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Autore: nikita82roma    21/09/2017    4 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Fu Castle a rimanere a dormire nell’appartamento di Beckett quella notte, anche se entrambi dormirono poco. Ogni tanto, quando sapevano di essere entrambi svegli, riprendevano a parlare della situazione, chiedendosi come si sarebbero dovuti comportare e provato ad ipotizzare vari scenari per il loro futuro. Volevano provare a tenere la mente lontana da quei giorni e dalla realtà. Pensare positivo aiutava ad essere positivi le diceva Rick ed in qualche modo voleva crederci.

- Connor ti avrà denunciato veramente, lo sai vero? - Gli ricordò Kate appoggiata sul suo petto mentre Rick le accarezzava la schiena.

- Lo so. Ma lui avrà accuse ben più importanti da cui difendersi.

- Perché lo hai fatto? Cosa ti ha detto?

- Niente. Un padre non si comporta come lui. Ha messo a rischio la vita di Joy e non ne era nemmeno preoccupato, l’unica cosa che gli importava era che noi eravamo lì.

- Quella denuncia potrebbe influire sulla tua richiesta di affido di Joy, Castle.

- La sua per aver abbandonato Joy dovrebbe essere più grave, no?

- Non è una gara a quella che è più grave è che… non avremo altre possibilità, capisci cosa voglio dire? - Si alzò appoggiando le mani sul petto di lui, guardando i suoi occhi azzurri sui quali rifletteva la luce del sole appena sorto che entrava dallo spazio lasciato al centro tra le tende non perfettamente tirate. Lui le sorrise e le accarezzò il viso.

- Calvin, Banks, la tua amica Kelly, i tabulati delle telefonate tra Connor e Lauren Austin. Non sarà un pugno a cancellare tutto questo. Ora dobbiamo preoccuparci solo per Joy.

Una chiamata del dottor Thompson interruppe i loro discorsi. Kate controllò l’orario, era decisamente presto e rimase in silenzio mentre Rick annuiva alle parole del dottore.

- Ho capito, arriviamo. - Così Castle concluse la telefonata e prima che potesse aggiungere altro Kate era già in piedi con i suoi vestiti in mano, in procinto di prepararsi.

- Joy non sta reagendo bene alla terapia. Ha avuto una crisi respiratoria poco fa, hanno dovuto intubarla e passare ad una cura più aggressiva.

Kate non disse nulla, si vestì velocemente e lo stesso fece Rick poi insieme uscirono diretti in ospedale. A nessuno dei due importava se avessero trovato Connor o sua moglie, né quello che gli avrebbero detto, nessuno poteva impedire loro di stare lì.

Quando arrivarono davanti alla stanza di Joy trovarono solo il solito via vai di infermieri e dottori: di Connor e sua moglie non c’era traccia. Rick richiamò l’attenzione del dottor Thompson mentre passava parlando con un infermiera e immediatamente si avvicinò a loro.

- Come sta? - Chiese Castle

- Sì è svegliata poco fa. Ancora è presto per dire se la nuova terapia sta facendo effetto. Per ora l’unica cosa positiva è che non sono sorte altre infezioni e complicazioni.

- Io devo andare da lei. - Disse Beckett decisa - E non mi importa quello che dirà Cooper, Joy sta male e lui non c’è, è sola. È sola e non può stare sola, deve sapere che non è sola.

- Il signor Cooper l’ho avvisato qualche minuto prima di voi. Credevo che sarebbe venuto… - Thompson guardò Castle e Beckett e poi si arrese a quella situazione - Io non ho visto entrare. Se non ci sono urgenze, il prossimo controllo a Joy gli infermieri lo faranno tra un paio d’ore. I camici ed il resto li trovate nell’anticamera. Ma mi raccomando, uno alla volta.

Rick guardò Kate e le fece un cenno di assenso con la testa e si precipitò dentro. Rispettò scrupolosamente le indicazioni che le avevano dato il giorno precedente, vestendosi accuratamente, poi aprì la porta della camera di Joy e appena la bambina vide sua madre provò a tirarsi su e a parlare, agitandosi.

- Joy, amore, stai calma ok? Se no mi mandano via. - Le disse Kate avvicinandosi al letto e sedendosi vicino a lei. - Non devi parlare, non devi sforzarti, devi stare tranquilla. Sono qui, va bene? Resto un po’ con te.

Kate sentì che emetteva dei mugugni come se volesse parlare, ma cercò di rassicurarla ancora, le accarezzò la fronte e lo zigomo mentre con l’altra mano teneva quella di sua figlia.

- Non devi dirmi niente adesso, ti fai male se ci provi. Avremo tempo per dirci tutto quello che vogliamo, ok piccola? Ora devi solo stare qui e riposarti e guarire, capito? Devi guarire presto amore mio… - Non aveva smesso per un attimo di accarezzarla sulla fronte con movimenti circolari e lenti che sembrava la stessero calmando. Poi Beckett vide il viso di sua figlia rigato da alcune lacrime che immediatamente andò ad asciugare.

- Ti prego non piangere Joy. Tu hai superato sfide difficilissime e sei sempre stata grande, supererai anche questa, lo faremo insieme. Anche quando tu non mi vedrai e non potrò essere qui con te io ci sarò sempre, sarò lì fuori con Rick. Lui è lì anche adesso, ma non può entrare, possiamo stare qui solo uno per volta, ma mi ha detto di dirti che gli manchi tantissimo e che ti vuole un mondo di bene ed anche lui aspetta che tu guarisci presto. Abbiamo tante cose da fare insieme Joy, non puoi mollare adesso, ok? Noi lottiamo con te e per te, ma tu non devi mollare.

Kate sentì dalla stretta della mano che Joy si stava addormentando di nuovo, non smise però di accarezzarle la fronte accompagnando il suo sonno. Rimase a guardarla in silenzio preoccupandosi ogni volta che la vedeva agitarsi mentre dormiva ed allora provava a sussurrarle ancora di stare tranquilla, che lei era lì e non sapeva se era un caso o se veramente la sua voce riusciva a calmarla e farla dormire di nuovo tranquilla.

 

- Lei chi è e cosa ci fa qui? - Un’infermiera era entrata stupita di vederla.

- Detective Beckett, sono la madre di Joy. - Disse alzandosi.

- A noi risulta che la madre è la signora Stephanie Connor, lei non può stare qui, se ne deve andare o chiamo la sicurezza. - Le disse severa. Joy appena aveva percepito l’assenza del tocco di sua madre si era svegliata e sentendo quelle parole aveva cominciato ad agitarsi, provando a parlare e a lamentarsi. Non voleva che se ne andasse, non voleva che la lasciasse sola. Provò anche a togliersi quel tubo e Kate ancora prima dell’infermiera per paura che si facesse male la prese per i polsi bloccandola.

- Joy non fare così. Devi stare calma, va bene? Ti ricordi cosa ti ho detto prima? Io sono qui fuori. - Joy guardava sua madre respirando a fatica, frustrata di non poter comunicare con lei e le lacrime cominciarono di nuovo a scorrere sul suo viso. Madre e figlia si guardavano intensamente negli occhi e mentre Joy cercava di farle capire tutto quello che non poteva dirle, Kate voleva solo che rimanesse tranquilla. Quando Joy chiuse gli occhi, arresa a quella situazione, sua madre le lasciò i polsi e le accarezzò il viso asciugandole le lacrime.

- Ti prego amore, non piangere. Io tutto quello che voglio adesso è che tu stia bene, hai capito?

Joy annuì e Kate si piegò per darle un bacio nonostante la mascherina che doveva usare. L’infermiera le guardava e non disse più nulla, attendendo che Kate se ne andasse vicino alla porta.

- Ti voglio bene Joy.

Le sistemò ancora una volta i capelli poi se ne andò da lì passando vicino all’infermiera senza dirle nulla. Andò nell’anticamera e si tolse tutta quella roba di dosso buttandola con rabbia nel cestino della spazzatura, concedendosi di lasciar andare quelle lacrime che aveva tenuto fin quando era stata con sua figlia. Si appoggiò con le mani al muro e si sfogò  lasciando ricadere la testa in avanti e piangendo in silenzio con singhiozzi ovattati. Aveva paura. Aveva tanta paura per lei, molta di più di quando aspettava pazientemente l’esito del trapianto. Stava lottando per la sua vita ed era tremendamente ingiusto ed avrebbe dato qualsiasi cosa per poter prendere il suo posto, per farla smettere di soffrire.

Aspettò di calmarsi un po’, si asciugò il viso e poi uscì. Appena la porta si aprì Rick scattò in piedi ed andò verso di lei che camminava a testa bassa.

- Allora? Come sta? - Le chiese alzandole il viso e notò subito i suoi occhi arrossati dal pianto e quel gesto di mordersi nervosamente l’interno della guancia che faceva spesso quando era a disagio.

- È nervosa, frustrata, arrabbiata… Quando l’infermiera è arrivata e mi ha detto di uscire lei si voleva strappare via tutto per parlare e l’ho dovuta bloccare… Non l’ho mai vista così è stato difficile. Si era anche addormentata, ma non dorme serena, è agitata… Joy è forte ma non l’ho mai vista così, nemmeno nei giorni peggiori dopo il trapianto quando era sola… io… ho paura Castle… ho tanta paura…

Rick la strinse a se e Kate si lasciò andare inerme nel suo abbraccio: le braccia lungo il corpo e tutto il suo peso buttato in avanti, appoggiato sulla spalla di lui che la stringeva accarezzandole la schiena con le mani con movimenti quasi impercettibili. Avrebbe voluto dirle qualcosa, consolarla tra un bacio e l’altro che le aveva dato tra i capelli, ma la voce di Connor li sorprese.

- Voi cosa ci fate qui? - Chiese perentorio ai due. Beckett si staccò da Castle quel tanto che bastava per voltarsi e vederlo, ma non rinunciò al suo abbraccio protettivo con il quale le cinse la vita.

- Joy sta male è peggiorata… Volevo avere notizie di mia figlia, Connor, ti sembra così assurdo? Tu piuttosto, dov’eri? Come la puoi lasciare sola?

- Dovevo andare a prendere mia madre in aeroporto - Disse lasciando che la donna, una distinta signora di mezza età, vestita decisamente elegante, con un lungo e costoso cappotto di cashmere grigio che esaltava la sua figura alta e snella, ed i capelli biondo cenere sapientemente raccolti in uno chignon basso.

Si presentò loro educatamente e Castle da gentiluomo qual era, notando subito il tipo di persona, le fece un cortese baciamano, mettendo da parte per un attimo il rancore per il figlio, cercando di mantenere quell’educazione e rispetto che sua madre gli aveva insegnato fin da quando era bambino.

Margaret, questo era il nome della donna, salutò con una cordiale stretta di mano anche Kate, non mettendoci molto a capire chi fosse, le bastò indugiare negli occhi di lei arrossati dal pianto un po’ più di quanto fosse normale. Provò un’umana pietà per quella giovane donna sconosciuta in quel momento, ma si ricompose emotivamente subito appena sentì il tocco di suo figlio sulla vita.

- Adesso ci siamo qui noi, potete andare. Ci penserà mia madre a stare con Joy. - Li avvisò Cooper aspettando che se ne andassero, ma né Castle né Beckett mossero un muscolo.

- Joy è intubata, non può parlare. È spaventata e nervosa. - Disse loro Kate con voce bassa senza guardarli negli occhi. - Prima ha provato a strapparsi tutto e per lei è strano reagire così.

- Grazie dell’informazione, ma sapremo come cavarcela. - Replicò ancora indispettito Connor, ma bastò un’occhiata di sua madre per farlo tacere.

- Queste informazioni sono certamente molto utili, detective Beckett. - Disse la donna con tono accomodante, ma sia Rick che Kate percepirono nella voce di Margaret una cortesia falsa e dovuta, imposta più da un ruolo che sapeva recitare perfettamente che non da un verso sentire. Poi si rivolse a suo figlio. - Visto che a te mia nipote non parla, credo che sarebbe opportuno che uno di loro vada dentro a spiegarle chi sono e perché sono qui. Sono certa che così Joy accetterà la mia figura molto meglio che se mi presentassi lì senza che lei sappia nulla, cosa ne pensi Connor?

Il figlio non potè che annuire mentre sia Rick che Kate si sentirono con le spalle al muro. Nessuno dei due avrebbe rifiutato di poter vedere Joy e questo la donna lo aveva capito, allo stesso tempo sapevano che aveva ragione, se gliel’avessero introdotta loro Joy l’avrebbe accettata sicuramente più facilmente che se fosse piombata lì all’improvviso o se lo avesse fatto Cooper. Si guardarono negli occhi, poi Kate appoggiò una mano sul petto di Rick, gli aggiustò il collo della camicia e lasciò una carezza. Gli fece un cenno di assenso con la testa, si erano capiti senza bisogno di dirsi nulla. Era giusto che andasse lui, non l’aveva ancora vista e anche se per pochi minuti, perché non poteva quella visita durare molto di più, aveva la possibilità di parlarle e di farle sapere che era lì.

- Vado io. - Disse Castle, avvicinandosi alla porta.

- Signor Castle, naturalmente se vuole fermarsi qualche minuto per stare con la bambina, io non ho fretta. - Gli disse Margaret sorridendo e Rick la ringraziò prima di entrare.

 

Kate aveva ragione. Joy era così diversa rispetto a pochi mesi prima. Nonostante stesse male Rick aveva potuto vedere tutta la rabbia e l’insofferenza nei suoi occhi, insieme alla frustrazione di non poter parlare ed esprimersi. Le spiegò quale era la situazione, con la dolcezza e la capacità di persuasione che lo contraddistingueva sempre. Joy sembrò capire, almeno in parte e per non farla agitare, Castle fu ben conscio che stava facendo esattamente quello che Margaret si aspettava da lui, presentarla in modo più che positivo alla bambina. Le ricordò quello che le aveva detto la prima volta che l’aveva accompagnata a fare una trasfusione e le chiese di continuare a pensare a tutte le cose che avrebbe voluto fare in futuro e che avrebbero fatto insieme, la pregò di non preoccuparsi di nulla, di pensare solo a guarire presto, al resto avrebbero pensato lui e Kate. Fu difficile lasciarla dopo poco tempo, soprattutto quando Joy non voleva lasciare la sua mano: non le promise che sarebbe tornato presto perché non poteva farlo, ma come le aveva detto anche sua madre, che loro le sarebbero stati sempre vicino, a qualunque costo.

Quando Rick uscì da lì e riferì ai Cooper come era andata con Joy e che Margaret poteva andare da lei, vide il volto di Connor e sua madre decisamente soddisfatto con lo stesso sorriso compiaciuto e capì che madre e figlio si assomigliavano più di quanto volessero far vedere.

   
 
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