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Autore: annalisa93    22/09/2017    0 recensioni
Questa storia non è mia, ma di una mia amica, il suo profilo ufficiale lo trovate su wattpad : https://www.wattpad.com/user/ChiBa93
GENERE: sentimentale, thriller, mistero, psicologico, urbanfantasy.
Diciassette ragazzi.
Diciassette anime diverse, ognuna con il proprio passato, con le proprie fragilità e con le proprie aspettative per il futuro.
Diciassette cuori destinati ad incontrarsi e a scontrarsi.
Diciassette persone che si ritroveranno ad indagare su una serie di misteriose scomparse e sull'inquietante morte di una giovane liceale, avvenuta quarant'anni prima.
N.B: Questa storia è una light novel, ovvero un romanzo con illustrazioni in stile manga
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Buon pomeriggio a tutti :) 
Anche questa settimana aggiorno di venerdì perché domani non posso, vi auguro come sempre buona lettura :)

 

 

And anytime you feel like you just can't go on

Just hold on to my love

And you'll never be alone

Hold on

We can make it through the fire

And my love

I'm forever by your side

And you know

If you should ever call my name

I'll be right there

You'll never be alone

(Da You'll Never Be Alone, Anastacia)

 

 

Lucca, ore 19.45

Quelle parole arrivarono dritte al cuore, colpendolo con la precisione di un proiettile. Le rimbombarono in testa, in un'eco tartassante, che la lasciò incredula, persa in uno stato di perfetta apatia.

Rimase alcuni minuti immobile, a ripensare alle parole che aveva sentito, poi, lentamente tornò in sé.

«Che vuol dire?» Domandò, confusa. Mosse un passo in direzione dello sconosciuto.

«Non ti avvicinare!» Tuonò lui.

Sakura non gli dette retta e avanzò ancora di un paio di passi, tremolanti.

«Ti ho detto di non muoverti.» Sibilò a denti stretti, minaccioso.

«Sakura, fai come ti ha detto!» Le intimò Nathan, afferrandola per un braccio. «È un tipo pericoloso, potrebbe farti del male.»

Sakura si voltò verso il suo ragazzo. Scosse la testa. «Lasciami, Nate! Io voglio sapere! Qualcuno ha predetto il mio destino e io voglio capire se è stato lui!»

Nathan, a quel punto, colpito dalle parole della ragazza, la lasciò andare. «C-cosa?» Sussurrò, con un groppo in gola.

Le lacrime continuavano a solcarle il viso, ma lei, imperterrita, continuava ad accorciare la distanza che la separava dal giovane.

«Maledizione! Ci vuoi stare ferma?! Ti ho detto di non venire qui!» Sbottò, spazientito. A quel puntò si voltò. «E va bene.» Sospirò, rassegnato. «Te la sei cercata!» Ringhiò, protendendo il braccio destro in avanti, con il palmo della mano aperto, alzato verso di lei, come se le stesse dando un segnale di stop. Dopodiché ruotò il braccio, eseguendo un movimento di pronosupinazione. All'improvviso un forte vento sollevò da terra Sakura e Nathan, che era dietro di lei, e li scaraventò contro le sedie in fondo alla stanza.

«Nate, Sakura!» Gridò David preoccupato, precipitandosi ad aiutarli. «Ragazzi, state bene?»

«Sì, più o meno.» Rispose Sakura, spostando alcune sedie che le erano cadute addosso. Dopodiché si alzò in piedi e andò subito a soccorrere Nathan che era rimasto sotto di lei. Poco prima dell'urto, infatti, lui le aveva cinto la vita da dietro, facendole da scudo con il proprio corpo e attutendo il colpo.

«Nate, stai bene?!» Gli chiese, vedendolo dolorante, rimuovendo i leggii e gli sgabelli che lo bloccavano a terra. «Ci penso io a lui. Dave, tu pensa a liberare le ragazze.» Aggiunse, risoluta. David annuì e andò dalle ragazze, visibilmente turbate.

Sakura aiutò Nathan a mettersi a sedere. «Ti sei fatto male?» Chiese, accarezzandogli la testa, agitata. Il ragazzo scosse il capo, scuro in volto.

«Allora, aspetta, ti aiuto a rialzarti.» Detto questo, si posizionò di fronte al ragazzo e gli prese le braccia, tirandole verso di sé, in modo che Nathan potesse sollevarsi dandosi una spinta. Ma lui sembrava non volersi muovere. Sakura era interdetta. «Nate, che fai? Alzati.»

Lui non rispose, lo sguardo era piantato a terra. I due rimasero così, in silenzio, per alcuni minuti, le mani di lei ancora strette attorno alle braccia di lui. Poi, inaspettatamente, anche lui afferrò i polsi di lei e lì tirò con forza verso di sé. Sakura perse l'equilibrio e gli cadde addosso. A quel punto Nathan la strinse forte a sé, così forte da lasciarla senza respiro. «Nate...»Tramite quel contatto così intimo, Sakura poté percepire l'agitazione, la tristezza, e lo sconforto vibrare attraverso le vesti di Nathan, poté sentire il suo cuore galoppare velocemente, nervoso. «Ti prego, non fare così...» Sussurrò, accarezzandogli la schiena, a cui era aggrappata.

«Non ce la farò mai.» Sussurrò lui, con voce spezzata. «Sono un inetto, uno stupido, un buono a nulla... Se solo non fossi stato così cieco e ottuso.» Sputò, con disprezzo.

«Non dire sciocchezze, tu ce la farai in qualche modo, tesoro mio. Sei la persona più forte, coraggiosa e intelligente che conosca, hai fatto scelte difficili e dolorose nel corso della tua vita e sono state tutte scelte giuste. Tutte, nessuna esclusa.» La ragazza sottolineò le ultime parole e gli posò un delicato bacio sulla fronte, appoggiando una mano sulla spalla e una sul capo. «Non sarai mai da solo, io sarò sempre con te.»

Per tutta risposta, Nathan la strinse più forte, quasi in maniera disperata, assaporando a pieni polmoni il delicato profumo di camomilla che inebriava i capelli di Sakura. «Non mi lasciare.»

«Mai.» Assicurò lei.

Di fronte a quella scena, David sentì il cuore stringersi un pochino, mentre gli occhi si fecero malinconici. Scosse la testa, mandando via la tristezza che lo aveva sfiorato con le sue fragili spire, e subito tornò a dedicarsi a ciò che stava facendo. Aveva rimosso i bavagli alle due ragazze e adesso si accingeva a sciogliere i nodi che tenevano le mani legate dietro alla sedia. Sembrava un lavoro complicato.

«Em, puoi venire ad aiutarmi, per favore?» Chiese, rivolto ad Emma. Ma non ottenne risposta. «Em?» La chiamò, guardandosi attorno. Nella stanza non c'era. Poi, la sua attenzione si posò sul rettangolo di corridoio a cui lo stipite della porta faceva da cornice, illuminato debolmente dalle luci d'emergenza. Dritto davanti a lui, in fondo al lungo corridoio, c'era il portone principale. Attraverso il vetro, vide la figura di Emma, appena rischiarata dalla pallida luce della luna, correre verso il cancello. «Ma che sta facendo?» Si domandò.

Quando lo vide lasciare la vecchia aula di musica, guardandosi il braccio, il suo istinto le aveva gridato di andargli dietro. Un alone misterioso, quanto affascinante e terribile, sembrava avvolgere quello strano ragazzo. Era un alone oscuro, inquinato dal rammarico, dal dolore e dall'aridità della solitudine. Lo aveva percepito chiaramente, grazie alla sua sensibilità. Non doveva farselo scappare, voleva saperne di più, per questo decise di dar retta al suo istinto. Corse più veloce che poteva, anche se i polmoni erano in fiamme, le gambe le dolevano, l'aria fredda della notte contro la sua pelle madida di sudore le provocava lunghi brividi su tutto il corpo. Oltrepassò il cancello e lo inseguì fino alla fine della via delle rose, la via in cui si trovava la scuola, raggiungendo le strisce pedonali che portavano al piazzale della chiesa di S.Anna. Le attraversò e continuò tutto a dritto, fino a raggiungere la parte opposta del piazzale, dove era stato piazzato un altro attraversamento pedonale. Il semaforo era rosso. Si fermò, facendo tintinnare rumorosamente i numerosi ciondoli che indossava. «Ehi!» Urlò Emma, con quel poco fiato che le era rimasto, piegata in due, con le mani sulle ginocchia. A quel punto lo vide arrestarsi dall'altra parte delle strisce. Lui si voltò, sorpreso. «Che ci fai qui, ragazzina?»

«Perché... Perché vuoi il gioco?» Chiese, fra un respiro e l'altro. «A cosa ti serve?»

«Come ho già detto al tuo amico, non sono affari tuoi, piccola ficcanaso.» Rispose in modo brusco, in modo che non trapelasse nessuna emozione.

«Ho come l'impressione che per te abbia un valore affettivo profondo, sbaglio?»

Il misterioso individuo sgranò gli occhi, meravigliato. «Come fai a dirlo?»

«E' una sensazione.» Confessò.

Lui si voltò dall'altra parte, dandole completamente le spalle. «Vedremo se la tua sensazione ha qualche fondamento.» Disse, lanciandole qualcosa che atterrò ai suoi piedi. Poi, tenne il braccio e la mano alzati, in segno di saluto. «Ci vediamo... piccola sensitiva. Tornerò quando avrete il gioco.» Aggiunse. Dopodiché tirò giù il braccio e si alzò la manica della giacca. Il marchio dei Guardiani del Cosmo era ancora lì e brillava nel buio della notte. «Dunque quei marmocchi dicevano la verità, il gioco non lo avevano loro. Qualcun'altro deve averlo attivato.» 

   
 
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