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Autore: Defiance    23/09/2017    2 recensioni
Piccola one shot AU ambientata nella S5, subito dopo la reunion Bellarke, in cui vi è un Bellamy alle prese con i sensi di colpa e una Clarke che cerca di fargli capire che non ha alcun motivo per tormentarsi.
[Bellarke ovviamente]
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: "I personaggi non mi appartengono. La storia è stata scritta senza nessuno scopo di lucro."


You Never Stopped 
Keeping Me Alive.




 
Bellamy era seduto su quella brandina da ore.
Curvo su sé stesso, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa tra le mani.
Clarke era viva.
Cambiata, segnata dal tempo e dalla solitudine, ma viva.
Viva, viva, viva.
E questo rendeva lui ancora più colpevole: l’aveva lasciata indietro; per tutti quegli anni non aveva fatto altro che biasimarsi per aver permesso che morisse da sola, - avrebbero dovuto farlo insieme, come tutto il resto, come sempre -, per essersene andato ed essersi salvato.
Il senso di colpa dei sopravvissuti. Avrebbe dovuto essere lui.
Poi, dopo sei lunghi anni, erano tornati sulla terra e l’aveva vista. Bellissima, fiera come sempre, ma, soprattutto, viva.
E allora aveva capito che le sue colpe erano ben altre: l’aveva lasciata sola, l’aveva abbandonata. Se non avesse avuto Madi, probabilmente non ce l’avrebbe fatta. Murphy gli aveva raccontato di aver pensato al suicidio dopo solo pochi mesi in solitudine. Ed era Murphy, non qualcuno abituato ad avere sempre gente intorno.
Si sfregò gli occhi con le dita e alzò lo sguardo al soffitto; era così immerso nei suoi pensieri, nei suoi tormenti, da non sentire la porta della stanza aprirsi.
“Bellamy”
La sua voce lo riportò alla realtà, ma non rivolse lo sguardo verso di lei e, al contrario, piantò gli occhi sul pavimento.
Non riusciva a guardarla, gli faceva terribilmente male.
 
Quando l’aveva rivista, era rimasto di sasso. Aveva sgranato gli occhi, che erano subito diventati lucidi, l’aveva accolta tra le sue braccia, ancora incredulo. Non riusciva a credere di averla stretta a sé, di sentire le sue mani sfiorare la sua nuca, di avvertire il battito del suo cuore contro il proprio. Pensava che non l’avrebbe mai più rivista.
“Mi sei mancato tanto” gli aveva sussurrato in un orecchio, singhiozzando, ma lui era riuscito solo ad irrigidirsi e a serrare i denti.
Non si sarebbe mai perdonato.
 
Nei giorni successivi, aveva evitato di restare solo con lei.
Sapeva che probabilmente quel comportamento la stava ferendo, ma non era per niente in grado di affrontarla, di scavalcare quel macigno che stringeva in una morsa di acciaio il suo stomaco, di respirare. Di assaporare la gioia che aveva provato quando l’aveva rivista, quando aveva sentito il suo respiro sulla pelle e il calore del suo corpo contro il proprio.
“Bellamy” ripeté la donna, posando una mano sulla sua spalla.
Quel contatto inaspettato lo fece scattare.
Si alzò in piedi e posò i pugni contro il muro che aveva di fronte.
“Bellamy, parlami”
L’uomo trasse un respiro profondo, poi un altro.
“Ti ho lasciata indietro”
“Era la cosa giusta da fare” gli assicurò Clarke, facendo un passo verso di lui.
“No! No. Avrei dovuto… Sarei dovuto restare. Con te”
La sua voce era spezzata, carica di dolore. La Griffin scosse la testa, decisa.
“Se non mi avessi detto tutte quelle stronzate sull’usare la testa, se non…”
“Quelle stronzate hanno salvato la vita dei nostri amici. Ti hanno salvato la vita. Ci hanno salvato la vita. Perché se fossi rimasto, Bellamy, saresti morto. E sarei morta anche io”
Bellamy sussultò, poi si voltò lentamente a guardarla.
“È merito tuo se non sono impazzita durante tutti questi anni. Non ce l’avrei fatta senza di te, come sempre. Non hai mai smesso di tenermi in vita. Sperare che stessi bene, che un giorno forse ti avrei rivisto, che potessi sentirmi…”
Il maggiore dei Blake chiuse gli occhi. Quello era un altro tasto dolente: la radio. Se solo si fossero presi la briga di aggiustare le comunicazioni, avrebbero potuto contattarla, avrebbero saputo subito la verità, le avrebbero potuto tenere compagnia.
Ma non avendo modo di contattare il bunker a causa delle radiazioni, Raven aveva deciso che la cosa più responsabile da fare fosse non aggiustare il sistema e impiegare quelle risorse per altro.
Si erano arresi con lei, non le avevano dato neanche una possibilità.
L’avevano subito creduta morta.
“Bell, ascolta. Se hai bisogno del perdono, te lo darò io. Sei perdonato. Ma non hai fatto nulla di sbagliato.”
“Clarke, mi dispiace tanto” mormorò l’uomo con voce tremante e la strinse a sé.
La bionda si aggrappò a lui con tutte le forze che aveva in corpo.
“Va tutto bene. Non è stata colpa tua. Va tutto bene.” sussurrò alzando lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
Posò la sua mano destra sulla sua guancia sinistra e sorrise.
“Siamo insieme ora”
Bellamy esitò solo un istante prima di posare le sue labbra su quelle di lei.
Non sapeva cosa si aspettasse, uno schiaffo forse o un rifiuto, ma Clarke non fece nulla di tutto ciò. Lei rispose al bacio, lo approfondì, addirittura, attirandolo sempre più a sé.
L’uomo interruppe quel contatto solo quando avvertì una lacrima rigare la guancia di Clarke e si fermò per asciugarla.
“Ti amo” le disse, incapace di trattenersi ulteriormente “Ti ho sempre amata”.
Aveva aspettato abbastanza.
La vide sorridere timidamente, mentre nuove lacrime scavavano dei solchi sul suo volto.
“Ti amo anch’io. Te lo avrei dovuto dire prima”.
E Bellamy la baciò di nuovo.


 
Buonasera.
Sono tornata con una nuova storia Bellarke, che spero di cuore vi sia piaciuta!
Se vi va lasciatemi una recensione con la vostra opinione, mi farebbe davvero piacere.
Ora, lo so che è breve, l'ho scritta di getto e non è un granché, ma mi auguro ugualmente
che possiate apprezzare questo frammento di storia frutto dei sogni di una shipper, - a questo 
punto disperata e in astinenza da The 100 -, che non si arrenderà mai con la sua stupenda OTP.

Alla prossima,
Bell 

 
  
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