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Autore: Lady Windermere    22/09/2017    2 recensioni
Giulia Pisani ha diciassette anni, una passione sfrenata per le serie Tv, una madre fervente cattolica e tanti altri problemi.
A questi si aggiunge il recente trasferimento in uno dei licei più prestigiosi di New York, dove, tra reginette frustrate, una fastidiosa gossip man, professori appena usciti dall'ultimo numero di Cosmopolitan, un nerd addominalato e i due ragazzi più ambiti da ogni individuo di sesso femminile nelle vicine cinquecento miglia, dovrà imparare la lezione più importante di tutte: per fare i popcorn non serve l'olio di palma.
Riuscirà la nostra protagonista a sopravvivere?
STORIA INTERROTTA
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Dove, tra angeli caduti e vespe assatanate, imparo una grande lezione di vita

 

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“I may be on the side of the angels, but don’t think for one second that I am one of them.”

Sherlock Holmes, Sherlock

 

 

«Sei andata a confessarti?» mi accolse mia madre, quando entrai in casa.

«Non dovresti prepararti per la messa?» replicai, visto che era domenica mattina.

Lei si sistemò il foulard attorno al collo «Infatti è quello che sto facendo. Al contrario di qualcun altro, mi pare.»

«Ne abbiamo già discusso, mi pare» borbottai, togliendomi le scarpe e scaraventandomi sul divano.

«E pensare che eri così bella vestita da chierichetta» sospirò mia madre.

«Avevo sei anni, madre.»

«Eri più carina allora» replicò «Ah, nel caso non l’avessi capito, sei in punizione fino a domani.»

Mi girai di scatto «Ma ho un impegno stasera!»

«Disdicilo» rispose, avvicinandosi alla porta.

«Madre! Ero a pochi chilometri da qua! A casa di Dylan, non ad un rave party! Se non vado stasera, potrò anche dire addio alla mia felicità!»

Mia madre sorrise, serafica «Le vie del Signore sono infinite» concluse, uscendo di casa e chiudendosi la porta alle spalle.

Mi accasciai sul divano.

Non poteva essere vero. Dovevo essere stata una terrorista nella mia vita precedente per meritarmi tutto questo. O una serial killer.

«Per la prima volta nella mia vita sono riuscita a raccattare un facsimile di appuntamento da uno strafigo assurdo e sono costretta a disdire perché mia madre ha turbe mentali non riconosciute dallo stato.»

Sbuffai. Di certo non poteva andare peggio di così.

L’Iphone trillò. Aprii WhatsApp con noncuranza. Messaggio vocale da Grace.

«Pisani, visto che ho saputo che verrai anche tu stasera alla partita, che ne dici di passare da me prima di andare? Ci saranno anche Shelly, Harry e Chris. Sì, Chris, gliel’ho appena detto che ci sarai anche tu. Harry smettila immediatamente

Per fortuna che non poteva andare peggio di così.

La mia sfiga aveva un culmine o era semplicemente infinita?

Imprecai in un modo che avrebbe fatto rizzare i capelli a mia madre.

Per evitare di tagliarmi le vene o di buttarmi dal tetto aprii Netflix, certa che in qualche serie tv ci sarebbe stato almeno un personaggio più mainagioia di me.

 

«Hai guardato nove episodi di fila. Per favore, prova una delle seguenti cose: attività fisica, relazioni umane. Che fai sfotti?»

Perfino la mia televisione mi consigliava di andare alla partita.

Avevo decisamente toccato il fondo.

Stavo per passare ad un altro episodio di Shameless, nella speranza che Lipp stavolta riuscisse ad ottenere una gioia, quando qualcuno suonò al campanello.

Pensando fosse mia madre, andai ad aprire in ciabatte, pantaloni della tuta, maglietta del pigiama e i capelli spettinati.

Immaginate la mia sorpresa quando al posto di vedere la faccia disgustata di mia madre vidi quella stupita di Harry Richards.

Perfetto, adesso sì che la mia dignità poteva andare a farsi seppellire.

Quando si dice, di bene in meglio.

«Pisani.»

«Richards.»

Mi sarei voluta sotterrare.

«Ehm, che ci fai qui?»

Si schiarì la voce «Sai, Grace ti ha chiamata, ma non rispondevi e quindi ha mandato me a vedere se eri morta. Non voleva, e qui sto citando letteralmente, sporcarsi le scarpe nella parte povera di Brooklyn

Annuii, grattandomi la nuca «Avevo il telefono in carica.»

Un fotogramma di me che piangevo guardando il telefono squillare e mi ingozzavo di gelato affogato al triplo cioccolato mi passò davanti agli occhi.

Harry si morse le labbra «Posso entrare?»

«Certo» dissi, rendendomi conto in quel momento che l’avevo fatto stare sull’uscio tutto quel tempo.

Gli feci segno di accomodarsi sul divano, non prima di avere nascosto la vaschetta di gelato dietro la televisione.

«Non ti senti bene?» mi domandò.

«Perché non dovrei stare bene?»

«Beh, non sei venuta né ti sei fatta più sentire. Grace era preoccupata.»

Sorrisi «Questo faccio fatica a crederlo.»

«Beh, diciamo che ha chiesto due volte dov’eri finita» ritrattò.

Mi sedetti accanto a lui «Lo devo considerare un complimento?»

«Fossi in te, lo farei.»

«Comunque non sto male, è solo che mia madre mi ha…messo in punizione, so che sembra infantile, ma ehi, benvenuto nel mio mondo!»

Harry si guardò intorno «Non preoccuparti, anche i miei sono piuttosto pressanti. Ma che cosa può aver fatto questa brava ragazza per far arrabbiare così tanto la mammina?»

Arrossii «Sono rimasta a dormire da Dylan.»

«Siete diventati così intimi?»

Scossi la testa «È solo un amico. Comunque non vedo come la cosa possa interessarti.»

Mi fissò per qualche secondo «Ti sbagli, mi interessa.»

Distolsi lo sguardo «Per essere ancora più stronzo immagino.»

Si avvicinò leggermente e mi prese il mento tra le mani «Pisani, non penserai davvero che io mi interessi a te per comportarmi da stronzo…»

«Ormai penso solo il peggio» replicai, appoggiando la mano sul suo polso e cercando di liberarmi da quella stretta ferrea.

«Non mi conosci nemmeno.»

La sua testa era a pochi millimetri dalla mia. Le sua labbra pericolosamente vicine.

«Ti conosco abbastanza.»

Sorrise «Ah, mi conosci abbastanza?»

Si leccò le labbra in un gesto accuratamente studiato.

Mi sforzai di mantenere il controllo, anche se cominciavo a sentire un piacevole formicolio al basso ventre.

«Sì.»

«Sei una così brava ragazza, Pisani. Non potrai mai conoscermi abbastanza. Ti macchieresti quelle soffici ali candide che ti ritrovi» ribatté.

Ma insomma, chi diavolo credeva di essere? Un dio in terra? Non avrei mai voluto mostrarmi così fragile davanti a lui.

A me piaceva Chris, per l’amor del cielo!

Gli afferrai entrambi i polsi e, complice anche il suo stupore, riuscii a fargli mollare la presa su di me.

«Non ti azzardare mai più a toccarmi, Richards.»

Lessi nei suoi occhi uno scintillio di divertimento.

Mi avvicinai al suo viso, come per baciarlo, se non per poi evitare la sua bocca e sfiorargli l’orecchio con le labbra «Non sono una di quelle stupide ochette eccitate che ti sbavano dietro. Tienitelo in mente.»

Dopo essere tornata ad una distanza di sicurezza sorrisi, candidamente.

Harry scoppiò a ridere «Dolcezza, perdonami, ma ti avevo sottovalutata.»

Alzai un sopracciglio «Non farlo mai più, allora.»

Si alzò dal divano «Beh, visto che male non stai perché non vieni alla partita lo stesso? Non dirmi che una ragazza tosta come te ha paura di una punizione» mi provocò.

«Dammi il tempo di vestirmi e scendo.»

«Farai meglio a sbrigarti se non vuoi che Grace venga a cercarti in preda alla furia.»

Terrorizzata da quella minaccia mi precipitai su per le scale.

 

Avrei seguito Harry sulla via della perdizione? Certamente.

L'avrei fatta franca? Già più complicato.

Dovevo pensare ad un piano... qualcosa di infallibile.

Un piano geniale, degna delle strategie militari di Cesare e del cartaginese Annibale.

Sorrisi diabolica alla maglietta con la stampa dei Ramones che avevo deciso di indossare.

Mia madre era furba, certo. Tuttavia, neppure lei avrebbe mai potuto prevedere qualcosa di così terribilmente ingegnoso.

«Dei cuscini piegati?» Harry era perplesso «In che modo dovrebbero aiutarci?»

Sorrisi come uno squalo che ha individuato la preda e si prepara ad azzannarla per nutrirsi con bramosia delle sue triste interiora sanguinanti.

Ok, forse non proprio così. Fatto sta che spaventai Harry, che fece un passo indietro.

«Vedi, mia madre sa che sono arrabbiata con lei. Così se io piego questi cuscini in modo tale che sembri che io stia dormendo, non si accorgerà mai che non ci sono.»

Harry si umettò le labbra, indeciso se parlare o meno.

«Dimmi, tua madre soffre di qualche disturbo della vista?» chiese alla fine.

Scossi la testa «No, perché?»

«Queste lenzuola non ingannerebbero neppure un cieco.»

«Ah-ah!» lo bloccai «È qui che entra in scena il genio: chiuderemo a chiave la porta e ci appenderemo sopra questo biglietto.»

Lo prese «"Madre Superiora, visto che non mi lasci uscire io non ti farò entrare. Così impari, me ne vado a letto. Firmato Giulia."»

Intercorse un lungo istante di silenzio.

«È così stupido che potrebbe funzionare» commentò Harry, incollando il foglio alla porta con il nastro adesivo «Si percepisce tutta la tua passivo-aggressività.»

«Io non sono passivo-aggressiva» sbottai, brusca.

Mi guardò di sottecchi «Sì che lo sei. Ma ora andiamo da Grace, prima che si convinca che siamo stati uccisi o, peggio, che ci stiamo dando alla pazza gioia» concluse, malizioso, mentre io diventavo viola dall’imbarazzo.

 

Camminare con Richards.

Un'attività che non consiglierei neanche al mio peggior nemico.

Però, Dio, quanto era bello con quel suo cappotto lungo e quei capelli raccolti in maniera disordinata!

Lo avrei fissato per ore mentre camminava davanti a me con passo veloce.

Ero così persa nei miei pensieri che quasi mi sembra di risvegliarmi di colpo davanti alla casa di Grace.

Restai senza fiato.

Era enorme, immensa, gigantesca. Non pareva pensata per persone o creature d'umana misura, bensì per giganti dalle mostruose fattezze.

Come quelli di Attack On Titan.

In effetti questo spiegherebbe molte cose su Grace…

Notai che Harry mi stava fissando, cercando di non darlo a vedere.

Probabilmente voleva ammirare la mia reazione da provinciale alla ricchezza per deridermi in seguito.

Pezzo di merda.

Però che gran bel cul…Giulia, ti prego contieniti!

In questo momento però sarei stata come Eren Jaeger e non mi sarei fatta intimidire da nessuno.

Varcai il cancello con tutta la maestà di cui ero capace, sforzandomi di non degnare di uno sguardo le meraviglie che mi circondavano.

Grace era sulla soglia e man mano che mi facevo più vicina la sua espressione iniziò a cambiare. Prima noia, poi riconoscimento e infine... terrore?

«Giulia!» mi gridò contro «Un mostro!»

Mi girai, ma vidi solo il mio accompagnatore.

«Tranquilla, Grace» le risposi «È solo Harry.»

«Quanto sei divertente, Pisani, te l’ha mai detto nessuno?» ribatté lui, sarcastico.

Grace emise un gridolino e indicò un punto preciso sopra la mia testa.

Alzai il collo e finalmente lo vidi: si trattava di un grossa vespa, apparentemente intenzionata a deporre le sue uova sulla mia testa.

«Shelly!» gridò di nuovo Grace, con tono più stridulo «Shelly!»

Dalla porta semiaperta, come evocata dal richiamo disperato di Grace, uscì Sheila, reggendo un tubo su cui le scritte dai colori vistosi annunciavano "Insetticida".

Mi paralizzai sul posto.

Shelly si girò e mi vide. Sorrise folle.

«Muori, stronza!» urlò, sparando insetticida ovunque con la bombola.

Mi chiesi se fosse riferito a me o alla vespa.

Mi scansai giusto in tempo da evitarne la maggior parte, evidentemente diretta più contro la sottoscritta che alla vespa, ma inciampai e caddi sul selciato.

Un piccolo, sottile "strap" risuonò dal retro della mia gonna.

Oh no.

No.

No.

Non sarebbe servito neppure controllare dove fosse stato lo strappo o se fosse stato evidente: le risate di Richards confermarono che la peggiore delle mie ipotesi si era avverata.

Shelly calpestò il corpo dell'insetto morto con un insolito compiacimento.

Grace si avvicinò sui tacchi traballanti.

«Oh cielo» disse, trattenendo a stento le risate.

Harry non faceva altro che ridere, umiliandomi.

Avvampaii. Non sapevo fare altro che avvampare, a quanto sembrava.

Perché non ero rimasta a casa come voleva mia madre?

Ero sul punto di scoppiare a piangere, quando sentii qualcosa poggiarsi sulle mie spalle.

Era la giacca di Chris, che al contrario degli altri non stava ridendo.

Era, invece, incredibilmente serio.

«Harry, non credevo che la tua età mentale fosse quella di un bambino di tre anni» esordì, zittendolo, con mio grande sollievo.

La sua giacca era comoda, lunga abbastanza da farmi sentire protetta.

Potevo sentire il calore della sua mano sulla mia spalla, la sua presa farsi più stretta per la preoccupazione.

«Ti sei fatta male?» mi domandò.

Scossi la testa. Fortunatamente non mi ero fatta nulla, ma le ginocchia e le palme delle mani, che avevano attutito il colpo, formicolavano in modo preoccupante.

Senza contare lo strappo imbarazzante sulla gonna.

Vidi il sorriso svanire dalla faccia di Shelly.

Abbracciai Chris, più per farla arrabbiare che per vera necessità di contatto.

Funzionò. Se fossimo stati in un cartone animato probabilmente avrei visto delle nuvolette di vapore uscirle dalle orecchie.

Chris mi strinse, felice di vedermi, poi, sentendo tutti gli sguardi puntati su di noi, mi lasciò andare tossicchiando, imbarazzato.

A questo punto intervenne Grace «Non possiamo certo andare con te in quelle condizioni, Pisani! Vieni con me: eccezionalmente per questa sera potrai indossare qualcosa di mio.»

«Così finalmente avrai un look decente!» concluse con la sua solita grazia.

 

 

N.d.A: Hola! Perdonate il ritardo, ma ieri è stato un giorno abbastanza impegnativo :/

Come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto! :) Ci tengo a ringraziare balli01, Crissy_Chan e Lupe M Reyes per le recensioni; Kaliy, marti_31, metamorfomagus_tonks (dieci punti a tassorosso), miky 483, Natalja_Aljona, Puzzotopo e Toffee per aver inserito la storia tra le seguite; BellaDawson99, Fenicebook e MoonLory92 per averla messa tra le preferite.

Detto ciò, al prossimo capitolo!

​LadyWindermere<3

 

 

  
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