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Autore: Daleko    21/09/2017    0 recensioni
Le sue ciglie hanno un fremito, si rialzano pesanti.
«Nonno?»
Genere: Angst, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sua canzone preferita
 
 
La stanza è in penombra e il vento bussa gentile alle finestre. Il disco gira, imperturbabile, carezzato dalla sua fida puntina. Il maltempo è chiuso fuori e nulla sembra muoversi all'interno della casa fredda e vuota: c'è solo una voce antica, pura e suadente che si alza timidamente dal vinile. L'unico spettatore è un ragazzino seduto sul pavimento gelido, spalle a muro e occhi socchiusi. Sembra in attesa, forse lo è davvero; non canta, non si muove, forse è morto o vuole solo trattenere il respiro. La canzone è dolce, diventa un sussurro, c'è un colpo di tosse: non proviene dal disco, quello il ragazzo lo conosce ormai a memoria. Le sue ciglie hanno un fremito, si rialzano pesanti. «Nonno?» sussurra la sua voce nel buio invernale; lo chiama con tono speranzoso e lui è lì, in un angolo polveroso, in piedi e con una sigaretta fra le labbra. Gli sorride.
«Hai messo di nuovo la mia preferita», commenta con voce rauca. Il ragazzo sorride: lo sa che è la sua preferita, è per questo che l'ha messa. «È anche la mia» risponde alzandosi in piedi. Compie qualche passo verso di lui e suo nonno si avvicina lentamente a sua volta; sembrano entrambi stanchi, trasportati solo da quella voce di tempi ormai passati. «Com'è andata oggi a scuola?» gli chiede il vecchio senza smettere di guardarlo. Si osservano un po' rapiti e un po' imbarazzati, come un valzer di sguardi danzato su di un vecchio vinile. «È andata bene. Ho preso otto al compito di chimica» lo informa il giovane, e l'altro ride. È una risata piena di gioia, a guance piene, e la sigaretta viene allontanata tra due dita callose; gli occhi freschi di vita si aggirarono sul corpo di suo nonno, esaminandone ogni piega della camicia, scivolando sulla sua cintura, risalendo fino alla gola grossa e più su, sulle basette grigie e le iridi brillanti di orgoglio. «Sei sempre stato una testa quadra, eh! Tutto tuo nonno» commenta tornando a ridere. Il ragazzo non può che pensare a quanto sia bella la sua risata, fresca come un balsamo. Lo interrompe con voce tremula. «Nonno... Nonno, posso abbracciarti?» domanda improvvisamente triste. Il nonno ricambia il sorriso con l'espressione di chi tutto sa e nulla può dire; le rughe gli si appesantiscono agli angoli delle labbra, piegate nel tentativo di consolare un cuore già appassito. «Amore di nonno, il disco è già finito...» mormora al ragazzo ormai in lacrime. «Lo so, nonno. Solo un abbraccio, te ne prego. Solo uno...» prova a singhiozzare, ma l'ombra è già sparita. La puntina ha terminato la sua danza e il disco osserva silenziosamente il suo operato. C'è una stanza in penombra, il vento scuote la finestra e  il maltempo prova a irrompere nell'anima del giovane. Ha gli occhi chiusi, il volto bagnato e le mani fredde. «Nonno?» prova a mormorare come un incantesimo mentre riapre gli occhi. Cerca le sue iridi sorridenti, il volto rugoso, la sigaretta pendente fra le labbra, le mani infilate nei calzoni ormai vecchi: e invece trova vuoto, silenzio e ricordi mai sbiaditi. Il ragazzo richiude gli occhi, ripensa alla sua giornata scolastica, un singhiozzo gli sale alle labbra. Il disco è già finito. «Nonno, torni da me...?»



 

Note dell'autore
Il racconto è solo poco più di un sogno a occhi aperti. Ascolto spesso il cantante preferito di mio nonno e a volte me lo immagino intento a ridacchiare in un angolo della mia stanza, osservandomi mentre vivo la mia vita senza lui.


 
   
 
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