Cap 36
Salvataggio
Elena stava
scendendo rapidamente lungo il dirupo
cercando un buon punto da cui potersi tuffare, nella mano stringeva la
piccola
chiave che le aveva dato Lara, non sapeva nemmeno cosa aprisse ma le
era
ugualmente grata per il suo aiuto totalmente inaspettato. Durante quel
breve
colloquio con lei aveva avuto modo di capire alcune cose, ma adesso non
era il
momento giusto per rielaborare quanto aveva sentito e soprattutto visto.
La paura aveva
iniziato a prendere il sopravvento, il
sangue nelle vene aveva preso a pulsarle come impazzito quando aveva
sentito il
boato scaturito dal colpo di Tritone; per un istante aveva davvero
creduto
fosse la fine. D’improvviso Ursula era emersa dal lago e
aveva capovolto la
situazione cogliendo Tritone alla sprovvista, con un gesto repentino
aveva
salvato Aris scardinando la gabbia e allontanandola dalla furia del Re
e mentre
i due colossi si fronteggiavano uno contro l’altro,
l’esercito squamato
combatteva contro i restanti umani.
La situazione
sembrava tragica, Elena non avrebbe
saputo dire per quanto ancora Ursula sarebbe stata in grado di tenere a
bada
Tritone distogliendolo dal suo vero obiettivo, ma di certo non ancora
per
molto.
I rumori della
battaglia seppur lontana erano tremendi,
colpi fortissimi erano inferti da entrambe le parti, per un istante,
mentre la
bionda valutò la distanza dall’acqua per tuffarsi,
vide la strega attorcigliare
i suoi tentacoli attorno al Re e poi vide quello scagliarle contro
delle saette
che illuminarono la sua spina dorsale con la forza di una centrale
elettrica.
Il tempo era
poco e la strega non era abbastanza
forte da tenere ancora impegnato il re, doveva muoversi, e alla svelta.
Un ennesimo
boato colpì la gabbia di Aris, il colpo
aveva mancato il bersaglio e aveva invece preso il gancio che reggeva
tutta la
struttura, il ragazzo dondolava pericolosamente davanti al re ancora
imprigionato dentro quell’assurda gabbia, Tritone aveva gli
occhi iniettati di
sangue e non perdeva tempo a prendere bene la mira, colpiva a raffica
nel
disperato tentativo di mettere fine alle loro vite.
Elena prese un
profondo respiro, quel salto era il
più alto che avesse mai fatto, si sporse per guardare sotto,
ma quello che vide
non l’incoraggiò per niente, rocce affilate come
rasoi erano sparse qua e là
per tutta la traiettoria, avrebbe dovuto essere molto fortunata per non
beccare
nulla durante la sua caduta.
Dopo un istante
di esitazione fece qualche passo per
prendere la rincorsa
“Sto
arrivando Aris”
Poi
saltò giù.
****
Rachel nascosta
dietro alcuni alberi stava
assistendo alla battaglia, non poteva credere a quello che
nell’arco di pochi
minuti era successo. C’erano degli esseri mezzi pesce con
armature medievali
che squarciavano uomini come fossero di burro, un enorme Tritone a
bordo di una
carrozza dorata che brillava di luce propria come fosse una lampadina e
che
scagliava a destra e sinistra saette con un bastone a tre punte, per
non
parlare poi della donna che l’aveva condotta sin
lì. La vecchia e magrolina Ursula
le aveva affidato una borsa che si era portata dietro per tutto il
tragitto,
poi aveva estratto un ampollina ed una volta svuotata in bocca si era
lanciata
verso il lago dove poco dopo aveva assunto le sembianze di un enorme
polipo
viola minaccioso.
Ma che razza di
storia era mai quella?
Si
portò una mano alla testa tentando di sorreggersi
da un mancamento improvviso.
Non poteva
crederci.
Ed in effetti
non l’aveva fatto.
Quando Ursula le
aveva raccontato quella pazza
storia aveva pensato fosse la trama di qualche soap opera, ma adesso
tutto
cambiava. Ed anche il significato di quella borsa nera che continuava a
trascinarsi dietro.
“Porta
questa borsa al capo dei cacciatori, ma dì di
usarla solo in caso di estrema
necessità”
le aveva detto quella poco prima di scappare verso il lago in soccorso
di Aris.
Rachel stentava
a credere che tutto quello fosse
reale, forse era tutto un incubo, fra poco si sarebbe svegliata nella
sua
stanza nella vecchia casa a West Richland e avrebbe scoperto che niente
di
tutto quello era reale. Doveva per forza essere così.
Chiuse gli occhi
nel tentativo di convincersi che
tutto quello non fosse reale, poi uno scoppio la costrinse a riaprire
gli
occhi, il Tritone al centro del lago aveva colpito un altro angolo
della
foresta mandandola a fuoco.
La radura si
illuminò di rosso fuoco ed in un
battibaleno le fiamme cominciarono a propagarsi di ramo in ramo. Fumo
denso e
scuro iniziò ad impregnare l’aria e Rachel
iniziò a scappare verso l’entroterra,
non pensava minimamente a dove stesse andando ma in qualche maniera si
era
avvicinata ad una zona presidiata da un gruppo di accampamenti
mimetici.
Si
guardò attorno spaurita, non vi era nessuno a cui
potesse rivolgersi, poi un urlo agghiacciante le fece accapponare la
pelle, si
voltò in direzione del lago e vide un tritone infilzare una
lunga lancia con
due punte ricurve dentro il petto di un uomo. Tremante dallo shock
rimase
pietrificata quando riconobbe una macchia bionda che correva lungo il
dirupo
molti metri più in là.
Incapace di
muoversi da dov’era rimasta le scappò di
bocca un urlo che attirò lo sguardo di alcuni occhi nel
buio.
Ignorò
ciò che aveva scatenato per concentrarsi a
guardare la figlia, ma cosa stava facendo? Poi quando ella si
fermò e prese una
rincorsa verso il vuoto tutto le fu più chiaro,
si stava tuffando nel centro della battaglia.
***
Elena si
lanciò quanto più lontano possibile, la
sensazione di cadere nel vuoto e l’aria che prese a
frecciarle contro il corpo
le diedero ancora più velocità e non appena
toccò l’acqua l’impatto avvenne con
una tale violenza che le tolse il respiro.
Allungò
i piedi sul fondo nel tentativo di trovare
qualcosa con cui darsi una spinta ma fu inutile, presa dal panico
aprì gli
occhi per un breve momento e quando vide tutta l’acqua nera
che la circondava
la paura prese il sopravvento, ritrovarsi immersa nell’acqua
nera attorniata
dal nulla era da sempre stato il suo peggior incubo. Prese a sbattere
le gambe
aiutandosi con le mani per risalire a galla, doveva essere scesa molto
in
profondità perché ancora non riusciva a vedere la
superficie e l’ossigeno le
stava finendo, forse avrebbe potuto provare a respirare
sott’acqua ma in quel
momento talmente era presa dal panico che si dimenticò il dono che le aveva fatto Aris.
La testa aveva
preso a girarle e l’acqua le schiacciava
il petto soffocandola, un dolore lancinante prese a pulsarle alla gamba
sinistra ma imperterrita continuò a nuotare. Finalmente,
dopo secondi che le
parvero ore, riemerse dal centro del lago guardandosi confusa attorno.
Le
orecchie erano piene d’acqua e fischiavano tanto da averle
fatto perdere il
senso di orientamento, il dolore aveva iniziato a farsi sentire in
tutto il
corpo nonostante l’acqua fredda le avesse temporaneamente
anestetizzato tutti i
sensi. I capelli grondanti d’acqua le annebbiarono la vista;
dov’era Aris?
Dalla fronte
prese a scenderle un rivolo di sangue
che le bagnò gli occhi, si doveva essere tagliata con
qualche scheggia durante
il salto;
Un’onda
anomala la investì in pieno, era a poche
bracciate da Ursula e Tritone, colpi fortissimi venivano inferti da
entrambi,
ma mentre il re non aveva un solo graffio in corpo Ursula sembrava a
pezzi e sull’orlo
di cedere.
Proprio dietro
di lei intravide la gabbia di Aris, è
lì che doveva andare, prese una boccata d’aria ed
iniziò la sua nuotata.
****
Aris stava
tentando disperatamente di liberarsi
quando in lontananza, camuffata dal buio, vide Elena.
A niente
servirono i suoi segnali nel tentativo di
farla andare via, lei stava continuando imperterrita a nuotare verso di
lui.
Ad Elena quella
sembrò la nuotata più lunga della
sua vita; nuotò con tutte le sue forze mentre tutti erano
troppo impegnati a
combattere per prestare attenzione a lei, ogni volta che batteva la
gamba in
acqua sentiva un dolore fortissimo, ma non si lasciò
scoraggiare, con un ultimo
esitante sforzo riuscì finalmente a raggiungere la gabbia di
Aris afferrando le
sbarre di acciaio.
“Vattene
via subito!” le gridò lui tutt’altro che
contento di vederla.
“No,”
Lei prese la chiave che aveva conservato in
tasca, e gliela mostrò. “Io non ti
lascio.”
Il ragazzo la
guardò con ammirazione,
“Cosa
apre?” le chiese
“Non
lo so,” guardò le manette che il ragazzo aveva
ai polsi. “ma possiamo fare un tentativo”
Il rosso
avvicinò i polsi alle sbarre ed Elena provò
a girare la chiave. “no, non va” rispose
sconsolata. Forse non era la chiave
giusta, magari Lara si era confusa e le aveva dato una chiave inutile!
“Forse
apre la gabbia!” esclamò lui.
Animata di nuova
speranza Elena si aggrappò alle
sbarre in cerca di un altro lucchetto da aprire “Ma
dov’è la serratura?”
“Credo
sia in cima alla piramide, probabilmente
l’hanno chiusa con me dentro, altrimenti me ne sarei
accorto”
“Va
bene, reggiti, adesso mi arrampico e ti sgancio”
Elena puntò i piedi sul fondo della gabbia e quando si
issò su tenendosi alle
sbarre sentì nuovamente quel dolore alla gamba.
“Elena
stai sanguinando!” le parlò il ragazzo.
“Un
problema alla volta” lo ignorò lei.
“Pensiamo a
sganciarti prima” trovò un lucchetto in cui
confluivano le sbarre della gabbia,
provò ad infilare la chiave e quella entrò subito
senza difficoltà. Elena
tirò un sospiro di sollievo “Reggiti,
adesso provo a sganciarti”
Aris si strinse
alle sbarre mentre Elena girò la
chiave nel lucchetto, subito una delle quattro aste in metallo
scivolò via,
“Che
succede?” le chiese preoccupato
“Si
è incastrata! La barra non viene via!”
Il sistema della
gabbia era abbastanza complicato,
essendo piramidale vi era una base dove sedeva Aris e quattro lati
formati da
sbarre che confluivano in quattro aste metalliche che erano tenute
insieme da
un lucchetto, aprendo questo sarebbero dovute cadere tutte e quattro
aprendo
così la gabbia, ma ciò non era successo.
“ci
sarà qualche blocco”
“proviamo
a tirare la barra, non importa se non si
apre tutta la gabbia, ti basta un lato per uscire” mentre la
bionda diceva
questo i due ragazzi furono investiti da un onda gigantesca che li fece
sbattere violentemente contro il metallo.
“adesso!”
gli disse Elena tirando l’asta, lentamente
grazie anche ad Aris l’asta iniziò ad uscire dal
lucchetto. “Ancora un piccolo
sforzo”
Con un ultimo
sforzo l’asta uscì completamente
aprendo così un intero lato della gabbia, Elena che vi era
appoggiata sopra
cadde in acqua nello stesso istante in cui Aris riuscì a
liberarsi.
Mentre era
ancora sott’acqua il rosso le si avvicinò
e la trascinò via di lì,
“Leviamoci
di qui” le disse nuotando verso la
cascata,
La bionda
riemerse dall’acqua con il ragazzo al suo
fianco che le teneva un braccio, stava cercando un posto dove
nascondersi, poi
d’un tratto il suo volto si illuminò
“Presto
da questa parte” la trascinò per un braccio verso
la cascata che lei prima aveva costeggiato, non aveva idea di cosa lui
avesse
in mente ma non obiettò. Inaspettatamente si
ritrovò ad attraversare la cascata
d’acqua salata, quella aveva formato e protetto un insenatura
invisibile
dall’esterno e ben nascosta.
Sempre
più stupita e bagnata si fece guidare verso
un sporgenza, era stata formata nel corso dei secoli
dall’acqua che aveva
scavato la roccia ricavandone dei gradini naturali.
Elena si
ritrovò suo malgrado seduta su quei gradini
con il corpo per metà fuori dall’acqua che
già rabbrividiva di freddo. Aris a
differenza sua non sentiva il freddo, era abituato a temperature ben
più
glaciali e il suo sangue caldo gli permetteva di sopravvivere senza
problemi, la
ragazza stava invece praticamente congelando visti anche i vestiti
bagnati che
le attanagliavano il corpo come spira affamate, con un gesto fluido
Aris
sollevo le mani ancora legate con le manette e la circondò
in un abbraccio per
riscaldarla, proprio come quella volta in cui l’aveva
ritrovata ad Atlantica.
“Qui
siamo al sicuro per ora” guardò verso la
cascata tentando di scorgere qualche movimento esterno, ma a parte i
rumori
della battaglia non riuscì a captare nient’altro.
“Sei
stata un pazza! Cosa credevi di fare?” tutta la
sua paura che aveva messo temporaneamente da parte riemerse in una
bella
ramanzina “Buttarti dalla rupe a quel modo?! Lo sai che
potevi morire??” e per
un istante il ragazzo aveva davvero temuto il peggio, quando
l’aveva intravista
in cima alla scogliera e l’aveva vista buttarsi
giù aveva sentito il suo cuore fermarsi;
nessuna persona sana di mente avrebbe fatto un salto del genere, era
pericolosissimo e le possibilità di morire sul colpo molto
alte.
Ma Elena
ovviamente non era una persona qualunque.
La ragazza
ignorò i suoi rimproveri e gli si strinse
contro, il suo petto emanava un dolce calore pari ad una bella stufa in
inverno; qualunque cosa le avesse detto in quel momento lei non
l’avrebbe
ascoltata, poteva stringerlo fra le sue braccia e anche se
sapeva
che presto sarebbe arrivato il peggio voleva rimandare quei pensieri
mesti e godersi
quel momento da sola con lui.
Anche se solo
per poco avrebbe fatto tesoro di quel
breve momento passato insieme.
Ok, questo capitolo non ha nè grandi colpi di scena nè un grande sviluppo per la trama, è infatti la prima parte di un capitolo unico più lungo che ho deciso di spezzare, non voglio farvi stare sempre con il fiato sospeso perciò ho previsto questi due capitoli più calmi e con una scena romaticosa fra i due protagonisti, certo, c'è da ricordarci che siamo sempre durante una guerra perciò non aspettatevi chissà chè.
I colpi di scena per ora sono rimandati, e fidatevi, io so già come andrà a finire e di certo il finale vi lascerà senza fiato.
prossima settima altro aggiornamento, e poi ci rivedremo ad ottobre!
A presto!