Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: _Falsa Pista_    21/09/2017    0 recensioni
Merlin è un giovane ragazzo che gira il mondo in autostop, con un enorme zaino rosso, una tenda azzurra e la testa piena di sogni e avventure.
Cosa succede se, un giorno, mentre si apposta sul ciglio della strada col pollice alzato, passa una grande e nuovissima macchina bianca guidata da un giovane, biondo e ricco Arthur Pendragon?
Si fermerà o passerà oltre?
Una scelta semplice, ma con un sacco di conseguenze.
Storia già completata, pubblicazione (si spera) regolare.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
.Capitolo 2.
 

L’allenamento si svolse regolarmente, riscaldamento, esercizi, partitella.
Gwain che cercava di fare lo sgambetto a Elyan durante il giro di corsa.
Gaius, l’allenatore, che curava i ciclamini spontanei nati vicino alla panchina invece che badare allo svolgimento della partita e Arthur, nel ruolo di capitano, che cercava di salvare quell’allenamento da derive troppo caotiche operate dai suoi compagni.
Una cosa buona di Lois, l’unica che in effetti aveva potuto trovare, era stato quel simpatico gruppo di suoi coetanei, stranamente tutti partecipanti alla squadra di calcetto.
In effetti erano parecchio “montanari” rispetto ai conoscenti che aveva in città e nel termine “montanaro” Arthur comprendeva la passione per le camicie a quadri, per l’apecar oltre che la passione per passatempi altamente arcaici come spaccare la legna o parlare di motoseghe.
Però, dopotutto, non è risaputo che la perfezione non esiste?
Con loro Arthur si trovava bene, più libero, meno atteggiato di quanto non fosse mai stato e così poteva anche chiudere un occhio sulle camicie a quadri.
Finito l’allenamento tornarono in spogliatoio, lasciando tante, fangosissime impronte numero quarantacinque sul pavimento fino ad allora e da poco immacolato.
Non si erano nemmeno seduti sulle panche che un urlo stozzato provenne dalle docce.
Un secondo dopo un ragazzo dai capelli neri uscì dal locale docce e avanzò verso di loro agitando uno spazzolone da pavimenti come un indemoniato.
“Voi! Voi! Come osate?!”
I ragazzi della squadra si guardarono perplessi.. Ma chi diavolo era quello?
Poi si udì un altro grido sorpreso.
“Tu!?” esclamò Arthur.
“Oh! Ciao!” salutò l’altro, con un sorriso affabile. Poi si ricordò di essere nel bel mezzo di una scenata di indignazione e riassunse l’espressione offesa.
“Voi! Tutti voi! Come osate entrare con le scarpe fangose dopo che ho passato cinque ore a pulire il pavimento con grande...”
“Senti una cosa, prima” lo interruppe Gwaine avanzando “ma tu chi cavolo sei?”
“Io? Oh, ma certo, scusate, non mi sono presentato.” disse Merlin, l’aria nuovamente amichevole.
“Io sono Merlin e sono il nuovo Custode dello Spogliatoio!”
“Cioè lo sguattero?” ghignò Arthur.
“Sei proprio una testa di fagiolo come pensavo.” ribatté Merlin indignato, lasciando tutti sconcertati per quello che era probabilmente il peggior insulto della storia.
“Arthur,” si intromise Lance per sbloccare la situazione “ma lo conosci?”
“Per fortuna no! Però l’ho incontrato una volta, mentre cercava ghiande commestibili sul ciglio della strada...”
“Ehi! Ma cosa dici!?”
“Come stanno i tuoi sandali da francescano, Merlin?” si informò gentilmente Arthur e dovette essere molto svelto per schivare lo straccio sporco che settò alla velocità della luce verso di lui.
 
***

Dopo aver pulito nuovamente tutto il pavimento, oltre che l’enorme impronta marrone a confusa forma di straccio spiaccicato sul muro finalmente Merlin poté tornare alla sua amata tenda.
Ormai era sera inoltrata, ma il cielo di inizio estate era sereno e l’aria era tiepida sulle braccia.
Con la tenda si era sistemato proprio bene, era riuscito anche a collegare un tubo al torrente nei pressi di una cascatella per creare una sorta di doccia che gli consentisse di lavarsi stando in piedi.
Da quando aveva scelto quella vita non se ne era mai pentito; forse i primi tempi era stato difficile, ma poi si era abituato e ogni giorno riusciva a sentire dentro di sé una grandissima armonia.
Si fece una rapida doccia gelida nel sottobosco buio, si asciugò, si rivestì e torno alla tenda per accendere il fuoco. Mangiò quel po’ di erbe spontanee che aveva raccolto nel pomeriggio insieme al pane comprato in paese.
Infine stese una coperta per terra vicino al fuoco e ci si sdraiò sopra a contemplare quel po’ di cielo che si intravedeva tra le fronde sopra di lui, ad ascoltare i sospiri del bosco, vivo e delicato attorno a lui, a sentire la terra addormentarsi piano tutto attorno a lui.

***

Da quando aveva conosciuto Merlin, che poi conosciuto non era certo la parola adatta perché loro non si conoscevano affatto, Arthur aveva deciso che la parola “stupore” era assolutamente riduttiva rispetto a quello che Merlin suscitava in lui.
Già Arthur considerava strani gli abitanti di Lois, con le loro camicie, le sagre del tartufo e la fiera delle motoseghe, però Merlin andava oltre a tutto questo, Merlin era solo, assolutamente assurdo.
Arthur aveva capito subito che era un tipo strano, molto strano, però non pensava che potesse arrivare a essere così starno.
Era ormai un mese da quando era arrivato a Lois e non c’era giorno in cui Arthur non trovasse qualcosa per cui stupirsi.
Inoltre, cosa alquanto fastidiosa a suo parere, Lois, oltre che noiosa, era anche un buco minuscolo, cosicché era praticamente impossibile non incontrare Merlin nel bel mezzo del compimento delle sue stramberie.
Sdraiato sul letto con le mani dietro alla testa, nella grande casa che suo padre gli aveva riservato, Arthur faceva mentalmente il conto di tutte le volte in cui aveva incontrato Merlin fare qualcosa di inspiegabile.
Aveva trovato Merlin seduto su una panchina assolata intento a lavorare ai ferri un maglione per l’inverno e, come se non bastasse quello squilibrato gli aveva proposto di insegnargli anche a lui. “Ti sembro una massaia?” gli aveva sbraitato contro Arthur.
Aveva incontrato Merlin che si faceva trascinare in giro per il paese da un enorme cane pastore pezzato sostenendo che stava solo “facendo fare quattro passi al cucciolo."
Aveva incontrato Merlin che vendeva frittelle di mele per conto di Gaius in un chioschetto che non aveva mai notato, attorniato da una folla di anziane signore entusiaste.
E, come se non bastasse, aveva incontrato Merlin lungo una strada secondaria del paese mentre aiutava un anziano pastore a pascolare un gregge di pecore.
Un gregge di pecore.
Pecore.
Arthur non riusciva ancora a capacitarsi di come qualcuno potesse essere contento in mezzo a delle stupidissimi quadrupedi puzzolenti.
E invece aveva ben chiara davanti agli occhi l’immagine di Merlin, tutto contento e sorridente che con un bastone in mano fischiettava allegramente in mezzo al gregge.
“Tu sei tutto matto, te l’ho sempre detto.” gli aveva gridato mentre passava.
“Oh, ciao Arthur!” aveva risposto quello tutto gioviale e poi “Golia, attacca!”
Un minuscolo cane era uscito dal gregge e si era avventato nella sua direzione, Arthur non aveva fatto in tempo a mettere in salvo i suoi splendidi pantaloni nuovi e puliti che splat due impronte di cane fangoso spiaccicate sugli stinchi.
Seguite da almeno un’altra dozzina e contornate da un’infinita serie di abbai e uggiolii festosi.
Pietrificato dall’orrore per la sorte dei suoi pantaloni Arthur vide Merlin avvicinarsi alla piccola palla di pelo festante e prenderlo in braccio con aria amorevole.
“E bravo il mio piccolo pastore, che tiene i malintenzionati lontani dal gregge.”
“Merlin!” aveva ringhiato Arthur, con tono pericoloso, ma il ragazzo non lo ascoltava e continuava a ciarlare al cucciolo, sorridendo in modo incredibile.
“Quel piccolo pulcioso ti sta sporcando tutta la maglia.”
“Oh, si, ma non importa, tanto è una maglia da lavoro.”
“E, sentiamo,” disse Arthur in tono provocatorio “cos’è che distingue il tuo abbigliamento ‘da lavoro’ da quello normale?”
“I vestiti normali sono più puliti.”
“Bene, ma si da il caso, Merlin, che tra i miei vestiti da lavoro e quelli normali ci sia una differenza molto più ampia, che non risiede nella pulizia, che è sempre ecellente, ma nel costo, nella presentabilità, nell’eleganza, tutte cose che il tuo stupido Ettore ha appena devastato!”
“Si chiama Golia!”
“Non è questo il punto!” si irritò Arthur, incrociando le braccia al petto con aria oltraggiata.
Infine Merlin posò a terra Golia e lo guardò negli occhi.
“Ti offro un caffè.”
“Cosa?”
“E una pasta!” aggiunse raggiante.
“Cosa stai dicendo?” Arthur lo guardava come fosse un alieno.
“Per risarcimento delle macchie di fango.”     
“...”
“Beh, che ho detto?” questa volta era Merlin ad accigliarsi.
“In realtà come risarcimento io intendo più qualcosa come vederti pulire tutto il mio ufficio da cima a fondo mentre io sto tranquillamente seduto a guardarti lavorare...”
“E se rifiutassi?”
“Dì addio al cane!” rispose Arthur, in tono così serio e solenne che, quando un attimo dopo Merlin lo guardò con aria sconvolta non poté trattenersi dal scoppiargli a ridere in faccia.
“Va bene, allora accetto, però la pasta e il caffè me li offri tu, ok?”
“Sei proprio un mendicante!”
E così avevano fatto e ad Arthur era sembrato molto strano girare per il paese insieme a Merlin, precisamente un Merlin scompigliato, con i capelli arruffati e la maglia piena di impronte fangose di zampe canine.
Infine raggiunsero l’unico, minuscolo bar del paese, dove lavorava Gwen, una ragazza della loro età.
Arrivati alla porta Merlin fece per entrare, ma Arthur lo sbloccò bruscamente.
“Ehi, ma che fai?!”
“Che ho fatto?”
“Resta fuori!”
“E potrei sapere perché?” chiese indignato Merlin, incrociando le braccia al petto.
“Non vorrai sporcare tutto il pavimento, guarda le tue scarpe...”
Merlin guardò in basso versoi due ammassi fangosi che stavano attorno ai suoi piedi.
“In effetti...”
“Ragazzino selvatico!” disse Arthur prima di sparire dentro al bar, chiudendosi la porta alle spalle, davanti all’espressione miscelata di stupore e allegria di Merlin.
Arthur tornò portando due caffè e due pacchetti e raggiunse Merlin sul muretto dove stava infilzando le zolle di fango delle sue scarpe con un bastoncino nel tentativo di ripulirle almeno un po’.
“Grazie.” sorrise Merlin, quando l’altro gli porse il caffè e il sacchettino di carta.
“Di niente.” rispose accondiscendente Arthur, con uno strano sorriso, mentre cominciava ad addentare
“Come sei gentile oggi, cosa ti è succ... EHI!” urlò indignato Merlin, estraendo una patata bitorzoluta da suo sacchettino.
“E questo cosa significa?” chiese Merlin oltraggiato.
“Ma come,” rispose Arthur, ormai già scosso dalle risate “ma non è quello che mangi normalmente? Ahahaa...”
Merlin lo guardò sconvolto, mentre l’altro dal ridere rotolava giù dal muretto.
“Sei proprio una testa di zucca vuota e marcia!” Merlin si alzò “ E questi me li prendo io.”
Afferrò i due bicchierini di caffè ancora appoggiati inermi sul muretto e se li scolò mentre si allontanava.
“No! Cretino, il mio caffè!” urlò Arthur, alzandosi per raggiungerlo, poi lo guardò in faccia e scoppiò nuovamente a ridere “Cos’è quella faccia? Ahaha, scommetto che non lo sopporti il caffè amaro! Tieni.” frugò in tasca e gli lanciò due bustine di zucchero “mangiati questi ora, che voglio vedere che nuova faccia assurda sei in grado di fare.”
Arthur aveva male alla mandibola dal ridere quando si diressero verso il suo ufficio per concludere il debito di Merlin; il suddetto Merlin stava finendo di sbocconcellare il mezzo croissant che era riuscito ad estorcere ad Arthur.
“Finisci di mangiare la tua refurtiva Merlin-scroccone, perché non voglio briciole nel mio ufficio e, tanto per chiarire, non voglio che quelle scarpe entrino nemmeno in ascensore!”
“Devo entrare coi calzini?” chiese Merlin, dubbioso
“Addirittura porti i calzini? Ma come sei progredito, pensavo avessi i piedi come gli hobbit...” ridacchiò Arthur, ignorando il borbottio indignato dell’altro, accucciato davanti alla gradino di ingresso per togliersi le scarpe.
Stravaccato sulla sedia ergonomica, con i piedi bellamente appoggiati alla scrivania e sgranocchiando noccioline da una ciotola molto fornita Arthur rifletteva sulla strana, assurda situazione, rifletteva, in realtà, molto ad alta voce...
“Sai, Merlin, che cosa proprio strana... Non ho mai pensato che avrei avuto un ragazzino selvatico e con calzini rossi a pulirmi personalmente l’ufficio...”
Si chinò appena in tempo per schivare la gomma che Merlin gli aveva tempestivamente scaraventato addosso.
“Non sono un ragazzino! E sto lavorando non perché trovo in te una qualsivoglia compagnia piacevole, anzi, credo di non aver mai incontrato una testa di fagiolo così presuntuosa, stupida, altezzosa e...”
“Che noia, Merlin, insulti in modo troppo logorroico, non posso addormentarmi a metà mentre qualcuno tenta di insultarmi!” lo interruppe Arthur con tono annoiato e si spostò appena per vedere meglio l’altro che, piegato, stava tentando di raccogliere la polvere “e, vorrei aggiungere, a pulire sei un vero spasso... Non ho mai visto qualcuno che cerca di convincere la polvere a salire sulla paletta...”
Arthur davvero non sapeva più se ridere fino alle lacrime o portare quel decerebrato a una clinica molto professionale.
“Sono per la collaborazione.”
“Quindi non lo neghi!”
“Solo perché tu sei una stupida zucca vuota che pretende che tutti facciano le cose solo perché lo hai detto, che impone risarcimenti solo perché un piccolo, carinissimo cucciolo ti ha sporcato i suoi stupidi pantaloni brutti e nuovi e..”
“Merlin...” lo chiamò Arthur “Troppe, troppe parole... Se devi parlare così tanto ti consiglio di rivolgerti alla polvere della paletta, magari lei ha voglia di ascoltarti...”
“E, ops, Merlin, mi è caduta una nocciolina sotto la scrivania, puoi chiedere alla tua amica paletta di raccoglierla?”
E quella volta non riuscì ad evitare il rotolo di scotch che si schiantò in mezzo alla fronte.
Il suono del cellulare risvegliò Arthur dai suoi pensieri.
“Forse è Merlin” pensò istantaneamente, prima di rendersi conto che molto probabilmente Merlin neanche ce l’aveva il cellulare, lui comunque non aveva il suo numero. E poi, che gli importava?
 Si alzò dal letto e aprì i messaggi.
Era Mithian. La sua ex ragazza.
“Ciao Arthur, mi manchi, ci vediamo uno di questi giorni?”
Arthur era confuso, i suoi pensieri continuavano a deragliare verso stupidi particolari, pomeriggi passati e magliette da calcio pulite e piegate accuratamente come mai era successo in passato.
Stupidi, stupidi pensieri.
Prese il cellulare.
“Va bene domani mattina?”
 
“Certo! A domani Arthur.”



***
Angolo dell’autrice.
Salve, eccoci giunti al secondo capitolo!
Qui c’è l’incontro generale di un po’ tutti, qualche scambio di battute e poi, qualche tempo dopo, Arthur un po’ troppo preso dalle stranezze di Merlin, che però si accinge a rincontrare una certa ragazza...
Spero che, nonostante la stranezza della trama e del contesto, i personaggi rimangano IC, fatemelo sapere nelle recensioni.
Ringrazio moltissimo tutti coloro che hanno recensito la storia, oltre a quelli che l’hanno messa tra le preferite e le seguite! <3
Detto questo penso che gli aggiornamenti saranno settimanali e, nello specifico, di giovedì.
Ciao a tutti, grazie
_Falsa Pista_
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: _Falsa Pista_