Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh! Arc-V
Segui la storia  |       
Autore: tbhhczerwony    23/09/2017    2 recensioni
【remake di «a simple puppet» | sora centric | ebbene sì, finalmente ritorna】
dal prologo:
Qualche giorno prima dell’accaduto, Sora era in casa sua e si stava preparando per uscire. Era già da un po’ di tempo che giravano le notizie sui ragazzi scomparsi, ma stranamente, al ragazzino non importava – anzi, in realtà pensava che non fossero vere, che utilizzavano queste notizie solamente per spaventare i ragazzi della sua età – o anche più grandi – che facevano i ribelli di fronte alle richieste dei genitori o degli adulti in generale.
“A quest’ora, sarebbe già scomparsa mezza città” pensava.
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Sora Shiun’in/ Sora Perse, Yuri /Joeri, Yuya Sakaki, Yuzu Hiraghi/Zuzu Boyle
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

original art by: 浅間 


III — Ricerca
 

 
Quella sera stavano pensando come sistemarsi per dormire. Dato che era arrivato anche Shun, poteva effettivamente aiutarli, dato che era il maggiorenne del gruppo poteva invitare lui qualcuno a casa sua, o sennò direttamente tutti e tre. Il problema era che Sora voleva tornare a casa, riabbracciare i suoi genitori e condurre nuovamente la vita di sempre.
«Un passo alla volta» gli disse Yuri, «Prima dobbiamo vedere come farti tornare a casa… e vedere anche dove dovremmo vivere noi».
Shun socchiuse gli occhi, riflettendo un momento, «Yuri, una curiosità. Sei orfano, vero?».
Il ragazzo dai capelli viola rimase qualche secondo in silenzio, poi, osservato da tutti con malinconia, annuì, abbassando lo sguardo. Dopo le varie condoglianze, Kurosaki decise di portarli con sé più in fretta possibile, Reiji avrebbe potuto rintracciarli da un momento all’altro, a quell’ora di notte. Li portò tutti e tre nella sua macchina, Yuri stava davanti e gli altri due ragazzini nei sedili dietro. Non appena partirono, Reira guardò fuori al finestrino durante il tragitto.
Era tutto così diverso dalla città in cui abitava lui con il fratello maggiore. Questa piccola città era cupa e grigia, molto triste a vedersi, sebbene l’aria fosse pulita e molti avevano delle piante, che fossero nei balconi o nei piccoli giardini, e gli alberi presenti crescevano bene. Di sicuro, gli alberi e le piante erano l’unica cosa che potesse colorare un po’ la città.
Sora la conosceva bene, visto che ci abitava. Non appena vide casa sua, rimase a pensare un po’ ai momenti passati lì. Sarebbe tornato presto, o almeno ci sperava. L’edificio aveva un tetto nero chiaro, tendente appunto al grigio scuro. Tutto il resto invece era bianco, abbastanza slavato, come se fosse invecchiato e consumato. Ma a lui piaceva così com’era. Non appena la casa scomparve dalla sua vista, abbassò leggermente lo sguardo, e così rimase per tutto il viaggio in auto.
 
Quando arrivarono davanti a casa di Shun, si misero a guardarsi un po’ in giro per gli esterni della casa: il giardino era piccolo, ma grande abbastanza da ospitarci una panchina in legno con un tavolino, evidentemente era il luogo in cui si poteva chiacchierare respirando la piacevole brezza che si sentiva ogni tanto durante l’estate;  oltre a quello, c’erano anche delle piante.
Kurosaki bussò alla porta e ciò fece rimanere perplessi i tre che lo stavano accompagnando, ma la porta che si aprì rispose alla possibile domanda “perché bussa?”. Chi lo aprì fu la nonna, che non pensavano nemmeno ci fosse, anzi, pensavano che lui vivesse da solo.
Ma il ragazzo spiegò, «Questa è casa di mia nonna, vi ho portati qui perché in questo modo potrà deliziarvi con alcuni manicaretti».
Si sa come sono le nonne, rimpinzano i nipoti come se non ci fosse un domani. Shun sapeva che la sua cara nonnina avrebbe fatto lo stesso anche con loro tre, vedendoli così magri. Non appena l’anziana ospitò tutti in casa, notarono che c’era anche Yuto in casa. Shun stesso subito dopo spiegò la situazione, «La mia intenzione originale era appunto portarvi a casa mia, ma ahimè, ci sono dei lavori di riparazione e non vorrei parlare di queste faccende delicate davanti a degli sconosciuti».
Sora capì, in fondo non sarebbe stato corretto. Anche se in effetti, alcuni dovevano sapere il perché di queste misteriose scomparse. Chi non ne sapeva nulla magari voleva solo stare nell’ignoranza, perché si sa, molti si potrebbero impressionare, invece, chi conosceva alcuni agenti di polizia, avrebbe potuto appunto raccontare tutto a loro. Yuri però, non si fidava nemmeno di loro.
Poco prima infatti, quando aveva incontrato i due giovani agenti, era rimasto sulle sue, non voleva parlargli né rivelare nulla. E capiva tra l’altro che i due erano abbastanza straniti nel vederlo così, poco curato, con le cicatrici e dei vestiti che di sicuro non si sarebbe messo lui di sua spontanea volontà – perché dopotutto stava indossando una felpa blu chiaro con cucite sopra delle stelline gialle, dei jeans leggermente stretti per la sua taglia e delle scarpe da ginnastica rosa. In più, dato che le scarpe erano basse e i jeans gli andavano stretti, gli si potevano intravedere le caviglie, tutte nere perché erano riempite di lividi e ferite da quando era in cella.
La nonna di Shun infatti vide l’aspetto veramente sciupato del ragazzo e cominciò anche a preoccuparsi che non si fosse preso qualche malattia. Possibile, dato che in quella prigione Reiji non faceva mai le pulizie, e quindi era tutto pieno di polvere, muffa, resti di macchie di sangue e tanto altro. L’anziana non era un medico, ma lo era stato in passato, di conseguenza dare un’occhiata più da vicino non avrebbe fatto schifo. Ormai Shun aveva capito il carattere di Yuri, infatti inizialmente non voleva farsi toccare dalla nonna, ma convinto dal fatto che un tempo era un medico, tanto valeva lasciarsi controllare.
Alla fine della piccola visita, si concluse che Yuri non aveva niente, “era sano come un pesce”, come diceva la nonna. Queste parole gli fecero tirare un sospiro di sollievo, una delle sue uniche paure era appunto avere una malattia presa da quella prigione. C’erano solo le ferite da curare, ma per il resto stava fortunatamente bene. Anche Sora ne era sollevato, e anche senza una visita, sapeva per certo anche lui stesso di stare bene, visto che era stato nella cella per solo una notte.
Poco dopo le presentazioni con Yuto, l’anziana signora si mise a preparare la cena. Shun pensava che sarebbe stata sicuramente abbondante, conoscendola. Durante la preparazione dei piatti, arrivò il nonno. Quest’ultimo era solito fare una passeggiatina la sera, e quella sera era durata leggermente di più.
«Si può sapere perché sei tornato a quest’ora?» domandò la donna.
Il marito si mise a ridere, «I miei due amici mi hanno visto mentre passeggiavo, perciò…».
«Perciò ti sei fermato di nuovo da loro? Hai una bella faccia tosta, ti avevo detto di tornare presto!»
I giovani che stavano guardando si misero a ridacchiare, stavano assistendo a una classica discussione tra marito e moglie, ciò ricordava un po’ i loro genitori o i loro nonni. Yuri accennò un semplice sorriso, lui nemmeno si ricordava dei suoi genitori o dei suoi nonni, era troppo piccolo, all’epoca. Sora infatti subito dopo si voltò verso di lui, perplesso.
«Va tutto bene?» gli chiese, e il ragazzo si voltò verso di lui.
«Sì, almeno credo».
Shiunin gli rivolse un’occhiata leggermente imbronciata, «Così però mi fai preoccupare…»
Yuri si mise a ridacchiare, dopodiché gli accarezzò la testa. «Ho ancora tanto da raccontarti, ma questo non è il momento adatto» gli disse, sorridendo. Il turchese non capì. Cosa aveva di così tanto da raccontargli? Anche se effettivamente, con quello poteva anche intendere che voleva fare più amicizia con lui.
 
Si fece notte fonda, e Yuzu era a casa sua, insieme a Yuya. Visto che erano da soli, quest’ultimo voleva approfittarne per parlare con lei dei suoi sentimenti, ma un po’ d’ansia che aveva in corpo gli stroncava le parole, era una sensazione davvero orribile, ogni volta che gli capitava voleva sotterrarsi.
Anche se c’era quel silenzio imbarazzante, Yuya voleva comunque farle compagnia, se l’avesse lasciata da sola si sarebbe sentito in colpa. Yuzu gli sorrise, voltandosi verso di lui, mentre era davanti alla cucina.
«Ti offro qualcosa? Magari qualcosa da bere» propose subito dopo.
«Per ora nulla, grazie» rispose il ragazzo, «Sto bene così».
«Sono contenta che tu sia rimasto qui…» ammise lei, «Finché i miei genitori non tornano dal loro viaggio sarò da sola, e magari potresti… venirmi a trovare, qualche volta, se ti va…».
Poco dopo sentì il rumore di una macchina che si fermava davanti a casa Hiragi. Sakaki andò a spegnere tutte le luci, in modo tale che, se qualcuno fosse sceso e avesse visto le luci spente, sarebbe stato convinto del fatto che in quella casa stavano tutti dormendo. Successivamente i due andarono in camera della ragazza, quest’ultima si sedette sul letto, mentre il ragazzo guardava fuori alla finestra, con difficoltà, dato che cercava nello stesso tempo anche di nascondersi.
«Yuya… ho paura…» sussurrò la ragazza.
«Stai tranquilla… speriamo sia solo un passante…».
Si sentì un passo, poi un altro, ed erano sempre più vicini. Yuzu, senza accorgersene, venne presa da dietro, da delle forti e possenti braccia.
«Yuya!» urlò, e il ragazzo si voltò velocemente verso di lei.
«No, Yuzu!» gridò, cercando di riprenderla, ma in poco tempo, venne preso anche lui.
I due, visto che si stavano dimenando dalla paura tra le braccia del soggetto, vennero fermati. Caddero in un sonno profondo, dopo una puntura sul braccio sinistro di ognuno.
 
Tutto ciò successe mentre a casa dei nonni di Shun, tutti stavano tranquillamente dormendo. Nello stesso momento però, il turno di pattuglia di Edward e Ryuko non era ancora finito, infatti stavano controllando con attenzione le strade della cittadina.
Non appena arrivarono davanti a casa di Yuzu, Edward, con il suo buon occhio, trovò uno strano indizio. «Ryuko, fermati qui, scendiamo» disse, scendendo dall’automobile insieme alla collega. Trovarono per terra una siringa ormai vuota, ma anche spaccata in due – infatti quello era proprio il pezzo finale, con cui poco prima Yuzu e Yuya erano stati punti.
«E questa…?» domandò Ryuko, prendendola in mano.
«Non ho idea di chi possa essere. Torniamo in caserma, magari dalle impronte digitali possiamo scoprire di chi è».
 
La mattina dopo Sora si svegliò per primo e, non appena uscì dalla stanza da letto vide la nonna che stava già preparando la colazione. Sorrise, in effetti aveva proprio fame, in quel momento. Si sedette su una delle sedie intorno al tavolo, mentre l’anziana si voltò verso di lui, dandogli il buongiorno e un piatto con sopra un pancake con miele.
Lo mangiò con gusto, era una delle sue colazioni preferite, questo era sicuro. Gli mancava la bella vita in questo modo, e sperava vivamente di tornare a casa sua al più presto. Si sentì qualcuno bussare alla porta di casa, e l’anziana signora andò ad aprire.
«Oh, i coniugi Hiragi…» mormorò, «Qual buon vento vi porta qui?» domandò subito dopo. Sora si voltò a guardare la scena, poi si alzò e andò dietro al muro, cercando di ascoltare.
«Non è tanto un buon vento, signora Kurosaki…» disse l’uomo, «Nostra figlia e, a quanto abbiamo capito anche il suo amico Yuya, sono scomparsi misteriosamente… anche i signori Sakaki sono molto preoccupati».
Il ragazzino dai capelli turchesi spalancò gli occhi. “S-sono stati rapiti anche loro…” pensò, mentre delle lacrime scendevano dai suoi occhi, e la sua espressione diventò più terrorizzata. Quando Shun e Yuri scesero le scale insieme, sentirono una parte della conversazione e, sussurrando, si fecero spiegare un po’ anche da Sora.
La situazione stava degenerando, e se Akaba aveva preso Yuya e Yuzu, significava che stava sicuramente cercando anche i tre fuggitivi. Erano nei guai seri, e dovevano assolutamente restare nascosti. Ma era piuttosto difficile. Akaba Reiji aveva buon occhio, era molto furbo e se voleva una cosa, la otteneva subito, e questo Yuri lo sapeva molto bene, ancora di più Reira.
«E a-adesso che cosa facciamo?» balbettò Sora.
«Dovete stare chiusi in casa. Ci sono degli anziani, sicuramente non penserà che siete qui. Sono sicuro che nemmeno una mente criminale come la sua possa fare del male a delle persone anziane come i miei nonni» mormorò Shun.
«Beh, è proprio su questo che ti sbagli» intervenne Yuri, «Io ero proprio a casa dei miei nonni quando mi rapì. Fu l’anno scorso… prima uccise i miei nonni, poi mi prese e mi portò via con sé».
Le lacrime di Sora aumentarono, e il suo pianto si fece più forte, «N-non voglio tornare a casa, non voglio che i miei genitori vengano uccisi! Mi sentirei in colpa, mi sentirei come se fossi stato io l’assassino!».
Shun gli mise le mani nelle spalle, «Rilassati, troveremo una soluzione, noi quattro possiamo sempre andarcene via di qui, Yuto si prenderà cura dei miei nonni… e loro si prenderanno cura di lui di conseguenza».
Yuri invece rifletté, «Di solito Akaba agisce di notte, per questo motivo Yuya e Yuzu non sono a casa di quest’ultima a quest’ora. Li avrà sicuramente presi verso le tre, la stessa ora in cui prese me… me lo ricordo come se fosse ieri».
Kurosaki annuì, «Ora dobbiamo solo cercare un posto dove andare. Quest’uomo prende questa città come bersaglio solo perché ha meno poliziotti, e di conseguenza non agiscono tanto in fretta» e poco dopo, spalancò leggermente gli occhi, «Un momento… conosco un certo MacField…».
«E chi è questo MacField?» domandò il viola.
«Dennis MacField è uno dei detective più rispettati nella caserma non poco lontano da qui. Qualche volta è accompagnato anche da Edward Phoenix e Ryuko Marufuji, ma dicono che loro non sono tanto bravi, e che sono lenti».
Yuri sorrise, «Marufuji e Phoenix? Sono proprio chi penso io?».
«Sì, Edward è il pronipote di Edo Phoenix, mentre Ryuko Marufuji è la pronipote di Asuka Tenjoin e Ryo Marufuji. Ma dubito che i loro bisnonni siano fieri di loro» sospirò, «Ad ogni modo possiamo sempre andare a parlare con quel MacField questo pomeriggio, vi va?».
Sora e Yuri si diedero un’occhiata d’intesa, poi annuirono, accennando un sorriso.
 
Yuya si svegliò per primo e, non appena aprì gli occhi, si trovò coricato su un letto. Si mise seduto e cominciò a guardarsi in giro, notando che era proprio dentro una cella. La porta era d’acciaio con una piccola finestrella a sbarre, mentre la finestra era uguale come tutte le celle, un semplice buco da cui passava aria fredda.
Posò per caso la mano sinistra, pensava fosse il materasso, ma era qualcosa di più morbido. Abbassò lo sguardo e notò che sotto la sua mano c’era proprio il seno di Yuzu. Tolse la mano da lì e arrossì, tra l’altro quest’ultima era vestita con una semplice tunica rattoppata e scollata.
La ragazza si svegliò proprio grazie al suo tocco e, si spaventò non appena si rese conto di essere dentro la fredda cella.
«Y-yuya… siamo proprio dove penso io?» domandò, titubante.
«Sì, esatto…» mormorò lui in risposta.
Perlomeno la velata luce del sole toglieva un po’ di quell’aspetto terrificante alla cella, e sembrava solamente di essere in una stanza da letto abbandonata da un po’ di tempo, piena di polvere e sporcizia. Ma allo stesso tempo, sebbene l’aspetto terribile fosse meno notabile, non era consolabile affatto essere lì. Chissà in quale momento della giornata Akaba avrebbe potuto far loro qualcosa, qualsiasi cosa.
Quei vestiti larghi che avevano addosso poi, erano davvero imbarazzanti, uno dei motivi per il quale Yuya aveva toccato per sbaglio i “graziosi cuscini” di Yuzu poco prima, senza accorgersene. Erano talmente larghi che potevano starci due corpi interi. I due ovviamente ci avevano pensato, ma non spiccicarono neanche una parola per dieci minuti. Se riuscivano anche solo a guardarsi poteva essere considerato un miracolo.
«Uhm» mugugnò il ragazzo, cercando di formulare qualche parola, «Scusa per prima» balbettò subito dopo. La ragazza capì; quest’ultima aveva ancora le mani al petto, stringendo la larga maglia.
«Non fa niente» rispose, voltando lo sguardo altrove, ancora imbarazzata.
Nello stesso momento, Yuya sentì qualcosa provenire dalla stanza a fianco. Sicuramente la loro cella era proprio a fianco all’ufficio di Reiji, mah, quale fortuna, non solo erano rinchiusi in una cella, ma questa era pure a fianco all’ufficio di quel pazzo. Roba da matti. Il ragazzo avvicinò il suo orecchio sinistro al freddo muro di pietra, cercando di sentire meglio.
Era caduta di nuovo la lavagna dal muro, e lo scienziato stava cercando di rimetterla a posto. Al solito, era piena di appunti e scarabocchi, a volte si potevano persino intravedere i bordi. Poco dopo si rimise a sedere nella scrivania, prendendo appunti dei due nuovi arrivati, guardando ovviamente le schede scolastiche. “Nominativo: Sakaki Yuya – Data di nascita: 24 luglio 2165” e continuava nelle varie informazioni, “Nominativo: Hiragi Yuzu – Data di nascita: 10 dicembre 2165” e lo stesso valeva per lei.
Ricordandosi l’aspetto fisico di Yuya – che, tra l’altro, era quello che gli interessava di più – stava cominciando a pensare a cosa fare. Forse era arrivato il momento di utilizzare il progetto “SHARK”, che consisteva nell’inserire la coda dello squalo al posto delle gambe e la pinna dorsale sulla schiena. Ma in cosa poteva trasformare la dolce Yuzu? Non aveva progetti precisi per le ragazze, ma per il momento voleva provare un po’ tutto, giusto per vedere quale aspetto poteva starle meglio. Ma per il momento voleva pensare solo a Yuya. Con lui il progetto “SHARK” sarebbe stato una favola.
 
«Quindi è proprio come pensavamo, Hiragi Yuzu e Sakaki Yuya sono stati rapiti?» domandò Edward.
In quel momento c’era proprio un colloquio tra Ryuko e Edward, e insieme a loro c’era anche il detective di cui parlavano, Dennis MacField. Quest’ultimo era un uomo sposato, con i capelli rosso salmonato, che si andavano a scurire sul castano, ed era anche il detective più rispettato di quella caserma, ogni caso complicato con lui era risolto.
«Esatto» disse, «Visto che voi siete incaricati per questi casi, vi consiglio di cercare subito la prigione in cui sono chiusi e portare qui Akaba Reiji. Ma fate molta attenzione, dicono che sappia come prendere dalle mani una pistola da dietro, era già successo a un agente».
Edward deglutì, mentre Ryuko annuì, «Va bene, saremo prudenti».
Qualcuno bussò alla porta e, non appena Dennis disse “avanti”, entrarono Shun insieme a Sora, Yuri e Reira. I due agenti guardarono il ragazzo dai capelli viola, un po’ perplessi.
«Tu sei il ragazzo dell’altra notte…»

 

buongiornissimo! anche se è pomeriggio rip
lo so, ho un sacco di storie da aggiornare, e oggi ho aggiornato questa, anche se in ritardo. dal prossimo capitolo ci saranno molte sorprese e plot twist, so che mi faccio odiare con una fine del capitolo così ambigua, ma a me piacciono così;;
so, purtroppo, che yuto non ha avuto un'evoluzione caratteriale, è che è considerato - come nella ff del backstage!AU - solo cugino di yuya e fidanzato di shun, che si prende cura dei nonni di quest'ultimo quando lui non c'è, e non ha avuto nemmeno un dialogo con i personaggi in tutto questo capitolo in cui è apparso. vedrò di fare qualcosa, non è escluso che possa apparire in qualche ff a parte sempre su quest'ambientazione, comunque!
per quanto riguarda yuya e yuzu, ecco il ruolo importante che giocheranno da qui. i due sono stati rapiti (come sicuramente qualcuno di voi avrà immaginato, credo, poi ditemi voi) ma poi, cosa succederà secondo voi? (non spoilero nulla huhu) ora invece, shun e i tre fuggitivi sono alla polizia, ma il più grande si fida di macfield. cosa farà quest'ultimo? rifilerà l'incarico ai due goffi ma capaci agenti phoenix e marufuji, o risolverà tutto da solo? 
spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e a presto! (sì, intanto sto anche scrivendo la terza parte di "card games" e mi sto organizzando per il backstage!AU, scusatemi tantissimo)
czerwony
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh! Arc-V / Vai alla pagina dell'autore: tbhhczerwony