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Autore: Marauder Juggernaut    23/09/2017    2 recensioni
Portare sulle spalle il peso di un'intera e numerosissima famiglia è uno sforzo non indifferente; non è un lavoro che si può compiere da soli. Per fortuna, per un quieto vivere salvo da disgrazie del passato, interviene l'aiuto di impensabili fratelli maggiori.
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[ Dal testo ]
Avrebbe fatto in modo che quella cieca ira non si scatenasse di nuovo, in nessuna occasione, perché una Madre e un capitano che non sapevano mantenere il sangue freddo nei momenti decisivi non sarebbero stati in grado di portare avanti né una famiglia né una ciurma.
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[Spoiler! per personaggi non ancora comparsi nell'anime; Violenza! perché un po' ce n'è; forse OOC, ma non è detto. ]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Big Mom, Charlotte Katakuri
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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The deal of the Glasgow Smile



Quell’enorme silenzio era qualcosa di irreale.
Su tutte le montagne viventi, sull’intera Foresta della Seduzione, in ogni angolo del castello Whole Cake regnava una quiete indicibile, spezzata di tanto in tanto dal profondo russare proveniente dalla stanza di Mama.
I soldati biscotto erano tornati dalla loro ronda, senza alcun nuovo rapporto da dare, concedendosi una riposante dormita prima del turno il giorno successivo.
Le finestre erano rischiarate da una rassicurante luna piena; la luce argentea delineava soffice il contorno di ogni tetto, di ogni comignolo, di ogni onda, dando la possibilità di intuire la figura degli oggetti a chiunque avesse intenzione di scrutare nella notte.
Tutti dormivano a Whole Cake Island…
Beh, forse non tutti…
Sul tetto, al decimo piano del castello, c’era chi voleva dormire, ma nemmeno questa volta se lo permetteva.
I suoi occhi scuri scansionavano ogni centimetro dell’isola, pronto a intervenire immediatamente nel caso ci fosse stato qualche problema, non svegliando chi riusciva a concedersi sonni tranquilli.
L’aria fresca gli scompigliava i capelli neri e faceva ondeggiare leggermente la sua sciarpa; il suo respiro si condensava rapidamente in nuvolette di vapore, ma quel docile freddo notturno non lo avrebbe convinto a indossare qualcosa per combatterlo: stava bene anche così.
Il sonno lo invitava con seducenti carezze ad abbandonarsi al suo abbraccio, ma la fermezza di Katakuri lo faceva resistere, lasciandolo immobile a gambe incrociate sul parapetto del terrazzo a vegliare sui possedimenti del suo capitano.
Un movimento alle sue spalle attirò la sua attenzione.
« Sì, sono ancora sveglio, fratello Prospero. » rispose, prevedendo la domanda che l’altro gli stava per porgere. Il Dolce Comandante si voltò di appena per vedere la figura del fratello maggiore che si avvicinava con passo lento ed elegante; il suo corpo longilineo sembrava quasi ondeggiare.
« Quanto sei diligente, fratellino - slurp. » ironizzò il primogenito, dando una grossa lappata al lecca-lecca che teneva in mano, avvicinandosi ancora per raggiungere il fratello seduto sul parapetto.
« Hai fatto anche il giro delle stanze, non è vero, fratellino? » domandò con voce melliflua.
Katakuri non rispose, perché non ce n’era bisogno. Ogni notte, nelle ore piccole, faceva il giro del castello a controllare, non visto, che ogni fratello e sorella presenti in quella magione dormisse. Apriva piano la porta, quel tanto che bastava per lanciare un’occhiata verso il letto e controllare che il parente riposasse tranquillo. Poi richiudeva, se ne andava e quando finiva, saliva al decimo piano e si metteva a fare la guardia al regno. Lo avrebbe sempre fatto, anche se fossero stati presenti tutti gli 84 fratelli.
« Tu non eri nel tuo letto… » disse solamente il secondogenito, mentre l’altro alzava le spalle e continuava a rigirare in bocca il dolciume.
« Davo le ultime disposizioni alle guardie per i prossimi giorni … che carino che ti preoccupi per tutti, fratellino - slurp.» lo prese ancora in giro, ma l’espressione seria di Katakuri che fissava l’isola gli fece capire che non aveva colto il senso dispregiativo di tale dichiarazione.
« Qualcuno in questa famiglia lo dovrà pur fare… » disse grave il secondogenito, incrociando le braccia al petto, ricordando la furia della genitrice che non si tirava indietro nemmeno dall’uccidere i suoi stessi figli quando qualcosa non andava come voleva. Se quella discutibile famiglia si teneva ancora in piedi non era di certo grazie a quella smisurata Madre.
« Come sei … dolce ⁓ ».
Questa volta il Dolce Comandante comprese appieno il tono del fratello, ma non disse nulla. Come non fece nulla per fermare quella mano che si avvicinò lentamente al suo volto, ma senza timore. Le lunghe dita di Prospero andarono a toccare la parte più delicata del viso di Katakuri, accarezzando la ruvida consistenza di quel Glasgow smile che gli deturpava il volto fino agli zigomi. Chiunque altro si fosse azzardato a compiere un gesto simile, il secondogenito non si sarebbe trattenuto dal rompergli il braccio in più punti. Prospero invece poteva; lo poteva fare perché era stato lui, insieme alla sorella Compote, a medicargli quelle ferite quando Mama gliele aveva procurate. Quella furia omicida dell’imperatrice che le aveva impedito di riconoscere che quello che aveva tra le sue mani era suo figlio…
 
« Ca-capitano… » il sospiro di Katakuri è un rantolo spezzato a mezza voce.
« Dolce Comandante! ».
Urla di uomini che si susseguono le une alle altre, ma lui non riesce a sentire nulla se non le pretese urlate di Big Mom che vuole una sola cosa.
“Gingerbread man”.
Chissà come ha fatto a scambiare il suo secondogenito per un omino di marzapane, ma la furia cieca di un affamato ha troppa fantasia.
Le grosse manone dell’imperatrice stringono ancora di più il corpo del figlio, tanto piccolo rispetto a lei.
Le ossa delle braccia e del torace scricchiolano e forti schiocchi gli fanno capire che alcune si stanno rompendo a una a una, forse in più punti.
Non riesce quasi a restare cosciente, tanto è grande l’agonia di quel momento, ma è l’altra mano della Madre che si avvicina a spaventarlo davvero.
Zeus, Napoleon e Prometheus sorridono.
Altre costole si fratturano sotto la presa che si fa più stretta.
Doveva essere più rapido ad andarsene. Un insegnamento che gli servirà per il futuro, se ne avrà uno.
« Capitano… » geme ancora, mentre l’enorme pollice gli scava la bocca e le altre quattro dita gli arpionano il retro del cranio.
“Comandante Katakuri!”
“Fratello!”
“Qualcuno chiami Streussen! Dov’è il cuoco! Dove sono i biscotti di pan di zenzero?!”
« Gingerbread man… »
« Mamma… » la voce è strozzata, mentre il pollice dell’imperatrice gli arriva in gola e spinge verso il palato, come se cercasse di staccare la testa a un omino di marzapane.
La carne delle sue guance si squarcia con un rumore grottesco. Come stoffa strappata.
Le dita di Charlotte Linlin si macchiano del sangue del suo secondogenito.
« Mamma! Vai in cucina da Streussen! Ha pieno di bamboline di pan di zenzero! ».
 
Quando aveva sentito la voce del fratello maggiore cercare di trattenere la furia di Big Mom e le braccia della prima sorella raccogliere il suo corpo per portarlo a suturargli la carne, Katakuri aveva capito che a quei due doveva troppo e che non avrebbe permesso che ad altri fratelli capitasse una disgrazia come a lui.
Una disgrazia che teneva costantemente nascosta dietro i bordi della sciarpa.
Avrebbe fatto in modo che quella cieca ira non si scatenasse di nuovo, in nessuna occasione, perché una Madre e un capitano che non sapevano mantenere il sangue freddo nei momenti decisivi non sarebbero stati in grado di portare avanti né una famiglia né una ciurma.
Prospero creò dal nulla un lecca-lecca per darlo al fratello minore. Questi sollevò un sopracciglio, interdetto e scettico di fronte a quella piccola gentilezza, ma poi accetto di buon grado quel candito che si portò oltre le falde della sciarpa, prendendolo in bocca. Il primogenito prese poi posto sul parapetto accanto al fratello.
« Dubito però – slurp – che tu ti metterai in mezzo a fermare Mama quando questa esploderà di nuovo… ».
Colpito nel segno.
Il Dolce Comandante cercò di non mostrare troppo la propria reticenza nell’affrontare nuovamente la genitrice. Era disposto a tutto per evitare che la sua rabbia si incendiasse ancora; ciò non significava che si sarebbe messo in prima linea per fermarla se ciò fosse accaduto.
La voce del maggiore lo ridestò dai suoi gorgoglianti ragionamenti: « Se succederà, mi occuperò io di Mama … tu fai in modo che i nostri fratelli non ci restino in mezzo ».
Katakuri si voltò verso Prospero: « Lo faresti? ».
« Non posso certo lasciare tutto il lavoro ai fratelli minori – slurp – che fratello maggiore sarei altrimenti? ».
Il secondogenito non aveva mai sentito l’altro parlare in quei termini. Conoscendone ormai bene il carattere sadico, non si sarebbe aspettato tanta proiettività. Ma nemmeno Katakuri stesso, tanto serio e freddo, credeva che si sarebbe dato tanta pena da farsi venire le occhiaie pur di vegliare su quella sconclusionata famiglia ogni notte.
« Affare fatto, fratellino? ».
« Affare fatto ».









Note autrice:
In questi giorni mi sento prolifica. Ecco una One-Shot su come il personaggio di Katakuri può essersi procurato le cicatrici che ha sul volto, chiamate appunto "Glasgow Smile". Potete cercare pure su wikipedia se volete!
Ho messo l'avvertimento violenza proprio per il flashback che ha Katakuri, spero comunque che la storia vi sia piaciuta e di aver mantenuto IC  personaggi. La famiglia Charlotte mi sta intrippando troppo e mi vengono fuori storie tipo questa.
A presto.
Marauder Juggernaut
   
 
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