attivo) di più, se Hibiki (La migliore amica), Mizu (l'amica problematica) o Hashi (la nuova conoscenza), così mi date una mano che sono indecisa hahaha
Vi lascio!
Grazie a chi c'è e chi mi segue <3

 

 

-CAPITOLO 15: DEBOLEZZA-

 

 

Scendiamo dal treno quasi come se fossimo degli sconosciuti.

Non ho il coraggio neanche per parlargli o per indicargli la strada. Mi sento come se fossi chiusa in un bozzolo, improvvisamente da sola.

Vorrei Murasakibara qui, ora. In sua compagnia questa tensione non si sente, lui è più semplice, più lineare... io non so che cosa mi stia prendendo. Mi tocco la testa, visto che mi duole particolarmente. Non sono mai stata brava in questioni d'amore, visto che già ne avevo poche e poi c'era sempre la mia squadra ad aiutarmi e sopratutto Hibiki.

“Ma quanto posso essermi appoggiata a lei, in tutti questi anni?”

Mi sento ancora più giù, perché realizzo per bene, quando usciamo dalla stazione di Kyoto, che sto andando davvero a trovarla e non le ho portato nulla, neanche i mochi che tanto ama, perché in fondo non potrebbe neanche mangiarli.

“Perché è capitato proprio a lei? Insomma... tanta gente se lo sarebbe meritato. Forse... persino io”

Scuoto la testa e mi sposto i capelli da davanti al viso. Non posso perdermi d'animo, altrimenti cosa farò? Non è questo il momento di piangere.

Non lo è mai.

Accelero il passo, finché non supero persino Kise, che però in un batter d'occhio mi raggiunge e mi accompagna rimanendo qualche centimetro prima di me.

-Nishiyoshicchi, sai già dove stiamo andando?

“Nishiyoshicchi” Ripeto tra me e me “è tornato indietro anche in questo”.

Il mio cuore sanguina, ma non lo vedo e, alzando la testa, guardo la strada lunga e poco affollata.

-Si, è molto vicino.- Prendo qualche attimo. -Kise, se vuoi puoi aspettarmi alla stazione, non è necessario che tu venga con me.

I suoi passi si fermano, io mi arresto poco più avanti. Mi giro incredula, forse tradendo le mie parole. Il modello ha le mani in tasca ed è serio, mi sembra che sia anche piuttosto annoiato o infastidito, non riesco a capire bene. Mi guarda negli occhi ed io li sento lucidi.

-Allora, se per te è un problema avermi tra i piedi, ti aspetto qui, alla stazione.

Quella frase mi rimbomba nel cervello. Sento gli occhi pizzicare, mi manca quasi il respiro, ma è solo una mia sensazione perché il mio petto continua ad alzarsi ed abbassarsi. E allora, cos'è?

-Va bene- Dico, annuendo. -Cercherò di metterci il meno possibile.

Non so bene dove, ma riesco a trovare la forza di girarmi di schiena, senza fare passi falsi. Qualche persona ci passa vicino e non ci nota. Perché nessuno nota questo mio dolore...?

-A dopo

Mi dice, ma sento che se rispondessi la mia voce tremante mi tradirebbe e allora non avrei la forza di poter dire altro. Non mi era capitato mai, neanche al funerale di Aika, neanche in quell'occasione.

In ogni caso cammino via, sapendo che è arrabbiato e che questa volta mi sta dando le distanze, con una freddezza che non avevo mai avvertito. Anche questo è un lato del suo carattere, lo so, ma scoprirlo così, dopo aver fatto qualcosa di cui non ricordo nulla... mi fa stare male. Ma starei male anche se non fosse Kise!

Penso.

In ogni caso, mi rendo conto di aver iniziato a correre, correre più veloce di quello che avrei mai pensato – chissà se mi vedesse il professore di ginnastica.

Mi venne in mente quando, da piccola, correvo sui corrimano delle scale e sulle linee bianche della strada. Ero così felice di provare qualcosa e di riuscirci!

Appena sorrido, pensando a quanto fossi stupida, alzo gli occhi e davanti a me si erge un gigante cancello bianco, semi-aperto, con un'insegna bianca piantata a terra.

“Ospedale Privato Higuraki”

Questo è l'unico posto dove può stare un paziente del suo calibro, perché è l'unico posto, a detta di Kasamatsu, dove sarebbero in grado di tenerla in vita.

E sopratutto è l'unico posto dove lei non potrebbe mai arrivare da sola, quindi mi preparo all'evenienza – certa – di dover fronteggiare questo fantomatico Akashi.

Senza suonare il citofono per paura di essere respinta, mi intrufolo passando per la piccola apertura del cancello, percorrendo il grande viale alberato, mentre sento i sassi scricchiolare sotto le mie scarpe. Mi guardo introno. Tra la volta vegetazione si possono individuare tavolini di pietra lavorati a mano, immersi in piazzole sparse qua e la sotto i raggi filtrati del sole, che li illumina quasi come se fossero dei santuari di qualche Dio. Vedo un sacco di persone che passeggiano, chi seduto su delle carrozzine di prima scelta, chi con pigiami da ambulatorio più costosi di quelli di tutta la mia generazione messa insieme. Mi sento fuori posto, anche se il luogo è forse più simile all'Eden, che ad un ospedale.

Arrivo alla reception e la signorina seduta davanti a me indossa un paio di orecchini che sfamerebbero tre quarti della popolazione africana che more di fame. Mi sorride.

-Salve- Dico, impacciata, toccandomi i capelli -Io sono... sto cercando una vostra paziente... ecco... si chiama Terumi Hibiki

La donna annuisce in modo cortese. -Un attimo solo, controllo.

I suoi occhi chiari si spostano verso il Pc davanti a se, si muovono una o due volte mentre io la fisso con il cuore a mille. Dopo qualche attimo la donna annuisca ancora.

-Si, certo, la signorina Terumi è qui da noi- Per un attimo le mie labbra s'increspano in un sorriso -Però, mi dispiace, non si posso effettuare visite.

-Cosa? Perché? Sono in perfetto orario...

La signorina scuote la testa, dispiaciuta.

-Mi dispiace, ma i parenti della signorina Terumi hanno esplicitamente chiesto di vietare le visite alla paziente. Lei è una sua cugina?

Io mi faccio indietro e mi appoggio con una mano al bancone.

“I parenti? Quali parenti? Hibiki è sempre stata da sola come un cane... c'era solo il padre con lei... e non è capace né di portarla qui, né di vietare l'accesso alla sua stanza”

Scuoto la testa.

-Si sente bene?

Mi chiede la signorina, sorridendo. Io sono seria e mi avvicino.

-Senta, seriamente, io sono venuta qui da Hokkaido, mi basterebbe poterla vedere attraverso il vetro, magari parlare con... con questi suoi parenti e...

-Mi dispiace- Mi frena subito, incorniciando le braccia sul tavolo -Non posso proprio farlo, se lei volesse portarmi un'autorizzazione firmata allora-

-Dove diavolo la prendo un'autorizzazione firmata?

Alzo la voce e mi sembra che anche qualche paziente si sia girato per osservarmi. Mi sento i nervi a fior di pelle e mi tocco la fronte perché la testa mi sta facendo davvero male. La signorina sorride, impassibile e, forse, anche un po' compassionevole.

-Mi dispiace.

-No, non le dispiace, lei è-

-Mayori.

Una voce, che mai, mai, avevo sentito dal vivo, mi fa girare di scatto. Quando lo vedo sono sicurissima che sia lui. Il suo aspetto mi fa rimanere di stucco.

-Akashi

Riesco solo a dire, girandomi con il busto. Lui si avvicina, ha un occhi diverso dall'altro, ma fosse questo il problema! Il suo sguardo è affilato, attento e predatore, il suo portamento, nonostante non sia molto alto, è sicuro e stabile, si avvicina con passo silenzioso e i suoi capelli rosso carminio gli donano proprio un'aria spaventosa, come quasi tutti i rossi hanno.

-Lasci a me, la prego di scusarci- Dice alla signorina che si rilassa e annuisce. Io continuo a guardarlo finché non mi posa lo sguardo addosso. Sorride, affabile.

-Vorresti seguirmi?

L'unica cosa che mi viene da fare è seguirlo.

Eppure, non è lui.

“Chi è la persona che ho davanti?”

Uno strano senso d'inquietudine mi attanaglia.

 

 

°°°

 

 

Mi rigiro la lattina di tè tra le mani, mentre la guardo. Sono seduta su di una delle panchine che precedono le sale dove alloggiano i pazienti. Una porta blindata a scorrimento mi divida da Hibiki.

-Perché non vuoi farmi entrare?

Gli domando, mentre lui, affabile, mi guarda, in piedi davanti a me. Lo vedo scuotere la testa e chiudere gli occhi.

-Puoi ben capire che Hibiki non troverà nessun giovamento dalla tua visita, poiché lei non può ancora sentirti.

-Lo so- Dico subito e di scatto, ma poi abbasso lo sguardo -Lo so... Però... io credo che potrebbe fare la differenza se...

-Farebbe la differenza per il tuo cuore.

Lo guardo, colpita in pieno. Mi aspettavo un approccio aggressivo, invece mi ritrovo a parlare con la persona più educata della terra.

-Si, la farebbe- Abbasso lo sguardo -Hibiki è più di un'amica, lei è come una sorella... ne abbiamo passate tante, anzi, lei ne ha passate tante. Io vorrei solo capire come può essere successo!

Stringo la lattina tra le mani, mentre serro i denti. Lui si siede accanto a me.

-Non posso farti entrare, questo lo comprendi, vero Mayori?

Lo guardo ed il suo viso è totalmente freddo. Annuisco, anche se non so proprio perché!

-Akashi...san, come hai conosciuto Hibiki? Voglio dire... tu stai... sei tu che finanzi tutto questo, non è così?

Indico l'ospedale introno a noi con gli occhi. Lui guarda la parete davanti a se. Non so cosa mi sta succedendo, ma non voglio che qualcuno, anche lui, mi urli contro o mi tratti male. Sono impazzita? O è il ciclo?

-Hibiki viene a scuola con me

-Tu frequenti la Rakuzan?

-Si- Abbassa lo sguardo -Le sue borse di studio le hanno permesso di potersela cavare economicamente.

-Si lo so, mi diceva sempre che era grazie a quello se poteva studiare a quei livelli.

-Immagino -Annuisce ed io mi acciglio, ma lui continua. -Diciamo che... sono forse in debito con lei, per una cosa che è accaduta.

Io sono scioccata. In debito? Uno come lui? In che senso? E perché io non ne sapevo nulla?

-Una cosa.... cosa?

Lui mi guarda fisso negli occhi rimanendo in silenzio per molti attimi, senza che io capisca il perché.

-Akash-

-E' ora che tu te ne vada- Mi dice, alzandosi si scatto. -Mi dispiace che tu abbia fatto tutta questa strada, ma come avevo già detto al telefono e come puoi ben vedere tu stessa, la tua presenza non è necessaria.

Annuisco, capendo a cosa si riferisse.

-Non è che non è necessaria- Dico e mi alzo in piedi, notando che sono quasi alla sua altezza, forse due centimetri in meno. -Non è questo il punto. Tu... stai cercando di proteggerla, anche se non so chi tu sia realmente. Lei non si è mai meritata tutta la cattiveria che ha ricevuto, ma non si è neanche mai lamentata, perché lei... boh, lei è così, ha lo spirito di una mamma, anche se ha la mia stessa età. Perciò, se proprio non posso vederla, né sentirla, allora... allora permettimi di seguire i suoi progressi, di capire se potrò riabbracciarla... - I miei occhi si inumidirono pericolosamente- Permettimi di... di sentirmi un po' meno sola... meno in pericolo, senza di lei...- Mi sento svenire per il dolore al petto, ma ce la faccio ad asciugare qualche lacrima che non fa in tempo a scendere dagli occhi.

-Ti prego, tienimi aggiornata...

Lui mi guarda serio, impassibile, freddo come una statua di sale. I suoi occhi sono imperscrutabili, il suo corpo è fermo e non penso che si sia lasciato trasportare. Mi asciugo bene gli occhi.

“Che stupida, pensavo di fargli pena? Non lo conosco neanche...”

Scuoto la testa, poi riporto lo sguardo su di lui, ma appena sto per aprire bocca, mi anticipa.

-Ho salvato il tuo numero. Ti ringrazio per avermi ascoltato, ma in ogni caso, verrai ricontattata solo quando si sarà ripresa.

Rimando ferma, pensando. “Meglio fare un casino ora o aspettare e fidarmi di lui? Non risolverei nulla mettendomi a sbraitare, ed anche volendo non ne avrei le forze. E se lui fosse cattivo, allora non l'avrebbe portata in un posto del genere... si deve far perdonare qualcosa? Non lo so... però non ho molte opzioni.”

-Va bene- Dico, rimettendomi seduta per non svenire. -Va bene.

Ripeto. Lui mi sorride, ma nel momento in cui sta per avvicinarsi, allora inizio a vederlo sfocato. Provo a rimettere a fuoco battendo le palpebre, ma in quattro e quattr'otto anche un fischio nell'orecchio mi stordisce.

Batto le palpebre ancora una volta, quando le riapro, però, sono a terra.

Non sento il mio corpo, vedo solo il suo viso sfocato, molto sfocato.

Poi ancora il nulla.

 

°°°

 

-Un abbassamento di pressione. Probabilmente dovuto alla leggera anemia ed allo stress subito. Si riprenderà entro domani mattina, massimo.

La voce maschile mi arriva lontanissima, ma riesco a capire bene cosa dice, il che mi fa stare meglio. Piano piano avverto che dei passi pesanti si allontanano.

-Grazie.

Dice qualcuno, accanto a me. Apro gli occhi, piano e mi giro verso la voce più vicina. Lo vedo benissimo.

-Mayori...- mi dice -Come stai?

Sento istantaneamente le lacrime scendere dagli occhi. Non riesco ancora a muovermi bene, perciò non posso fermarle.

-Kise...

Dico, piano, mentre sento che i miei occhi strabordano di lacrimoni immensi e salati. Lui si avvicina a me, con lo sguardo corrucciato.

“Che figura di merda” Penso, ma sono così confusa che non riesco a fare nulla. Vorrei solo che qualcuno, proprio come faceva Hibiki, mi abbracciasse.

Chiudo gli occhi cercando di smettere di piangere.

-Mayori... mi dispiace- Mi dice, accorato ed io apro gli occhi solo per chiedergli spiegazioni, ma lui si avvicina a me, poggia il viso accanto al mio e le nostre guance coincidono, mentre con la mano destra mi stringe la spalla e con la sinistra mi tiene la testa.

-Non piangere.

Mi dice e, come al solito, sortisce l'effetto contrario. Inizio, senza volerlo a singhiozzare, senza capire per cosa piangere.

Per la situazione di Hibiki? Per la freddezza di Akashi? Per l'allontanamento di Kise? Per l'ambiguità Himuro?Per l'indifferenza di Murasakibara?

Per la mia incapacità?

Un po' per tutto.

-Sei uno stupido!

Dico, mentre senza rendermene conto lo abbraccio, anche se dalle mie braccia partono i fili della flebo e di altre cose sconosciute.

-Si, si- Dice, accarezzandomi la testa.

-Perché te ne sei rimasto lì, da solo? Io non volevo dirti quelle cose... io volevo... io volevo...

Un singhiozzo mi taglia la frase a metà, lui mi stringe ancora di più a se.

-Va bene Mayo-chan, è colpa mia che ti ho lasciata venire qui dentro da sola. Mi dispiace.

Annuisco sulla sua spalla, sentendo finalmente il suo odore da vicino, abbracciandolo per bene. Mi sento meglio in questo momento.

Smetto di piangere praticamente subito, ma il mio corpo è debilitato.

Rimaniamo un bel po' l'uno accanto all'altro, mentre io riporto la mia coscienza su questo mondo. Dopo qualche minuto mi lascia andare.

-Allora, hai incontrato Akashi?- Mi chiede, mentre io mi sdraio nuovamente, con gli occhi chiusi e annuisco. -Ed è andata bene?

Scuoto la testa, per poi guardarlo.

-Non proprio. Non mi ha fatto vedere Hibiki perché non avrei davvero potuto fare nulla per lei.

Kise aggrotta le sopracciglia. -Lo ha deciso lui...

Io scuoto ancora la testa, pianissimo. -No, ho capito che... cof cof, aveva ragione lui. Dopotutto, in un posto come questo, c'è tutto quello che l'essere umano può concepire.

Kise mi passa una mano sulla fronte, spostandomi i capelli all'indietro, accarezzandomi. Per qualche attimo chiudo gli occhi.

-Mi dispiace che stia andando a finire così. Io, probabilmente, non avrei avuto la tua pazienza...

-Non sei così maturo, eh...

Lui mi guarda. Questa frase l'aveva detta lui, la prima volta che ci eravamo incontrati. Sorriso. Lui fa un mezzo ghigno di rimando.

-Accidenti, ma guarda che cosa mi stai facendo... quando mai ho perso così tanto tempo?

Io, un po' per la flebo, un po' per il ciclo, non mi arrabbio e gli stringo la mano, rendendomi conto solo in questo momento che sono intrecciate.

Arrossisco.

-Mi dis-

-Non dirlo, va bene così, Nishiyoshicchi.

-Mayori.

-Mh?

-Mayori è più che sufficiente.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: HatoKosui