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Autore: Soleil Jones    22/09/2017    3 recensioni
Kili ha problemi a dormire per conto proprio, specie ora che si trova così lontano da casa. Fili è lì vicino. Il resto, be', si intuisce!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Fili, Kili
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NA: Questa piccola shot era nel mio PC da anni (no, davvero, anni) e personalmente non ho voluto continuarla ed evolverla in una FiKi vera e proprio perché... non so, mi sembrava giusto così. In questo modo potete prenderla come la cattura di un attimo di intimità puramente fraterna o - come dire - la punta di un iceberg ben più intimo. Già.
Anyways, godetevela (se la trovate gradevole); spero vi scaldi almeno un po', così come ha fatto con me quando l'ho riletta dopo tanto (il che non è poco con l'influenza che ho, LOL).
SOLEIL
 



IL CREPITIO del fuoco e il cantare degli animali notturni erano tutto ciò che animava quella fredda notte. Lì vicino, seduto contro il tronco di un albero in un punto che gli consentiva un'ampia visuale sull'accampamento e dintorni, Dwalin faceva la guardia.

li rivolse un'occhiata di sottecchi al punto in cui era appostato e poi si rigirò per l'ennesima volta nel suo giaciglio improvvisato. Avrebbe fatto meglio a recuperare un po' di sonno visto che aveva da poco dato il cambio al Nano più anziano, ma per qualche strana ragione un senso di inquietudine fastidioso e persistente gli attanagliava lo stomaco, impedendogli di dormire.

Lì vicino a lui, invece, le spalle forti di Fili si muovevano a ritmo col suo respiro lento e regolare; la luce del focolare giocava con le fini e lunghe trecce color dell'oro, sfaccettandolo in mille e più combinazioni diverse, tanto che K
íli si perse per qualche istante ad osservarle, a percepirne un calore e una luce che nemmeno nelle gemme che tanto richiamavano avrebbe trovato.

'Il principe dorato' - così lo chiamavano gli altri Nani sin da quando era bambino: perché F
íli era il più grande e dunque l'erede al trono di Thorin Scudodiquercia, perché persino il suo aspetto pareva promettere ricchezza e prosperità al loro popolo.

Tutto il contrario di K
íli, i cui capelli disordinati e ribelli erano scuri come le ali di un corvo e gli occhi avevano il colore delle nocciole anziché l'azzurro del cielo primaverile. Figurarsi, poi, persino le Nane avevano una barba più lunga della sua!

Non che questo fosse mai stato fonte di discordia tra di loro; F
íli non aveva mai prestato orecchio al vociare degli altri, né andava in giro vantandosi del fatto che un giorno sarebbe succeduto allo zio.

Anzi - sorrise appena Kíli, allungando una mano intorpidita dalla brezza serale per passare le dita tra i capelli biondi del fratello - a dirla tutta, il suo Lukhudel
 non aveva mai avuto occhi e orecchi che per lui.

Anche quando era così piccolo che avrebbe benissimo potuto trovare fastidiosa l'idea di essere svegliato dalle urla di un neonato nella notte, F
íli - a sentire dagli aneddoti che Dís ogni tanto si lasciava sfuggire - c'era.

«Quando K
íli era poco più che un neonato era impossibile dormire, aveva continuamente male alla pancia per via delle coliche. Una notte eravamo così stanchi che non ci accorgemmo, io e Víli, che prima che uno dei due potesse alzarsi Kíli si era acquietato da solo. La mattina seguente lo trovammo sdraiato su Fíli, a pancia in giù, addormentato sul suo petto."

Per K
íli era divenuta un'abitudine con cui era cresciuto, quella di addormentarsi con il battito tranquillo di Fíli a fargli da ninna nanna, ed effettivamente ancora adesso non riusciva a prendere sonno se suo fratello non era nei dintorni.

Per forza di cose avevano smesso di dormire eccessivamente appiccicati l'uno all'altro, ma non era un caso se non avevano mai avuto intenzione di smettere di condividere la stanza.

Umettandosi le labbra e con fare casuale, K
íli si alzò su un gomito e soppesò per un istante l'idea di girarsi dall'altra parte e costringersi a dormire. Proposito che venne mandato al diavolo nel giro di un battito di ciglia, quando si mosse per sdraiarsi vicino a Fíli e affondò la fronte nelle sue ciocche bionde.

Emise un sospiro senza nemmeno accorgersene al sentire seppur flebilmente un familiare "tum, tum", percependo poi la tensione dei propri muscoli venire meno, e con naturalezza circondò la vita del fratello con le braccia. Gesto a cui venne data una risposta nel momento in cui F
íli si girò nel suo abbraccio; Kíli poteva sentire la vicinanza del suo respiro anche con le palpebre calate con la stessa facilità con cui il corpo di Fíli rispondeva prontamente all'accostarsi del suo.

Il Nano moro socchiuse appena gli occhi castani, incontrando il viso rilassato e assopito del biondo. Come se guardandolo avesse fatto rumore, un paio di iridi celesti fecero capolino nel suo campo visivo.


«Non riesci a dormire?» domandò con voce roca e assopita Fíli, senza davvero aspettarsi una risposta diversa da quella che ottenne, ossia un mezzo grugnito. Kíli non avrebbe mai ammesso così, su due piedi, di trovare ancora fondamentale il contatto fisico per lasciarsi andare al sonno: non con quella scintilla strafottente e un po' arrogante che sfumava le iridi di Fíli.

Era una delle tante ragioni per le quali K
íli preferiva sfruttare la lieve differenza di altezza tra lui e Fíli in modo da poter dormire con il fratello letteralmente inglobato tra le sue braccia.

F
íli, un suono soffuso simile a una risata danzante sull'orlo delle sue labbra, si sistemò meglio sul suo giaciglio dopo aver gentilmente scostato le braccia di Kíli. Lo attirò a sé - un braccio a fargli da guanciale - e non disse più nulla, godendosi la sensazione del respiro dapprima irregolare del minore alla base del suo collo e quella buffa emozione che gli riscaldava il petto ogni volta che si ritrovavano anche solo a guardarsi.

K
íli, il capo perfettamente incastrato nell'incavo del collo di Fíli, lasciò un leggero bacio su quella pelle calda, circondando con un braccio la vita del fratello.

«Fa più freddo,» mormorò Kíli, la voce appena udibile. «rispetto a Ered Luin intendo.»

«E dire che ti ho persino lasciato la mia giubba, kurkarukê.» rispose sulla soglia della dormiveglia Fíli, non senza una piccola traccia di sarcasmo.

Era obiettivamente vero: al momento la folta pelliccia attorno alle sue spalle gli solleticava le guance e copriva il corpo così come le fila color del sole e il petto di Fíli gli coprivano la visuale del mondo. Perché il mondo era tutto lì, in quel momento, erano uno il mondo agli occhi dell'altro.

Kíli fece una smorfia e diede comunque una pizzicotto poco sentito a Fíli, il quale soffocò una risata e gli sfregò la schiena come a volergli infondere calore.


«Scherzo, Kee,» chiese ammenda il biondo. «è tutta colpa dell'umidità.»

Kíli annuì e strinse Fíli un po' più forte, perché suo fratello arrivava laddove neanche un soffio d'aria fredda avrebbe potuto.

Passò una manciata di istanti, e se non fosse stato per le dita di Fíli che si muovevano con familiarità e affetto sulla sua nuca corvina Kíli lo avrebbe pensato di nuovo addormentato. Si umettò le labbra.


«Atamanel...»

«Mmh?» - D'accordo, Fíli era più dall'altra parte che lì con lui, come lui stesso d'altronde, ma il battito mancato nel suo petto non sfuggì all'orecchio di Kíli.

«Hurun ganat.»

Fíli sollevò appena il capo, muovendosi giusto il necessario per posare le labbra sulla fronte del fratello minore; poi non si spostò più, e a Kíli andò benissimo così.

Si addormentò con un'espressione beata e la mente sgombra di tutto ciò che non fossero immense distese baciate dal sole ridente, dove l'aria aveva quell'inconfondibile profumo di casa.

 


[ LUKHUDEL: luce di tutte le luci ]
[ KURKARUKÊ
: mio piccolo corvo ]
[ ATAMANEL
: respiro di tutti i respiri ]
[ HURUN GANAT
: dormi bene ]


 

f i n
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