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Autore: esserre93    24/09/2017    2 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Era il giorno dell’intervento a Robert.
Amelia era agitata, nonostante si sentisse preparata. Quella notte non aveva dormito. Si era alzata più di una volta e ognuna di quelle volte si era seduta sul letto e aveva riletto tutti gli appunti che aveva preso. Si era preparata molto per quel giorno; con la Edwards aveva visto e rivisto centinaia di volte le immagini dei test eseguiti ed ora che quel giorno era arrivato, Amelia moriva di paura.
Quella mattina entrò in ospedale e non appena l’odore di disinfettante invase il suo olfatto, fece un grande sospiro. Amava quell’odore, amava il rumore delle ruote delle barelle sul pavimento, amava gli specializzandi che facevano a gara per accaparrarsi un intervento. Amava tutto di quel lavoro.
Non appena arrivò in ospedale, la prima cosa che fece fu andare da Arizona. Quella notte era rimasta lì. Si vedevano sempre più di rado e Amelia aspettava il giorno in cui avrebbe parlato a Sofia su una loro possibile convivenza. Quando arrivò davanti l’ufficio della bionda, dalla vetrata la vide stesa sul divano. Senza bussare entrò e le si accovacciò accanto. Con le dita le accarezzò una guancia. Non appena però la pelle venne a contatto con quella di Arizona, Amelia si quasi scottò.
- Amore, svegliati – la mora cercò di svegliarla delicatamente
- Ehi, hai già finito l’intervento?
- È ancora presto, sono venuta a salutarti, ma scotti. Ti sei accorta di avere la febbre?
- Si, non mi sono sentita bene questa notte
- Perché non mi hai chiamata?
- Non volevo svegliarti
- In realtà non ho chiuso occhio, fatti visitare
Amelia fece sedere Arizona su una sedia e dopo aver preso lo stetoscopio che aveva nella tasca del camice, la oscultò.
-Sembra una semplice influenza, vai a casa, non appena avrò finito l’intervento passerò da te
-Non posso andarmene, ho tantissime cose da fare
- Non voglio sentire storie. Hai fatto fin troppo fino ad ora 
- Va bene, vado a casa
- Prendi un taxi, l’auto la riprenderai domani
Amelia accompagnò Arizona nell’atrio. Era preoccupata. La bionda non era solita cedere così facilmente e il fatto che ora l’avesse fatto non la faceva stare tranquilla. La temperatura del suo corpo era davvero alta.
Nonostante in quel momento quello fosse un pensiero fisso, ora aveva altro a cui pensare.
-Dott.ssa Shepherd, siamo in sala 3 – La Edwards, dopo essere uscita dall’ascensore, si precipitò dalla mora, che era rimasta ferma nel posto in cui aveva salutato la sua compagna.
- Deve esserci uno sbaglio
- Nessun errore. Ho appena letto
- Ti dico che non è possibile. Arizona non lo avrebbe mai fatto
- Credo di non capire
- In sala 3 ho operato mio fratello
- Oh mio Dio, non ci avevo pensato
- Io si, per questo ti sto dicendo che non è possibile
- Questa mattina però la Robbins non ha compilato il tabellone, lo ha fatto il dott. Webber
- Ok ci penso io. Ci vediamo più tardi
Amelia, dopo essersi congedata dalla specializzanda, cercò Meredith. Aveva bisogno di parlarle. Aveva  bisogno di una faccia amica. Girò l’ospedale in lungo e in largo. Nessuno l’aveva vista, eppure era di turno.
Quando Amelia stava per perdere le speranze, sentì dei singhiozzi provenire nella tromba delle scale che portavano all’ultimo piano.
-Meredith, sei tu? – Non appena Amelia salì gli ultimi gradini, si ritrovò davanti sua cognata. Aveva il viso tra le mani. Le si avvicinò e la cinse in un abbraccio. Rimasero senza dire alcuna parola per qualche minuto. Meredith non aveva voglia di parlare e Amelia capiva cosa stesse provando. Quel momento Amelia lo incise sul suo cuore. Il rapporto che aveva avuto con sua cognata era sempre stato contrassegnato da litigi e per la maggior parte da indifferenza reciproca. Ora invece erano entrambe lì, l’una tra le braccia dell’altra e si erano comprese senza dire nulla. Dopo qualche minuto, Meredith si alzò, si asciugò le ultime lacrime che rigavano il suo viso e ringraziò Amelia prima di uscire dalla sua visuale.
La mora aveva trovato ciò che stava cercando.
Si alzò anche lei e andò nella sala 3. Aprì la porta dell’anti sala e non appena la sua mano sfiorò il lavandino di acciaio, un brivido le percosse il corpo riportandola al giorno in cui era in quella stessa sala con Meredith e Derek steso sul tavolo operatorio. Quel giorno credeva davvero di poter curare suo fratello; quel giorno credeva davvero di riuscire a rivedere gli occhi aperti di suo fratello; quel giorno aveva creduto a molte cose e quando tutte le speranze si erano frantumate davanti i suoi  occhi come castelli di sabbia, anche lei era crollata in un baratro. Con la mente ripercorse tutti i gesti che aveva compiuto quel giorno, ogni singolo movimento compiuto con il desiderio di curare suo fratello.
Non aveva commesso nessun errore, aveva fatto anche l’impossibile per poterlo aiutare, ma Derek doveva andarsene, Derek non poteva più stare accanto a lei fisicamente. Si, perché con l’anima era sempre accanto a lei. 
-Amelia, che ci fai qui? Ho sbagliato orario?
La mora si riscosse da quei pensieri, quando Owen apparve alle sue spalle
- No non hai sbagliato, sono venuta a dare un’occhiata
- Ho letto che operi in questa sala
- Si esatto, a quanto pare prima o poi bisogna affrontare le proprie paure
- Lo capisco, tutto bene? Te la senti?
- Certo, farò di tutto per salvare Robert
- Mi fa piacere trovarti così 
- Così come?
- Limpida, sembra come se avessi scacciato i tuoi demoni
- Forse è davvero così
Amelia salutò Owen ed uscì dalla stanza. Aveva davvero combattuto molto pur di uscire indenne da quella battaglia. A volte le sembrava di non farcela, eppure in quel momento era lì pronta ad operare di nuovo. 

1    ORA DOPO
-Edwards, aspira di più, non vedo niente
Stephanie fece come Amelia le aveva chiesto. Sul tavolo operatorio c’era Robert e Amelia si era appena ritrovata di fronte ad una situazione diversa da ciò che aveva studiato fino a quel giorno.
Accanto a lei doveva esserci Arizona, accanto a lei doveva esserci la donna che amava, come promesso, invece non era lì e le sembrava di perdere l’orientamento.
-Dott.ssa si prenda un attimo
-Non ne ho bisogno
- Ne abbiamo bisogno entrambe
Amelia decise di seguire il consiglio che le aveva dato la sua specializzanda e dopo aver posato gli strumenti fece un respiro profondo. 
-Tu cosa faresti?
- Sono solo una specializzanda, sbaglierei sicuramente
- Dai Edwards, dimmi cosa faresti
- Beh, ecco io libererei prima questa parte e poi mi occuperei dell’altra 
- Potrebbe essere una buona idea
- Sta scherzando?
- Affatto, sono mesi ormai che mi segui e sei  l’unica  che sa esattamente cosa farei in situazioni critiche, sei l’unica che riesce ad anticipare le mie mosse
Dopo la breve pausa, Amelia e la Edwards ripresero con il lavoro.
Per Amelia non fu facile. Ogni movimento che compiva richiedeva una forza sovrumana, come se quegli strumenti pesassero tonnellate. Per Amelia essere nella sala in cui era stato deciso il destino di suo fratello non era facile, eppure ora era lì. Aveva accettato quel caso senza troppi ripensamenti, aveva accettato quel caso, che non era mai stato tale. Negli occhi di Robert aveva letto la speranza, aveva visto accendersi una scintilla e non aveva nessuna intenzione di spegnerla, non aveva nessuna intenzione di frantumare il suo castello di sabbia.

L’intervento durò 7 ore. Durante le quali Amelia fu travolta da un’infinità di emozioni e non tutte positive.
In tutte quelle ore, Amelia, aveva perso e ritrovato se stessa alla stessa velocità in cui l’uomo sbatte le palpebre. In tutte quelle ore e grazie ad Amelia, Robert era salvo. Il suo castello di sabbia era intatto.
- Complimenti dott.ssa Shepherd
- Non ce l’avrei fatta senza di te, Edwards. Ora riposati, sei esentata dal mio servizio
-  Perché tutti abbiamo bisogno di riposo, ricordi? Anche io andrò a casa

Circa un’ora dopo, Amelia era davanti la porta di Arizona. Nonostante avesse avuto la giornata piena, non aveva mai smesso di pensare a lei ed ora sapere di trovarla dietro quella porta, le faceva martellare il cuore nel petto. Prese la chiave che Arizona lasciava lì fuori in casi di emergenza e si precipitò da lei.
Aprì la porta della camera da letto e la trovò coperta interamente. Aveva avuto sicuramente molto freddo.
Amelia si spogliò e le si stese accanto.
-Sei tornata
- Sono tornata
- Scusami
- Per cosa?
- Ti avevo promesso che ci sarei stata
- Non preoccuparti, ora sono qui e mi prenderò cura di te
- Ma come è andato l’intervento?
- Robert è vivo
- Sono fiera di te, lo sai?
- È la febbre che ti fa parlare così
- Dico sul serio. Sono orgogliosa di ciò che sei diventata. Hai fatto passi da giganti da quando sei arrivata e non potrei desiderare persona migliore accanto a me
- Vuoi farmi piangere?
- Solo se di gioia. Sposami Amelia
- Cosa?
- Sposami
- Stiamo facendo discorsi troppo seri, Amore. Io sono stanca morta e tu sei febbricitante
- Ne riparleremo domani
- Sempre se ricorderai di averlo detto
Amelia si accoccolò alla sua compagna ed entrambe crollarono in un sonno profondo.

Il mattino seguente, quando la mora aprì gli occhi, era solo l’alba. Arizona aveva dormito serenamente quella notte, segno che non aveva avuto la febbre; anche lei quella notte aveva dormito, nonostante le parole pronunciate dalla sua compagna le ronzassero ancora nella mente.
- Buongiorno Amore
- Ehi, come ti senti?
- Meglio, ma rimarrò a casa anche oggi
- Quasi quasi rimango anche io
- Non devi andare da Robert?
- Questa notte mi ha scritto la Edwards e ha detto che il post operatorio prosegue bene. Robert ha subito un intervento pesantissimo, dovrà recuperare molto, quindi andrò direttamente nel pomeriggio e nel frattempo mi terrò reperibile accanto a te
- Allora accetto, non vedevo l’ora di poter trascorrere del tempo con te
- Anche io, vado a preparare qualcosa da mangiare
Amelia si alzò dal letto, si diresse verso la porta, ma nel momento in cui la sua mano era pronta ad abbassare la maniglia. Arizona richiamò la sua attenzione
-Ah, poi dobbiamo parlare
- Di cosa?
- Vorrei una risposta a ciò che ti ho chiesto ieri sera
- Allora lo ricordi 
- Come potrei dimenticarlo
Amelia uscì dalla stanza con il cuore che le batteva all’impazzata. Forse era il giorno più bello della sua vita.
Quando rientrò nella camera da letto, aveva un vassoio tra le mani, lo poggiò sul letto e non appena gli occhi di Arizona vi si posarono sopra, delle lacrime iniziarono a scendere sul suo viso
-Vuoi farmi piangere 
-Solo se di gioia
Nel piattino che Arizona aveva visto vi era un waffle, sopra il quale vi era una scritta di marmellata.
Il SI più dolce in assoluto.
   
 
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