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Autore: _MartyK_    23/09/2017    2 recensioni
Myung Jae è una ragazzina nordcoreana di sedici anni che abita vicino al confine tra Corea del Nord e Corea del Sud. Stanca della sua vita misera e monotona, una notte decide di fare l'impossibile, sfidando il caso e rischiando la vita: oltrepassare il confine per andare al sud.
Jimin è sudcoreano, ha diciassette anni appena compiuti e una passione sfrenata per la danza classica e quella moderna.
Il loro sarà un amore travolgente: riusciranno a superare le difficoltà o avranno la meglio le barriere politiche?
Dal capitolo 1:
Non era brava ad immaginare, anche perchè non conosceva il vero significato del termine. Tutto ciò che poteva immaginare ce l'aveva a pochi chilometri da casa e non poteva accedervi per uno stupido capriccio lungo più di sessant'anni.
[...]
Stava per addormentarsi se il fischio del treno non l'avesse fatta sobbalzare per lo spavento.
Sentì le rotaie muoversi sotto i suoi piedi e vide la ferrovia, le panchine e gli alberi circostanti muoversi all'indietro rispetto a lei e capì.
Il suo sogno era appena iniziato.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Scusami se mi sono innamorato di te-

Sentendo quelle parole, Myung Jae sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisoni e trattenne lacrime di gioia, non credeva di essere entrata così in fretta nel cuore di Jimin.
Gli allacciò le braccia al collo e affondò il viso nel suo petto caldo, strofinando un po' la guancia sinistra contro il tessuto della canottiera e stringendo più a sè il ragazzo. Egli dal canto suo arrossì e ricambiò l'abbraccio, abbassandosi col viso e cercando le sue labbra.

Incrociarono lo sguardo per un attimo, un solo istante in cui assaporarono tutto l'amore che avevano. Jimin si morse il labbro inferiore prima di fiondarsi sulle labbra della ragazza e sospirare di piacere. Myung chiuse gli occhi e lo lasciò fare, era ancora inesperta e poi le piaceva essere guidata da lui, si sentiva davvero bene.

Indietreggiarono leggermente e la corvina andò a sbattere contro una parete della sala, mugugnò qualcosa nella bocca dell'altro e poi si accovacciò sulle ginocchia, brontolando qualcosa a proposito del fatto che era stanca e non aveva più voglia di provare.
Jimin l'affiancò e stese le gambe tenendole dritte di fronte a lui. Poggiò il capo sulla spalla di lei e lentamente la sua mano s'insinuò sotto la canottiera, andando a sfiorare la pelle liscia dell'addome e soffermandosi su un fianco.
Al suo tocco Myung Jae sussultò e se lo scrollò di dosso bruscamente. Cambiò umore d'improvviso e lo guardò seria.

- Che ho fatto?- chiese preoccupato lui, uno sguardo da cane bastonato a dipingergli il perfetto aegyo. Myung non s'intenerì.

- N-non toccarmi lì. Ti prego- balbettò, maledicendosi l'attimo dopo.

- Perchè non posso? Sei ferita? Fammi dare un'occhia...- lo sguardo infuocato e il tono arrabbiato con cui la ragazza gli rivolse la parola lo fece bloccare.

- Non toccarmi i fianchi, punto e basta!- urlò. Jimin deglutì e annuì chiedendole scusa.

La compagna abbassò lo sguardo e si coprì l'addome con le braccia, come se l'altro avesse i raggi X e potesse squadrarla da un momento all'altro. Pian piano il castano poggiò nuovamente la testa sulla sua spalla e sospirò, aspettando che la tensione svanisse.
Si sorbì il dolce respiro tranquillo di lei e abbozzò un sorriso, quindi decise di rompere il ghiaccio, odiava l'imbarazzo.

- Perchè mi hai detto in quel modo?- domandò calmo. Myung si morse il labbro inferiore.

- E'... difficile da spiegare- mormorò incerta. Jimin si ridestò e aggrottò le sopracciglia, guardandola dritto negli occhi.
L'altra sbuffò e annuì, cercando di trovare le parole giuste per formulare una frase di senso compiuto. Il ragazzo ebbe come la sensazione che stesse per fare un lungo discorso e restò in attesa.

- Mio padre lavora in una fabbrica di cioccolatini, l'unica in tutta la cittadina in cui vivevo. Il problema è che non riesce ad arrivare mai a fine mese e siamo immersi da bollette e altre tasse di cui non conosco nemmeno l'esistenza, così quando non paghiamo dopo tanto tempo ci mandano a lavorare nei campi e...- si bloccò, le lacrime non le permisero di andare oltre.
Singhiozzò e tirò su col naso, Jimin si sentì in dovere di consolarla. La travolse con un caloroso abbraccio e le massaggiò la schiena per calmarla.
Le baciò il collo e sussurrò dolci parole sulla sua pelle, sorridendo amaro. Aveva così tanta rabbia in corpo che se avesse potuto avrebbe ucciso il primo che passava.

Una ragazzina così innocente e di animo buono come Myung Jae non si meritava tutto quello, non meritava quella vita.
Capì appieno perchè volle scappare dalla sua nazione, certo, c'erano anche altre ragioni, ma quelle poche parole bastarono a far crollare le insicurezze che ancora nutriva nei suoi confronti.

- Se non te la senti non continuare, fa male persino a me- le disse asciugandole le lacrime coi pollici. La ragazza scosse la testa.

- Le frustate fanno tanto male sai? Senti la pelle andare a fuoco, vorresti morire ma non muori. E' orrendo, non lo auguro nemmeno al mio peggior nemico. E quando ti prendono a calci e pugni non è meglio. Ho subito tutto questo per anni, fin da quando ero piccina. L'ultima volta è recente, poco prima che scappassi e anzi, se non mi trovano entro un certo lasso di tempo i miei genitori lavoreranno lì per sempre- spiegò e ricominciò a piangere.
Al compagno tremò il labbro inferiore e tirò un lungo sospiro, non voleva piangere davanti a lei, non quando era lei quella che soffriva di più. La strinse più forte nel suo abbraccio e chiuse gli occhi.

- Ora più che mai sono sicuro di quello che devo fare- affermò.

- Cosa?-

- Ti aiuterò a qualsiasi costo, anche se significa perdere la vita per salvare la tua. Se mai le guardie dovessero catturarti mi sacrificherò al posto tuo, se non dovessero farlo allora beh, ti aiuterò ad ambientarti nella tua nuova casa- sorrise genuino lui. Myung serrò la mascella.

- Sacrificarti? Che vita sarebbe senza di te?- e lo chiese con gli occhi che brillavano per il luccichio delle lacrime.
Il castano abbassò lo sguardo e tirò un sorriso ingenuo, arrossendo.

- Non voglio che mamma e papà si dannino per colpa mia- borbottò triste.

- E non voglio nemmeno ritornare lassù, significherebbe sconfitta- continuò poi. Jimin annuì alle sue parole e le accarezzò una spalla.

- Non credevo che la vita fosse così complicata-

Stettero in silenzio alcuni minuti, neanche si accorsero di essersi quasi addormentati l'uno tra le braccia dell'altro.
Fu Myung Jae a risvegliarsi dai suoi oscuri pensieri per prima.

- Voglio fare tutto ciò che non ho potuto fare in questi anni!- esclamò convinta. Jimin la guardò per un po'.

- Cosa vuoi fare?-

- Andiamo in spiaggia!- rise lei. Il castano le scompigliò i capelli e le baciò teneramente una guancia.

- Sciocchina, a Seoul non c'è il mare-

La ragazza mise su un finto broncio e corrucciò la fronte.

- E dov'è il mare?- chiese.

- A Busan, ma è a due ore e mezza di distanza da qui. Non possiamo farcela e domani ho scuola...- sospirò sconfitto lui.
Myung si alzò all'impiedi e gli puntò l'indice accusatorio con una mano sul fianco.

- Mi ci porterai, che tu lo voglia o no. Passeggiamo in spiaggia- provò a convincerlo, lui scosse la testa.

- E dai è una cosa carina!- gli tirò una leggera spintarella lei, Jimin rimase impassibile.

- Ti prego, ti supplico! Ti prometto che sarà la passeggiata più veloce del mondo, solo per stare coi piedi sulla sabbia e per sentire l'odore di salsedine, poi torneremo a casa- insistette lei.











Jimin dovette ancora spiegarsi bene com'era successo, insomma, erano bastati un paio di occhietti da cucciolo, il labbro inferiore tremolante e dei mormorii da cagnolino irrequieto per far sì che cambiasse idea.
Sì, doveva essere così, altrimenti non riusciva a capire come mai fossero seduti mano nella mano sul vagone di un treno alle sei e mezza di sera. Non aveva avuto neanche la decenza di andare a cambiarsi, no, Myung Jae l'aveva letteralmente trascinato nel primo treno che le era capitato a tiro.

Le bastò leggere 'Busan' come destinazione che subito partì in quarta e accelerò il passo, scartando gli altri passeggeri che si accingevano ad entrare come fossero birilli e trascinando il povero Jimin all'interno della locomotiva.
Presero posto davanti a due anziani e si misero comodi, pur restando tesi e discreti. Menomale che era riuscito a fermarla in tempo per i biglietti, pensò Jimin ridacchiando.
La mano di Myung scivolò dal polso verso il palmo di lui e lo accarezzò facendo cerchi concentrici con l'indice e col medio, trattenendo le risate alla vista del compagno che si mordeva il labbro inferiore in segno di protesta.

- Non adesso- digrignò i denti e si avvicinò al suo orecchio, il solletico era un'altra cosa che odiava.
D'altra parte i due vecchietti sorrisero ai due giovani e bisbigliarono fra di loro quanto fossero teneri insieme. La ragazza riuscì a sentire alcuni bisbigli e arrossì, bloccandosi di colpo e abbassando lo sguardo.

Il resto del viaggio lo passarono ascoltando la musica sull'MP3 del castano e guardando il panorama notturno dal finestrino. Myung crollò addirittura a dormire, poggiando la testa sulla spalla di Jimin, il respiro divenne via via sempre più pesante.
Il rumore delle rotaie e i balzi che il treno a volte faceva a causa delle ferrovie erano diventati un ottimo tranquillante per la ragazza.

Verso le nove scesero in stazione, Jimin dovette aiutare la compagna a reggersi in piedi perchè era troppo assonnata.

- Ti vedo stanca, forse non stai bene- esordì apprensivo lui.

- No, sto alla grande. Andiamo!- lei sbattè velocemente le palpebre e scosse la testa come a darsi una mossa.

Prese per mano il ragazzo e lo strattonò verso l'uscita del posto, andando fuori all'aria aperta e respirando a pieni polmoni. Ridacchiò felice e saltellò un paio di volte attorno al castano.

- Un momento... ci serve una cartina!-

- Non serve- Jimin sorrise fiero.

- Perchè?-

- Perchè il tuo ragazzo è di Busan- gonfiò il petto e si vantò, Myung Jae restò impalata al suo posto e spalancò la bocca dallo stupore.

- Solo ora me lo dici?!- gli tirò un pugno sul braccio a mo' di scherzo.

Si coprirono bene con cappotto e sciarpa, d'altronde era ancora inverno ed essendo in una località di mare il freddo si percepiva di più. Si persero nel centro della città e andarono ad ammirare ogni singola vetrina dei negozi, tanto che il castano fu costretto a staccare la compagna da alcune vetrine e a circondarle i fianchi per tenerla stretta a sè.

Osservarono le luci colorate dei lampioni, Myung fece alcune giravolte con la testa rivolta verso il cielo, felice com'era.
Amava osservare i passanti assorti nei loro pensieri o semplicemente presi dal cellulare, si sentiva come se fosse uno scienziato che si trovava di fronte ad una specie aliena. Era molto curiosa e di questo Jimin se n'era accorto da un bel po', gli piaceva prenderla in giro per come si meravigliava per poco e gli piaceva scompigliarle i capelli e farle il solletico al collo.

Comprarono da mangiare in un fast food e si incamminarono verso il Gwangalli Beach, una spiaggetta molto carina della città ma più piccola della famosa Haeundae, il ragazzo le spiegò che era sempre affollata e che era meglio andarci di giorno.
Myung si mise a urlare nel momento in cui sentì i piedi affondare nella sabbia. Corse felice verso il mare e allargò le braccia verso l'esterno in un gesto di libertà.

Jimin rise e la raggiunse poco dopo, intimandole di sedersi da qualche parte perchè aveva fame.

- Mangiamo in piedi, voglio camminare lungo la riva- rispose l'altra e così fu.
Passeggiarono al chiaro di luna coccolati dal suono delle piccole onde del mare che bagnavano la spiaggia fino ad un certo punto e poi si ritiravano, la ragazza inspirò il tanto agognato odore di salsedine e sorrise.

- Non sono mai stata al mare- esordì prendendo una coscetta di pollo dal contenitore che aveva in mano il compagno.

- La prossima volta veniamo di giorno e ti insegno a nuotare- scherzò lui. Myung lo prese sul serio.

- Promettilo-

- Oh dai...-

- Seriamente, promettilo-

Jimin roteò gli occhi al cielo e mostrò il mignolo.

- Guarda che ti vedo mentre fai le smorfie!- esclamò lei indignata.

- Ma è buio!-

- Insegnami adesso- disse la corvina tutt'a un tratto.

- Che?!-

- Non lo so, buttami in acqua e mi insegni a nuotare- rise lei. L'altro scosse la testa.

- Potresti farti male e poi non si vede niente e...- si bloccò, stranamente si sentiva tutto bagnato.

Aprì gli occhi e si ritrovò in acqua assieme a quella spericolata di Myung Jae. Ella dal canto suo se ne fregava e gli buttava acqua ridendo forte.

- Guarda che ti invado!- urlò lui e le tirò così tanta acqua in faccia che la ragazza dovette implorarlo di smetterla perchè rischiava di morire affogata.

Jimin la prese in braccio e le circondò i fianchi, Myung trovò spontaneo allacciargli le gambe al bacino. Le onde erano leggermente più grandi a causa dei loro movimenti e la ragazza si tenne stretta al compagno per paura.

- Sei bellissima anche coi capelli bagnati- mormorò lui sfiorando il naso di lei col suo.
La corvina sorrise inevitabilmente e gli lasciò un bacio a fior di labbra. Fece per staccarsi ma Jimin glielo impedì e catturò abilmente le sue labbra, mordendogli quello inferiore e approfondendo il bacio inserendo la lingua.
Myung rispose positivamente al bacio e fece uno schiocco quasi involontariamente, mettendosi meglio addosso al ragazzo.

Continuarono a baciarsi per così tanto tempo che si dimenticarono della cena abbandonata sulla sabbia e del fatto che dovessero davvero tornare a casa.
Volevano semplicemente godersi quel che erano, almeno finchè nessuno avrebbe fatto nulla per separarli.

























































* * *



















































Rincasarono verso la mezzanotte, i capelli di Jimin gocciolavano ancora e i vestiti di Myung erano così bagnati che erano diventati perfettamente aderenti.
Nel mentre il ragazzo si accorse che nella cassetta della posta c'era una busta e la prese di nascosto dalla ragazza.

Fecero meno rumore possibile per non svegliare Yoongi e si fecero una doccia veloce, giusto per togliersi il sale di dosso. Jimin finì per prima e ne approfittò per infilarsi sotto le coperte e leggere ciò che diceva quella lettera.
Si accorse che si trattava di Myung quando vide che non era presente nessun francobollo.

Se non hai ricevuto la vecchia lettera beh, è colpa mia. L'ho lasciata in bella mostra a Jimin, il ragazzo che mi ha ospitata, e così ha scoperto chi sono davvero.

Trattenne dei risolini affatto virili quando lesse quelle parole, il solo ricordo lo faceva sbellicare. Si disse che avrebbe potuto essere meno infuriato quel giorno.

Mi ha portata al parco e mi ha spinta sull'altalena. L'altalena, ti rendi conto?!
Non siamo mai potute andare al parco, i giochi erano sempre rotti e alla fine lo hanno trasformato nell'ennesima base militare a servizio del leader
.

Sui suoi occhi si posò un velo di malinconia quando arrivò a quel punto, doveva davvero ringraziare Dio se era nato in un luogo abbastanza tranquillo.
La realtà nordcoreana era solo uno spicchio della povertà e della crudeltà che affligge il mondo.

Credo di aver trovato il mio posto nel mondo. Con Jimin. [...]
Mi ha baciata! Credevo di aver perso dieci anni di vita. [...] Mi sto affezionando a lui in una maniera incredibile, eppure non so quanto tempo debba passare effettivamente perchè un uomo e una donna si amino.
Quando mi guarda incomincio a sudare e mi tremano addirittura le mani... ah, è così che ci si sente quando si è innamorati
!

Sorrise imbarazzato nel leggere la lettera e si scompigliò i capelli, scalciando nel letto e rischiando di disfarlo tutto proprio come aveva fatto la ragazza nei giorni precedenti.

Myung giunse in camera e deglutì quando lo vide con la sua lettera in mano, egli la nascose in fretta e furia dietro la schiena.

- Perchè hai la mia lettera? Non è arrivata al nord?- domandò triste. Si sedette sul morbido materasso e affiancò il ragazzo, mettendosi sotto le coperte. Jimin ridacchiò.

- Devi andare all'ufficio postale per spedire le lettere, non devi imbucarle senza neanche un francobollo- spiegò.

- Ma Yoongi mi aveva detto che dovevo fare così- protestò lei. Il castano scosse la testa e le baciò la fronte.

- Non dare retta a Yoongi, intesi? Non è il tipo adatto quando si tratta di fare amicizia- borbottò imbronciato.
Myung non capì completamente ciò che Jimin intendeva dire e scrollò le spalle.

Spense l'abatjour e si mise comoda accanto al ragazzo, accarezzandogli il petto con una mano. Pensò un po' prima di parlare per l'ultima volta, pensò a tante cose: alla giornata appena trascorsa, a mamma, papà e Min Seo e a ciò che avrebbero potuto fare le guardie per catturarla.

- E' tutto così complicato che mi scoppia la testa, però una cosa è certa... ti amo-

Jimin, che aveva fatto finta di essersi addormentato, ascoltò ogni singola sillaba pronunciata dalla compagna e sorrise.

Il battito accelerò e sentì un piacevole tepore invadergli il cuore.


***
Annyeong popolo!! Alloooora un po' di sano angst ad inizio capitolo ci voleva proprio, ammettiamolo. Anche perchè quello è solo l'inizio, credetemi quando dico che avverranno cosucce ben più gravi dei lavori forzati ;)  la nostra Myung Jae si è dichiarata, e ora vi tocca aspettare la risposta di quel mochi coccoloso. Yoongi non starà a guardare, fra due capitoli entrerà in azione alla grande.  Ora, voglio ringraziare come sempre chi spende un po' del proprio tempo per leggere la storia, chi la segue/preferisce/ricorda/blabla  e chi la recensisce. Mi rendete felice e soprattutto un pochino fiera di me :')   devo scappare (sul serio lol), bacioniiiiiiii  _MartyK_ <3
   
 
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