Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Star_of_vespers    21/09/2017    3 recensioni
La terra di mezzo è sull’orlo della distruzione, ed in questo scenario di morte e disfacimento, Serindë giovane principessa, riesce a scappare dalla sua città, lasciandola insieme alla madre ed ad un suo soldato.
Durante il viaggio la fanciulla corre il rischio di morire a causa di un improvviso attentato, ma grazie al fato, la sua vita anche se appesa ad un filo, non si spezza. Riprende conoscenza grazie all’ausilio di Gandalf, che dopo averla trovata in condizioni molto particolari, le propone di continuare la fuga insieme alla compagnia, ritenendo opportuno condurla presso un sicuro rifugio. Il pensiero di Serindë giunge alla madre, che si era separata da lei a causa di quell’improvviso assedio, la giovane angosciata cerca di riassemblare ogni particolare, ma non riesce a ricostruire un completo ricordo, così disperata giura a sé stessa di ritrovare il genitore, anche se il destino sembra aver diviso il loro percorso.
Con il passare del tempo, la principessa inizia a provare un profondo affetto verso quelli che considera suoi compagni. In questo scenario avventuroso riuscirà a comprendere sentimenti molto profondi, quali il vero amore, l’onore ed una grande dote, che non aveva mai considerato.
Buona lettura!
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

No word:

 

 

 

 


 

 

 

Boromir aveva ispezionato tutta la zona nel vano tentativo di ritrovare la creatura che aveva aggredito Serindë, ma non vi erano né impronte, né suoni che riconducessero ad essa, niente di niente. L’uomo si allontanò dalla piazzola dove precedentemente si trovava e spinto dalla curiosità si avvicinò all’altra parte della montagna, ma non fu comunque soddisfatto del risultato della sua ricerca.

Trovò solo degli insetti ed un covo di luridi serpenti, ma nulla di più. Si voltò più volte da un lato all’altro della montagna, per ricercare qualche indizio, anche il più piccolo particolare, ma oltre all’ininterrotto rumore delle catene che percorrevano i muri del monte non percepì niente, e scoraggiato dopo mezz’ora ritornò dagli altri, osservando la ragazza e l’elfo che erano ancora svegli.

-Niente- si avvicinò percorrendo lentamente le scalinate di pietra, i suoi capelli erano grondanti di sudore ed il suo volto sporco e polveroso attirò subito l’attenzione di Legolas, che gli si era velocemente avvicinato per ascoltare ciò che aveva da dire.

-Sicuro di non aver visto nulla?- chiese serioso.

-No- scosse la testa da un lato all’atro osservando il suolo -Nulla- oltrepassò l’elfo poi lanciò un’occhiata furtiva alla ragazza sdraiata a terra.

-Potrei controllare più tardi!- con noncuranza si appoggiò su una roccia socchiudendo gli occhi stanchi.

-Andrò io a constatare!- asserì Legolas lanciando un’occhiata a Boromir che silenziosamente aveva assecondato la sua decisione.

Senza produrre rumori l’elfo lasciò i suoi compagni. Serindë rimase particolarmente colpita nell’osservarlo mentre si allontanava, mai aveva visto un uomo muoversi con tanta maestria in sentieri pericolosi come quelli, era a dir poco eccezionale, rimase vari istanti intenta a fissarlo, e solo quando gli fu impossibile scorgerlo a causa di tutte quelle ombre, si rialzò lentamente da terra aiutandosi con le mani. Era molto stanca e stremata, il suo non era stato un riposo ma una continua agonia. Sperò con tutta sé stessa di trovare un po’ di pace per rimanere tranquilla senza pensieri.

Sistemò il suo corsetto e lanciò un’occhiata agli altri che ringraziando il cielo continuavano a dormire indisturbati. Scostò la sua occhiata ed incrociò gli occhi di Boromir, che seduto la fissava senza muovere lo sguardo da lei.

Evitò di parlare ed abbassò il capo avvicinandosi all’angolo della piazzola, ma non riuscì a sfuggire alle parole dell’uomo, troppo curioso di conoscere le sue motivazioni.

-Perché ti sei allontanata? Le chiese rialzandosi dal suolo.

-Niente!-  abbassò il capo ed afferrò il ciondolo che portava al braccio legando i suoi lunghi capelli scuri. Non voleva parlare del suo sogno e di tutti i suoi pensieri, per lei ciò era veramente difficile, aveva quasi timore a confidarsi con qualcuno.

-Niente?- la guardò chinando il capo da un lato, si avvicinò lentamente alla giovane catturando i suoi occhi con un inteso sguardo. A lui servivano risposte valide, non semplici scuse, così si promise di scoprire cosa avesse spinto la ragazza a lasciare gli altri in quel modo.

-Esattamente, non è niente di importante- ribadì lei cercando di deviare il discorso.

-E’ poco saggio allontanarsi in questo modo, per “niente di importante”, l’hai costatato a tue spese-

-Vero- disse lei guardandolo, ma non riuscendo a sostenere la curiosità di quegli occhi svelta abbassò i suoi,  speranzosa di non ricevere più domande.

-Ti rendi conto di aver messo in pericolo la compagnia!- disse indicando con una mano i suoi compagni. Serindë si voltò ed osservò Gimli, Aragorn, gli Hobbit e lo stregone, si sentì in colpa per le parole dell’uomo che l’avevano colta di sorpresa.

-Mi dispiace- disse seria osservandolo. Lui abbassò il braccio e con lo sguardo fisso su di lei si avvicinò. Ogni espressione di quel volto arrabbiato spaventò Serindë, avrebbe voluto che la reazione di Boromir fosse simile a quella dell’elfo, ma l’uomo era differente dal compagno, doveva accettare questa dissomiglianza senza però intimorirsi.

-Non lo fare più!- disse fissandola. Era molto vicino, i suoi occhi percorsero il volto di lei, cercando di scorgere qualche reazione particolare. Boromir sembrava veramente infastidito da quel comportamento, che anche lei con il sennò di poi aveva considerato troppo avventato.

-Non dovresti preoccuparti, so badare a me stessa- rispose pacata voltandosi dall’altro lato. Non desiderava discutere, sperava che l’uomo accettasse questo suo limite, perché non voleva affatto approfondire la questione, preferiva tenersi per sé stessa gli aneddoti avvenuti poco prima

-Ehi- Boromir le afferrò il braccio e la costrinse a voltarsi dal suo lato, ora i suoi occhi erano colmi di parole e velati di curiosità. La sua stretta non era decisa o aggressiva, ma stranamente delicata, Serindë si sorprese e rimase in silenzio per qualche istante, aspettando che l’uomo iniziasse a parlare.

-In che modo sapresti badare a te stessa? … forse hai dimenticato cosa ti è successo?- le chiese avvicinandosi sempre di più, a tal punto da percepire il suo respiro addosso.

-E’ stato un malaugurato caso!- affermò alzando il tono di voce. Odiava essere rimproverata, soprattutto dopo aver riconosciuto i suoi sbagli. Capiva la preoccupazione di Boromir, ma non le sembrò affatto corretto ricordarle ciò che era accaduto in passato, soprattutto di quella disgrazia che l’aveva separata dalla madre e condotta verso vie che non si sarebbe mai immaginata di percorrere.

-Se non fosse stato per Gandalf saresti ancora in quel posto, nelle grinfie di quella creatura!- sottolineò serio senza scomporsi.

-Fortunatamente non è andata così- rispose lei voltandosi per andare, si liberò velocemente da quella presa, impaziente di chiudere il discorso senza altre polemiche. Gli girò le spalle indignata, stringendo i pugni ed i denti, volenterosa di sfogare la rabbia in un altro momento, evitando di rispondere a quelle parole.

-Dovresti essere più grata- Boromir era stizzito dal suo gesto, non aveva gradito la sua reazione, considerandola poco rispettosa.

Serindë si voltò di poco e lo scrutò assottigliando lo sguardo -Lo sono, ma purtroppo non ho niente per ripagare la tua cortesia!- disse ironica.

-Potresti semplicemente rimanere insieme a noi senza crearci problemi-

Respirò lentamente, poi si voltò verso lui cercando di non perdere il controllo.

-Avevo bisogno di un momento di intimità, ripeto, so badare a me stessa- la sua voce era palesemente irritata, tanto che Sam che era poco distante da loro si dimenò da una parte all’altra del suo giaciglio, poi non riuscendo ad ignorare quelle voci così alte, aprì completamente gli occhi.

-In che modo?! se non fosse per noi tu ...- annullò le distanze e quando le fu vicino si zittì improvvisamente, abbassando il braccio che aveva appena portato al petto.

Sam dopo qualche istante si rese conto di cosa stesse accadendo, osservò i due e subito dopo si affrettò a svegliare i suoi compagni, cercando una soluzione per farli smettere di discutere.

Il fuoco ardeva vicino loro, proiettando l’ombra delle fiamme sui loro volti incolleriti. L’aria densa e malsana non li aiutò a ragionare, presi entrambi dall’emotività del momento.

-Io cosa?- chiese la ragazza adirata osservando gli occhi dell’uomo. Non seppe più tenere a bada le sue emozioni, quasi avvelenata dalle parole di Boromir.

-Tu saresti morta, lo sai bene!- non riuscì neppure lui a contenersi, ed anche se Sam si era alzato per raggiungerli , e Pipino sembrava volerlo imitare, lui continuò a parlare.

-Ma non riesci a capire?-

-A capir che io sono un peso?- chiese respirando irregolarmente la giovane.

-Il tuo comportamento è intollerabile- Boromir agitò il capo non riuscendo a comunicare diversamente con quella donna. Sistemò i capelli passandosi velocemente la mano sopra, quasi volesse scacciare tutta la sua irritazione.

-Io … potrei dire lo stesso!- strinse i pugni e gli si avvicinò, cercando di trattenere le lacrime, che le spuntarono non per la tristezza, ma per l’improvvisa rabbia che aveva avvolto il suo petto.

-Serindë!- Pipino le afferrò una mano e la trascinò indietro. Il povero Hobbit ancora mezzo addormentato appena resosi conto della lite era corso in aiuto dell’amica.

-Ma che sta succedendo?- chiese Sam mettendosi in mezzo ai due.

-Tu sei irriconoscente! non comprendi nulla!- disse agitando una mano. Allontanò velocemente Sam e si avvicinò alla donna per guardarla negli occhi. Era accecato dall’ira.

-Io…- cercò di respirare profondamente poi alterata allontanò la mano di Pipino e gli si avvicinò con la stessa  sua grinta. Ora erano vicinissimi, percepivano entrambi le loro emozioni solo dallo sguardo, pieno di parole intrappolate in quelle pupille così curiose di scorgere la mossa dell’altro.

-Non ti ho chiesto di far niente per me!-

-Ma non capisci …- chiuse gli occhi e sospirò portandosi una mano sulla fronte.

-Che questo tuo atteggiamento mi da sui nervi?- gridò avvicinando il suo volto maggiormente. I loro nasi si sfiorarono, la ragazza rimase stupita da quelle parole così crude e taglienti.

-Boromir!- si avvicinò Sam osservandolo. Sperò con tutto se stesso che quella discussione potesse finire all’istante, stanco di dovervi assistere.

-Se è così …- Serindë aveva lasciato che le lacrime solcassero il suo viso, troppo arrabbiata per trattenerle.

L’uomo la guardò curioso di scoprire le sue prossime parole, concentrandosi su ogni suo nuovo atteggiamento.

-Io tolgo il disturbo- concluse voltandosi dall’altra parte.

-Serindë!-  Pipino fece di tutto per rincorrerla, ma la ragazza ignorando lo hobbit, si avvicinò alla sua roba e la raccolse, poi si allontanò seria raggiungendo i gradini che conducevano verso il sentiero che aveva imboccato precedentemente.

-Questa non ci voleva proprio!- asserì Sam chiudendo gli occhi, mentre il suo amico cercava in ogni modo di far ragionare la donna.

Serindë evitò gli sguardi di tutti ed irritata lasciò la piazzola. Era talmente arrabbiata che non le interessò dell’incontro che aveva avuto con quella creatura, furiosa com’era doveva essere quella bestia ad aver timore di lei.  Percorsa la strada pericolate delimitata dal gran precipizio che aveva scorto in precedenza, camminava adirata con i pugni stretti, disinteressandosi della sua  condotta e delle conseguenze di quell’ennesimo gesto dettato dall’impulsività.

Non solo stava esaurendo a causa di tutti quei pensieri, doveva anche combattere con quello zuccone di  …

-Ah- scosse le mani quasi per allontanarlo dalla sua mente.

Il percorso mentre avanzava si faceva sempre più ridotto e pericolante, si ritrovò a  tenersi dal muro per evitare di cadere. Voleva andare lontano, ignorando i guai che poteva imbattere nuovamente, era così tanto demoralizzata che non riuscì ad immaginarsi in una situazione peggiore.

Sospirò e dopo aver raggiunto l’altro pezzo di strada, ricordò le parole sagge di sua madre, come un richiamo interiore, una vocina flebile e dissentita all’interno del suo petto.

“Non lasciare mai andare le parole  con tanta facilità, esse possono essere più taglienti di una lama affilata avvolte”. Sospirò e continuò a camminare, ignorando il mondo intorno a lei. Quella cos’era la sua coscienza o il rimorso?.

La luce era divenuta flebile, non vi erano più delle fessure nella parete della montagna, ebbe un po’ paura ma continuò a camminare, lasciando che i piedi la portassero chissà dove, mentre la testa la stava conducendo in tutt’altro posto.

Era veramente triste, percepì un vuoto incolmabile al petto, le mancò quasi il respiro e tentò di massaggiarsi il torace sperando che la situazione migliorasse, anche se immaginò che non sarebbe accaduto. Era dispiaciuta, non per quello che aveva detto a Boromir, ma per Gandalf. Lui ci sarebbe rimasto male una volta sveglio … e gli Hobbit!. Ricordò l’espressione disperata di Pipino e sentì un peso al cuore. Le dispiaceva tanto per loro, ma non poteva lasciare che Boromir le parlasse in quel modo … in quel momento lo odiava così tanto che se fosse stato tra le sue mani l’avrebbe di sicuro stritolato.

 Era sempre stato così, da quando l’aveva conosciuto, sapeva bene che era impensierito da chissà che cosa, ma non poteva accettare quel suo tono, non riusciva mai a controllarsi e si maledisse per non possedere dei nervi saldi e una buona pazienza.

Si fermò sui suoi passi e lasciò che lo scialle e la spada che le aveva dotano lo stregone cadessero ai suoi piedi. Respirò cercando di rilassare il corpo, poi si appoggiò al muro trascinandosi lentamente a terra.

Tutto intorno a lei era buio e polveroso, l’aria era densa e pesante, la temperatura troppo fredda ed il terreno troppo umido. Non si poteva scorgere quasi niente, tutto era oscurato dall’ombra della notte. Serindë chiuse gli occhi sperando di scorgere un po’ di luce all’alba del nuovo giorno.

 

 

 

 

 

 

-Ed adesso?- Sam guardò gli altri che riposavano in lontananza, poi si avvicinò insieme a Pipino a Boromir, che seduto vicino alla brace del fuoco ormai andato, sembrava perso nei suoi pensieri.

-Tornerà?- chiese Pipino voltandosi ad osservare il punto dove l’amica li aveva lasciati.

-Tornerà- disse sicuro Boromir senza spostare il suo sguardo.

-Ma se le accadesse qualcosa?- chiese preoccupato Sam, voltandosi verso il buio della montagna.

Boromir impensierito si girò verso il punto che i due Hobbit stavano osservando, preoccupato anche lui per la donna.

-C’è Legolas!- disse più a se stesso che agli Hobbit, ritornò ad osservare il carbone ardente, ripensando alle parole che aveva detto alla fanciulla. Si maledisse mentalmente per essersi lasciato andare, poi passò una mano sulle tempie ed impensierito le massaggiò.

Era sicuro che quella creatura fosse Gollum. Conosceva la sua storia, anche lui era accecato dal potere dell’anello, quello stesso anello che gli stava facendo venire così tante incertezze e dubbi. Guardò Frodo in lontananza, lui dormiva, ignorando cosa fosse accaduto.

Se Gollum avesse preso l’anello, lui di sicuro non si sarebbe contenuto, non doveva accadere!. Lui stesso desiderava possedere quell’oggetto per riportare pace a Gondor e leggerezza ai pensieri del padre, ma aveva esagerato con Serindë, anche se lei era stata avventata, non avrebbe dovuto trattarla in quel modo, mosso solo dalla paura di perdere quell’ultima speranza.

Si sfregò gli occhi e ripensò al suo passato, alle sue conquiste e alle parole dei suoi uomini. Lui era un giovane impetuoso e forte, ma anche rispettoso. Come, come poteva un semplice oggetto farlo cambiare in quel modo? Allora era vero che l’anello attirava tutto a sé?

Sospirò per cacciare via quei pensieri poi si voltò ad osservare quei gradini, sperando che la donna non si fosse cacciata in altri guai. Non la poteva raggiungere, sapeva bene che lei si sarebbe solo innervosita, sperò vivamente che Legolas la incontrasse e la riportasse in quel posto, ed una volta calmati gli animi le avrebbe parlato.

 

Trascorsi diversi istanti  l’elfo fece ritorno. Boromir, Pipino e Sam lo guardarono avvicinarsi, e sperando di scorgere Serindë si voltarono verso lui,  ma ovviamente era solo e subito iniziarono a preoccuparsi.

-Legolas ….- Pipino si strinse le se mani -Sei solo?- chiese guardandosi intorno. Sam gli lanciò un’occhiataccia, poi abbassò lo sguardo imitando Boromir che non aveva alzato gli occhi da terra.

L’elfo osservò lo hobbit insospettito -Non ho trovato nulla!- disse semplicemente esaminando l’espressione ambigua dell’uomo.

-Non c’è bisogno di allarmarsi!- guardò Sam e Pipino poi si allontanò verso il bordo della roccia.

-Credo che non si avvicinerà più a noi!-

-Ma no … speriamo di si- Pipino si alzò per raggiungere Legolas che vicino ai gradini osservava quell’immenso scenario, composto da sale rovinate ed un’ infinità di scale e burroni.

Sam si portò una mano in testa -Che i Valar ci salvino da questi giorni!-

L’elfo confuso si voltò per osservare Pipino, non capiva cosa intendesse con quelle parole strane, non poteva sperare che Gollum li raggiungesse!.

-Era un po’ nervosa, così presa dalla rabbia se ne andata … ma ritornerà!- spiegò tutto d’un fiato confondendo maggiormente l’elfo.

-Tu non l’hai vista?- chiese poi.

-Non era qua quando se n’è andata zuccone!- disse ad alta voce Sam guardando i due in lontananza. Riportò lo sguardo sull’amico a suo fianco, poi sospirò.

-Cos’è successo?- l’elfo si voltò e serio osservò Sam in attesa di spiegazioni.

-Serindë come vedi se n’è andata …- disse frettolosamente Pipino. Legolas si voltò veloce ad osservare quel buio, poi volse il suo sguardo verso lo hobbit.

-Prima non lo sapevi … ma ora lo sai!- disse agitando la testa con le braccia incrociate.

-Bel modo di dire le cose!- Sam si alzò e si avvicinò ai due, poi guardò l’elfo

-Non l’hai vista proprio?- chiese preoccupato.

Legolas fece cenno di no con il capo, poi si soffermò ad osservare Boromir in lontananza.

-Da quanto tempo vi ha lasciati?- gli chiese austero.

L’uomo si portò una mano sulla fronte e confuso disse -Sono passati trenta minuti … non di più!-

-Dove si è diretta?-

-Non lo sappiamo-rispose Sam.

 Legolas rimase in silenzio poi con volto impensierito osservò le vie dinanzi a sé.

-Che facciamo svegliamo Gandalf?- chiese apprensivo.

-No- ripose l’elfo senza distogliere lo sguardo.

-Andrò io a cercarla!-

 

 

 

 

 

Si trovava in quel posto da tanto ormai. Dopo essersi calmata aveva iniziato ad avere paura, si guardava intorno intimorita. Se fosse stata attaccata un’altra volta, poteva considerare quel luogo la sua tomba, era talmente terrorizzata che non pensò nemmeno all’arma che possedeva in caso di difesa. Ogni rumore le faceva voltare il volto da una parte all’altra, scattava come una molla, sperando che presto le luci del sole potessero schiarire la situazione ed i suoi pensieri. Allarmata si alzò e si avvicinò alla parete rocciosa per cercare di vedere se ci fosse qualcuno, ma nulla.

Ma cosa aveva combinato? Perché si era allontanata così tanto? Perché aveva discusso con Boromir?

-Sono una stupida- tirò innervosita un calcio ad una pietra poi osservò d’un tratto le sue mani, così secche e ruvide, se avesse stretto nuovamente i pugni di sicuro la pelle si sarebbe lacerata, il freddo e la neve non le erano state d’aiuto.

 Voltò il capo da un lato all’altro per osservare meglio quel posto: la superficie della roccia era delimitata da un agglomerato numero di rocce che circondavano il piano raggiungendo altezze elevate, fu quasi simile ad un rifugio, poiché isolato bene dal grande precipizio che si estendeva per tutta l’aria.

Moria era un posto così vecchio e ricco di ricordi, si potevano distinguere nella parete della montagna diverse incisioni e disegni strani, dove venivano ritratti  animali e vari ornamenti floreali. Serindë per qualche secondo rimase incantata ad osservare quelle immagini, con … nostalgia. Delicatamente passò la mano sopra la parete pietrosa che si era ritrovata a fissare, senza un motivo ben preciso. Forse i Valar le avevano regalato un momento di pura serenità, poiché nel percepire la ruvidità della pietra e la molteplicità di quelle incisioni ricordò casa, e tutto quello che la circondava ogni giorno, e che adesso, aveva davanti e contemplava come se fosse anche quel luogo parte di un mondo rubato. Chissà se quella gente aveva sofferto quanto lei? Se tutti quei cadaveri in mezzo la via avevano affrontato momenti più difficili dei suoi, e se tutto quel mondo che adesso silenziosamente stava crollando, un tempo splendeva di gloria e onore.

Camminò piano, percorrendo con gli occhi e con le mani le incisioni sui muri. Ricordò tantissimi momenti legati alla sua vita e giunta alla fine di quelle decorazioni si ritrovò una specie di entrata decorata con colonne in pietra e simboli nanici. Curiosa osservò quei pilastri imponenti e ricordò che quelle immagini lei le aveva viste, non le erano nuove, e le sembrò di rivivere un momento già vissuto, ma ciò era molto strano ed allo stesso tempo inquietante.

Indietreggiò di poco, silenziosamente, senza produrre il minimo rumore. Raggiunse la sua roba per terra e dopo aver rimosso la polvere  che si era accumulata sullo scialle, lo piegò e lo appoggiò al braccio, stringendo invece la spada di Gandalf tra le mani.

Guardò una piccola fessura, e notando che ancora fuori era notte, decise di non aspettare le luci del sole, ma di ritornare immediatamente indietro, perché non le sembrò per niente maturo il suo comportamento, ed anche se si era lasciata andare ad emozioni così basse ed infantili, doveva correggersi e rimediare allo sbaglio che aveva fatto, sperando di ritrovare Boromir di buon umore.

Si incamminò e ripercorse al contrario il tragitto che aveva lasciato in precedenza, prestando maggiore attenzione alla pericolosità di quelle piccole stradine cadenti e  deformi. Appoggiò le mani sulla parete della montagna ed evitò di guardare il dirupo al limite della strada, ma si concentrò a percepire sotto il palmo delle mani, la temperatura inaspettatamente calda della roccia.

L’unico rumore che la distrasse fu il metallico, e incessante cigolio delle catene arrugginite, si concentrò a guardarle e notò che quest’ultime erano parecchio deteriorate, un semplice movimento e si sarebbero infrante come polvere. Durante il cammino notò che parecchi secchielli erano stati lasciati al centro della via, più volte si chinò per curiosare l’interno, ma non vi era niente, solo polvere e pietre. Ricordava bene che Gandalf aveva detto che le montagne erano ricche di tesori, ma sicuramente i nani li tenevano ben custoditi.

Si rialzò piano da terra e continuò a camminare, evitando di distrarsi ulteriormente, anche se la sua curiosità era costantemente stuzzicata da ogni singolo elemento di quella montagna e …

-Serindë!- una voce dietro l’aveva richiamata.

 Drizzò la schiena ed involontariamente portò la sua mano alla spada che gli aveva donato Gandalf.

-Chi è?- si voltò piano, con movimenti lenti e freddi.

Gli occhi azzurri e indagatori dell’elfo le fecero tirare un sospiro di sollievo, scostò la mano dall’elsa della spada e si voltò totalmente verso lui.

-Non avevo riconosciuto la tua voce!- ammise calma mentre Legolas le si avvicinava.

-Pensavo di non doverti più rimproverare per questo comportamento- era serio, ma nella sua voce non c’era rabbia. Serindë ormai serena abbassò il capo e si scusò.

-Hai ragione a riprendermi, non volevo disturbarti un’altra volta, solo che … io ho sbagliato-

L’elfo sospirò ma non le domandò nient’altro, già immaginava cosa fosse accaduto.

-Torniamo dagli altri!- le si avvicinò e le indicò il percorso che dovevano imboccare.

In silenzio i due si allontanarono da quel posto. Serindë spesso si ritrovò ad osservare le spalle dell’elfo ma non gli disse nulla, anche se desiderava parlargli e cercare di spiegare, doveva ammettere di trovarsi in imbarazzo. Con  gli altri componenti di quella compagnia aveva dialogato e conosceva il linea di massima il carattere di ognuno, ma con Legolas era diverso, loro due si erano sempre ignorati.

-Ho litigato con Boromir e me ne sono andata dicendogli tante brutte parole la colpa è mia, non dovevo ribattere, anche se mi sentivo in parte offesa- disse tutto velocemente, sbalordita anche lei di avergli parlato di quella lite. L’elfo piegò leggermente il volto e le lanciò un’occhiata furtiva, ma per diversi istanti rimase in silenzio.

Raggiunta una scalinata veramente ripida, Serindë si fermò, stanca per aver camminato così tanto, mentre Legolas senza fatica salì  velocemente due gradini per poi voltarsi e porgere la sua mano alla donna che lo guardava dal basso.

Intimorita lei allungò la sua mano ed una volta percepita la sua calda stretta, Legolas trascinò la ragazza a sé, sostenendola dalla schiena con l’altro braccio. La guardò negli occhi  per analizzare bene la sua espressione, poi quando lei calò lo sguardo, lui le parlò:

-Le parole di Boromir sono state dette per evitare che tu corressi altri pericoli …- ricercò il suo sguardo e solo quando lei gli concesse la sua attenzione lui continuò.

-Non cercare di basarti molto su  alcune frasi che ti ha detto, cerca invece di pensare che anche lui ha la mente occupata da tanti pensieri- la sua voce risuonò estremamente dolce alle orecchie della ragazza. Era stato così gentile che non seppe rispondere, ma lo ringraziò mentalmente per la delicatezza che le aveva riservato.

-Mi spiace- disse dopo aver riflettuto sul comportamento di Boromir, Legolas aveva proprio ragione, lui era molto tormentato.

L’elfo esaminò a lungo la sua espressione, tenendola saldamente dalla schiena per non farla precipitare dalle scale.

-Mi spiace anche averti disturbato … non hai riposato a causa mia!- era estremamente in imbarazzo e non si seppe spiegare perché quegli occhi le mettevano addosso tantissime emozioni, forse notò che l’elfo attraverso quegli sguardi riusciva a cogliere ogni suo pensiero, quasi fosse un libro aperto.

-Questo non ha importanza per me non è stato stancante  …- disse pacatamente continuando a guardarla

-Ma  tu hai rischiato di ….- si bloccò di colpo notando che le mani di lei erano sporche di sangue, preoccupato le prese tra le sue e le esaminò sotto lo sguardo scioccato di lei.

-Cosa?- disse piano guardandosi.

L’elfo esaminò velocemente il suo torace e notò che il corsetto era completamente inzuppato.

-La ferita si è riaperta- disse serio.

Lei abbassò lo sguardo e  delicatamente sfiorò il torace, completamente confusa.

-Non mi fa male!- asserì stupita.

- La tua fascia è abbastanza stretta, e la ferita si è aperta a causa di un movimento veloce, impossibile percepire dolore, il sangue è stato stagnato dal corsetto-

Serindë guardò le sue mani aperte sotto il suo sguardo, mentre Legolas senza dirle niente si chinò e le cinse il busto; rapidamente lei fu in braccio a lui.

Le sue braccia tenevano salde le gambe della fanciulla, mentre con delicatezza Legolas fece appoggiare la sua testa sul suo petto. Era così delicato che Serindë si sentì considerata speciale, e ricordò le braccia di suo padre, che quando la stringevano emanavano così tanto calore ed un senso di unicità, che non ricordò più fino a quel momento. Ammise che fu piacevole percepire quel petto muscoloso sotto la testa, così caldo e protettivo, tanto da farla sentire invulnerabile e protetta  da ogni sorta di male.

-E’  veramente necessario?- chiese imbarazzata, si sentiva molto bene, ma desiderò che lui non lo notasse, anche se immaginò che di sicuro l’elfo aveva percepito quel conforto che aveva provato.

-Dobbiamo raggiungere velocemente gli altri … lì ti medicherò, meglio che tu non ti sforza-

Non rispose nulla, ma semplicemente chiuse gli occhi e si lasciò trasportare, meravigliandosi della gentilezza dell’elfo. Era così serio, ma gentile e saggio. In quel momento non pensò più a niente e si sentì estremamente consolata e avvolta da un’affettuosa considerazione, che mai aveva pensato di bramare come in quel momento così tranquillizzante.

Legolas proseguì piano, stringendo saldamente la ragazza a sé.

 Era così piacevole che, sentì le lacrime ricoprirle gli occhi. Non riusciva più a curarsi di se stessa dall’inizio di quel viaggio, perciò non considerò mai l’idea che qualcuno potesse prenderla in considerazione, come stava facendo l’elfo in quel momento, quasi non le interessarono più quei bisogni che aveva sempre amato ricevere, tormentata dalle sue paranoie e dalla malinconia che aveva rubato il sorriso dal suo volto. Una lacrima le solcò il viso, piano lei appoggiò la sua mano sul petto caldo di lui e chiuse gli occhi, in modo da annullare il suo pianto.

Legolas portò lo sguardo sul suo viso addolorato, ed osservò preoccupato la sua espressione malinconica.

Avvicinò piano il suo volto e le chiese : -Ti senti male?-

Lei scosse il capo due volte mentre con fare apprensivo l’elfo le carezzò la schiena, sperando di alleggerire il peso del suo animo tormentato.

 

 

 

Dopo diversi minuti, Boromir vide ritornare Legolas con in braccio la ragazza. Serioso si rialzò da terra e lo raggiunse fermandosi sulle scale. Era rassicurato da quella vista, e grato all’amico per esser riuscito a riportare la ragazza indietro, anche se preoccupato per quest’ultima.

-L’hanno ferita?- chiese inquieto guardando la giovane. Non doveva essere accaduto, altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato. Più volte mentre era con gli hobbit aveva pensato di lasciarli ed andare ad aiutare Legolas nelle ricerche, ma si era trattenuto per non lasciarli soli in caso di un improvviso attacco.

-No- rispose Legolas stringendo la giovane senza particolari problemi.

-Adesso puoi mettermi giù- la ragazza imbarazzata rivolse il suo sguardo all’elfo, era molto rassicurante rimanere tra quelle braccia, ma altrettanto imbarazzante. Legolas piano l’appoggiò a terra, sostenendola con un braccio.

Serindë sorrise all’elfo ed in seguito volse la sua occhiata a Boromir, mentre stringeva la sua ferita con la mano destra.

Abbassò gli occhi ed inalò un po’ d’aria prima di schiarirsi la voce.

-Avevi ragione tu … senza di voi sarei morta- disse amareggiata senza spostare la sua occhiata da terra. Ricordò rivedendo gli occhi dell’uomo, tutte le parole che si erano gridati addosso, e provò vergogna per essersi comportata in quel modo

-Sei una sciocca- Boromir le si avvicinò e alzò con le dita il mento di lei, in modo da poterla guardare in faccia. Quelle parole erano colme di apprensione come il suo sguardo, che tormentato si posò su lei. Ringraziò il cielo e promise a se stesso di proteggerla d’ora in avanzi, senza rimproverarla in modo così aggressivo come aveva fatto prima.

-E tu un testone- Serindë gli sorrise, e lui con il cuore più leggero le carezzò delicatamente la guancia.

 

 

 

 

 

Angolo autrice:
Salve a tutti gente, giunta a conclusione di questo capitolo mi vengono in mente due proverbi, voi quale sceglierete? ^.^ “Chi si assomiglia si piglia” i riferimenti sono puramente casuali ahaha, o “ gli opposti si attraggono” anche in questo caso pura casualità;)

Comunque sarei curiosa di capire arrivati a questo punto cosa credete che accadrà, Serindë vi ha mostrato il suo bel caratterino, molto impulsiva ma abbastanza matura da riconoscere i suoi sbagli. Spero di non aver reso nessun personaggio OC, o di aver deluso le aspettative di qualcuno.

Ringrazio infinitamente Fjorleif e Princess_of_Erebor per aver recensito, e vi ringrazio  tutti per aver letto, un bacio, alla prossima : )

 

 

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Star_of_vespers