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Autore: Uptrand    23/09/2017    5 recensioni
Un vecchio nemico si fa avanti minacciando nuovamente la galassia, intanto su Noveria, sotto il ghiacciaio di Barbin i lavori procedono. Olivia Williams Shepard sarà ancora chiamata in azione per cercare di risolvere la situazione.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Navette provenienti dalle navi in orbita sbarcavano gli uomini di Divisione N provenienti da ogni dove.
Tetrius si affiancò Dasha « Sarà dura, la zona sotterranea è sigillata. Avremmo perdite non trascurabili. »
« Questo è irrilevante generale. Caninea non sarà mai preclusa a me. Sunt! Mores! Siete pronti? » gridò.
« Quando vuoi Dasha! » rispose il volus a bordo dall’Atlantic Codex.
I due avevano un compito preciso, riottenere il comando di Caninea. Sunt era l’esperto informatico, per quello che aveva in mente aveva bisogno di una mano. Per quanto fosse infastidito dalla cosa, quel Krogan era l’unico che poteva aiutarlo.
Nascosto dalla benda, l’occhio sinistro di Dasha s’illuminò
 
Il sistema informatico della compagnia non era stato violato, ma molte parti di esso cancellate e rimosse e sostituite da un programma pirata. Dasha e Sunt avevano parlato di come ripristinare il tutto al suo stato originale, per meglio dire il volus aveva spiegato al suo datore di lavoro le possibilità. Copie di background esistevano nei server centrali, avviate tutto il sistema sarebbe tornato alla normalità.
Il problema era che dovevano accedervi fisicamente, altro inconveniente era il creatore del programma pirata. Avviare la funzione di ripristino avrebbe aperto un collegamento tra i server centrali che fino a quel momento avevano resistito. Non era possibile sapere cosa sarebbe potuto succedere.
La soluzione era uccidere prima l'hacker asserragliato dentro Caninea, poi avviare il ripristino. Per farlo avevano bisogno di un collegamento.
Sunt non aveva ancora ben chiaro quali fossero le capacità di comando di quello che Dasha si era ficcata in testa, unendolo all'indottrinamento da nemesis. Dubitava che la sola funzione fosse quella di riconoscimento dai sistemi di sicurezza, esistevano tanti altri metodi senza a dover ricorrere a misure così rischiose. Si domandò cosa sapesse Galba, quel medico fallito. Non osava chiedere niente di più a lei per prudenza, solo domandò « Ci serve “un entrata”, se con quella cosa che hai in testa puoi farla riavrai Caninea.»
« Si può fare. »
 
I computer sull’Atlantic Codex si illuminarono, su tutti il logo della compagnia e la richiesta di un codice d’accesso. Si oscurarono un secondo, al riaccendersi erano dentro.
Sunt e Mores si guardarono stranamente. Dasha era acceduta alla parte ancora sana del programma, evitando completamente quella pirata. Loro non avrebbe potuto farlo, avrebbero dovuto prima superare le difese di quello e poi penetrare nel sistema compagnia. Cosa diavolo Dasha aveva in testa? Questa era la domanda che entrambi si ponevano, ma adesso non avevano tempo per quello.
 
Big Varren: un robot dalla forma e dimensione di un pallone di calcio, inventato da Sunt e Mores era stato usato per alcuni omicidi. Con la fondazione della Noveria Corps era diventato il robot principale della sicurezza. Economico, efficiente, discreto non venne però mai commercializzato.
Su Noveria tutti erano abituati a vedere gironzolare quelle sfere robotiche nei corridoi, scansionavano qualche lavoratore, lo individuavano come uno dei dipendenti della compagnia e passavano oltre. Nel caso la sua identificazione non fosse possibile o si trovasse in un'area in cui non poteva accedervi scattava una segnalazione.
A quel punto dalla sala di controllo avrebbero potuto anche ordinare al robot l’eliminazione dell’intruso, in genere si lasciava ai big varren solo il compito di sentinelle. Si preferiva fossero delle persone della sicurezza a prendere in custodia l’individuo e scoprire come stessero le cose. Un errore da parte del robot era sempre possibile.
Quando arrivarono i mercenari i big varren vennero semplicemente ignorati. Yaafe Xos aveva pensato di usarli per la sicurezza ma non era possibile, avrebbe dovuto creare un file per ogni mercenario presente. Così loro continuarono a gironzolare per Noveria, usati ogni tanto per fare tiro al bersaglio, continuando nel frattempo a scansionare ogni mercenario, inviando segnalazioni che rimanevano inascoltate.
 
Sunt e Mores si scambiarono uno sguardo divertito e malefico, per una volta erano d’accordo su qualcosa. Il krogan premette “ Si a tutte” le segnalazioni, Sunt elaborava alcuni ordini precisi.
 
« Cos’è questo suono? » chiese un mercenario batarian al suo omologo salarian. Si udiva un ronzio nell'aria. Prima che potessero rispondere un big varren svoltò da dietro un angolo a tutta velocità.
« Non ricordo fossero così veloci! » esclamò il salarian.
Le parti laterali della sfera si aprirono sollevando la parte centrale, diventando le ruote su cui correva. Una torretta sbucò dal centro mitragliandoli. Il batarian si accosciò ferito in un angolo, il salarian si gettò di lato e sparò. Centrò il big varren a una ruota facendogliela perdere, questo sbandò contro un muro. Il salarian continuò a sparare fino a quando non fu chiaro che era fuori uso.
Fece per contattare qualcuno, la sfera esplose scaraventandolo a terra. Il batarian aprì a fatica due dei suoi occhi, era dolorante ma vivo. Il salarian giaceva morto con diverse schegge piantate in profondità in faccia.
« Mine antiuomo..» - mormorò - « Quei così sono armati con mine antiuomo! »  la sua nuca esplose.
Tre big varren dietro di lui si richiusero nella loro forma a sfera, rotolarono sui loro corpi alla ricerca di intrusi.
 
« Qui porta Nord! Che sta succedendo? » gridò il krogan aveva una cinquantina di uomini con se, difendevano l’entrata più vicina al nemico.
« Ci stanno attaccando! » urlò una voce allarmata, a cui seguirono i classici rumori di un combattimento.
« Pronto! Di che parli? » sbraitò esasperato. Lasciò perdere la comunicazione quando alle sue spalle aprirono il fuoco. Non sapeva come ma il nemico doveva essere entrato e li stava attaccando da dietro.
Scoprì che si trattava di quei ridicoli robot, le loro torrette non erano troppo potenti il vero problema era quando esplodevano e il loro numero. Affrontarli non lo divertiva.
Attaccavano a gruppi, non sapeva quanti fossero ma se lo stesso stava accadendo in tutta la base era il momento di abbandonare il pianeta e cercare un altro ingaggio. Aveva guadagnato abbastanza.
Altre esplosioni, queste verso l’entrata sigillata. Truppe di Divisione N, Asari, di questo era certo, si erano trasportate con i poteri biotici oltre la porta. Due squadre non erano abbastanza per batterli, si corresse quando intuì le loro vere intenzioni.
Una squadra combatteva tenendo sgombro uno spazio vicino all'ingresso, l’altra stava minando la porta.
Si sentiva il sangue ribollire.
Aveva con se ancora una decina di compagni Krogan, superstiti della battaglia, lanciò un urlo e caricò chiamandoli a raccolta. Avrebbe respinto il nemico con uno scontro epico.
Sventrò un asari con un colpo a brucia pelo, passò oltre e un krogan le schiacciò la testa con un piede. Altre due caddero, potevano farcela e lo spazio ristretto andava a loro vantaggio.
Scartò di lato, istintivamente parò col braccio un attacco che non aveva riconosciuto. Quelli che sembravano dei fili metallici gli si avvolsero attorno al braccio lacerando le protezioni metalliche e facendo sanguinare la carne sottostante. Rise di soddisfazione, li afferrò con una mano e tirò con forza strappando il nemico che aveva attaccato dal suo riparo.
Non si era aspettato un ufficiale, doveva essere il comandate di quell'incursione. Era euforico. L’avrebbe finita mentre era ancora dolorante a terra col suo martello da guerra.
L’esplosione della porta lo fece barcollare un istante, furente per non averla impedita scagliò con forza l’arma. Un forte rumore metallico percosse l’aria.
Pensò fosse un suo simile invece a brandire quello scudo, tenuto legato a un braccio, che aveva bloccato il suo martello. Invece era l’umano più grosso che avesse mai visto.
L’uomo spintonò il krogan mentre si preparava a sferrare un altro colpo col martello, sbilanciato dal peso della propria arma cadde a terra. Prima che potesse rialzarsi l’uomo usò il bordo inferiore dello scudo e colpì con forza, decapitando il krogan in un colpo.
« Makarov, sicuro di essere umano? » chiese Irixa ancora dolorante, era certa di essersi slogata un braccio o peggio. Non si era aspettata che quel krogan afferrasse i suoi fili. Attorno a loro Divisione N penetrava a Caninea.
« Fatti vedere da un medico… sbrighiamoci, non voglio lasciare il direttore Balestrieri senza protezione. »
«Di che parli? Quella donna sa badare a se stessa e…aspetta, ti riferisci a Bellamy? Non dirmi che ti da fastidio che le ronzi attorno. » e scoppiò a ridere.
« Non essere ridicola. » - rispose scocciato - « Solo non penso ci sia da fidarsi…ecco…»
« Voi due! » - tuonò una voce - « Muovetevi! » - gridò Rumia - « Siamo l’avanguardia dobbiamo continuare ad avanzare » e passò altre.
Irixa sbuffò, Makarov saluto militarmente. Rivolta all'umano l’asari disse « A volte penso che quella turian abbia ingoiato un bastone che ne aveva ingoiato un altro. »
« Che problema hai con lei? »
« Nessuno, mi piace solo stuzzicarla. » disse facendo alzare gli occhi al cielo a Makarov. Però non poteva far a meno di ammirarla, nel loro ambiente pochi avevano la forza per ridere e essere allegri.
Scattarono sull'attenti ma questa volta sul serio, un contingente ben più grosso faceva il suo ingresso. Al suo centro, protetta e inavvicinabile Dasha accompagnata da Tetrius faceva ritorno a casa.
 
Yaafe’ Xos non sapeva che fine avesse fatto quel maledetto drell, sinceramente non le importava. Pensava solo di aver più possibilità di farcela, se avesse potuto usarlo come guardia del corpo.
Tutta colpa di Hehosuul, aveva insisto che si doveva affrontare Divisione N sul pianeta, prima che le truppe Noveria Corps in arrivo si ricongiungessero. Avrebbero mandato i mercenari al massacro nella confusione sarebbero scappati. Poi il drell era sparito come nel nulla.
Meditava di farcela lo stesso, non sapeva come ma avevano oltrepassato le sue difese informatiche. Eppure i rapporti sul suo omnitool dicevano che il suo programma pirata era ancora inviolato. Quale fosse la verità era ancora attivo, poteva vedere la posizione di tutti sulla mappa, controllare chiusura e apertura di ogni porta. Aveva programmato un percorso che l’avrebbe portata fuori da Caninea, dopo non sapeva bene che fare. Immaginava che avrebbe preso una navetta.
L’arrivo di quella flotta della Noveria Corps li aveva costretti ad affrettare i tempi, chiudendo a loro ogni possibilità di fuga. Numerose navette erano atterrate per sbarcare truppe, doveva solo prenderne una e scappare. Doveva esserci molto traffico spaziale, nascondersi dietro a un altro segnale non sarebbe stato difficile.
Si voltò di scatto udendo un rumore, niente. Lo stesso segnalavano i suoi sensori, proseguì, aprì una porta.
Come mise un piede oltre, un esplosione da un angolo cieco ai lati la investì parzialmente.
Urlò di dolore e si sentì disperata quando fu chiaro che non avrebbe più potuto proseguire, un piede era sanguinolente.
Un ronzio, si trascinò spalle al muro ed estrasse una pistola. Una ventina di “big varren” la circondarono rimanendo immobili.
« HHhhhh…sei tu l’hacker…» - disse una voce proveniente dai microfoni dei robot - « Quarian, dovevo immaginarlo. »
Con voce tremante lei disse « iIo…posso pagare e molto…potrei anche lavorare per voi, so che la Noveria non è schizzinosa sul passato dei suoi dipendenti. »
« Vero…hhh… sei stata brava…forse più di quanto convenga a me. »
« Che significa? »
Un “big varren” scattò improvviso schiacciandole le mano che impugnava la mano contro il muro dietro di lei facendogliela perdere, un altro la colpi al petto. Rotolò a terrà, venne colpita alla schiena, in faccia spaccandole naso e denti.
I “big varren” la colpirono sempre più forte ed insieme facendola urlare. Morì lapidata da quei robot, ma questi non si arrestarono neanche una volta morta. Sunt li aveva programmati per seguire il segnale d’origine del programma pirata, impostando lui quella fine tra le svariate possibilità. Aveva deciso per qualcosa di lento e doloroso.
 
Naomi aveva fatto irruzione da una via laterale, lo scopo era colpire il nemico sul fianco e indebolirne la resistenza. Nel contempo tagliare ogni via di fuga. Tutto era andato bene, Tenus aveva eliminato le sentinelle e aperto le porte dai lì in poi lei si era fatta strada come una pazza con un uso massiccio di lancia granate. Conosceva bene dove combatteva, Caninea non avrebbe risentito per qualche esplosione. Aveva conquistato la zona degli hangar senza problemi, ora il nemico spingeva per riprendersela.
Lei stava seduta dietro a un angolo, arma sulle ginocchia e pareva la persona più tranquilla del mondo. Lustin Cauelu, il salarian responsabile del direttore Sly, era quanto mai energico e vitale, gli affidava volentieri il comando in quel momento di pausa per lei.
Alla fine un uomo ai suoi ordini le chiese « Signore non crede di esagerare a riposarsi così? »
« Soldato…fino a quando non inventeranno pallottole che girano gli angoli non ho motivo di preoccuparmi...passami un po’ quella boraccia. » disse adocchiando quella che il soldato portava alla cintura.
Un po’ contro voglia lui la porse, « Acqua? » Disse sbigottita lei quasi sputandola, si era aspettata del salutare alcool.
« Sono astemio. » rispose lui.
« Noi tutti siamo qui perché abbiamo i nostri problemi, i tuoi però devono essere molto gravi. Hai tutta la mia comprensione. »
Prima che potesse rispondere lei si rimise in piedi ed urlò « Siamo stati fermi abbastanza, pronti a muovere al mio ordine! Granate e avanziamo! Lustin controlla che nessuno resti indietro!  Via! » e si gettarono all'attacco.
 
Dietro di loro, nel hangar, restarono i feriti insieme a qualche soldato di guardia. Nessuno fece caso a una figura che si avviava verso le navette. Aprì il portellone evitando all'ultimo una presa da dietro, ruzzolando a terra. Scambiò una serie di colpi col suo avversario, finirono nella presa l’uno dell’altro, si liberarono tornado subito in posizione da combattimento.
I soldati si erano accorti che qualcosa non andava. Hehossul prese il detonatore e lo azionò, in via preventiva aveva piazzato delle bombe a distanza prima di dirigersi subito verso una navetta.
Le esplosioni raggiunsero serbatoi di combustibile, le fiamme presto invasero tutto l’ambiente. Sotto i piedi di Tenus il pavimento cedette un istante, un secondo di distrazione e Hehosuul gli fu addosso, lo colpì allo stomaco. Lui indietreggiò, un ferrò arroventato gli bruciò l’occhio destro infilzandolo, ebbe la prontezza di afferralo a mani nude impedendogli di penetrare ulteriormente.
Hehosuul non aveva avuto esitazione, approfittando della prima occasione aveva afferrato quel pezzo di ferro una cui estremità era bagnata da combustibile infiammato. Non rimaneva che ucciderlo e andarsene.
«Chiudi gli occhi! » gridò una voce, mentre una granata rimbalzava in mezzo a loro.
Hehosuul rimase accecato, Tenus lo colpi alla caviglia facendolo cadere, gli fu addosso, lottarono, infine gli premette la faccia su una pozza infiammata fino a quando le urla di Hehosuul non cessarono.
Solo allora si lasciò cadere ansimante al suo fianco, ma non poteva riposare, aveva bisogno urgentemente di un medico.
Una figura entrò nel suo campo visivo, era Naomi. « Mi pareva fossi tu. Non dovresti guidare l’attacco? » chiese lui.
« Adesso abbiamo la stessa faccia di merda. » fu la risposta.
« Ti sei veramente offesa perché non ho trovato il tuo viso carino quando ci siamo rivisti alla nostra vecchia base. »
« Sono una donna, siamo sensibili a certe cose. Sono tornata indietro perché non sapevo che fine avevi fatto. Ho delegato tutto a un certo salarian molto energico, neanche dovrei lavorare conciata come sono, Dasha dovrà pagare molto e non solo le cure mediche. »
« Cerchiamo un medico? » chiese lui.
« Magari. » e sorreggendosi a vicenda raggiunsero il resto dei feriti, ma soprattutto il personale sanitario che li accudiva.
Fu alzandosi che Naomi notò, dipinto su una parete, il numero identificativo del hangar: il 73. Solo allora si ricordò che il mech che aveva distrutto Caninea era stato depositato in quel hangar per essere studiato. Si chiese dove potesse essere finito.

*****

La porta dell’ascensore si aprì, solo Dasha Weaver ne uscì. I piani superiori stavano venendo ripuliti, lei aveva questioni più importanti. Un lungo corridoio al termine del quale si vedeva una riproduzione in miniatura delle porte di Caninea. La stanza del server centrale.
Sparsi nel tragitto vi erano cadaveri, tentativi infruttuosi di superare le difese. Ignorandoli percorse velocemente il corridoio. Vicino alle porte vide che erano rigate, segni di qualche esplosione.
Mise la mano sul pannello, qualche secondo e le porte si aprirono scorrendo lateralmente.
Dasha Weaver entrò nel cuore della Noveria Corps. Da ogni parte vi erano potenti ed enormi computer in funzione simili a cubi, delimitavano due corridoi che si incrociavano in un punto. Lì, una sfera nera del diametro di un paio di metri fluttuava nel vuoto.
L’informazione era potere, questa era una verità assoluta. L’idea iniziale era stata ben più semplice, trovare un modo per eseguire facilmente dello spionaggio industriale. Aveva dato quel compito a Sunt, staccato un assegno dicendogli di farselo bastare. Il volus ci aveva ragionato su un mese senza concludere niente, quello che lamentava era la banalità delle sue idee.
Erano valide ma qualunque professionista sarebbe riuscito a fare qualcosa di simile, con gli stessi fondi a disposizione. Un sistema efficace che poteva essere battuto da un altro.
Per lui divenne un ossessione, non perché gli importasse della Noveria Corps o di Dasha. Li si stava mettendo alla prova il suo genio. La Weaver pensando che non avrebbe mai avuto quanto chiesto, stava optando per metodi più tradizionali.
Il volus venne a svegliarla nel cuore della notte, gridando di avere grandi notizie. Le aveva per davvero. Quella notte, in un hangar mostrò in cosa aveva investito tutti i crediti che aveva ricevuto. Una sfera nera galleggiava in un campo di forza, era stata acquistata sul mercato nero ed era tecnologia dei razziatori. Stando alla spiegazione del volus quello era il neurone di un razziatore, un infima parte di cervello che da sola era il più potente computer esistente.
Cervello elettronico non funzionante, come qualsiasi cosa proveniente dai razziatori dalla fine della guerra. Dasha capì che i suoi fondi erano stati buttati. Sunt insistette per lavorarci, persi per persi lo lasciò fare tornando a dormire.
Il volus si ripresentò mentre faceva colazione gridando nuovamente d’importanti novità, Dasha disturbata prima nel sonno e ora pensava di buttarlo fuori a calci.
Sunt spiegò che non avendo idea di come usare quel neurone anche se lo affascinava, aveva fatto la cosa più banale. Ci aveva collegato un computer stando a vedere che succedeva.
La sua potenza di calcolo era aumentata incredibilmente, come le sue prestazioni in generali. Lui ne fu entusiasta, Dasha no. Temeva un IA nata da tecnologia dei razziatori, Sunt lo rassicurò che non era così.
« Questo neurone è morto, ma le sue singole parti possono rispondere a stimoli esterni. Il computer manda l’informazione al neurone che torna indietro. Non ha nessuno dei processi di un IA. Una calcolatrice, per quanto potente, rimane sempre tale se non si fa niente per cambiare la sua natura. I geth divennero un IA perché senza accorgersene i quarian fornirono i mezzi per comprendere loro stessi e l’ambiente che li circondava. Questa invece è solo potenza di calcolo. »
Il progetto del volus ebbe inizio. Ogni informazione nella galassia circolava su extranet, la rete d’informazione galattica aveva dodici nodi informatici d’importanza cruciale. Qualsiasi informazione che uscisse da una rete informatica planetaria passando a quella galattica transitava per forza attraverso uno di essi.
Ogni nodo smistava e dirigeva le informazioni di una data area nella galassia. Il volus voleva spiare tutti e dodici. Il progetto era tale da intimorire Dasha stessa, se scoperti le conseguenze sarebbero state catastrofiche. Diede il suo consenso. Un anno e mezzo dopo il progetto era terminato, il sistema operativo della Noveria Corps era avviato. In un test in una ricerca casuale su un nodo, il sistema elaborava nove dei dieci miliardi di informazioni che transitavano al minuto in media attraverso un singolo nodo. Da informazioni pubbliche a private, criptate, governative per il tempo che rimanevano nel nodo potevano essere acquisite. Lo stesso avveniva in contemporanea su tutti e dodici.
Rimaneva però il problema su come smistare la montagna d’informazioni raccolte. La soluzione era metterci a lavorare delle persone, questo però avrebbe comportato un problema nella sicurezza. Lei e Sunt erano i soli a sapere la verità, per gli altri la Noveria Corps aveva costruito solo un potente computer.
Dasha ebbe un intuizione che non volle dire neanche al volus, circolava la storia di un progetto di cerberus per controllare i razziatori. Le parve un idiozia, ma controllare una ridottissima parte di un loro cervello tecnicamente “morto” sembrava più fattibile. Aveva anche un'idea su come fare.
Ritornò da sola, in mano teneva un globo di metallo. Una sfera di Woods. Quella sfera era stata usata per controllarla, lei era stata più furba riuscendo lo stesso ad uccidere il suo proprietario. Aveva diverse funzioni interessanti come prendere il controllo di chiunque avesse subito un indottrinamento, potere ormai inutile visti gli anni che erano passati dalla guerra. Avere il comando di un esercito di vecchi non le sarebbe servito a niente.
Si concentrò e la usò sul neurone. In un attimo vide tutte le informazioni nel suo cervello, fu il caos, perse il controllo, la connessione s’interruppe e rischiò di svenire.
Le ci volle un mese d’esercizio per capire come fare, riconoscere i limiti fisici. La connessione non poteva superare i cinque minuti, per non più di quattro volte al giorno.
Furono sufficienti per organizzare il sistema, per archiviare in maniera pratica le informazioni in modo da consultarle in maniera più ordinaria e spiegare cosa avrebbe dovuto cercare.
Si concentrò su informazioni di carattere economico nella galassia e privato di determinati individui e entità. Ben presto ebbe a sua disposizione un archivio d’informazioni sui traffici più loschi della galassia.
Poteva far tremare la galassia con gli scandali che avrebbe potuto rilevare, si rese conto che non poteva usarle. Doveva servirsene solo quanto bastava, se i governi avessero saputo che potenzialmente poteva spiare i loro segreti. Loro l’avrebbero distrutta senza pensarci.
Usò il sistema per rubare progetti di altre aziende, per conoscere scandali personali di persone da ricattare, per ottenere un vantaggio quando c’era un investimento da fare.
Adoperò solo una frazione delle informazioni che disponeva. Temeva inoltre l’Ombra, il più importante venditore d’informazioni nella galassia la cui identità era sconosciuta.
Se c’era qualcuno che poteva notare l’accesso alle informazioni di cui disponeva la Noveria Corps era lui, l’unica cosa che le rimaneva da fare era comportarsi come se tutti le tenessero gli occhi addosso e se necessario perdere dei buoni affari se voleva dire sviare il sospetto.
Ma non era ancora soddisfatta, l’uso della sfera di Woods era un punto debole secondo lei. Con l’aiuto di Galba, contrario all'intervento e tenuto all'oscuro sul motivo, il programma di questa venne installato nella sua mente dopo sei mesi di sperimentazione in laboratorio. Fu però necessario inserire chirurgicamente un chip dietro al suo occhio sinistro.
Il medico aveva chiarito che non avrebbe mai dovuto usare quel sistema lontana da Caninea o fuori da una sede della compagnia. Sapeva che il segnale era indirizzato ai computer dell’azienda, maggiore era la distanza, più energia avrebbe richiesto inviarlo, più lei ne avrebbe risentito.
Dasha decise per il suo impianto, in forma molto ridotta, anche in Alexya, Trish e Diana pensando che un giorno sarebbe potuto tornare utile. Non si fidò a farlo su Isabella, la cui sanità mentale era già stata messa a dura prova.
L’ultima cosa che fece per assicurarsi che neanche lei avrebbe parlato fu usare la sfera su se stessa per auto condizionarsi, obbligarsi a non descrive mai contro la sua volontà cosa contenesse la sala centrale del sistema operativo della Noveria Corps.
Dasha si fermò davanti alla sfera « Assumo il controllo diretto! » disse, in un istante la sua mente fu proiettata altrove. Ovunque i computer della compagnia si riavviarono, il programma pirata era cancellato. Le impostazioni tornate a quelle precedenti della sua cattura. Aveva anche un'idea chiara di quale fosse la situazione economica della Noveria Corps e nella galassia, una su come risollevare la compagnia era ben diverso.
Il sistema portò alla sua attenzione un detonatore azionato, non capiva a cosa fosse collegato o servisse. Il sistema ne segnalava solo la posizione in un deposito di eezo 19. Lo bloccò. Avevano creato un ponte radio collegando il detonatore al sistema operativo per permettere la sua attivazione a lunga distanza, sicuramente fuori dal pianeta. Aveva anche una funzione timer, fermò anche quella.
Si scollegò qualche istante dopo, aveva fatto quello che doveva. Rimaneva solo da trovare le ragazze e Isabella riunendo la famiglia, purtroppo il programma non gli dava onniscienza. Poteva sapere solo quello inserito in esso. Almeno non aveva dubbi su come procedere, passare su ogni cadavere necessario. Sotto il ghiaccio di Noveria potevano starcene ancora molti.
Avvertì una fitta dietro l’occhio sinistro. Quando rivide il medico, dopo essersi riprese il ruolo di presidente, lui per la prima volta ebbe il coraggio di alzare la voce con lei quando seppe del messaggio che aveva inviato da Città del Messico fino a Toronto.
Quello che lei non avrebbe mai dovuto fare, il suo cervello aveva subito danni, reversibili ma che andavano curati prima che si aggravassero. Così dalla Terra fino a Noveria, aveva passato ore in infermeria, cosa che avrebbe fatto in ogni caso.
L’inizio di una cura la cui durata secondo il medico sarebbe stata di almeno tre mesi per i danni cerebrali, di diverse settimane per tutti gli altri.
Sospirò. Se la situazione economica era come appariva, non avrebbe avuto tempo per occuparsi della propria salute.

*****



« Alexya ma dove stiamo andando? » - chiese Diana per l’ennesima volta - « Questa galleria non mi sembra neanche faccia parte di Caninea. »
Loro tre si erano lanciate all'attacco, gettando nello scompiglio un fianco nemico tenuto da cacciatrici asari, presto avevano capito le parole di Tetrius quando le aveva avvisate che un campo di battaglia era ben diverso da un omicidio.
Guidate da Alexya, la ragazza aveva in qualche modo avvertito l’eezo delle asari, si erano imbattute in una formazione di una quarantina di cacciatrici.
Inizialmente fu facile, per loro un biotico era l’avversario perfetto contro cui avevano tutti i vantaggi. Educate da Isabella si vedevano allo stesso modo di lei, dei predatori di biotici. Ma le cacciatrici tennero fede al proprio nome e tesero una trappola sfruttando il loro numero.
Le ragazze sapevano muoversi perfettamente sulla neve, l’occultamento delle armature le rendeva invisibili ma avevano ancora molto da imparare sulle astuzie di cui un nemico addestrato era capace.
Lampi di luce ricoprirono il terreno, uno di questi sfiorò Alexya. Le cacciatrici concentrarono il fuoco il quella direzione. I lampi apparvero meno distanti da loro, le ragazze avevano capito a cosa servivano ma Diana non riuscì a evitare di essere rilevata.
Lo spazio attorno a loro si chiuse ulteriormente. Non lo dissero, ma erano spaventate. La strategia del nemico stava avendo la meglio.
Poi fu come se fosse giunta la fine di tutto, una luce abbagliò ogni cosa facendo tremare la terra. Urla e grida si alzarono ovunque, era il caos.
 
I sensori del casco di Alexya segnalarono qualcosa, una galleria. Parte del terreno era crollato rilevandola.
« La dentro! » gridò e vi si infilarono..
Le asari in tanto erano nel panico, il loro schieramento era a pezzi. Il centro era stato annichilito dall'attacco a brucia pelo di una nave da guerra. Le cacciatrici ripiegarono abbandonando il terreno. Qualche minuto dopo un bagliore rosso illuminò la zona.
Radiazioni sotto forma di luce e fumo di colore rosso si liberavano da Isabella, aveva percepito le ragazze. Tralasciato le finezze e con grande sforzo si era trasportata sulla loro posizione, sfruttando una grande quantità della sua energia
« Dove sono finite ?! » domandò scocciata, era ben lontana dall'essersi ripresa dopo essere stata prigioniera della spia dei grigi. Andare in “rosso” le costava molta più fatica del solito, per rivedere quelle tre era qualcosa che faceva con piacere e loro sparivano di nuovo.
Fece dei respiri profondi, si ripeteva che doveva concentrasi e non perdere il controllo, il “rosso” la eccitava molto più del dovuto. Doveva ricordarsi di non incontrarle in quello stato, non poteva garantire che non avrebbe cercato di ucciderle. Si passò la lingua sulle labbra, il loro eezo sembrava delizioso.
Scacciò quel pensiero, voleva salvarle non ucciderle o altro.
 
Le ragazze si inoltrarono sempre più nella galleria, Trish attaccata alla schiena di Diana che seguiva tranquillamente Alexya che procedeva attenta.
Si voltò un attimo indietro e poi ancora avanti « Avverto sensazioni strane. » annunciò.
Le due sorelle la fissarono un istante « Che vorrebbe dire? » domandò Diana.
« Non dirmi che ci siamo perse! » esclamò Trish.
« Perse no…ma…ho la sensazione che davanti a noi ci sia tanto eezo, una montagna…dietro invece mi è sembrato di sentire qualcosa di familiare, non so, c’è troppo eezo attorno a noi. »
« Io non ne vedo, questa è normale roccia. Noveria non ha miniere di eezo. » rispose Diana.
« Grazie…lo so. Intendo dire che è come se fosse nell'aria. Quello davanti a noi mi sembra il più vicino, andiamo a dare un occhiata. »
Diana sospirò, Alexya la guardò. Si afferrarono a vicenda a mani e braccia. Il brutto di poter capire alla perfezione il linguaggio del corpo, le rendeva quasi delle macchine della verità viventi, era non poter mentire alle altre.
Diana era contrariata dalla decisione di Alexya, in pochi secondi l’opinione di entrambe fu chiara come anche gli insulti che si scambiarono, per passare alle mani ci volle poco. Non era la prima volta che litigavano, avevano entrambe un carattere troppo forte.
Trish che non aveva perso niente di quel discorso silenzioso si mise in mezzo separandole, ormai ci era avvezza. Poteva solo fare in modo che si ignorassero a vicenda, Alexya in un silenzio scontroso andò avanti, Trish la seguì cercando di nascondere la sorella alla vista di Diana che nel medesimo silenzio le seguiva. Potevano anche non parlarsi, ma i rabbiosi movimenti di Alexya sarebbero bastati a scatenare un'altra lite. Quello che pensava e che avrebbe voluto dire a Diana era perfettamente espresso dal suo corpo, Trish non pensava proprio fosse un caso.
Si guardò dietro, Diana stava facendo la stessa cosa. Molto spesso le ammirava per la loro capacità di gettarsi all'avventura, ma a volte le trovava infantili. Persa in questi pensieri andò a sbattere contro Alexya che si era fermata. Chiese scusa, ma la sorella indicò lo spazio attorno a loro.
« Dove siamo? » domandò Diana sbigottita.
Erano dentro a un enorme installazione sotterranea, non era però quello a sorprenderle. Tutte le strutture su Noveria erano così. Quello che non si spiegavano era un mech gigantesco disteso al suolo, di certo non di fabbricazione della compagnia e diverse decine di silos di eezo di grandi dimensioni.
Alexya li fissò un istante « Penso contengano eezo 19. »
Con tono impertinente Diana disse « Sempre per via…»
«…si sempre per via delle mie “sensazioni”» rispose Alexya nervosamente.
« Ma che ci fanno qui? Dove siamo finite? » chiese Trish cercando di spostare la conversazione.
Intervenne Diana « Deve trattarsi dell’impianto per la produzione di eezo 19. Non ci siamo mai state, ma ho sentito che si trovava a Nord di Caninea e che Dasha ne aveva ordinato l’ingrandimento. »
« Mi sa che hai ragione…»  - rispose Alexya - « La direzione in cui siamo andate è quella, in linea d’aria quelle montagne non distano troppo. La galleria che abbiamo percorso doveva essere un tunnel in costruzione. Questo posto mi da l’aria di essere un sito di stoccaggio, non penso sia l’installazione principale. Però non mi spiego quel mech. Cosa lo hanno messo a fare? »
Si avvicinarono per guardare meglio il robot, ne erano affascinate. Solo la testa era di almeno cinque volte più grande di un Atlas.
« Che ne dite, ci troviamo un'uscita? Questo posto ne avrà ben una. » domandò Diana. Voltarono le spalle al mech e la cercarono .
Veloce, letale e silenziosa. Trish lanciò un urlo di dolore quando un asta metallica la trafisse alla schiena, dall'alto al basso, da parte a parte. Con la stessa velocità la misteriosa arma si ritrasse.
Alexya afferrò Trish impedendole di cadere bruscamente al suolo, si sentiva terrorizzata. Quello che la macchiava, che si allargava sul pavimento era il sangue di sua sorella. Non sapeva cosa fare, tamponò con le mani la ferita. Sentiva sopra ogni cosa l’odore del sangue, finora le era piaciuto. Ferire il loro obiettivo e inseguirlo fiutandone il sangue le piaceva, era stato uno dei primi giochi che Isabella aveva insegnato a loro.
Adesso però che il ferito era Trish, trovava quell'odore disgustoso.
« Trish è...? » chiese Diana, a spada sguainata si era messa davanti a loro per difenderle.
« È viva, ma le servono cure. »
Un movimento ai lati, Diana parò tre attacchi in contemporanea. Non capiva dove fossero e quanti gli attaccanti e poi che diavolo erano quegli affari. Sembravano tentacoli di metallo.
Un colpo in testa e Diana barcollò.
“ Così non va, per difenderci Diana non può sfruttare la sua velocità” pensò Alexya a denti stretti per la rabbia. Saltò in avanti, facendo lei da scudo alla sorella. Difendendola dagli attacchi successivi usando due spade, aveva preso quella di Trish e gridandole « Sei la più veloce, prendi Trish e fuggi! »
« Dovrei abbandonarti? »
« No, devi salvare nostra sorella e tornare con aiuti! »
Urlando di rabbia Diana ubbidì, si caricò Trish in spalle odiando il buon senso di Alexya che fece ancora in tempo a dirle. « Chiedi scusa a Trish, da parte mia per averle preso la spada. »
« Glielo dirai di persona, stupida! » le gridò senza voltarsi per non far vedere che stava piangendo.
 
Alexya parò tutti gli attacchi, Diana riguadagnò il punto nella parete di roccia da dove erano entrate.
« Fa niente. » - disse una voce dal mech - « Dieci minuti e sul pianeta moriranno tutti. Mi sarebbe piaciuto mostrare le teste di voi tre a Dasha e Isabella. » dall'ombra, emerse da un occhio del mech un essere dal corpo umanoide, argentato e privo di volto.
« Che cosa sei? »
« Un servitore di chi è divino, credo che tu mi conosca come Durand. » nel dirlo il suo volto divenne quello di Meng Durand.
Tre secondi è Alexya fu alle sue spalle, ancora incerta sullo spostamento di fase l’aveva abilmente combinato con un salto biotico. Lanciò due fendenti biotici separati colpendolo alla schiena, il doppio fendente di Isabella ancora non le riusciva.
Il contrattacco fece precipitare Alexya al suolo, in ginocchio non credeva che quella cosa fosse ancora viva. “Dannazione” pensò odiando se stessa,i poteri delle sue sorelle avevano avuto una sorta di risveglio. Perché lei no?
« Non preoccuparti, le tue sorelle ti seguiranno nella morte. Ovviamente anche Dasha e Isabella, come chiunque si trovi sul pianeta. »
« Impossibile! » esclamò ancora china, delle costole dovevano essere incrinate o rotte da come gli facevano male.
« Questo mech ha un nucleo con la potenza di diverse armi nucleari,  i silos che vedi contengono tonnellate di eezo 19 altamente radioattivo. L’esplosione saturerà il pianeta di radiazioni, neanche dei portatori naturali di eezo 19 come voi sopravvivrebbero. »
Alexya si tirò su, quelle parole le stavano facendo vivere un istante di assoluta certezza. Quello che l’avrebbe ucciso. La sua percezione dello spazio si alterò, una sensazione si fece largo fra tutte: fame. Evitò di riflettere, si affidò al suo istinto. Isabella aveva insegnato che quando si trattava dell’uso dei poteri, pensare poteva essere controproducente.
Schizzò verso un silos e aprì la valvola di contenimento che cominciò a scaricare. Chili di eezo vennero svuotati e lei si tuffò in quella montagnola di sabbia azzurra, aprendo la bocca e ingoiandolo. Rilasciando tutto il suo potere.
Durand osservò la scena senza capire, non osando avvicinarsi per via di quel materiale a lui nocivo. Non importava, presto anche quel suo corpo sarebbe morto per la gloria dei suoi creatori ma la sua mente sarebbe sopravvissuta.
Alle sue spalle, dalla schiena del mech raggio d’energia partì versò l’alto, forando il soffitto, arrivando in superficie e infine nello spazio. Tutta Noveria lo vide.
Una luce rossa si accese davanti a lui.
 
Diana aveva il fiatone, non riusciva a correre più velocemente con Trish svenuta sulla schiena. Suoni e un bagliore in avvicinamento dall'uscita la fecero fermare. Imprecò, poteva trattarsi di chiunque, amici o nemici. Non avrebbe fatto correre a Trish rischi inutili. 
Tornò indietro per cercare un anfratto dove nascondersi, trovò una nicchia nella roccia viva opposta rispetto alla strada. Vi depose la sorella.
Le luci la illuminarono. Erano stati più veloci di quello che credeva. Non importava, li avrebbe uccisi tutti, salvato Trish, portato aiuti ad Alexya…
« Diana! » - urlò una voce - « Diana! Calmati! Sono io! » disse una figura facendosi avanti che gridò « Abbassate queste luci! La state accecando! »
Lei sentì il suo cuore perdere dei battiti, luci o no l’aveva riconosciuta. Anche il programma phantom sempre attivo solo senza più nessun potere in “cabina di guida” le mandò un segnale “ Unità alleata: Nemesis”
Corse verso di lei e l’abbracciò « Dasha! Mi sei mancata! Aiutami! Ti prego! Trish sta morendo! » Disse piangendo e indicando la sorella.
« Squadra medica! Qualcuno chiami Galba! » ordinò Dasha. Subito la ragazza venne soccorsa.
« Adesso Diana, dov'è Alexya? » chiese fingendo una certa calma.
La ragazza non proferì parola, troppo agitata per riuscirci.
« Diana …concentrati e parla. »
Con mezze frasi riuscì a spiegarsi « Ho capito di che posto parli, Isabella deve aver preso l’altra strada. »
« Isabella?» chiese Diana incredula.
« All'inizio il tunnel si divide, non dovete averci fatto caso. Il percorso è più o meno parallelo, sbuca più in alto e termina altrove. » e gridò « Muoversi! » Divisione N riprese ad avanzare.
« Naomi e gli altri? » chiese Diana.
« Feriti o hanno altro da fare, dammi la mano e troviamo Alexya? »
« La mano? »
« Non voglio correre rischi di essere separata ancora da te. » Così gliela prese e si avviò con Diana che guardava la mano stretta incredula. Si sentiva stranamente felice per quello.
 
Isabella si sporse dalle camminate del piano superiore, sotto di lei il mech che da quello che aveva capito era responsabile della distruzione di Caninea.
Saltò la balaustra tuffandosi nel vuoto, rallentò la caduta con i propri poteri. L’aria aveva un odore che conosceva bene, sangue. Si chinò su una macchia nel terreno, vi infilò due dita che portò alla bocca sollevando il casco.
“ Trish” pensò chiedendosi che fosse successo. C’era troppo sangue per una semplice ferita. Un rumore la fece voltare, qualcosa si mosse vicino a un pilone.
Una pozzanghera di liquido argentato, sembrava mercurio, al suo centro il volto di Durand. Un occhio la fissò e lo senti bisbigliare «  mostro » un attimo prima di liquefarsi.
Alzò la testa, qualcosa non andava. L’ambiente era troppo saturo di energia biotica rilasciata da molti silos aperti, incominciò a ispezionarlo. Un rumore simile a un fruscio la condusse verso un silos, anche quello aperto e con molto eezo rovesciato a terra. Una figura si muoveva distintamente su di esso, raccogliendolo con le mani e portandoselo alla bocca.
La figura s’illuminò di rosso, la cosa sorprese Isabella. Corse veramente il rischio di non parare l’attacco che le venne lanciato.
« Alexya… forzato “rosso”? » borbottò fra se. Davanti a lei Alexya sembrava un animale, non dava segno di riconoscerla. Attaccò di nuovo. Isabella rispose colpo su colpo. Ma scoprì di essere stata lo stesso ferita sul dorso della mano sinistra. Neanche aveva visto l’attacco che l’aveva prodotto.
« Sei migliorata, adesso però calmati. So come ci si sente. » disse respirando a fatica. Teneva i suoi poteri a un livello abbastanza alto in modo da poter parlare ma da non andare in “rosso”. Sia perché non sapeva se avrebbe retto e per il fatto di trovarsi per la prima volta a un altro biotico in quello stadio.
Non era sicura di come si sarebbe comportata e non voleva certo scoprirlo con Alexya.
La ragazza le ringhiò letteralmente contro rilasciando una vampata di energia biotica, questo stizzì Isabella che nonostante le sue intenzioni reagì allo stesso modo gridando « Ferma li cucciolo, non osare… »
Quello di Isabella ben più forte parve impressionare Alexya che sembrò pronta a scappare. Quello che la donna non voleva, se la ragazza fuggiva sarebbe stata in serio pericolo.
Ricordò quando era successo a lei, l’urgenza in quello stato era soddisfare la fame di energia biotica. Guidata dall’istinto era andata alla ricerca di qualsiasi cosa gliela potesse fornire. Per questo non voleva andare in rosso con le ragazze vicine, il loro eezo era invitante.
Si chiese come la vedesse Alexya, ebbe un'idea . Gettò via il casco e cominciò a spogliarsi, abbassò il livello dei suoi poteri rilasciando più energia del normale.
Vide Alexya alzare la testa, pareva essersi accorta che davanti a lei c’era una fonte di energia di prima qualità. Isabella s’inginocchiò a terra, per apparire meno minacciosa. Si slacciò il busto dell’armatura.
Alexya si era avvicinata e annusava l’aria a qualche metro da lei.
 
« Libera! »Gridarono gli uomini in grigio roccia facendo il loro ingresso davanti al mech gigante.
« Isabella! Alexya! » gridarono assieme Diana e Dasha.
« Qui! » urlò il phantom in risposta, corsero verso di lei. Non capivano cosa fosse successo, Dasha non trovava una ragione valida per cui Isabella dovesse essere nuda dalla cintola in su, a giudicare dalla schiena scoperta che vedeva.
Isabella sentendole arrivare fece segno di far piano, si fermarono confuse. Dasha diede ordine a tutti gli altri di non muoversi, lentamente solo lei e Diana avanzarono.
Lo spettacolo che si presentò fu il più incredibile che potessero immaginare. Alexya pareva dormire dolcemente stretta tra le braccia di Isabella, con la bocca chiusa attorno a un capezzolo che succhiava.
Isabella alzò un attimo lo sguardo su Diana e le accarezzò il viso, la ragazza si sforzò di trattenere le lacrime.
Dasha era felice che stessero bene, però doveva chiederlo «Cosa stai facendo? »
« Allatto.» fu la risposta naturale.
« Allatti con cosa? Latte non può essere .» insistette la Weaver, confusa.
« Energia biotica. »
Solo allora lei si accorse di piccole striature bluastre che percorrevano il seno di Isabella.
Alexya aprì gli occhi in quel momento, vide quei tre volti, poi quello che faceva lei, le facce e la sua bocca stretta sul seno di Isabella.
Schizzò in piedi in un istante sputacchiando in giro « Ma che sto facendo? » « Dasha! Isabella! » e le abbracciò e allarmata di ricordò di cosa gli aveva detto Durand « Questo mech sta per esplodere, ucciderà…»
« Tutto a posto, non esploderà niente.» rispose Dasha.
« Come? »
« Dei geni hanno messo un detonatore marca Noveria Corps collegandolo a Caninea per il controllo a distanza. Quando ho ripristinato il programma ne ho avuto il comando. »
Alexya sospirò di sollievo « Ora ditemi perché succhiavo una tetta a Isabella! No ferme, non sono sicuro di volerlo sapere …Trish? » domandò allarmata.
« È viva, Galba la sta operando mentre parliamo. Se servisse abbiamo fatto alcuni prigionieri umani tra i mercenari, stanno cercando possibili donatori per Trish fosse necessario. »
Isabella ebbe un mancamento, facendole preoccupare. Aveva davvero dato fondo a tutte le sue energie.
Ognuna di loro aveva un sacco di domande per l’altra, le due donne volevano sapere cosa era successo alle ragazze per cambiare così tanto, le ragazze volevano sapere cosa era successo a loro, Diana voleva sapere dalla sorella come raggiungere a sua volta il rosso, entrambe volevano andare a trovare Trish.
Nel viaggio di ritorno fecero tempo a raccontarsi le cose più significative. All'uscita trovarono Tetrius di cattivo umore, porse un rapporto a Dasha. Una flotta di undici navi del Consiglio era entrata in orbita e si preparava a sbarcare truppe.
L’espressione di Dasha ricordò a Tetrius quando l’aveva vista dopo una riunione ininterrotta  di trentasei ore per far ottenere dei diritti minerari su Thessia.
« Generale li trattenga in orbita, usi la flotta che ci ha portato qui. »
« Sono navi civili! »
« Meglio, non useranno mai la forza. Ricordiamoci che loro sono i buoni. Se sbarcano circondateli, tratteneteli, qualsiasi cosa ma niente feriti o morti. »
Si avviò a rientrare a Caninea. « Dove stai andando? » urlò Tetrius.
« A scoprire se ho ancora dei vestiti decenti, se devo trattare col Consiglio devo farlo da presidente della Noveria Corps e non da…mercenaria barbona. » - disse indicando l’armatura che indossava - « Isabella, ragazze con me. Questa volta sarà bene mostrarsi insieme. »
In dieci minuti furono pronte, fortuna volle che trovassero un paio di persone addette a curare l’immagine di Dasha quando doveva presentarsi al pubblico. Sapevano dove mettere le mani e il magazzino con i vestiti non era stato toccato.
Essere una delle dieci persone più ricche della galassia, le aveva permesso di togliersi qualche sfizio in termini di vestiti e scarpe. L’armadio, andato distrutto, dei suoi appartamenti personali serviva per quelli che metteva più di frequente.
Isabella era leggermente depressa, la sua collezione di spade da tutta la galassia era andata persa e non sapeva ancora che fine avesse fatto il suo cane. Dasha le aveva detto che non lo vedeva da quando aveva lasciato la Cittadella. Sospirò fiduciosa che avrebbe ritrovato spadino e ricostruito la sua collezione, infondo ci aveva messo solo un giorno a farla. Aveva comprato tutte quelle spade in un sol giorno su extranet, il vantaggio di essere il vicepresidente.
Ci volle molto più tempo a trovare una stanza che non avesse macchie di sangue e segni di scontri. In venti minuti fu tutto pronto. Dasha sedeva a capotavola e sembrava stravolta, Isabella alla sua destra, Alexya e Diana dalla parte opposto.
Il collegamento venne avviato, l’immagine del Consiglio riunito apparve sullo schermo.
« Dasha. La famiglia è quasi riunita al completo vedo. Devo fare delle condoglianze?» salutò Tevos con naturalezza, sembrava si fossero viste solo il giorno prima.
Innervosite da quella frase le tre biotiche si agitarono, ma Dasha impose la calma battendo la mano sul tavolo.
« Non è necessario. Consiglieri, vi sono forse problemi? Ho una flotta del Consiglio sopra la mia testa. »
« Abbiamo conferma di disordini su Noveria, la produzione del vostro impianto a eezo 19 si è abbassata di molto se non vogliamo dire azzerata. Il rifornimento di armi è calato drasticamente, vi sono ritardi. »
« Rimedierò. Su Noveria, la situazione attuale è tranquilla. »
« Se lo dicesse un'altra persona non le crederei. »
Dasha non rispose cercando di non far vedere che sudava freddo. In teoria la compagnia poteva anche farcela, ma serviva un incentivo, la classica “ boccata d’ossigeno”. A malincuore, in quell'istante, decise per una scelta estrema.
« Vorrei chiedere al Consiglio di usare le misure in vigore per sostenere le imprese in difficoltà. »
Tevos si sporse in avanti e « La legge prevede che il Consiglio faccia da garante pagando i debiti dell’impresa richiedente, per un tempo massimo di tre anni, lasciando a quest’ultima dieci anni di tempo per ripagare al Consiglio le spese sostenute. Vuoi questo? »
« Si! » rispose tristemente, per la prima volta la Noveria Corps contraeva un debito. Fino a quell'istante l’azienda aveva usufruito di agevolazioni per lo stato di guerra in cui si trovava la galassia. Adesso la situazione era ben diversa.
« Hai indetto uno sciopero forzato, protestato pubblicamente contro il Consiglio, fatto di tutto per evitare di contrarre un debito con noi. Sfruttando le leggi abbiamo ritardato il pagamento della Jotnar, il protettorato volus rifiutava di pagarti l’assicurazione stipulata su Caninea. Ti abbiamo fatto rapire, messo in pericolo la tua vita. Hai usato tutto quello a tua disposizione, combattuto strenuamente e … adesso accetteresti placida che la Noveria Corps contragga un debito con noi? »
« Si, perché la realtà è questa. Non avrei questo ruolo se non avessi il coraggio di affrontarla. »
Tevos guardò gli altri consiglieri, fu una votazione veloce e dal risultato scontato. « Il Consiglio accetta. »
La più grande compagnia commerciale privata della galassia era in credito col Consiglio. Dasha sentì un cappio attorno al collo.
« Meng Durand? » chiese Tevos.
« È una storia interessante, da discutere in futuro.»
« Non ne dubito. Ho l’impressione che la verità non farebbe comodo a nessuno, inventeremo una storia per la stampa. » e volgendo la parola a Isabella « Immagino che il suo matrimonio sia annullato. »
« Uno è comunque previsto.» annunciò Dasha.
Tutti la guardarono senza capire « A crisi rientrata sposerò Isabella, mi sono stancata di lasciarla sul “mercato” » lo stupore fra tutti fu totale. Isabella rimase a bocca aperta, non di meno furono gli altri.
« Lo confesso,  è una decisione di getto. Me l’ha fatta venire in mente lei consigliera con la sua osservazione. Ammetto che non ho chiesto niente all’interessata.» e girandosi verso di lei.
« Isabella …» non finì la frase che lei la baciò saltandole al collo. La sedia di Dasha traballò, per poco non finirono entrambe a terra per l’irruenza di Isabella. Dovette usare tutto il suo autocontrollo per separarsi dalle morbide labbra di lei e decidersi a concludere la riunione.
Si mise in piedi, Isabella stretta a se « Direi che questo è un si. Consiglieri se non c’è altro concluderei. Ho molto lavoro ad attendermi. »
« Un ultima cosa, lo stato di s.p.e.t.t.r.o. di Isabella è confermato. Non avrà però accesso a nessuna delle loro informazioni. Felicitazioni. » disse Tevos. La riunione si concluse.
« Sentito, hai il permesso del Consiglio per uccidere. » commentò la Weaver.
Isabella si fece un attimo pensierosa e chiese «  Serve…loro permesso? »
Ma non ebbe risposta perché un coro di applausi e urla le interruppe, tutto attorno a loro la gente le festeggiava. La notizia del matrimonio si era già diffusa su Noveria.
 
Alexya si stava stancando dell’infermeria, anche le sue sorelle erano state ricoverate per qualche giorno. Trish per le ferite riportate e controllare che nessuna delle due avesse effetti collaterali dovuti all'aumento dei loro poteri. Diana era stata dimessa presto, Trish ancora convalescente accettava tranquillamente la cosa.
Lei stava bene ma tra tutto l’eezo che aveva ingerito e essere andata in rosso, non si fidavano ancora a dimetterla. 
Galba aveva paura che Dasha si presentasse chiedendo spiegazioni, se si fosse sentita male.
Tra se ammise che poteva non essere sbagliato, si sentiva bene ma strana. Aveva quella sensazione i giorni, come quello appena trascorso, in cui le chiedevano di andare in rosso per test medici.
Si girò sul letto, dormire le sembrò l’idea migliore. Quella notte si svegliò sentendosi accaldata e agitata, una mano le scivolò tra le gambe. Sempre più spesso avvertiva come una pressione interna, ma aveva capito come alleviarla con la mano. Questa volta ebbe la sensazione che fosse diverso.
« Buongiorno. » disse l’infermiera al mattino « Se posso, vorrei cambiare le lenzuola. »
Alexya con le mani attorno alle ginocchia e la testa poggiata su di essa. Mormorò « No.»
« Mi scusi? »
« Ho detto no. »
« Suvvia signorina, è la prassi e lo sa. Le ho cambiato le lenzuola ogni mattina. »
« No! » - urlò Alexya paonazza in volto - « Ricorda a chi stai parlando, se vuoi mantenere il lavoro. Le cambierai quando sarai chiamata! »
spaventata dalla reazione l’infermiera uscì. Informò subito Galba dell’insolito comportamento «Non facciamo niente, per oggi saltiamo i test, lasciamola riposare. Se è davvero nervosa per qualcosa, insistere potrebbe essere pericoloso. » fu l’opinione del medico.
« Pensa di avvisare la signora Weaver? »
«È piena di lavoro. Mi sembra inutile chiamarla perché Alexya si è svegliata di cattivo umore. »
Galba si mise a studiare i dati della notte, niente di strano. Alcuni ormoni erano lievemente più alti del solito, quella situazione gli suscitò un senso di familiarità.
Chiamò un endocrinologa, una dottoressa con cui aveva lavorato in passato. Le bastò un'occhiata e disse « Bene, qualcuna è diventata donna. Con chi bisogna complimentarsi? »
Frastornato da quella affermazione Galba disse « No, aspetta…che stai dicendo? Non dico che non abbia l’età ma...»
« Ma…cosa? Questi sono i valori di una donna al suo primo ciclo. Se vuoi la conferma basta che ti metti a cercare le lenzuola sporche. »
Galba chiuse la comunicazione di botto, improvvisamente tutto era chiaro. Rimaneva solo come dirlo a Dasha.
 
Kelly e Galba furono ricevuti dopo mezz'ora da Dasha, il medico aveva pensato che coinvolgere lei fosse la cosa giusta da fare. La psicologa e la dottoressa Chakwas erano rimasti ad aiutare i feriti.
« Strana coppia. Perché siete qui? » domandò la Weaver, senza alzare la testa dal lavoro.
Galba sospirò pensando alle parole giuste. Kelly disse « Alexya ha avuto le mestruazioni, è in infermeria, non vuole vedere nessuno, è spaventata e confusa. Non sa cose le è successo. Ha bisogno che tu le spieghi. »
Dasha era esterrefatta, la signora di Noveria era ammutolita.
« È il “rosso”..» aggiunse Galba « ecco… Isabella …lei non ha avuto questi problemi…era adulta quando ha sviluppato quello stadio…il suo corpo era maturo…Alexya…l’energia biotica ha influenzato i suoi ormoni…il “rosso” ha scatenato le mestruazioni, ed è possibile…solo possibile …che vada in “calore” dopo, è come per Isabella che in seguito è più eccitata del normale…non che ne sia sicuro, ma in un video notturno di due sere fa sembra che si …mast… autostimola. »
Dasha lo fulminò con lo sguardo come temeva « Tu, medico depravato, hai un video di Alexya Weaver che si m …autostimola? »
 « No! Figuriamoci No! Assolutamente. » asserì all’istante Galba.
« Si, c’è. » rispose Kelly, molto più tranquilla, Galba abbassò la testa e fece segno di si. Ormai si considerava morto. « È in mio possesso, l’ho chiesto al tuo medico. Se lo desideri possiamo discutere di come spiegare la situazione ad Alexya. È chiaro che la ragazza ha bisogno di un'educazione sessuale, allo stato attuale pare quanto mai carente. Ho il video dietro, se vuoi visionarlo?»
« Nooo! » gridò incredula.
« Tieni presente che anche Diana e Trish avranno bisogno di qualche ragguaglio, penso.» aggiunse Kelly. Dasha era veramente sconvolta, tanto che la psicologa «Qual è il problema? Sei una donna adulta, di certo hai una vita sessuale e non sei mai stata timida dai racconti che ho sentito. »
« Invece la cosa mi turba! » - replicò Dasha - « Ho difficoltà ad immaginare che quelle tre che si interesseranno a certe cose. »
« Parliamoci francamente. » - disse Kelly avvicinandosi - « Quelle tre sono cloni di quel gran pezzo di figa di Isabella, già adesso i loro coetanei alla Grissom le guardavano. Tra loro circolavano foto delle ragazze, ti lascio immaginare l’uso che ne facevano degli adolescenti. Ancora qualche anno e ogni maschio, alieno o creatura vivente in certa di una compagna o di sesso occasionale le avvicinerà. Le vuoi preparate per questo o no? »
 
Quel giorno Alexya ricevette la visita di Dasha, Kelly e Isabella, la Weaver aveva detto al phantom di essere presente, ed ebbe così una spiegazione di cosa le era successo. La convinsero ad alzarsi dal letto, le lenzuola vennero cambiate.
Si radunarono in camera di Trish, ancora dolorante, pronte ad incominciare la loro lezione sul sesso. All'ultimo Dasha volle tirarsi indietro, Kelly l’afferrò per il colletto del vestito « Hai dei doveri verso di loro. » Disse.
« Brutta mossa » commentò la Weaver. La psicologa stava per chiedere il perché ma ci arrivò da sola. Isabella la stava osservando intensamente, non pareva minacciosa ma non era un buon segno. Lasciò Dasha, rimproverandosi per aver dimenticato con chi era e dove si trovava. La signora di Noveria rimase « Sesso. » sisse a un tratto e espose alle ragazze perché erano state riunite.
Quando fu il momento dei dettagli Isabella si fece avanti, Dasha ne fu sollevata pensando che avrebbero potuto facilmente comprendere da lei l’argomento. Isabella infilò un dito in un cerchio fatto con due dell’altra mano.
Dasha diede una spinta allo sgabello di lei mandandola dalle ragazze. Le allieve erano diventate quattro. Fu anche quella che fece più domande.
Poi Diana alzò la mano e disse « Henry mi ha baciata, una volta. Anche quello è sesso? »
« Ah! » fece Kelly « Henry Coats? Il figlio di Miranda e Martin. »
Dasha a testa china, appoggiata al muro con una mano cercava un modo per elaborare quella notizia. Per lei fu un’esperienza estenuante.
   
 
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