Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Crilu_98    23/09/2017    3 recensioni
Secondo capitolo de "The Walker Series" - non è necessario aver letto la prima storia.
Mark ed Elizabeth Walker sono fratelli ma non si vedono da dieci anni, da quando un terribile incidente ha cambiato per sempre le loro vite. Elizabeth è una ragazza insicura e tormentata dai sensi di colpa che all'improvviso è costretta a lasciare la cittadina di campagna dove ha sempre vissuto e a raggiungere San Francisco per salvare il fratello. Aiutata da uno scontroso gentiluomo dalle origini misteriose, da una risoluta ereditiera poco convenzionale e da un impacciato pescatore italiano, Elizabeth dovrà fronteggiare un intrigo molto più grande di lei. Un complotto che potrebbe diventare la miccia di un'incontrollabile rivolta operaia...
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'THE WALKER SERIES '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Quando finalmente Barbara mi slegò i polsi, dopo ore passate a tendere l'orecchio per ogni minimo scricchiolio, sentii rinascere in me una piccola speranza di salvarmi.
-Bene! Ora come facciamo ad uscire di qui?-
Barbara mi fece cenno di tacere e socchiuse la porta, osservando il corridoio con circospezione. Ci muovemmo velocemente come ombre, con il cuore che ci batteva all'impazzata mentre scivolavamo lungo i muri umidi.
"Dev'essere uno scantinato!" pensai "Ma è così grande! Ci starebbe tutta la fattoria dentro!"
Eravamo infatti incastrate in un oscuro labirinto di stanze e corridoi che sembrava non finire mai. Barbara era concentrata nel contare i passi per percorrere a ritroso la strada che ci avrebbe portato all'uscita, mentre io ero preoccupata per Price e Tony: non sapevo dove fossero e se gli uomini di Winter gli fossero già addosso.
Ad un tratto la ragazza si immobilizzò e mi fissò con aria terrorizzata:
-Via di qui!- bisbigliò concitata, spingendomi oltre una porta aperta -Sta arrivando qualcuno!-
Ci ritrovammo in quello che supposi essere un magazzino, per via delle numerose casse accatastate disordinatamente le une sulle altre. Sgranai gli occhi quando ne esaminai il contenuto:
-Ma queste sono…-
-Armi. Quelle rubate alla fabbrica di mio padre!-
Gli occhi di Barbara scintillavano rabbiosi, ma ci zittimmo quando sentimmo che i passi degli uomini nel corridoio si facevano più concitati e numerosi.
-Hanno scoperto la nostra fuga!- mormorò la ragazza, prendendomi per un braccio e conducendomi verso i punti più oscuri della stanza. Ma sebbene osservammo il perimetro più volte, non c'erano altre vie d'uscita oltre a quella dalla quale eravamo entrate; l'unica fonte di luce era un lucernario dal vetro sporco che a giudicare dall'altezza doveva sbucare sulla strada, all'aperto.
-Facciamo così: tu adesso ti aggrappi a me ed esci da lì, poi io ti seguo!-
-No, io… Io non ho mai fatto una cosa del genere! Esci prima tu!-
-Non essere sciocca!- mi rimbrottò Barbara -Sei troppo bassa per arrivare alla finestra da sola ed io non ho abbastanza forza per issarti fin lassù una volta che sarò uscita. Fidati di me, aggrappati alle mie spalle e tirati su!-
Feci come mi aveva ordinato, arrampicandomi sul suo corpo snello e aggrappandomi con forza disperata al vetro del lucernario mentre le voci dei nostri carcerieri si innalzavano e si facevano sempre più vicine. La finestra scricchiolò un po', ma alla fine riuscii ad aprirla e una zaffata di aria fresca e purificatrice colpì il mio viso per la prima volta dopo giorni. Mi ferii i gomiti e i palmi delle mani mentre, con un notevole sforzo a causa delle mie forme generose, sgusciavo nella stradina maleodorante e sconosciuta, finalmente libera. Mi girai verso Barbara per incitarla a sbrigarsi, ma la voce mi morì in gola quando incrociai i suoi occhi: la porta del magazzino era stata aperta con violenza.
-Scappa, Lizzie!- sussurrò, prima di richiudere il lucernario.
 
Impiegai ore per raggiungere Fisherman's Wharf: ero sconvolta e spaventata mentre scappavo da quell'anonima palazzina in cui ero stata rinchiusa e sentii montare il panico quando compresi che ero in una parte di San Francisco in cui non ero mai stata.
Ma dovevo avere qualche santo in Paradiso, perché riuscii ad arrivare in centro senza che gli uomini di Winter mi riacciuffassero o che qualcuno tentasse di importunarmi. Di lì, sempre battendo i denti per l'angoscia che lentamente scemava via da me, mi incamminai a piedi verso l'appartamento di Connor. Barcollavo quando finalmente terminai di salire l'ultima rampa di scale e solo in quel momento mi venne in mente che probabilmente Price non era lì date le circostanze e che, anzi, probabilmente i miei aguzzini mi stavano aspettando dietro la porta socchiusa. Perciò mi voltai, decisa a recarmi da Tony quando una presa ferrea me lo impedì: urlai, ma la voce che udii vicino al mio orecchio mi zittì all'istante.
-Elizabeth?- sussurrò Mark, incredulo -Sei davvero tu?-
Mi voltò verso di sé ed io potei osservare da vicino la barba lunga e le occhiaie che sfoggiava in un viso decisamente più smunto e pallido di quanto ricordassi. Poi fui stretta in un soffocante abbraccio fraterno che mi fece spuntare le lacrime e in pochi attimi stavo piangendo incontrollata, singhiozzando e stringendomi forte contro il petto di mio fratello.
-Come hai… Come fai ad essere qui?- sussurrai, con la voce rotta per la commozione.
-Sono evaso. Pensavo di trovarci Connor ma…-
-Dopo che mi hanno rapita si sarà nascosto in un posto sicuro, ma non ti preoccupare: credo di sapere dove sia.-
-E Barbara?-
Sentii che gli occhi mi si appannavano e mi morsi il labbro inferiore, che tremava:
-Non è riuscita a scappare, io… Oh, Mark io mi sento così meschina per essere qui, mentre lei è ancora nelle mani di quegli uomini!-
Tutto il corpo di Mark fremette e il dolore e la paura gli distolsero i lineamenti, ma lui mi lasciò comunque un bacio sulla fronte, mormorando:
-La libereremo, Lizzie. Lei starà bene e mi assicurerò che quei bastardi abbiano ciò che si meritano!-
 
Quando giungemmo alla palazzina di Tony era buio. Bussai alla porta e fu proprio il mio amico ad aprirmi: non appena mi vide divenne pallido come un fantasma.
-Elizabeth!- esclamò -Sei… Viva!-
Successivamente fui stretta nel secondo abbraccio mozzafiato della giornata, ma questa volta mi liberai subito e dolcemente dalla presa del ragazzo.
-Tony, lui è Mark, mio fratello…-
Il mio amico sgranò gli occhi e fece per parlare, ma fu spinto via dalla mole di Connor, che mi fissava con gli occhi accesi di una luce folle.
-Tu!- ringhiò, strattonandomi per le spalle -Ti avevo chiesto una cosa, Elizabeth, una cosa sola, per Dio! Dovevi aspettarmi lì fuori, dannazione, era un compito così difficile!?-
Non era certo la reazione che mi aspettavo. Lo fissai inebetita, mentre le lacrime riprendevano a scendere; mi odiai per la mia vulnerabilità e provai a fermarle, con scarso successo.
Il mio terrore (e forse anche l'imprecazione di Tony, che non poteva intervenire grazie a mio fratello che gli bloccava la strada) sembrò sortire un effetto calmante su Price, che mi lasciò andare di botto. Tony mi scortò dentro casa lanciandogli un'occhiataccia ostile.
-Siamo tutti sottosopra, perdonaci. In questi giorni abbiamo temuto il peggio!-
-In questi giorni?- esclamai, allarmata, facendo un passo indietro ed osservando i tre uomini -Quanto tempo sono stata via?-
Tony inarcò un sopracciglio e si passò una mano tra i ricci, preoccupato:
-Ti stiamo cercando da ben tre giorni, Elizabeth…-
"Quindi sono rimasta svenuta più a lungo di quanto pensassi!" realizzai con un brivido.
Poi mi feci forza e li informai di ciò che ero venuta a sapere durante la prigionia.
Quando raccontai della mia conversazione con Ezra Clarke Mark era incredulo:
-Non può essere, Lizzie!- borbottò, scuotendo la testa -Lui è…-
-Un sindacalista corrotto!- ringhiò Connor, con i pugni che si stringevano e si aprivano in maniera nervosa. Ero sicura che se Barbara non fosse stata ancora nelle mani di Winter sarebbe corso da Clarke; invece si limitava a sedere in bilico sul davanzale stretto dell'appartamento di Tony, fissando tutti con aria torva.
-Sapresti condurci a quel palazzo?- chiese l'italiano.
-Forse… Ricordo la zona, ma gli edifici erano tutti uguali e non mi sono fermata ad osservarlo! E poi, anche se ci muovessimo ora, Barbara non sarà più lì!-
-Lei no, ma le armi di Calloway sì!- rispose trionfante lui, girandosi poi verso gli altri.
-Se riuscissimo a provare l'identità del ladro, Calloway potrebbe aiutarci!-
-Io non mi fido di quell'uomo!- brontolò Price.
-Io sì, ma non è questo il punto!- spiegò gentilmente mio fratello -Calloway in questo momento ha le mani legate: se organizzasse anche solo un giro di ronda in più attorno alla fabbrica sarebbe Barbara a farne le spese e il vecchio lo sa bene; se facesse arrestare Clarke, ammesso che si presenti ancora a lavoro, lei rischierebbe la vita. Non metterebbe mai a rischio l'incolumità di sua figlia… E neanche io, se è per questo. No, dobbiamo agire in un altro modo. Non si potrebbe rintracciare Winter? Voglio dire, è un criminale coinvolto in un giro piuttosto esteso, qualcuno dovrà pur sapere di lui!-
-Non se 'Winter' è il suo soprannome. Non è inusuale in quell'ambiente, è più sicuro che usare i nomi veri…-
Fummo interrotti dall'arrivo di Alberto, che balbettò qualcosa in italiano al fratello. Tony balzò in piedi, lanciando a Price il suo soprabito e facendoci cenno di seguirlo.
-Che succede?- chiese Mark, teso. Vidi con sorpresa che la sua mano si era serrata attorno ad una pistola che teneva nascosta sotto la giacca. Era senza dubbio cambiato rispetto all'uomo che conoscevo io. Tony aprì un finestrone che si affacciava sul lato posteriore dell'edificio.
-C'è un certo ispettore Nelson alla porta. Non so cosa voglia, ma sicuramente non gioverà alla signorina Calloway se veniamo tutti arrestati!-
-Cristo! Quell'uomo è un segugio!- sbottò Connor, uscendo sul terrazzino che dava sul molo
-Ti vorrà fare domande per la sparatoria che mi ha coinvolto, poco ma sicuro!- 
-Non c'è tempo per le supposizioni: dovete andarvene!- replicò Tony, mentre Mark si stava già calando dal terrazzo, atterrando sul terreno poco più in basso.
Connor stava per seguirlo, ma si irrigidì quando Tony mi trattenne gentilmente, afferrandomi la mano e portandosela alle labbra.
-Sono felice che tu stia bene!- mormorò, accarezzando le mie dita con le sue, più scure e callose.
-Elizabeth!- mi richiamò Price, con tono noncurante. -Non vorrai incontrare di nuovo l'ispettore Nelson, o no?-
Feci un timido sorriso rassicurante a Tony, poi mi aggrappai a Connor e reprimendo a stento uno strillo di terrore mi lanciai nel vuoto… Finendo tra le braccia salde e sicure di mio fratello.
Non appena Connor balzò a terra ci dileguammo tra i moli, appena rischiarati dal sole nascente.
 
 
Angolo Autrice:
Come finale non è granché, ma non sapevo davvero dove interrompermi altrimenti >.<
Spero comunque che il resto del capitolo vi piaccia xD
 
Crilu 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Crilu_98