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Autore: PsycoMaster25    23/09/2017    0 recensioni
L'introduzione é questa: voglio semplicemente farvi partecipi di chi sono io.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ho appena finito di ascoltare una canzone che a me piace tanto. "I got a name" di Jim Croce. No. Non é un santo, non é un simulatore di Gesù. Ed io non sono una sedicente suora. Sono solo una semplice persona di 21 anni di sesso femminile che ha ascoltato una canzone ispiratrice prima di buttare giù due righe di getto, giusto per sfogarsi un attimo, un sabato sera sciatto durante il quale non é voluta uscire. Ha deciso di rimanere a casa, con i capelli scompigliati, la faccia stanca... Quella stanchezza di chi non ha fatto nulla ma che é comunque stanco... Molto probabilmente lo sono mentalmente. Non ho Wi-Fi... Ebbene: si vive anche senza questa linfa. Fortunatamente ho un PC, una testa e tantissime cose da dire. Beh... Adesso chi legge starà pensando... E gli amici dove stanno? Di sabato sera, a 21 anni, sei a casa, da sola, a scrivere e sfogarti contro uno schermo illuminato, lasciando che le tue mani vadano a razzo sulla tastiera?
Si, caro\a... Ho scelto di passare la serata così... E non sarà l'ultima. Questa é una di quella lunga serie di sere in cui io, soggetto a caso nel mondo, decido di rimanere qui a casa. Una voce da lontano mi rincorre e mi dice che forse, per stare bene e affrontare al meglio, dovrei uscire e non pensarci...
Avete mai provato quella sensazione di essere stanchi di voler parlare? Quella sensazione di necessità di solitudine? Quell'attimo di noia nel pensare di prepararsi per dover uscire e stare insieme ad altri esseri umani? Io sono una di questi... Sto provando l'irrefrenabile voglia di cancellare tutto ciò che ho scritto e chiudere ma mi sforzerò perché almeno stavolta voglio sfogarmi davvero, dire le cose come le sento nella mia mente senza dover tenermi tutto dentro. Prima o poi si scoppia e forse é arrivato il mio momento.
Si. Io preferisco stare da sola piuttosto che raccontare cosa mi passa per la mente ad un amicoa che inconsciamente alla fine da me si distacca e salpa alla volta dei suoi pensieri. Non che nessuno mi ascolti. Di amici buoni ne ho ma.... Tutti sono lontani, sia fisicamente che non... E a volte sento di annoiare. Sento di essere arrivata su questa terra per produrre felicità, dare sollievo agli altri. E quando mi ritrovo davanti a quegli occhi che mi guardano avidi e mi chiedono "allora che mi dici?"... Tutto si annebbia, si ferma. Penso... Non posso parlare, non riesco. Ho talmente tanto da dire che non so da dove cominciare e poi... Alla fine nessuno mai si interessa realmente... Solo perché a volte il problema non esiste... Oppure esiste ma sotto un'altra veste. E anche adesso, davanti allo schermo e a questa tastiera, al cospetto dei quali non dovrei avere freni inibitori, dovrei sentirmi libera di lanciare via il peso forte dei miei pensieri più vivaci, io non ci riesco. Questi si accavallano... Vorrei dire tutto e non sto dicendo niente. Non so se continuerò a scrivere... Mi farebbe bene ma non sono molto coerente quando inizio una cosa (soltanto quando si tratta di scritti personali come diari ecc) ergo non prometto niente di continuo, ma cercherò di farlo perché vorrei pian piano trattare di questioni mie più profonde che non ho mai trattato... Che so... Fare, ad esempio, una scaletta e trattare quell'aspetto di me... Vedere poi quel filo di pensiero dove mi porta...! Che idea geniale... Sono un'illuminata. Adesso 80 minuti di applausi e di risate. Per stasera... So già di cosa voglio parlare... Di mio zio. Si. Io non amo la famiglia. Avete presente quando non si vede l'ora di arrivare a Natale, quella gioia irrefrenabile che si ha di festeggiare con tutti quanti, anche con quel cugino 30enne fallito che vi sta antipatico ma che "non fa niente, é Natale"? Ecco... Io non ho questa gioia. Non ho questa voglia. Io odio il concetto di famiglia, stare in famiglia, passare il tempo con la famiglia. Mi irrita. Appena mi capita che devo passare del tempo con la mia famiglia mi sale un forte nervosismo. Eppure non mi hanno fatto niente... Sarà l'ipocrisia che gira che provoca in me ira funesta. Spesso mi hanno rifilato una paternale:"pensa a chi non ha la famiglia, pensa a quella gente sola!". Perché fare sempre i paragoni? Io rispetto chi ama la propria famiglia, chi la venera. E allora perché non rispettare chi invece non la sopporta? Bisogna rispettare, imprescindibilmente da tutto. Ma voglio comunque parlare di mio zio. Uno zio che io ho vissuto poco, per sfortuna, ma che mi ha dato tanto. E che ringrazio. So che non potrà leggere perché non é più qui. Ma.. Pensandoci, sarebbe stato uno dei pochi ai quali avrei fatto leggere queste righe, quei pochi che mi conosce bene e che mi ha visto crescere. Al resto no. Perché forse sento che non apprezzerebbero e farebbero commenti inopportuni e domande altrettanto irritanti e poco "sfiziose". Anzi. Sapete che vi dico? Faccio proprio una bella lettera a zio. Eccola. Ciao zio, questa lettera non la leggerai mai, o forse si. La stai leggendo nell'atto stesso della composizione. Zio, me ne hai scritte anche tu di lettere. Io però, di mio pugno, non te ne ho mai mandate e di questo adesso mi dispiace tantissimo. Ma tanto si, stai leggendo. Zio, prima cosa voglio dirti che ti voglio bene. Te lo ripetevo spesso nei messaggi che ti mandavo su Facebook per il tuo compleanno, per il tuo onomastico, per le feste. Ci vedevamo poco, vero? Non ci siamo frequentati molto ma solo ed esclusivamente per la lontanza che c'era tra noi, che alla fine non era neanche così grande. Zio, volevo dirti che ti ho sempre ammirato e che la tua vita, raccontatami attraverso papà( tuo fratello ) mi é sempre sembrata una di quelle biografie dei grandi artisti del mondo dello spettacolo, quelle vite che leggi soltanto nei libri, quelle vicende che si vedono solo nei film dei più grandi registi. E fino alla fine é stato così. Grazie di quelle emozioni che mi hai fatto vivere, non sapendolo. Eri l'unico brandello di famiglia che era rimasto a mio padre (oltre che ai suoi zii, rispettivamente fratello del padre e sorella della madre) e adesso che hai deciso di chiudere bottega il gioco é finito. Saremmo andati molto d'accordo se avessimo avuto l'opportunità di viverci di più, ma noi già ci prendevamo anche da lontano. Soffro per la tua perdita e manchi. Davvero. Saperti vivo mi rincuorava. E recentemente mi freddasti quando per farmi gli auguri per il mio onomastico, nel messaggio che mi inviasti, mi dicesti "spero di esserci". Quelle tue parole le ho scolpite. E adesso più che mai mi risuonano in mente. So che prima di andare via hai avuto uno strano sentore. La malattia ti aveva fatto tanti scherzi di cattivo gusto. L'ultima cosa che mi rimane di te é un post su Facebook in cui mi fai dolcemente gli auguri di compleanno e ti scusi per il ritardo, perché pensavi di avermeli già mandati. Te lo ripeto, zio: non ti preoccupare se me li hai inviati tardi (che poi non era tardi, erano le sei di pomeriggio). Per me quello non é mai contato. Contava solo che tu c'eri e che ti ricordavi di me. Io apprezzo anche il più piccolo gesto e vedere che mi pensavi... Per un certo verso questo mi fa anche sentire male perché ho perso una di quelle pochissime persone che aveva un occhio di riguardo per me. Mi hai trattato sempre con sincerità, e di questo ti ringrazio. Poco prima parlavo dell'ipocrisia. Ebbene tu... No. Tu non eri un ipocrita. Eri un mago delle bugie, ma non eri ipocrita. Sempre sfacciato, camminavi a testa alta. E nonstante il tuo male incurabile te ne andavi in giro beffardo. Ridevi sempre, avevi un commento sferzante per tutto e tutti e per me c'era solo da imparare. Dopo la tua morte, avvenuta 5 giorni dopo il mio compleanno,(quasi come se tu avessi atteso di farmi gli auguri e di fare le tue ultime cose) é cambiato un poco l'andazzo. Ma dimmi zio... Siamo tra noi : non te ne sei andato, vero? No. Perché vivi in chi ti ricorda. Stai vivendo nella mia memoria ora, ti stai animando nei miei pensieri. Ancora devo comprendere totalmente che tu non ci sei. Sono crollata nell'attimo in cui il tuo feretro é stato portato via, in spalla, fuori dalla chiesa. Non ti potrò più rivedere vivo, che fai il burlone, lo spavaldo, il maestro. Ma io ricordo. Ricordo la tua voce, ricordo i tuoi movimenti, ricordo tutto. Zio, io continuerò a scriverti su Facebook. Continuerò a farti gli auguri per il compleanno, per l'onomastico, per le feste. Tu non ti dimanticavi mai, come io non mi dimenticherò mai. Con l'unica differenza che adesso non mi risponderai... Ma so che il messaggio ti arriverà e che lo leggerai!
   
 
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