Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: MyDifferentFantasy    23/09/2017    2 recensioni
A Beacon Hills tutto sembra tornato alla normalità, fino a quando un gruppo di maghi non comincia i propri esperimenti.
Cosa succederebbe se uno di questi maghi si impossessasse della mente di Stiles ed il passato di Derek tornasse scatenandosi sul ragazzino?
Derek proverà a risolvere questioni lasciate in sospeso che non ricordava neppure, mentre si avvicinerà sempre di più a Stiles.
DAL TESTO:
“Che genere di esperimenti?”
“Esperimenti sull’anima e sul corpo. Non so di preciso in cosa consistano, ma fanno sì che un’anima passi da un corpo ad un altro. Ecco perché ti ha chiesto di baciarlo, credo sia così che funzioni. E' per questo che possiede solo la tua mente e non il tuo corpo.”
“Lui non possiede proprio un bel niente!”
“Stiles, sta’ calmo. So che non possiede te, ma devi cercare di capire che occupa la tua mente e non so per quanto ancora potrai resistere prima che prenda il controllo di te.”
“Cosa posso fare per togliermelo dalla testa?”
“Non lo so, mi dispiace."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non so cosa dovrei volere


La vita di Stiles andò avanti così per un po’; la mattina andava a scuola ed incontrava tutti i suoi amici, il pomeriggio studiava o giocava alla playstation con Scott oppure il branco doveva riunirsi per chissà cosa, la sera si ritrovava Derek a casa e capitava che dormissero insieme. In tutto ciò c’era Allen, presente – forse più di chiunque altro – in ogni momento della giornata, con cui parlava e si divertiva.

In fondo era una vita bella. Non poteva dire di non essere felice, Stiles, ma sentiva che c’era qualcosa che non andava: giorno dopo giorno, per quanto bello fosse stato, cresceva dentro di lui la sensazione che non tutto era al suo posto, che c’era un tassello al posto sbagliato. La sensazione di dover giungere a qualcosa in un futuro lontano per essere del tutto in pace.

Cercava di nascondere questa strana emozione, capace di non farlo addirittura dormire la notte, ma più passava il tempo più si chiedeva in quale futuro le cose sarebbero state come dovevano.

Anche Allen sentiva ciò che provava, Stiles ne era sicuro; era costretto ogni giorno ad ascoltare i suoi pensieri, anche i più stupidi, e certamente aveva ascoltato questo assillante ed indelebile. Non sapeva cosa ne pensasse e forse non gli importava neanche – nessuno poteva cambiare i suoi pensieri.

C’era anche un altro pensiero che lo tormentava: l’idea di non poter stare con Derek. Era stupida, lo sapeva: non sarebbe potuto stare con lui anche senza Allen, e perché Derek non era innamorato come lo era lui. Ma il pensiero che lo assillava era che gli era stata sottratta anche solo la possibilità di stare con lui, che fosse possibile o no. E questo Stiles non poteva accettarlo.

Vedere quasi ogni sera Derek, poi, non gli faceva affatto bene. Gli ricordava che era più innamorato di prima.

Era sorprendente come fosse cambiato il loro rapporto. Prima tra loro c’era una completa divisione: il loro contatto fisico si limitava alle volte in cui Derek, irritato dal minore, lo sbatteva contro il muro per minacciarlo, e le parola venivano usate soltanto per insulti ed offese vari.

Adesso, era cambiato tutto. Erano uniti, il legame tra loro era più forte che mai. Passavano ore e ore soltanto a parlare – Stiles, che aveva sempre avuto la predisposizione a farlo tanto, non si era mai raccontato così tanto a qualcuno – e quando, terminati gli argomenti, nessuno dei due sapeva cosa dire allora stavano in silenzio, stretti sul letto di casa Stilinski con gambe e braccia intrecciate.

Aveva smesso di essere imbarazzante dopo una decina di volte. C’era sempre la paura ad esagerare in qualche gesto o in qualche parola, ma bastava una rassicurazione dall’altro a rilassarli.

“Non so quanto ci faccia bene vederci così spesso” disse una volta Derek, mentre, disteso sul letto, accarezzava il braccio del più piccolo. “E non so per quanto possiamo continuare ma ora come ora non riesco a smettere.”

“Nemmeno io” ammise Stiles, turbato dalle parole così aperte del lupo.

Poi Derek rise. “In realtà non so quanto ci faccia bene avere un uomo nella tua testa.”

“Me lo domando spesso anch’io” replicò Stiles.

“Non ho smesso di cercare una soluzione, lo sai?”

“Grazie.”

“E Stiles… se per caso cambi idea e vuoi darlo a me… ecco, sai che puoi chiedermelo.”

Ma Stiles si girò a guardarlo sorridendo, e con il pollice gli accarezzò la guancia. “Non cambierò mai idea.”

Ed anche se non lo diede a vedere – non avrebbe mai ammesso qualcosa di così vergognoso con Stiles –, il mannaro tirò un sospiro di sollievo all’idea di non dover morire. Per il momento.

 

Vorresti che Derek fosse innamorato di te?

Non era raro che parlasse con Allen, quando aveva finito di studiare e si abbandonava al riposo sul suo letto. La maggior parte delle volte era lo stesso uomo che cominciava la conversazione ed allora restavano a parlare anche per ore, sicuri che nessuno li avrebbe disturbati.

Però non parlavano di Derek; dalla volta in cui Stiles gli aveva rimproverato di far finire il discorso sempre sul lupo, Allen non ne aveva più parlato (soprattutto perché avrebbe speso esclusivamente parole cattive per lui, mentre con Stiles voleva essere felice).

“Perché me lo chiedi?” domandò Stiles, sorpreso di sentire questo nome proprio da Allen.

Perché tu lo sei di lui.

“Oh… beh, se intendi attraverso una pozione magica o un esperimento d’amore allora no, ma vorrei – o meglio mi piacerebbe – che si innamorasse davvero di me. Questo sì.”

Come sai che non è già innamorato?

“Derek? Non lo so. Passiamo molto tempo insieme e ci tocchiamo in un modo diverso dal quale si toccano due amici, è vero, ma non so se per lui significa amore. Per me sì: voglio dire, vorrei che mi toccasse anche di più di quanto lo fa” ammise, arrossendo “ma non credo sia lo stesso per lui.”

Riesco a sentire persino io che gli batte forte il cuore quando lo accarezzi o gli sorridi.

Questa dichiarazione fece arrossire ancora di più il ragazzino che si era accorto di queste attenzione da parte del lupo, ma aveva paura nel definirle concretamente e nel risultare ingenuo.

“Ok, ammettiamo anche che Derek sia innamorato di me – cosa che continuo a ritenere impossibile – cosa dovrebbe succedere?”

Cosa dovrebbe succedere?

“Niente, ecco cosa dovrebbe succedere. Non può succedere niente. Tu, lui, la tua voglia di ucciderlo… ti ricorda qualcosa?”

Ma se io non ci fossi e lui fosse innamorato di te…

“Cose che non sono vere” si intromise Stiles, gesticolando con ovvietà.

Sì, ma se fosse questa la realtà tu staresti con lui?

“Perché me lo chiedi? Ti piace farmi sentire uno schifo?” chiese improvvisamente triste. Già gli era difficile stare accanto all’uomo che amava ogni giorno e non poterlo baciare, ma pensare ad una vita con lui, ad un futuro con lui, gli risultava opprimente.

Stiles, ti prego, rispondi.

“Sì” dichiarò Stiles, con voce ferma. “Starei con lui ogni giorno della mia vita e ci sarebbero giorni in cui non vorrei e giorni in cui lui non vorrebbe, ma so che lo amerei sempre.”

Perché ne sei così sicuro?

“Perché il futuro che mi hai mostrato tu oggi è quello che immagino ogni giorno quando sento le sue dita toccarmi ed i suoi occhi guardarmi e le sue labbra parlarmi e vorrei solo baciarlo e stringerlo e pensare che sarà sempre tutto caldo come in quel momento.”

Quell’immagine gli sembrava così vicina da poterla sfiorare, ma sapeva che non sarebbe mai successo ed il suo futuro sarebbe stato complicato proprio come ora. Piangeva perché si vergognava di sé stesso ad illudersi in questo modo e voleva semplicemente smettere di pensare in positivo e cominciare a sentirsi male.

Allen non rispondeva e lui era stanco, così disse di non volerle continuare ancora con queste stronzate e si mise a dormire.

 

“Pensi che mi racconterai mai del tuo uomo?” chiese Derek, indicando con la mano il suo cervello e guardandolo a metà tra l’infastidito ed il curioso.

Stiles, che stava studiando per un importante test del giorno dopo, ruotò sulla sua sedia girevole e lo fissò con lo sguardo di chi aveva già ribadito il perché più di una volta. “Sai che non vuole che te ne parli.”

“Non capisco perché” insistette Derek, alzandosi dal letto del più piccolo. Era seduto lì già dalle prime ore del pomeriggio, quando aveva deciso di fare visita al più piccolo – stranamente durante il giorno – sentendosi dire che lì qualcuno doveva studiare e allora si era sistemato sul letto a leggere un libro che aveva trovato al momento. “Mi sta già negando la possibilità di trovare una soluzione a questo, non può nemmeno dirmi la causa? Insomma merito di saperlo.”

La causa è lui e la soluzione la sa, ma è troppo codardo per attuarla.

“Allen non voglio cominciare di nuovo questa discussione: sai molto bene che Derek è disposto a farlo, ma io no” sbottò Stiles, stringendo le labbra in un moto di ira.

“Cosa ti ha detto?”

“La causa sei tu e la soluzione la sai” ripeté Stiles.

“Non ha tutti i torti.”

“Scherzi?” urlò il ragazzino, che adesso era anche più arrabbiato di prima. “Non voglio riparlarne nemmeno con te, ho preso la mia decisione e la conoscete quindi basta.”

Sia il lupo che Allen si ritrovarono a scusarsi con il pensiero, ma nessuno dei due ebbe il coraggio di proferire parola – lo sapevano di non dover pressare Stiles che sentiva già i suoi pensieri ridotti dalla presenza di uomo nella mente e voleva almeno scegliere da sé.

Sentirono bussare dei colpi alla porta della camera, ma Derek non fece in tempo a scappare dalla finestra perché quelli era soltanto colpi di rispetto, lo sceriffo sarebbe entrato comunque.

“Stiles, vuoi… Derek ciao, non ti ho visto entrare” disse Noah, con il tono di chi vuole una risposta. Ma Derek era totalmente paralizzato, colto dalla sorpresa ed inchiodato al letto ed al libro che continuava a stringere nella mano, quindi fu Stiles a rispondere per lui.

“Mi sta aiutando con matematica per domani, papà.”

“Derek, eh?” ammiccò, sorridendo.

“Lo sai che sa più cose perché è più grande ed ha finito gli studi” tentò di giustificarsi Stiles, stando sulla difensiva ed evidenziando involontariamente al padre che c’era qualcosa da nascondere.

“Beh, quando voi due finite di studiare” pronunciò, con maggiore enfasi sull’ultima parola, “venite a cenare.”

“Grazie signore, ma non mi ha invitato a venire qui e non mi sembra giusto approfittarne” osservò Derek che si era ripreso dallo stato di trance ed aveva sentito il bisogno di difendersi in qualche modo.

“Ti sto invitando ora” affermò lo sceriffo, sempre sorridente, “sai che mi fa piacere se resti.”

“Va bene, signore.”

“Noah, Derek. Noah” gli fece lo sceriffo che non smetteva mai di stupirsi per i modi rigidi del ragazzo. Sperava che con Stiles non fosse così – e no, non era affatto così con Stiles.

“Sì, Noah, grazie.”

Quando uscì, Stiles tirò un sospiro di sollievo anche se continuava ad avvertire un senso di vergogna e disagio per ciò che era successo e di certo Derek sentiva lo stesso. Si alzò dalla sedia girevole ed andò a sedersi accanto al lupo, sul suo letto.

“Pensa che stiamo insieme” sospirò infine, sentendo la necessità di dirlo ad alta voce.

“Sì, infatti” concordò l’altro. “Dovremmo dirgli che non è così?”

Stiles sentì un’improvvisa tristezza immotivata per quelle parole: Derek aveva soltanto detto la verità, eppure l’idea che qualcuno potesse ancora fantasticare su una loro possibile relazione lo tranquillizzava. Lui non poteva più permettersi di farlo, ma non poteva sopportare che loro non stessero insieme per nessuno.

Derek, che si era accorto del cambiamento d’umore del ragazzino, gli strinse un avambraccio con una mano in modo da rassicurarlo, ma Stiles si limitò a staccarsi da quella presa e a sorridergli.

“Lasciamogli questo divertimento ancora un po’.”

Il mannaro aveva capito che qualcosa era cambiato, dopo quelle parole ma sapeva di non poter fare niente per cambiare la verità. Così non disse niente quando cenarono, quando lo sceriffo gli chiese delle sue abitudini, quando lavò i piatti con Stiles; non disse niente per cambiare l’umore di Stiles che infatti restò immutato, non triste né felice, solo nostalgico.

Nostalgico non di ciò che era stato un tempo – perché fra loro non c’era mai stato niente – ma di ciò che sarebbe potuto essere e di cui ora il ragazzino si dava la colpa. Derek, dal canto suo, provava nostalgia per ciò che sarebbero potuti essere prima: se avesse smesso prima di trattarlo male, se ci avesse messo meno ad accorgersi della sua intelligenza e simpatia e a voler stare ogni giorno con lui… se fosse successo, avrebbero potuto avere più tempo. Forse addirittura non sarebbe successo niente.

Ma Stiles non avrebbe più potuto vivere i suoi desideri e lui non poteva sistemare i suoi errori. Fu con questo senso di colpa che poi tentò di cambiare l’umore di Stiles, quando dopo si sdraiarono sul suo letto. Stiles sul lato destro, ancora preso dai suoi pensieri, e Derek sul sinistro, che non osava avvicinarsi sebbene volesse. Ci misero un po’ ad iniziare una conversazione e fu il mannaro a dover cominciare.

“Non hai mangiato molto a cena.”

“Hm, vero” ammise l’umano, riprendendosi dall’essere distratto. “È che sono preoccupato e nervoso per il test di domani e per un milione di altre cose nella mia testa.”

“Vuoi dirmene qualcuna, in modo da alleggerirti?” chiese, girando la testa verso di lui per mostrargli completo sostegno. Si aspettava che Stiles cominciasse a parlare con quel suo flusso ininterrotto per minuti, invece si girò, con la testa sul suo petto e il corpo sovrapposto al suo. Di riflesso allungò un braccio e gli cinse una spalla per avvicinarlo di più a sé.

“È tutto così complicato, Der. Sono così confuso. Non so cosa dovrei volere, cosa non dovrei ed il pensiero di fare, o anche solo di pensare, qualcosa di sbagliato mi fa sentire male.”

“Stiles, sono pensieri tuoi. Puoi farci ciò che vuoi.”

“Non sono più solo miei, no?” gli ricordò con una nota di disprezzo.

“Cos’è che pensi, che non va?” gli chiese il mannaro, sapendo esattamente che sognava di lui e dello stare insieme a lui; e lui sognava lo stesso, ma nessuno dei due poteva ammetterlo.

“Cose impossibili, lo sai” mormorò, rivelandoglielo implicitamente.

“Anche io penso cose impossibili, ogni giorno, ma non mi vergognerò mai per i miei desideri e non dovresti farlo neppure tu.”

“Come faccio, Der?” protestò Stiles, poggiandosi sul gomito e guardandolo. “Con questa nuova vita non posso permettermi di farlo.”

“Stiles, ho paura di quello che potrebbe accaderci quando ti abituerai all’averlo sempre lì” confessò Derek, con lo sguardo rivolto al soffitto. Stiles si era di nuovo sdraiato, ma aveva girato la testa per guardarlo intensamente, sentendo ciò. “Voglio dirti una cosa: i tuoi pensieri, i tuoi desideri, sono tutto ciò che ti rimarrà un giorno. Ti prego non rinunciarci, non… dimenticare di avermi voluto.”

“Tu mi vuoi, Derek?”

“Sì. Ti voglio, Stiles.”

Non si guardarono negli occhi quella sera, ma si strinsero forte come non era mai accaduto fra di loro. C’era una nuova consapevolezza nell’aria – era sempre stata lì, certo, ma implicita – e nessuno dei due poteva evitarla: la consapevolezza di potersi abbracciare un po’ di più, sicuri che all’altro non avrebbe dato fastidio. Si abbracciarono a lungo, Stiles con un braccio a cingere la nuca del lupo e Derek che gli premeva forte il bacino contro il suo.

Stiles sentì un nuovo tipo di eccitazione, diversa da tutte le volte in cui si era masturbato guardando un porno o aveva stretto una ragazza a sé. Era un’eccitazione reale, concreta, in pochi secondi sentì il pene indurirsi ed il cavallo dei pantaloni restringersi. Era sicuro che Derek sentì la sua erezione come lui sentì quella del mannaro formarsi subito dopo.

Derek continuava a premerlo su di sé e Stiles gemeva perché gli faceva male e l’unica cosa di cui aveva bisogno era baciare quelle labbra e toccarle, toccare tutto il suo corpo. Gli ci volle una grande forza per staccarsi da lui, ma alla fine la parte razionale prevalse in entrambi.

“Devi andare” affermò, mordendosi un labbro tremante.

Ed il mannaro, così come era arrivato, se ne andò. Invece, Stiles restò a tremare di piacere nel suo letto, colmo dell’odore dell’altro; si sentiva molto peggio ora che era rimasto di nuovo solo, ma si congratulò con se stesso per essersi fermato in tempo. In fondo era un ragazzo intelligente.

Merda, stavate per far eccitare anche me!

“All, scusa. Mi ero completamente dimenticato di te” rispose imbarazzato il ragazzino, che in quei brevi momenti con il lupo riusciva davvero ad essere così spensierato.

Ho visto, avevi un bel po’ a cui pensare.

“Oddio, Allen, cosa devo fare? Io lo amo così tanto ed avevi ragione: lui ama me, almeno nel modo in cui Derek Hale è capace di amare e mi sta più che bene. Ma cosa ne devo fare?”

Lo chiedi a me? Sono io che vi impedisco di fare queste cosacce.

Stiles sospirò forte, consapevole di quanto fossero vere le parole dell’uomo e, nonostante ciò, non arrabbiato. Averlo costantemente nella sua testa, così vicino, gli impediva di vederlo come un nemico e di conseguenza odiarlo.

Mi dispiace, disse e Stiles sapeva era l’unica cosa che potesse dire.

“Dispiace anche a me, sai, che tu odi Derek, che lui ha ferito te, che non vi siete mai chiariti ed ora siamo tutti e tre in questa situazione ed io non c’entro nemmeno niente!”

Stiles, vorrei che capissi quanto sono dispiaciuto per ciò che sta succedendo. Solo ora capisco che non avrei mai dovuto provare a baciare te, quel giorno… magari avrei potuto trovare un altro modo, un altro sistema. Vorrei non essere mai entrato nella tua vita.

“Non dirlo” protestò Stiles, sconvolto da quelle parole. “Ci sei ormai, nella mia vita, e se ti ho fatto capire che voglio non averti mai conosciuto non era mia intenzione. Sono contento che siamo amici, ma non doveva capitare così.”

Sei troppo buono.

“È proprio la gentilezza la caratteristica di noi semplici umani, se no a cosa servirei? E poi guarda il lato positivo: senza di te non avrei mai conosciuto questa storia, Derek non me l’avrebbe mai raccontata” ammise ridendo e facendo ridere anche Allen.

Derek è… giusto per te. Vi capite in un modo che non riuscirò mai a comprendere.

“Si chiama amore, Allen. Un giorno lo proverai e spero sia molto diverso da ciò che sentivi per Kate.”

Non me lo ricordare, amico. Quello non era nemmeno amore.

“Vero” ribatté Stiles, arricciando il naso. “Parleremo di amore domani, ora devo dormire. A proposito, puoi raccontarmi la storia della principessa, quella che mi hai raccontato l’altra volta per farmi addormentare?”

Stiles, io non sono una babysitter e tu non sei un bambino!

“Ti prego, All. Lo sai che sono nervoso per Derek e il test e la mia vita e papà che ha capito che sono gay non so come e…”

D’accordo, ma non accadrà mai più. Allora: c’era una volta una fanciulla in una capanna…

E Stiles si addormentò, con la voce nella sua testa ed il ricordo del corpo di Derek premuto a sé.

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTORE: dopo 8 giorni (li conto ogni volta così la vergogna aumenta) ecco il penultimo capitolo – eh sì, perché alla fine ho deciso di dividerlo in due parti, dato che la seconda è già lunga di suo e dolorosa, molto dolorosa.
Diciamo che questo capitolo è un intermezzo tra ciò che è successo e ciò che succederà, prosegue ed anticipa nello stesso tempo. Mostra il legame che Stiles ha sia con Derek che con Allen, e come vuole bene ad entrambi – il che riconferma la sofferenza del finale.
Detto ciò, spero che il capitolo, per quanto corto, vi sia piaciuto e volendo, potete lasciarmi una recensione che mi fa sempre molto piacere. Intanto io vi do appuntamento alla prossima volta con l’ultimissimo capitolo! Ciao!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: MyDifferentFantasy