Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: VvFreiheit    23/09/2017    8 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
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Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Morgan rise rumorosamente, lasciandogli poi una pacca affettuosa sulla spalla “Ah quello lo sai dire eh spilungone!

La risposta, o meglio la domanda che Mika gli stava per porre venne trascinata nell’oblio dal gesto concitato di uno dei fonici, che in tutta fretta li invitò a seguirlo verso l’entrata dell’arena.

Era fatta. L’incubo che aveva tormentato Mika per mesi, stava definitivamente per concretizzarsi.  
  
-*-*-*-*-*-*-

“Allora??” Andy non perse tempo a sbraitare eccitato al telefono non appena accettò la chiamata in arrivo dall’Italia. L’aveva sentito nel primo pomeriggio e, nonostante in quel momento fosse ormai notte fonda, aveva ancora ben presente il tono intimorito che aveva cercato di mascherare alle sue orecchie, senza successo.

“Mioddio è stato fantastico!” Mika si lasciò andare a un gridolino soddisfatto insieme a quell’ammissione di felicità e distensione che aveva sperato con tutte le sue forze di poter provare una volta uscito dall’arena.

Perché sì, il tutto era stato tremendamente terrorizzante all’inizio, ma l’incitamento del pubblico e l’aiuto dei colleghi, avevano trasformato i suoi errori e le sue défaillance linguistico/culturali in risate allegre e prive di qualsivoglia critica negativa.  

Andy si godette quella spensierata e gioiosa onda di positività, che riuscì senza ostacoli a riverberarsi fino a lui solo tramite le vibrazioni della sua voce, attraverso quelle che in natura erano null’altro che asettiche frequenze radio.

“Te l’ho detto, ero certo che avresti fatto il botto…!” gli ricordò affettuosamente, portando alla memoria le svariate parole di rassicurazione con cui lo aveva cullato durante i mesi intercorsi tra la firma del contratto di quella nuova avventura ed il suo effettivo inizio, che erano stati pregni di insicurezze e piccole cadute emotive.

Mika sorrise senza ricordarsi di dare un segno di vita udibile a chi lo stava ascoltando dall’altra parte, troppo occupato a giostrare le sue emozioni positive e crogiolarvisi immerso.

La fierezza e l’orgoglio che trasparivano dalle poche ma efficaci parole del compagno, valevano più di tutti i complimenti ricevuti durante l’intera giornata.

“Dimmi la figuraccia più imbarazzante che hai fatto” Le belle parole di sostegno e tangibile orgoglio non ci tennero che un breve istante ad essere messe da parte, per lasciar spazio alla vera essenza del loro legame: il perenne e immancabile scherno giocoso.

“Sei sempre il solito stronzo! Non ti smentisci mai!” Mika lo riprese argutamente ridendo e lasciando che la sua memoria vagasse a ripercorrere i ricordi sfocati e amalgamati disordinatamente di quella lunga giornata, andandone a pescarne due, i più nitidi che gli si erano presentati.

“Ho scoperto che cappella in italiano non vuol dire solo cantare senza strumenti…” ridacchiò imbarazzato, arrossendo ancora al solo pensiero dei vari disegnini che Elio e Morgan si erano prodigati a tracciare, in spiegazione dei vari significati del termine.

“E che vuol dire?” Andy chiese innocentemente, ma nemmeno troppo, sicuro di dove stesse andando a parare il fidanzato.

“Dai Andy… Devo davvero spiegartelo per telefono…??” chiese lasciandosi andare ad una risata imbarazzata, trattenendosi dallo spiegare immediatamente il concetto, attendendo che il suo manager –che parlava un eccellente inglese- e la collaboratrice, passassero oltre e si allontanassero da lui, prima di menzionargli ognuna delle sfumature semantiche del termine. 

“Chissà perché non sono stupito…” rise di gusto il greco, immaginandosi l’espressione di proverbiale imbarazzo che doveva aver assunto Mika.

“Vaffanculo!” sbottò il riccio tra le risate, aumentando la ridarella che aveva avvolto il biondino da ormai alcuni attimi.

“Ah e poi hahahah!!” Mika si affrettò a raccontargli un nuovo aneddoto ma non riuscì nemmeno a cominciare, sommerso dalle sue stesse risate.

“Poi cosa??” Andy gli lasciò un breve attimo in cui tutto ciò che udì furono le sue risa concitate e poi prese la parola spronandolo a continuare e svelare ciò che lo stava piegando in due, curioso all’inverosimile. 

“Tre ragazze si sono messe a cantare Wannabe delle Spice Girls…” disse prima di bloccarsi risucchiato dalle risate “e invece di cantare I wanna really really quello che è venuto fuori è stato I wanna willy willy willy willy!!! Dovevi esserci, non puoi capire quanto ho riso, cazzo!!” finì lottando contro le risa che lo travolsero di nuovo con tutta la loro forza. 

“Non ci credooooo! Che figura di merdaaaa!”

Andy non poteva credere alle sue orecchie. Stava ridendo a crepapelle, aveva le lacrime agli occhi ed era piegato in due sul letto della sua casetta greca.

“Non vedo l’ora di vederlo! Perché lo manderanno in onda vero???” chiese eccitato all’idea di guardarsi la scena con Mika e vedere la sua faccia, ma il compagno era troppo impegnato a sbellicarsi senza sosta per rispondere.

“Mi sa che mi sono giocato il fidanzato…” buttò lì con fare teatrale, lasciandosi contagiare poi di nuovo dall’ilarità divagante, mentre Mika ancora non sembrava volersi riprendere.

“Smettila ti prego, mi fa male la pancia” continuò il suo monologoAndy, che ormai da due minuti ininterrotti non sentiva nient’altro che le risa di Mika, che si traducevano nel suo stesso effetto su di lui.

Il riccio riuscì a fermarsi un breve istante quel tanto che bastava per rimproverare il biondo: “Ma che colpa ne ho io??!” riprendendo poi di nuovo.

“La tua risata è più contagiosa della varicella, lo sai benissimo, smettila!!” lo rimbeccò, buttandosi tra i cuscini e cercando di darsi una calmata, staccando il cellulare dall’orecchio per evitare di ricominciare di d’accapo. 

“Ok, ho smesso” asserì Mika dopo un attimo, scoppiando a ridere di nuovo però, un solo attimo più tardi.

“Sei da ricovero!” lo sfotté amorevolmente Andy. 

“Lo so!” fu la risposta che ricevette in cambio.

Gli ci volle di nuovo un altro minuto per riuscire a quietarsi definitivamente ed essere in grado di parlare senza capitolare di nuovo in psicosi acuta.

“Sono davvero contento che tu ti stia divertendo così tanto, sai?” 

Dalle parole di Andy appena pronunciate trasparì dolcezza e affezione; Mika non riuscì a reprimere un sorriso, stavolta non ilare ma grato.

“Grazie… quando torni su?” chiese inconsciamente perdendosi in una vena malinconica che lo travolse e lo rapì inaspettata.

“Ho ancora alcune cose da finire… e poi quando io torno tu sarai in Spagna per il festival…” Quella nota uggiosa Andy non mancò di percepirla netta e chiara ma con un breve sospiro decise di non pensarci troppo e proseguire oltre “…ma calcolando che hai i tuoi amici italiani, direi che puoi fare a meno di me per qualche giorno ancora” puntualizzò con un sorriso e una nota gioiosa cui Mika rispose allo stesso modo.

“A proposito di nuovi amici… Da ieri sera faccio ufficialmente parte della squadra di calcetto di Egina!” trillò il biondino fiero, mettendolo al corrente degli ultimi sviluppi di vita quotidiana in terra greca. 

La gioia tangibile di Andy, contagiò immediatamente il libanese “Ah sì? Che bello! E cosa fai?” chiese curioso.

“Disegno le righe col gessetto a bordo campo…” rispose ironico il più piccolo, restando in attesa del commento che ne sarebbe seguito.

Mika colse immediatamente e non si fece attendere “Pensavo fossi il fotografo/cameraman ufficiale… Ma effettivamente disegnare le righe dev’essere più intrigante…” lo sfotté a mani basse, sfoderando il suo sorrisone più canzonatorio, pur conscio che nessuno avrebbe potuto replicare con un simile ghigno d’intesa.

“Comunque faccio il portiere…” spiegò quindi il greco dopo aver condito lo sfottò del fidanzato con un riso sardonico.

L’onnipresente immaginazione fervida e mai banale di Mika, non perse tempo e si risvegliò in quel preciso istante, disegnando nella sua testa la figura del compagno vestito in uno smoking scuro dalle bordature dorate su spalle e polsini e cappello abbinato in testa, accompagnato da un sorriso professionale e cordiale. 

Per questo e forse ancora contagiato dall’allegria di poco prima, invece di elargire un complimento, scoppiò a ridere, ricevendo un mezzo insulto dal suo interlocutore.

“Cosa ridi stronzetto??” chiese basito ma nemmeno troppo, il giovanotto dall’altra parte del Mediterraneo, cercando inutilmente di intuire quale particolare motivo canzonatorio avesse potuto trovare a quella sua rivelazione.

“Quando mi mandi una foto con la tua divisa elegante da usciere del condominio?” chiese di nuovo in un impeto di beffeggiamento senza riuscire quindi a reprimere l’ennesimo round di risa.

Non fu immediato per Andy afferrare il significato di quella sua ultima uscita, ma quando la connessione gli fu chiara e comprese finalmente il motivo della sua ritrovata ilarità, si portò le mani al viso a metà strada tra il basito e il divertito.

“Mika… Sto seriamente iniziando a perdere le speranze con te…” ammise mentre ancora poteva godere della fanciullesca risata del compagno nelle orecchie, che alle sue ultime parole era addirittura aumentata.

“Ma daaai! Staresti da Dio! Sei perennemente in jeans e maglietta, vederti in smoking è un miraggio…” la presa in giro di Mika a quel punto non fu troppo inaspettata. Il suo ragazzo dandy non aveva tutti i torti, Andy doveva riconoscerlo, odiava vestirsi elegante tanto più che in casa loro quello fissato coi vestiti raffinati faceva per due. 

“I vestiti eleganti vanno tenuti per occasioni speciali.” Puntualizzò il biondino, ricevendo uno sbuffo bambinesco di rimando “Lo tengo per quando ci sposeremo…” aggiunse poi con disinvoltura e un mezzo sorriso nemmeno troppo scherzoso.

Ci fu silenzio per un istante dall’altro lato del cellulare, sul versante continentale della linea. Mika era stato decisamente preso in contropiede dall’ultima battuta del compagno e dopo essere arrossito ed aver sgranato gli occhi incredulo si era perso a riflettere fin troppo profondamente su quanto quell’assunto, nato per gioco, suonasse affascinante e delizioso alle sue orecchie.

“Mika…” gli ci volle il tono dolce di Andy per risvegliarlo dalle sue elucubrazioni mentali.

“Sì… ehm… sì… mi piace l’idea…” farfugliò grattandosi la nuca nervosamente. Per un attimo ringraziò il cielo che Andy non fosse presente in quel preciso istante, si sarebbe vergognato a morte se il suo ragazzo avesse percepito quel suo intricato e profondo viaggio mentale dentro al quale si era ritrovato invischiato per un attimo. 

Andy invece sorrise, intuendo istintivamente la ragione di quell’improvvisa taciturnità che aveva investito la sua loquacemetà, senza però indagare, cosciente e rispettoso dello sforzo, vano, che aveva appena attuato per nascondergli i suoi pensieri dettati da quella spiccata sensibilità che lo aveva per primo fatto innamorare di lui anni addietro. 

“Meno male…” Si limitò a rispondergli, certo che a quelle due sole parole avrebbe saputo assegnare i mille significati che vi si potevano veicolare.

“Comunque domani te la mando una foto con la divisa!” aggiunse quindi, tornando all’origine di tutta quella divagazione che li aveva portati fin dov’erano arrivati.

Mika si riscosse definitivamente dai suoi pensieri futuristici, tornando a figurarsi Andy in testa, stavolta in tenuta da calcetto “Ci conto!”

.

Rimase per un paio di minuti buoni a fissare lo schermo del suo cellulare e cercare di decifrare quella moltitudine di termini incomprensibili di cui il collega aveva impregnato quel semplice messaggio di poche righe appena giunto sul suo iphone; il senso generale credeva di averlo capito, ma dirsi certo era praticamente impossibile.

Alzò gli occhi sul suo manager, che fisso con gli occhi sulla strada intento alla guida, fischiettava allegramente una canzone dei Bee Gees.

Si porto un labbro tra i denti titubante, troppo orgoglioso per chiedere all’italiano di tradurre per intero un semplice messaggioin quella lingua che, benché a lui ancora troppo nuova, ormai avrebbe dovuto comprendere abbastanza.

Si mordicchiò un’unghia pensieroso, sospirando forse un po’ troppo rumorosamente ed attirando su di sé l’attenzione di Giulio.

“Tutto ok?” La domanda che arrivò un secondo dopo dal manager, gli confermò di aver svelato la sua irrequietezza più di quanto avesse avuto intenzione di fare.

“Cosa vuol dire diseg…disden…disgen…” Mika si mise d’impegno sospirando e focalizzando tutta l’attenzione possibile su quella dannata parola, mentre l’attenzione di Giulio su di sé,contribuiva non poco alla sua già presente ansia da prestazione. 

L’italiano volse per un frangente gli occhi su di lui e lo vide intento con sguardo corrucciato a leggere qualcosa dal cellulare.

disdengerai” pronunciò piano di nuovo, aguzzando un occhio verso l’amico e collaboratore in cerca di una conferma o di una smentita sulla pronuncia di quella parola che mai aveva incontrato prima di quel momento.

Giulio aggrottò le sopracciglia per alcuni istanti, evidentemente confuso e Mika sospirò di nuovo andando a riprendere la lettura.

Dis…de…gne…rai” Forse sillabare come un bambino delle elementari non era la cosa più virile sulla faccia della terra, ma in quel momento non gli veniva altro in mente per fare capire il senso di quella parola al manager, senza fargli leggere il messaggio per intero.

Disdegnerai?” chiese l’italiano finalmente comprendendo il senso di ciò che Mika poteva star farfugliando.

Il libanese udendo finalmente la parola giusta uscire dalle labbra del collaboratore si animò con un gioioso “Sì!” rimanendo poi in attesa della spiegazione che sarebbe seguita.

Capatina?” chiese quindi non appena ebbe ottenuto la traduzione voluta, stavolta pronunciando senza inghippi il termine nuovamente sconosciuto.

Giulio a quel punto non poté fare altro che voltarsi verso di lui e indagare con espressione scettica e perplessa. “Apprezzo il tuo sforzo nell’imparare l’italiano, ma letture più semplici no?” chiese con un mezzo risolino, spronandolo a buttarsi su qualcosa di più semplice di quello che apparentemente stava occupando la sua lettura quella calda sera di maggio di ritorno da un incontro con un produttore.

“È un messaggio” rispose innocentemente Mika con uno sguardo pensieroso rivolto al cellulare, decidendo in ultima battuta di mettere da parte l’orgoglio e lasciare che il manager gli traducesse definitivamente quell’agglomerato di termini nuovi, passandogli l’iPhone in un attimo di attesa in mezzo al traffico milanese.

-Caro Mr. Penniman, se tra un impegno e l’altro oggi riuscissi a ritagliarti un’oretta di libertà, spero non disdegnerai una capatina in territorio monzese per un’immersione di cultura italiana.-

“Certo che Morgan è un bel personaggio eh!” ciò che Giulio proferì un secondo dopo, ridando il telefono al suo proprietario fece restare Mika perplesso e basito, incerto sul motivo di quell’uscita e soprattutto ora curioso più che mai del significato di quelle parole, che a giudicare dalla sua reazione poteva anche essere ben lontano da ciò che aveva intuito all’inizio. 

“Sa benissimo che stai imparando l’italiano da due mesi nemmeno, e per invitarti a casa sua a momenti ti scrive in endecasillabi!” commentò il manager un po’ troppo impetuosamente svoltando nel parcheggio non distante dal condominio dove Mika aveva comprato casa.

Il libanese stette a riflettere un breve istante. Forse era solo il suo inguaribile ottimismo, ma quel modo di fare del collega non gli sembrava né stucchevole, né scortese nei confronti del suo italiano ancora fanciullo.

Al contrario trovava oltremodo affascinante la sua padronanza della lingua forbita, quasi vetusta a tratti e provava un vigoroso impulso, una forza attraente, inspiegabilmente seducente che lo spingeva a bramare quella stessa facoltà.

“Che metro devo prendere per andare a Monza?” fu un attimo; la decisione venne presa nel giro di un frangente e lo sguardo confuso del manager poteva solo fare da cornice.

“Seriamente?” Giulio lo squadrò con un sopracciglio alzato, ma si rispose da solo quando incrociò lo sguardo risoluto e brillante del giovane cantante.

La risposta che gli giunse, confermò infatti la sua teoria. “Seriamente!”


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Buon giorno o buonasera, dipende quanto troverete l'aggiornamento. 
Domani sono impegnata con un'esercitazione di protezione civile dal mattino presto e non so quando riuscirò a connettermi quindi faccio ora che manca poco allo scoccare della domenica, so di fare cosa gradita.
Vi dico che come potete vedere da qui, non descriverò le puntate. Non me le ricordo e non le trovo su internet (ps. se qualcuna conoscesse dei siti streaming per le audizioni di XF7 sarebbe bello ridarci un occhio). In ogni caso descrivere ogni cosa per filo e per segno diventerebbe noioso e non mi sembra il caso.
Se avete momenti particolari che vorreste vedere descritti, fate sapere che se riesco inserisco.
E nulla, vi lascio! A presto con le caramelle e a settimana prossima con l'aggiornamento.
Ps. Sarò in Grecia, quindi spero di riuscire via telefono!
Bye, Vv
  
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